Djata è un dodicenne spensierata che cresce in una brutale dittatura isolata dal mondo esterno. Quando il governo imprigiona suo padre, Peter, e Djata e sua madre Hannah vengono etichettati come traditori, il ragazzo non avrà pace finché non vedrà di nuovo suo padre.
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Una cornice vagamente fantascientifica in cui vige uno stato totalitario refrattario alla tecnologia a vantaggio di un ritorno ad uno stile di vita bucolico fatto di lavoro agricolo. Il giovane protagonista si trova di fronte ad una situazione difficile quando il padre viene portato via ed internato in un campo di lavoro. La conseguenza è l'isolamento sociale: madre e figlio bollati come figli di un traditore. Il film tuttavia si ferma alla cornice, il racconto di formazione del ragazzo procede in maniera episodica e frammentaria e la varietà di spunti non è mai veramente approfondita se non lasciata correre come se nulla fosse. E' un film che si ferma alle premesse, non nuove ma interessanti, senza procedere oltre.