Denzel Washington interpreta un detective privato, ex agente segreto che, dopo aver finto la sua morte, trascorre una vita tranquilla e monastica in campagna. Ma la calma è destinata a finire quando una giovane prostituta è minacciata dai suoi sfruttatori. L'agente torna in azione provocando le ire della feroce mafia russa che tenta di eliminarlo attraverso disonesti agenti della CIA.
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Antoine Fuqua, purtroppo, ci sa fare. Tecnicamente gira un ottimo action movie (sulla carta), ambizioso ma di una pretenziosita' che sfugge, visto che i parametri non si discostano poi molto da tante pellicole di Schwarzy e Bruce Willis, resuscita un post-Reaganismo fuori tempo massimo, e invita lo spettatore a gasarsi con gli steroidi, i russi cattivi e gli americani giustizieri (della notte) dei mali del mondo. Colpa di una sceneggiatura risibile, con personaggi di contorno assai ridicoli (v il guardiano fifone), e cmq. Non ci vuole poi molto a pennellare un individuo da ricordare, specialmente se tra una pallottola e l'altra legge classici letterari o suona (va) con Gladys Knight & The Pips. Ma diciamolo, il ritmo e' trascinante, piani sequenza e virtuosismi tecnici incidono eccome, nonostante un epilogo edificante e moralista quasi imbarazzante. Vanno ben oltre la storia, e a tratti ricordano senza sfigurare il miglior cinema di Micheal Mann. Chiedersi perche' sembri un film di Cosmatos, invece, e' legittimo, perche' in tal caso tutto cambia. Mi sembra che gli Usa abbiano ormai nemici di nazionalita' lingua religione diverse, o forse sono io che penso che in trentanni qualcosa, anzi molto sia cambiato. Nel dubbio, tra indecenza e capolavoro (ripeto l'aria psicotica che traspare e' davvero incisiva) preferisco tagliare a meta'