tomboy (2011) regia di Céline Sciamma Francia 2011
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tomboy (2011)

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locandina del film TOMBOY (2011)

Titolo Originale: TOMBOY

RegiaCéline Sciamma

InterpretiZoé Héran, Malonn Lévana, Jeanne Disson, Sophie Cattani, Mathieu Demy

Durata: h 1.24
NazionalitàFrancia 2011
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 2011

•  Altri film di Céline Sciamma

Trama del film Tomboy (2011)

Laure si trasferisce con i suoi genitori e sua sorella minore in una cittadina in cui non conosce nessuno. Quando incontra Lisa, una ragazzina della sua stessa età, si fa passare per un maschio e così Laure diventa Mickaël e inizia sperimentare e a condividere il gioco con gli altri ragazzi.

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Voto Visitatori:   7,30 / 10 (45 voti)7,30Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
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Voti e commenti su Tomboy (2011), 45 opinioni inserite

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kafka62  @  10/02/2018 17:59:40
   6½ / 10
Esplorare l'universo infantile non è mai facile, richiede una sensibilità che solo pochi grandi registi (penso a Truffaut, a Malle e a Vigo, su tutti) sanno tradurre in grandi film. Francese come i tre numi tutelari sopra citati è anche Céline Sciamma, che con garbo, pudore e sensibilità racconta la storia di Laure, una bambina di dieci anni la quale, di fronte ai ragazzi del quartiere dove si è appena trasferita con la famiglia, si fa passare per un maschio, Michael. L'estrema semplicità del soggetto e lo stile naïf e minimale della regista probabilmente non faranno ricordare Tomboy negli annali del cinema, ma l'opera seconda della Sciamma è ugualmente apprezzabile, perchè affronta il tema dell'identità di genere (un tema molto in voga oggigiorno), spogliandolo di tutte le sovrastrutture sociologiche e psicanalitiche che normalmente lo accompagnano. Laure non si sente "maschio" dentro, è troppo piccola semplicemente per pensarlo, la sua è solo una istintiva e giocosa esplorazione di tutte le possibilità che la sua età, un'età in cui le differenze sessuali sono così incerte e ambigue, le apre davanti, anche se la scoperta del suo inganno protratto troppo a lungo la espone a una situazione imbarazzante, se non addirittura umiliante (la scena nel bosco in cui i bambini la costringono a mostrare loro il suo sesso). Tomboy ci fa capire con grande leggerezza come a dieci anni comportarsi da maschio o da femmina a volte è più una questione di vestiti o di giochi, e che se non fosse per l'intervento subdolamente plasmante degli adulti (cui non è estranea una certa dose, sia pure in buona fede, di violenza: si pensi alla scena in cui la mamma di Laure la obbliga ad indossare un vestito lungo) quella del film sarebbe una situazione molto più normale e diffusa. Si capisce quindi come sotto la levigata e quasi inconsistente semplicità della trama scorra una complessità tematica difficile da afferrare e da far emergere. La Sciamma ci riesce con facilità irrisoria e questa capacità di penetrare nell'intimità della sua giovane protagonista, insieme al talento nella direzione dei tanti piccoli e meravigliosi attori (l'androgina Zoé Héran su tutti, di incredibile spontaneità), la rende una delle più interessanti registe odierne.

gringo80pt  @  29/12/2013 13:03:17
   7½ / 10
Il film si conclude in modo troppo brusco: forse la pellicola è talmente godibile e coinvolgente, che si perde la sensazione del tempo. Cast risicato, ma descrive al meglio gli usi e costumi dei primi approcci con i tuoi simili e della complicità tra fratelli. A 3/4 del film si susseguono 10 intensi minuti di profondo sconcerto per lo spettatore!

SCONCERTANTE

pinnazza  @  17/03/2013 05:56:38
   8 / 10
un'ansia continua mi ha accompagnato durante il film, tanto da farmi rischiare di non proseguirne la visione in alcuni passaggi.
il tutto nonostante per il 90% della pellicola fossero in scena solamente dei bimbi di 10 anni.

una vera perla

mauro84  @  11/03/2013 16:52:12
   7 / 10
vidi questo film qualche tempo fà, non pensavo che era uscito in italiano e che qualcuno gli aveva dato peso.. e che peso oso dire.. un film con trama reale che mi ha fatto riflettere. ragionare su quanto è difficile viver in un altro sesso per un bambino che nn si sente così.. nato e cresciuto in un modo ma poi è tutt'altro.. un dramma infantile che si ripercute in età adulta fino alla scelta personale. davvero bel film!

Complimenti al regista per il tema trattato con cura e drammaticità
Cast semplice ma doveroso ed interpretazione ottima del tutto!

per gli amanti dei film drammatici è un film da non perdere!!

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  09/03/2013 23:35:41
   7½ / 10
Film molto carino, leggero e minimalista, sulla complessità dell'identità di genere nell'adolescenza. I bambini sono fantastici (la sorellina è deliziosa) e sia per l'assenza di colonna sonora che per il tipo di riprese, pare di essere di fronte ad un documentario. Mi lascia perplesso come sia stato pluripremiato dalle comunità LGBT: da un lato la protagonista ha 10 anni (difficile credere che quel che si vede nel film sia un preludio a qualcosa di certo) e dall'altro la regista stessa ha lasciato un finale apertissimo. Mi è sembrato solo un delicato film sull'infanzia.

Ciaby  @  28/02/2013 15:01:32
   8 / 10
Ho amato molto "Naissance Des Pieuvres" della stessa regista e questo "Tomboy" si trova solo un gradino più in basso, confermando comunque la bravura della sua autrice. Una storia delicata, un non-dramma che si schiude sempre più ad un passo dall'oblìo, lento, straniante, a volte carezzevole. Finale aperto che lascia spiazzati, ma non delude.

Impressionante la bravura dei bambini-attori: tutti bravissimi e naturalissimi, in particolare la sorellina della protagonista, adorabile!

ide84  @  25/12/2012 16:57:42
   7 / 10
Leggero, ma impegnativo allo stesso tempo. Suprema la prova della bambina. Sicuramente merita una visione, insieme a C.R.A.Z.Y. ( francese pure lui ) potrebbero benissimo essere inseriti in un percorso scolastico; per smuovere da dentro i ragazzi. Film di formazione, come lo erano un tempo i romanzi come cuore, Pinocchio ecc. Per conoscere, accettare e capire. Avrei preferito la presenza di musiche, ma forse no dai, è bello per quello che è.

Clint Eastwood  @  28/08/2012 22:40:14
   7 / 10
Bambinesco, ma originale e ben equilibrato.

topsecret  @  14/08/2012 19:04:00
   7½ / 10
Brillante pellicola francese, fanciullescamente trasgressiva, ordinata e carica di emozioni mai banali o enfatizzate da facile retorica.
Non è un film in possesso di un grande ritmo ma la storia viene raccontata così bene che non ci si accorge di alcune situazioni statiche, anche se decisamente funzionali.
Ottima l'impressione che lasciano i giovanissimi protagonisti, autori di prestazioni valide e spigliate dal punto di vista recitativo ed apprezzabile anche la regia.
Un buon prodotto che merita sicuramente attenzione.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR 1819  @  18/06/2012 22:57:11
   7 / 10
Un inno alla razionalità se vogliamo, una storia senza fronzoli che regala con garbo la giusta dose di emozioni. Un gruppo di bambini, una famiglia, un cortile, un bosco. Pochi ingredienti per una ricetta vincente; anche questo vuol dire cinema.

sergiolandia  @  18/05/2012 14:09:02
   7½ / 10
Ancora una volta un film made in France...ed ancora una volta un bellissimo film.
Tematica molto complicata e delicata ma, a mio modesto parere, ben girata ed ottimamente recitata.
L'idea di entrare nel personaggio che si sente "un'altra persona" è una cosa vista e rivista, ma collegare tutto all'età pre-adolescienziale, è veramente un'ottima mossa: a tratti triste ed a tratti gioiso.
Io lo consiglio a tutte quelle persone che vogliono vedere un film "impegnato" su un tema non propriamente facile da mettere su una pellicola.

Oskarsson88  @  28/03/2012 19:16:43
   7 / 10
come far sembrare un'ora e diciotto, due belle ore piene...insomma in questo film non accade pressochè niente. E' indubbio che gli attori giovani sono molto bravi e c'è parecchia delicatezza infusa in tutto e per tutto ma gli manca qualcosa per sfondare e provocare emozioni allo spettatore..diciamo che è riuscito a metà. come detto da qualcun altro nello stesso ambito boys don't cry è di livello superiore e oltretutto anche molto più azzardato, al contrario di questa pellicola.

franzcesco  @  08/03/2012 02:21:30
   6½ / 10
Bellissimo entrare dentro a questo "Tomboy"...
Un film con protagonisti dei bambini è poi sempre piacevole...
Quando c'è di mezzo una storia originale e particolare come questa bisogna fare solo i complimenti alla sceneggiatura e alla regia.
Forse a tratti un po' lento...
Ma sicuramente consigliato!

Juza21  @  13/02/2012 19:18:37
   7 / 10
Tenero carino come i protagonisti. Magari il finale l avrei fatto diverso, comunque meritevole.

Burdie  @  12/02/2012 22:54:13
   6½ / 10
...giustamente....un film francese

1 risposta al commento
Ultima risposta 12/02/2012 23.58.47
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Invia una mail all'autore del commento INAMOTO89  @  10/02/2012 00:37:50
   6 / 10
Non mi ha convinto.
E'innegabile la bravura dei giovani attori ma la storia in se nonostante sia minimale e duri relativamente poco riesce ad annoiare data l'eccessiva lentezza ( talvolta immotivata) di certe sequenze. Il finale aperto in stile dardenne non me lo aspettavo sinceramente e piu' che ''l'unico finale possibile'' come ha detto qualcuno qui sotto io lo vedo come una mancanza sostanziale di idee, la mancanza di un filo logico per chiudere il cerchio.
Su questo tipo di tematica (parziale,infondo sono imparagonabili ) sicuramente BOYS DONT CRY gli è superiore.
Se ci fosse stato questo finale, si sarebbe arrivato almeno al 7 (spoiler)

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kako  @  01/01/2012 23:55:29
   7½ / 10
film particolare, dolce e delicato sul mondo infantile visto dal punto di vista di una bambina che si integra tra i suoi coetanei facendosi passare per un maschio. Una pellicola molto piacevole, che si guarda più che volentieri e che alla fine della visione ti lascia qualcosa dentro. Bravissima la giovane protagonista, che riesce a trasmettere ottimamente le sue difficoltà, i suoi sentimenti e i suoi stati d'animo.

Sestri Potente  @  01/01/2012 23:13:40
   8 / 10
Piccolo gioiellino, che propone un tema delicatissimo diretto con gran classe.
Attrici in erba davvero molto brave, che danno ancora più valore a questo capolavoro di semplicità.
Forse si poteva osare di più nel finale...

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marimito  @  28/12/2011 16:16:02
   7 / 10
Il mondo innocente ed idilliaco dei bambini incrocia i temi pesanti e trasgressivi del macrocosmo degli adulti; il candore e la semplicità con cui la brava e bella piccola protagonista li affronta, finisce per rappresentare un monito per tutti; condizionata inevitabilmente dalle convenzioni e dagli stereotipi della società che la vuole in altro modo, decide di non adeguarvisi; quanto in questo ci sia di socialmente condizionato ovvero di naturalmente congenito non è dato saperlo, ciò che conta è accettarlo e nel mondo dei piccoli questo avviene molto di più che fra i maggiorenni

davmus  @  19/12/2011 09:21:29
   6½ / 10
Brava la giovane attrice.....anche se non mi ha entusiasmato alla pari di altri commenti, comunque è meritevole della sufficenza piena.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  29/11/2011 13:06:24
   7½ / 10
Laure si trasforma in Mickael forse per essere accettata dai bambini del quartiere in cui si è appena trasferita,o forse per obbedire a un richiamo congenito.Ciò permette di inoltrarsi in un mondo dalle dinamiche rese semplici dall'innocenza di cui è ovviamente pervaso che assumeranno pesi e misure ben diversi con la crescita e l'inevitabile assimilazione sociale.
La percezione di spensieratezza contrasta con il segreto di cui Laure è depositaria in combutta con la simpaticissima sorellina,l'inizio della scuola è il termine che svelerà gli altarini e la giovane regista Céline Sciamma ha il grande merito di trattare questa negazione con leggerezza,senza caricare di eccessiva ansia l'inevitabile confessione.La trattazione garbata è assecondata da un ambiente ideale,un sobborgo di qualche cittadina francese in cui il verde prospera e la delinquenza non sembra esistere.Stesso dicasi dell'idilliaco ambiente familiare,un nido ricolmo di amorevolezza in cui ogni isterismo è bandito.
Per questo motivo la reazione materna davanti al fatto compiuto ,con quel trascinamento forzato e mortificante,stacca di netto con la benevolenza messa in campo fino a quel punto.La lettura di quelle immagini così discordanti con tutto il resto può essere soggetta a diverse interpretazioni,di sicuro viene proposta con minor disinvoltura rispetto a tutti gli altri avvenimenti.La sequenza in oggetto sembra un po' dovuta,quasi la Sciamma avesse timore di far proprio un registro troppo compiacente.Questa parentesi a me poco gradita non incide sulla validità di un film in cui la naturalezza dei bambini è colta in modo ammirevole.Aggraziato nel sondare le difficoltà della crescita e ancora più gentilmente accorto nel raccontare di una sessualità in divenire,di cambiamenti quindi che creano confusione ed incertezza,"Tomboy" è un film in cui il tema spinoso è preso in esame con grande assennatezza e senso della misura.

marcodinamo  @  14/11/2011 11:58:09
   7½ / 10
Delicato, carino, con la bimba che interpreta la sorellina della protagonista da Oscar

forzalube  @  10/11/2011 05:51:51
   7 / 10
Affronta un tema originale con tatto e delicatezza.
Zoé Héran è perfetta per la parte di Laure/Michael.

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erbdal  @  08/11/2011 14:52:01
   7½ / 10
Gruppo COLLABORATORI Mr Black  @  06/11/2011 12:46:08
   7½ / 10
Corto, semplice, ben fatto!

mirydl  @  05/11/2011 22:58:35
   8½ / 10
Un film molto toccante, davvero.

p.s. La bimba piccola è spettacolare! dolcissima!

Gruppo COLLABORATORI martina74  @  31/10/2011 10:38:56
   8 / 10
Davvero un piccolo miracolo.
Delicatissimo tratteggio di quel difficile mestiere che è crescere, con la voglia di essere accettati, la difficoltà di riconoscere la propria identità, il desiderio di far parte di un gruppo, l'ansia di non essere mai al posto giusto.
Lo splendido visino di Zoé Héran interpreta tutte le tonalità di una bambina che si sente altro e che ha voglia di essere accettata per come è, pur con la spada di Damocle di un appuntamento cruciale come l'inizio della scuola, in cui il castello di carte cadrà. Le espressioni meravigliose e meravigliate della protagonista e lo sguardo neutro eppure tenerissimo della regista ci trasportano letteralmente dentro il film, in un'empatia totale con i palpiti di quel cuore giovane, entusiasta e spaventato.
Tomboy è un film che mi ha profondamente commossa, "piccolo" eppure sconvolgente, uno sguardo sull'infanzia difficile da dimenticare.

3 risposte al commento
Ultima risposta 31/10/2011 10.57.17
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  27/10/2011 17:10:53
   8 / 10
Toccante, commovente. Un/a bambino/a bravissimo/a nel suo ruolo e una storia che si fa seguire con leggerenza e tristezza. La voglia di seguire il proprio cuore, trovare un ruolo in questa vita, guardandola con gli occhi di un fanciullo. Ma che poesia che è questa. L'unico rammarico è che poteva durare di più. Lode al Cinema indipendente (e se è francese poi è il massimo!)

Mpo1  @  25/10/2011 13:13:45
   8 / 10
Piccolo grande film che con poco raggiunge alti risultati, affrontando tematiche delicate con tatto e naturalezza. Ottimi gli attori, in particolare la protagonista è perfetta nel ruolo. Un'ulteriore conferma che i francesi sono i migliori quando si tratta di film su infanzia e adolescenza.
I genitori dovrebbero andare a vederlo con i propri figli...

TheLegend  @  24/10/2011 20:54:55
   6 / 10
Film semplice,tipicamente francese.
Molto lento e probabilmente troppo piatto.

ughetto  @  21/10/2011 20:14:42
   6 / 10
I 400 colpi del'identità sessuale. Tuttavia in un'epoca che tutto ha elaborato, all'elaborazione non ci si può sottrarre - che ci piaccia o no -. Seguire la protagonista con una telecamera discreta oggi non basta più; infatti la voglia di linguaggio e la verbalità negata emergono con prepotenza nei simboli reiterati all'eccesso, fino a sconfinare nella didascalia (i denti, lo specchio, i capelli delle bambole).
L'attrice mi è sembrata davvero bravissima, oltre che bellissima.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR HollywoodUndead  @  20/10/2011 19:21:46
   9 / 10
Bellissimo film francese che ci narra la storia di Laure che, dopo essersi trasferita in una nuova cittadina, comincia a farsi passare dai suoi coetanei per maschio. Film molto originale ed espressivo, che ci lascia quasi di stucco dopo la sua visione. Una pellicola che non ti aspetti di questi tempi. La storia è molto intrigante e interessante, ci sono aspetti della narrazione che potrebbero cadere nel banale, ma invece non è così, perchè il tutto, visto in modo fanciullesco, può anche incuriosire e a tratti divertire. Quello di Laure è un gioco, che mette in atto e che coinvolge. Nel film le immagini che ci regala la regia di Cèline Sciamma, sono tutte dedicate alla giovane protagonista, e si è talmente coinvolti, che quasi ci sembra di osservare il tutto da una finestra molto vicina. I colori e le luci nel film aiutano a concentrarsi sulla visione, ottima la fotografia. I dialoghi sono quasi sempre all'altezza della situazione e mai privi di significato. Le interpretazioni sono tutte eccellenti, ma colei che veramente ha impressionato per l'espressività e la bravura è sicuramente Zoè Hèran, una ragazzina che sicuramente avrà un futuro importante davanti a sè (occhio alla gufata!). Costato "solo" (a quanto ho letto) 1 milioncino di euro (l'avessi io...), Tomboy è un prodotto di altissima qualità che incuriosce e che ci può regalare in 84 minuti, tante belle emozioni e in qualche modo, anche un pò di nostalgia, quando a quei tempi la vita ci sembrava impossibile, ed invece era tutto più facile.

suzuki71  @  19/10/2011 11:47:50
   7½ / 10
La misteriosa e sfuggevolissima età pre-puberale, quando tutto è pronto e nulla ancora cambia, la vita promette ma i giochi ritornano, lo specchio è amico e nemico assieme. Io chi sono?
Questo film - come pochi - E' la giovanissima Laure\Michel, semplicemente perfetta a interpretare un disagio inespresso e informe, che riesce a dare mandato visivo a un'incertezza che si fa corpo acerbo allo specchio. Magnifica escalation emotiva finale, resta il rischio di una storia "enorme" resa in maniera "troppo" minimalista e dal respiro un po' ingabbiato: forse non era il registro giusto. Ora, detto questo, mi raccomando: potete dare il premio oscar alla protagonista Zoè Heran? Grazie.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  18/10/2011 16:45:58
   9 / 10
Meraviglioso. Non concordo con chi l'ha paragonato alla poetica di Truffaut; io trovo che in comune abbiano solo il fatto di essere francesi. Certo la paternità artistica di un gigante d'oltralpe quale il regista de I 400 Colpi è sicuramente sentita da chiunque in area francese si cimenti con la macchina da presa, tuttavia la Sciamma ha fuor di dubbio stile e tematiche fortemente personali, le quali lo allontanano da un qualsiasi legame con il grande tirato in causa. La storia di Tomboy è infatti aliena dalla verginea levità poetica delle favole di Truffaut, il quale certo si cimentò nella narrativa d'infanzia, ma con intenti del tutto diversi: I 400 Colpi fu una critica al sistema sociale, che partiva dalla visione straniante dell'Infante per appunto farne risaltare l'incongruenza, l'ipocrisia e la meschinità di fondo. Questo fu un trenta e lode del Maestro, il quale ritentò la genialata con il brutto e inutile omaggio alla genuinità del mondo infantile che fu Gli Anni in Tasca. Non c'era profondità, non c'era tensione nel film. Ingredienti ineludibili al contrario del poetico dramma propostoci da Celine Sciamma, nel quale i bambini sono già incredibilmente adulti (su tutti la piccolissima Jeanne, protagonista di uno dei più angoscianti fotogrammi della storia del Cinema, mi riferisco a lei seduta e triste mentre la sorella/fratello è a giocare con Lisa), nonostante conservino la propria caratteristica spontaneità. Visivamente straordinario, questo piccolo e coraggioso capolavoro del cinema indipendente francese ci restituisce una visione disincantata e profonda della sessualità pre-adolescenziale. Ma tutto ciò è raggiunto con un livello artistico di chiara grandezza: la macchina da presa, la fotografia e il montaggio, nonché l'imprescindibile anche se rarefatta colonna sonora, sono veri e propri reagenti di un'opera che si carica sempre di più di significati artistici ed esistenziali, fino a una climax di grandissima violenza psicologica (ma gli equilibri sono mantenuti con grande sapienza, al punto che è davvero arduo giudicare ogni singolo personaggio, a partire dalla madre) che poi, e qui è la grandezza del film e del Cinema in generale, si stempera in un finale dall'alto valore poetico e contenutistico. A mio parere, la forza della sceneggiatura sta proprio nella scelta delle sequenze narrative: non si eccede nella dimensione morbosamente sociale del dramma sessuale della protagonista, né in quello più specificamente psico-biologico, non vi si riscontra manierismo di sorta nel dipingere una complessa situazione esistenziale, ma si dà grande risalto alle relazioni famigliari e amicali. Questo è un film pacato e giudizioso, che afferma ciò che ha capito della vita senza presunte superiorità ideologiche, che accenna a tematiche molto scottanti con incredibili tatto e sapienza visivo-narrativa. Un film che diverte, che fa pensare, che non stanca dall'inizio alla fine. Un film carico di emozioni, sentimento e riflessività. Film così dovrebbero essere fatti più spesso.

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Ultima risposta 19/08/2012 12.02.28
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  17/10/2011 18:45:11
   7½ / 10
Una scelta minimalista indovinata nel descrivere la ricerca della propria identità, nell'essere accettati dagli altri e sentire di appartenere ad un gruppo. E' questo percorso vissuto nella sua quotidianeità ad essere la carta vincente di questo film, perchè infonde alla pellicola spontaneità e naturalezza su entrambi i contesti su cui ruota la figura centrale di Laure/Mikael, quello familiare e il gruppo di amici. L'occhio della regista è neutro e non impone o esprime giudizi, ma è attenta alle sfumature di una storia semplice e complessa allo stesso tempo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  15/10/2011 03:10:17
   8½ / 10
Quando si vive una preadolescenza travagliata capita che a distanza di anni ci si arrovelli sulle ragioni, ci si smarrisca nella reminiscenza, nella ricerca del trauma perduto. Questo fino a constatare, nella maggior parte dei casi, che quel trauma di fatto non esiste. Che un certo sentimento consegua sempre ad un certo fatto è una concezione sbagliata, o per lo meno inverosimile. Siamo dotati di un'impronta congenita, l'indole, che comporta evoluzioni caratteriali a sé stanti, indeterminate ed incausate. Convincersene è necessario, al di là della verità, o il dolore, lo straniamento della crescita, vissuti talvolta con un eccesso di sentimento, sarebbero incomprensibili, o meglio intollerabili nella loro forma di ricordo.
Alla luce di questo, "Tomboy" è un piccolo miracolo. E' la dimostrazione che il cinema può raccontare senza spiegare, restituire la complessità della maturazione senza tentare introspezioni psicologiche pretenziose, oltre che inevitabilmente false e sommarie (il mio calco personale infatti comporta la mia crescita, uguale a nessun'altra).

Laure si comporta da maschiaccio. Si tratta di una "posa" ovviamente, anche se consapevole e tutt'altro che ludica. Quando non si ha ancora un'identità ci si identifica con l'altro, più precisamente con qualcuno cui istintivamente ci si sente affini. Laure non ha per forza di logica un'omosessualità latente (sarebbe fin troppo semplicistico trarre questa conclusione), conserva altresì una particolare femminilità, una grazia speciale che Lisa sembra intuire, fino ad esserne inconsciamente attratta.
Notevole è la sensibilità nell'inscenare l'atteggiamento dei genitori, sebbene il rischio di aderire agli stereotipi sia dietro l'angolo. Il padre sembra quasi compiacersi della mascolinità della figlia, ciò non di meno lo vediamo abbracciarla con autentico affetto. La madre è assorbita dalla gravidanza, ma ritaglia momenti di ascolto e carezze per la bambina. E' quella di Laure una famiglia imperfetta, ma in fin dei conti sana. Quando la situazione precipita, le reazioni sono magari inadeguate, ma assolutamente credibili e comunque non biasimabili (è proprio vero che "per capire qualcuno bisogna mettersi nelle sue scarpe e provare a camminarci"). La figura più debole si dimostra quella del padre: non sa cosa fare, è impotente ed inetto di fronte al dramma della piccola. La madre invece non smentisce il senso pratico femminile: agisce. Risulta sgradevole, antipatica, ma attua un aiuto concreto. Il suo errore non sta tanto nel gesto, brutale ma inevitabile, quanto nelle parole che l'accompagnano: "Non mi da' fastidio che giochi a fare il ragazzo. E non mi fa neanche pena ". Se l'ultima frase è di una delicatezza sorprendente, quel "giochi" sottolinea una lontananza incolmabile fra l'adulto e la bambina. Fare il ragazzo per lei non è un gioco, non nell'accezione spensierata che gli si da' comunemente. Nelle scene che ritraggono gli incontri di Laure con i compagni c'è di fatti un'ansietà palpabile, un senso d'angoscia sfiancante. Lo spettatore sa e l'immedesimazione con il personaggio è totale, quasi insopportabile.
Pur non ricercando cause, pur non avendo la presunzione di attribuire colpe, Céline Sciamma non manca di affermare, indignandosene, la solitudine dell'infanzia.

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Ultima risposta 15/10/2011 21.07.36
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  14/10/2011 19:16:30
   7½ / 10
Il primo merito della Sciamma è d'aver trovato un visino unico come quello di Zoè.
Il secondo è di esser scomparsa dietro la cinepresa e d'aver lasciato alla massima spontaneità l'espressività dei ragazzini.
Ne esce un racconto fluidissimo e leggero in cui il "segreto" di Laure ha tutta la nostra simpatia.
E a proposito di simpatia, assolutamente irresistibile quella della sorellina piccola.
Che bella leggerezza!

kerkyra  @  13/10/2011 15:55:39
   6 / 10
Secondo me è un film un pò sopravvalutato. Comunque si può vedere.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  11/10/2011 15:46:45
   7½ / 10
La famiglia di Laure (Zoé Héran) cambia spesso abitazione. Il padre ha un lavoro nomade, che lo obbliga a trasferimenti e a trascorrere gran parte della giornata lontano dalle sue donne care. La nuova casa è il luogo di una tappa fondamentale: la madre è incinta per la terza volta, la sorella più piccola è molto affezionata a quella più grande, Laure appunto. Fattezze e aspirazioni da maschietto, quest'ultima non esita a presentarsi ai nuovi amici (quelli che lei pensa di dover "attraversare" come ha fatto fin'ora) come un bambino di nome Mikaël. Ma a quest'età, le differenze sessuali cominciano a essere spietate. E corrono il rischio di essere individuate…

La 31-enne Céline Sciamma dirige un film abbastanza curioso, incorniciando la vicenda con riprese che per più di metà tempo hanno un taglio pressoché realista (vedi l'uso della macchina a mano). Non perde di vista il garbo e la discrezione di certi svaghi della tarda infanzia e prima adolescenza, basilari nella formazione della personalità. Ne risulta un puro cinema francese d'autore, fatto di pochi dialoghi, che getta le fondamenta per una storia semplice e clandestina rivelante l'inconscio e la parvenza. Oltre alla verosimiglianza degli atteggiamenti messi in bella mostra da Zoé Héran, a colpire maggiormente sono la genuinità del portamento della sorellina Jeanne (Malonn Lévana).

Nonostante i premi ricevuti a Berlino e Torino, il "maschiaccio" del titolo non convince appieno nell'ultimissima parte. Il comportamento dominante di uno dei "grandi" in particolare è irresponsabile e pericoloso, perché scavalca il confronto diretto con la bambina protagonista, dando voce a una mortificazione insostenibile. Questa mancanza di riguardo sorprende in un film dove tutto è lieve e inciso finemente. Sarebbe stato accettabile se l'azione, di per se', avesse condotto a un approfondimento drammatico, a una parentesi confidenziale, che evidentemente in quella famiglia esiste per tutto tranne che per la sessualità.

Gli unici a dare un senso al vento, alla solidarietà, all'importanza delle differenze, al gioco come momento di costruzione, di creazione che va al di là di una semplice prova di forza o abilità, coloro i quali resistono alle gelide acque dell'imperturbabilità, sono i bambini. Il mondo verrà salvato dalle quinte elementari. Le prove tecniche di guida sono già iniziate; loro sapranno benissimo da quale parte andare.

Crimson  @  10/10/2011 20:17:36
   8 / 10
Spoiler presenti.

Se la protagonista di 'Boys don't cry' ormai adolescente viveva una coscienziosa crisi dell'identità sessuale non di certo si può dire lo stesso per Laure, troppo piccola per vivere un disagio di quella portata (che ha una connotazione "sociale" molto più marcata).
Del resto anche il titolo ci viene in soccorso nel tratteggiare il fenomeno di mascheramento messo in atto da Laure, che non necessariamente evolve(rà) nell'omosessualità.
La profonda insicurezza della protagonista nel rapportarsi soprattutto con i propri coetanei la spinge a questo curioso mascheramento che, contrariamente alla dimensione di gioco a cui si avvicina, dovrebbe tuttavia far scattare degli interrogativi e delle riflessioni profonde negli adulti, oltre a comportamenti accoglienti e di ascolto.
Il film mostra con perspicacia le incertezze comportamentali di Laure come corrispondenza di un'affettività immatura: splendido utilizzo del linguaggio non-verbale (a cui corrisponde un intimo, caotico movimento interiore connotato da dispersione e confusione) e dello scorrere delle giornate, amplificato da un sonoro in forte evidenza sul piano della naturalezza.
La prima parte s'incentra sulla "bugia" e l'affinamento della messinscena da parte della ragazzina.
Encomiabile la descrizione dei rapporti interpersonali di Laure tra le mura domestiche: taciturna e remissiva verso i genitori, spontanea e profondamente affettiva, nella sua legittima dimensione ludica, con la sorella minore.
Laure colta nella solitudine del proprio segreto inconfessabile è meravigliosa, l'affiatamento con lo spettatore è generato con elegante disinvoltura (la sequenza della costruzione del membro di plastilina – e la relativa "archiviazione" tra i dentini caduti – è favolosa).
La verità sconfessata crea la profondità del film, che emerge con vigore nella sua drammaticità.
Ora, se nel citato Boys don't cry erano gli adolescenti ormai adulti ad aver già consolidato un pregiudizievole quanto discriminatorio modus vivendi verso la diversità, qui sembra che tutto giaccia ancora nella sua fase antecedente, ma la prospettiva, almeno nel mio caso, cambia. Il film infatti sembra voler puntare dritto l'indice verso l'adulto che stigmatizza (l'abito da bambina che Laure DEVE indossare) per preservare un'immagine sociale? O piuttosto mostrare un segnale positivo nei bambini (ancora una volta nella loro innocenza e purezza) che seguono l'esempio dell'adulto positivo o negativo che sia, vero, ma che da soli, nell'intimo della loro spontanea veracità possono mostrare un segnale di apertura e affrancamento della diversità dell'altro? Io cerco di vedere questo: Lisa che si "redime" (virgolettato proprio perché questo non sarebbe il verbo giusto da adottare per enfatizzare il suo cambiamento finale, vista l'età) e torna ad aspettare Laure sotto casa, proprio lei che poco prima si era mostrata malleabile a esprimere il proprio disgusto per un bacio "lesbo", forse vittima come tutti di un'educazione che talvolta già mostra le prime crepe nella primissima fase della crescita.
E come interpretare e vivere l'ambiguità del finale giustamente tronco in cui Laure si presenta col suo nome, con la sua identità? Ha acquisito sicurezza o è il riflesso di un repressivo quanto ottuso comportamento della madre? Mi piace vedere il bicchiere mezzo pieno, ossia che Laure, accettata e non abbandonata da Lisa, abbia finalmente compreso che c'è anche chi è pronta ad accoglierla. Ancora una volta l'umanità dei bambini che spazza via ogni ombra e ogni macchia di adulti incapaci di educare. Ancora una volta i bambini che non devono vivere guardandosi attorno e calcolando il proprio ranking sociale dietro ogni scelta che devono compiere, a differenza dei genitori immersi nella loro più totale perdita di quell'innocenza che quasi trascende ogni altra attitudine.
Ciò non deve tuttavia assolutamente mettere in secondo piano un atteggiamento appena abbozzato ma significativo di una madre incapace di ascoltare (non è possibile chiedere di cercare soluzioni al proprio figlio se dapprima si dimostra con la violenza che esiste un modo unilaterale che gli adulti adottano per risolvere le questioni) e di un padre assente: è il primo a insinuare subdolamente una più o meno conscia volontà che la primogenita assuma attitudini da "uomo" (la birra, il poker) e nel momento fondamentale è totalmente assorbito dalla nascita di un agognato figlio maschio, al terzo tentativo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  09/10/2011 00:56:12
   7 / 10
Non vorrei commettere lo stesso errore che feci per "Tutti per uno", che a distanza di tempo mi sembra (anzi è) un godibilissimo film sulla purezza istintuale della pre-adolescenza. Vedo che però spunta nuovamente il nome di Truffaut, e non so se... diciamo che "Tomboy", soprattutto nella prima parte, mantiene pienamente le promesse. E' un film delicatissimo sul rapporto complesso dei giovanissimi con i coetanei, con il bisogno di appartenenza al "branco", i giochi - anche lievemente crudeli - dove prevale la competitività e il bisogno di vittoria. Tuttavia è proprio l'essenzialità del film a togliere respiro alla storia, quella storia che dovrebbe raccontare la (difficile o transitoria) scelta di una ragazzina nel voler essere "altrove", distante cioè dalla sua identità. Se "Tutti per uno" oggi mi sembra molto più di un film godibile, l'entusiasmo della critica per "Tomboy" mi lascia qualche perplessità. C'è una chiusura verso quel tipo di accettazione che avrebbe potuto esprimersi in maniera più compiuta. In ogni caso, senz'altro un buon film

Laisa  @  30/09/2011 18:35:06
   9½ / 10
Il regista riesce a farci respirare la vita dentro quattro mura, noiosa, grigia, soffocante, ma anche sicura, calda, protetta.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
Poi lo spiraglio, un gruppo di amici con cui crescere, vivere, riempire di colore ogni giornata.
Il passaggio obbligato nella crescita di un individuo è superare il confine che divide il nido dal mondo esterno, con l'obiettivo di farsi accogliere dal gruppo, di stabilire una relazione. Il modo in cui si riuscirà nell'impresa, ossia il ruolo che si assumerà, il personaggio che si impersonerà, segneranno irrimediabilmente lo sviluppo futuro della persona.
Ogni fotogramma è carico di intensità e sentimento, e si rimane fino alla fine in equilibrio sul filo sottile di una scelta...la vita o la morte.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  22/09/2011 17:19:18
   8 / 10
Una perla, un miracolo di leggerezza e profondità insieme.
"Tomboy" seduce portandoci dentro lo sguardo di un(a) quasi adolescente, e segnalando la distanza, rispetto agli schemi della "maturità", da parte della splendida naturalezza della determinazione di Sè prima che i condizionamenti sociali prevalgano.
"I 400 colpi" del cinema francese nel 2011.

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