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Come da titolo questo piccolo film sperimentale è frammentato all'estremo con la tecnica dello split-screen, che però è usata alla càzzo in modo esagerato e dilettantesco: davvero in certi momenti non si capisce nulla di quello che accade. Come in Requiem for a Dream si distorce volutamente l'immagine per esprimere un disagio generazionale (anche se in questo caso è più quello personale della protagonista): Ellen Page è bravissima, ed è un peccato vedere il suo talento sprecato in questa cosa imbarazzante da vedere che è poco somigliante al cinema. Discreta la colonna sonora (adoro sempre Horses di Patti Smith). Videoarte con molto video e nessuna arte.