to rome with love regia di Woody Allen Spagna, USA, Italia 2012
al cinemain tvanteprimearchivioserie tvblogtrailerclassifichespecialiregistiattorirecensioniforumfeedmy
Skin Filmscoop in bianco Filmscoop nostalgia
Ciao Paul!
Ricerca veloce:       ricerca avanzatabeta

to rome with love (2012)

Commenti e Risposte sul film Recensione sul film Invita un amico a vedere il film Discutine sul forum Errori in questa scheda? Segnalaceli!

Seleziona un'opzione

Dove puoi vederlo?

locandina del film TO ROME WITH LOVE

Titolo Originale: TO ROME WITH LOVE

RegiaWoody Allen

InterpretiWoody Allen, Jesse Eisenberg, Ellen Page, Alec Baldwin, Penélope Cruz, Judy Davis, Riccardo Scamarcio, Isabella Ferrari, Sergio Rubini, Alessandro Tiberi, Alessandra Mastronardi, Alison Pill, Flavio Parenti, Roberto Benigni, Greta Gerwig, Antonio Albanese, Ornella Muti

Durata: -
NazionalitàSpagna, USA, Italia 2012
Generecommedia
Al cinema nell'Aprile 2012

•  Altri film di Woody Allen

Trama del film To rome with love

Quattro episodi - molto liberamente ispirati alle novelle del Decamerone originale - che ripetono lo stesso canovaccio in cui un padre accompagna la figlia a Roma per conoscere la famiglia dell'uomo italiano che la ragazza ha intenzione di sposare.  

Sei un blogger? Copia la scheda del film Sei un blogger? Copia la scheda del film

Voto Visitatori:   4,86 / 10 (122 voti)4,86Grafico
Voto Recensore:   6,50 / 10  6,50
vota e commenta il film       invita un amico
Cerca il commento di: Azzera ricerca


Voti e commenti su To rome with love, 122 opinioni inserite

caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi
  Pagina di 1  

DarkRareMirko  @  26/11/2014 00:40:27
   4 / 10
Veramente il peggior Allen di sempre, con momenti imbarazzanti (l'episodio di Benigni è di un'ingenuità paurosa), regia piatta, ritmo blando, script ridicolo e tante banalità (dalla musica di apertura alla fine degli episodi).

Si salvano solo fotografia e la Page, brava, per il resto non riesco ancora a farmene una ragione: Woody non era mai caduto così in basso e certe parti del film sono davvero da principiante (inutili poi i camei di tanti attori italiani, alcuni anche tagliati).

Una brutta caduta riguardo una filmografia quasi impeccabile.

Midnight in Paris, dell'anno prima, in confronto a Quarto potere e tanti registi italiani bistrattati, in questo caso, avrebbero saputo fare di sicuro di meglio.

1 risposta al commento
Ultima risposta 26/11/2014 00.41.07
Visualizza / Rispondi al commento
Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  09/06/2013 15:54:32
   5 / 10
Incipit già "sbagliato": si parte con i titoli di testa e Volare di Modugno. Perfetto, abbiamo già capito che la visione che Allen ha dell'Italia è quella trita e ritrita del passato che forse non è mai esistito se non in cartolina, della musica di Modugno, italiani pizza spaghetti mandolino.
Diciamo che fortunatamente questo pericolo è in parte, ma solo in parte, evitato perché poi nel film c'è tutto un rimando o a Fellini (l'episodio della sposina è "Lo sceicco bianco") o al tipico cinema da camera alleniano fatto di verbosità e tradimenti cerebrali.
Però bisogna stendere un velo pietoso su "To rome with love" e non per il fatto che quando NOI guardiamo come gli altri ci vedono siamo suscettibili, semplicemente perché Woody Allen qui da prova di essersi leggermente rincòglionito (ma lo è da sempre secondo me) o almeno di averlo girato tanto per; in fondo il film è stato un successo ai botteghini esteri.
Con i rimandi felliniani espliciti nell'incipit e nel finale il buon vecchio Woody dimostra per l'ennesima volta di aver preso tutto da Bergman e poi Federico ma di essersi spesso limitato a non fare altro che imitarli e copiarli, più che ad inventare uno stile tutto suo.
Tralasciamo il fatto che ritenga Allen uno dei sopravvalutati per eccellenza nella storia del cinema, perché posso anche ammettere di stimarlo molto e di amare alcuni suoi film: Midnight in Paris era poi semplicemente delizioso e lucido. To Rome with love cos'è? Le donne son tutte zòccole, gli uomini cornuti e traditori, l'uomo qualunque vorrebbe il successo a tutti i costi, viva l'Italia!
Non fosse per la fotografia stupefacente e le riprese da cartolina di una Roma in perenne tramonto, pulita, dalle luci caldissime e confortanti, non fosse per qualche interpretazione gustosa (lo stesso Allen, la Mastronardi, Ellen Page che tanto si sa, le donne di Allen son tutte delle imitazioni più o meno inconsce di Diane Keaton in linea di massima) e qualche scenetta bene assestata non sembrerebbe nemmeno un film di Woody Allen ma di un pinco palla qualsiasi senza ambizione né nulla da dire.
Perché in fondo ritengo Allen un sopravvalutato ma ha sempre girato pellicole almeno godibili, qui spesso si abbiocca e si resta interdetti da tanta vacuità.
Allora, se Roma è bella comunque con l'occhio straniero preferisco l'ambizione e la Roma notturna di Sorrentino. Tra Roma e Roma, quella che non esiste e quella che purtroppo è sotto gli occhi di tutti, meglio la seconda.
Mediocre.

7 risposte al commento
Ultima risposta 12/08/2016 14.31.05
Visualizza / Rispondi al commento
fril85  @  26/07/2012 10:29:22
   2½ / 10
Gli americani quando si faranno un giro in italia e scopriranno che non siamo più negli anni 60????? E Benigni nei panni di un romanaccio???? mah mah mah ...

Il poliziotto all'inizio non era neanche doppiato bene e, a parte questo, ma perché si atteggia da modello in passerella mentre dovrebbe dirigere il traffico????

QUESTO FILM FA SCHIFO!!! E' un insulto per gli italiani!!!

1 risposta al commento
Ultima risposta 13/12/2012 17.40.54
Visualizza / Rispondi al commento
Invia una mail all'autore del commento Davide Barberis  @  27/05/2012 14:34:00
   7½ / 10
Ci si chiede come buona parte della critica italiana, probabilmente già entrata nelle sale con una visione pregiudicata, possa sostenere su più fronti che in To Rome with Love emerga un Woody Allen "sotto tono" o "poco ispirato" e criticare una pellicola, probabilmente non inarrivabile come gli ormai classici e non-paragonabili suoi apici, ma comunque così ben riuscita nel suo genere e, a ben vedere, a cui difficilmente si può chiedere di più.
Fosse stata fatta in Italia, una commedia di questo calibro e statura verrebbe osannata assieme al suo regista e assurta a esempio alto degli ultimi anni del genere.
Possiede tutti gli ingredienti che fanno di una commedia (genere vivisezionato in tutti i modi da Allen e nel quale si riconferma un maestro) un'opera ben riuscita ed apprezzabile da molteplici punti di vista e sotto svariati aspetti (carente forse solo di quel lirismo commovente accostato a risate liberatorie, proprio esclusivamente di quelle commedie eccellenti e difficilmente arrivabili come è stata, per citarne una in Italia, Amici miei e alle quali non è opportuno e congruo accostare quest'opera comunque eccellente se si considera soprattutto che non era palesemente intenzione di questo Allen più farsesco provare a emulare tale lirismo e oltretutto che giunge dopo appena un anno dall'altrettanto buono Midnight in Paris). Una commedia leggera ma non superficiale, coinvolgente e ben articolata e, soprattutto, genuinamente divertente; un insieme come, se ci si pensa, di rado ultimamente si può vedere nelle sale cinematografiche.
- Leggibile a più livelli, ricca di significati e interrogativi intriganti e spesso ironici, neanche troppo sottintesi. Su tutti un'indagine nelle maglie del successo, della salvezza della (o dalla?) notorietà, del divismo all'acqua di rose; all'acqua di rose e mondana come la Roma romantica e turistica vista, più che vissuta, dai personaggi (in cerca d'autore) nelle quattro storie raccontate e narrata da un Allen (nei panni di Boccaccio), in quest'occasione anch'esso nuovamente attore e regista turista, a suo agio nelle città d'arte e d'amore come quelle dei capitoli scorsi: a partire dalla fredda Londra di Match Point fino alla magica Parigi, passando soprattutto per il, per certi versi affine, caldo e passionale Vicky Cristina Barcelona. Una Roma volutamente dipinta, stereotipata con tutti gli innumerevoli cliché del caso (dall'italianissima Vespa posteggiata in bella vista, ai set sempre caratteristicamente turistici, ai paparazzi all'erta nelle piazza mondane); una visione non sterilmente idilliaca e da cartolina sdolcinata, ma uno sguardo intenzionalmente stereotipato (a differenza per esempio della maggior parte delle commedie e dei melò italiani, a mo' dei drammaticamente "seri" baci inseguiti sotto la pioggia alla Muccino, che Allen non fa ingenuamente accadere e su cui ironizza, addirittura ambientando tali scene sotto lo sguardo di un giudice esterno terzo incomodo). Una consapevole ottica che sottende una critica acuta e neanche troppo velata (e qui ci si chiede come i recensori la colgano e apprezzino così poco) a chi altrettanto "alla leggera" adotta una tale prospettiva, ai protagonisti che vivono e vedono (più che guardano) Roma così da "toccata e fuga", superficialmente; come superficiali, aberranti e fondati sull'apparenza sono i desideri e le pulsioni giovanili (già toccate in Vicky Cristina Barcelona e ricorrenti nella filmografia alleniana) dell'attraente e puerile attrice americana Monica, la sensuale Ellen Page di Juno, e del ragazzo dell'amica ingenuamente invaghito di lei (genialmente "consigliato" dal suo alter-ego senile, reale o immaginario che sia, magistralmente interpretato dallo sguardo da divo consumato di Alec Baldwin); o di superficie è l'effimero "successo per il successo" dell'ottimo e a suo agio (nella parte ma non nella finzione) Roberto Benigni.
- Dinamicamente coinvolgente e ben congegnata e gestita, con una trama intrigante (e di intrighi) e sensibilmente più articolata che nel precedente capitolo, tanto da ritornare a un ritmo serrato e a una lunghezza ad esso più consona. Un ritmo degno del secondo filone dei suoi film frenetici di matrice newyorkese dai cast numerosi (come coi 10 personaggi principali più altri 45 di Hannah e le sue sorelle) coi quali Allen si è sempre trovato a suo agio, e un minutaggio che si attesta sui 110 primi come da un po' non si vedeva nei lungometraggi alleniani, che si erano assestati sempre più su una lunghezza standard intorno ai 90 minuti, assieme ai soliti stilemi, oltre che narrativi anche formali, già consolidati, quali ad esempio le musiche e i titoli di testa in Windsor EF Elongated bianco su sfondo nero (font usato ricorsivamente fin da Io e Annie), durante i quali in tal caso viene omaggiata l'internazionale Nel blu dipinto di blu di Modugno (a differenza della presenza ricorrente e volutamente quasi farsesca di motivetti spensierati per mandolino, così distanti dall'usuale, amato e suonato, jazz dei salotti alleniani).
Che dire dei microfoni a vista che compaiono più volte allo sguardo anche dello spettatore meno attento: essendo difficile pensare a una svista in una produzione di così alto livello e in relazione alla cura maniacale di Allen, si può solo ipotizzare una scelta voluta ai fini di rimarcare ancora in un modo la natura di commedia, di finzione, della storia volutamente stigmatizzata portata sullo schermo, come in altri rari casi accade invece coi film eccessivamente violenti per richiamare la percezione dello spettatore.
- Ma sopra tutto, come detto, il film diverte e senza volgarità e nudità, come si addice alla commedia di buon gusto (all'italiana di un tempo, alla Monicelli e Fellini, ancor più che a quella alleniana maggiormente ironica e dissacrante); il tutto a dispetto dell'imprecazione iniziale del vigile urbano (divenuto ora realmente una star degli incroci romani) che ci catapulta subito in apertura nel traffico delle storie avventurose che si avvicendano nelle vie e nelle piazze romane.
- Certo la visione di Allen si conosce e la continuità della sua Opera, costantemente arricchita e perfezionata, è risaputa e anche in questo caso la ricorsività narrativa è ben visibile. Ma non condannabile. A meno di estremizzazioni, come nell'eccessivamente già visto e creativamente sterile Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni (e questo sapiente potpourri di intricate storie di "vacanze romane" con un'originale strizzata d'occhio alla commedia all'italiana non ne è il caso), anche i più ingiusti e accaniti detrattori della ricorsività artistica alleniana non possono più non riconoscere la portata e valenza artistica, anziché una carenza d'inventiva, del continuum della sua filmografia, che ne fa un'opera d'arte unica e in costante evoluzione progressiva e nobile affinamento di temi, indagine della vita e delle vie di salvezza terrena; qui a esser trattata e posta sotto esame (quasi consuetamente psicanalizzata) è la via del successo, l'abbandono ai desideri e ai sogni passionali, la ricerca di notorietà e benessere altolocato che possono (nel bene e nel male) distogliere dalla quotidianità. L'esito di tale percorso è abbozzato, ipotizzato nelle sue varie sfaccettature e lasciato in parte valutare allo spettatore in un ottimo finale che porta soddisfacentemente a compimento le differenti storie.
Questo viaggio nella Roma turistica dei giorni nostri (con le dovute proporzioni e cautele e con un'ovvia "leggerezza" in più) non così lontana, sebbene più luminosa e stigmatizzata, dalla città modaiola e scanzonata, dalla scandalistica dei paparazzi e dai lussi della dantesca Dolce Vita dipinta da Fellini, potrebbe essere posto come l'ultimo capitolo, fino ad ora (visto che dovrebbe essere in cantiere almeno un nuovo lavoro europeo che alcuni rumours vociferano in Danimarca), di un filone alleniano nelle capitali eterne d'Europa, dopo Londra, Barcellona e l'ultima Parigi senza tempo, vista anch'essa dagli occhi e dai pensieri di un passeggiatore occasionale. E se in Midnight In Paris la carrellata iniziale, a differenza delle panoramiche indimenticabili e anche in questo caso imparagonabili di Manhattan, era, in effetti, un po' eccessivamente espressionista (per quanto illuminante e perfettamente realizzata), in questa pellicola non ci si abbandona mai a sterili voli pindarici paesaggistici, se non ai fini visivamente strumentali della narrazione e dei viaggi della mente dei protagonisti. Un ennesimo capoverso in questa saga europea che, da un lato, rielabora alcune visioni precedentemente sviluppate (come l'indagine sulla passionalità già presente per ultima soprattutto in Vicky Cristina Barcelona) e, dall'altro, compie un nuovo e, checché se ne dica, nel suo genere ben riuscito omaggio alla Città Eterna e alla cultura del Bel Paese (quello dall'apparenza piacione, romantico e soleggiato visto dagli occhi di un americano o di un turista), a partire dalla musica lirica, l'unica ad offrire qualche break nel serrato avvicendarsi delle scene delle quattro novelle.
Una menzione, connessa all'Opera italiana, va riservata all'unico personaggio che riesce, se pur con un compromesso, a essere umilmente a suo agio davanti al pubblico: l'improvvisato lirico, il quale risulta in grado di esibirsi solo a patto paradossalmente di mantenere la propria intimità cantando le arie sotto la doccia come a casa propria, in un'orchestrazione geniale (altro che poco ispirata!) delle suddette scene.
- Il tutto, trascurando il mediocre doppiaggio, con una compagnia di attori veramente in stato di grazia (eccetto forse lo stesso "normale" Allen nei panni del suo solito, ma non per questo non esilarante, personaggio), a partire dai caratteri minori e dalle piccole parti recitate dai cammeo italiani.

2 risposte al commento
Ultima risposta 28/05/2012 14.45.46
Visualizza / Rispondi al commento
donald51  @  19/05/2012 22:15:20
   9 / 10
Vidi Io e Annie nel 77, quando uscì. Per me fu una folgorazione, non avevo mai visto un film così. Da quel momento sono andato avanti con pane e Woody Allen. Ora dopo tanti anni mi parlano di questo nuovo film romano e ne dicono di tutti i colori. Ho sentito ingiustizie assolute che non si direbbero nemmeno per il peggior film di Alvaro Vitali. Eppure io questo film me lo sono goduto... perchè credo di averlo capito fino in fondo. Ho capito l'intento di Woody. Penso che chi l'a disprezzato è perché non ha capito che quel genio di regista ha fatto quattro film in uno, e ognuno di questi con uno stile diverso, con musiche, luci e costumi diversi. Solo un genio del cinema può avere una simile padronanza dei generi della commedia e dei registri. Però penso che le nuove generazioni è difficile che lo apprezzino... fissate come sono con il realismo a tutti i costi o con i film fracassoni. Questo è un film fatto di altri film, pieni di citazioni dei bei film italiani che vedevamo al cinema una volta, quando il cinema italiano era davvero grande. Chi non conosce quei film là e non li ama... beh... difficilmente apprezzerà questo. In compenso dopo averlo visto me ne sono andato a casa contento. Grazie Woody, ancora una volta.

7 risposte al commento
Ultima risposta 28/05/2012 11.25.00
Visualizza / Rispondi al commento
TheLegend  @  18/05/2012 22:50:52
   2 / 10
Se già non mi era piaciuto "Midnight in Paris",con questo Woody Allen ha proprio toccato il fondo.
Un cinepanettone d'autore,banale e terribilmente noioso.

6 risposte al commento
Ultima risposta 25/05/2012 09.59.05
Visualizza / Rispondi al commento
Gruppo COLLABORATORI julian  @  16/05/2012 21:30:02
   2½ / 10
Woody Allen è uno che riesce sempre a stupire. Stupisce che dopo 50 anni di onorata - e dobbiamo ammetterlo anche se non siamo suoi fan - carriera, il prode Woody riesca ancora a partorire film di cotanta pochezza e sciattezza, probabilmente il suo prodotto peggiore.
Si vede che durante le sue vacanzette europee abbia deciso di far tappa forzata in Italia, perchè, dopo aver passato in rassegna Inghilterra, Spagna e Francia, rimane dopotutto quella ridente penisola mediterranea che è definita il belpaese.
Un concept di base sembra proprio non esserci, a parte il banale filo conduttore che porta i protagonisti delle quattro storie a vivere un'esperienza fuori dal normale, a volte proprio surreale, per poi tornare all'adorata (?) routine.
E non concordo nemmeno con chi dice che è stato fatto il solito ritratto dell'Italia per stereotipi: l'Italia, e gli italiani, non vengono proprio ritratti.
Passano sullo sfondo, come turisti che, ammiccando alla telecamera, fanno le foto a una troupe che rimane cmq americana, ma spersonalizzata da qualsiasi caratterizzazione di tipo geografico o culturale. Roma è una cartolina sopra la quale girare, ma ci ha anche rotto tre quarti di pall.e il Colosseo, che insieme a Piazza Venezia e Piazza del Popolo sembra l'unica cosa degna di menzione in Italia.
Il film è brutto tutto, ma ricordo la prima mezz'ora come il top della follia: storie che si raccontano di fretta e furia sennò non ce la si fa col tempo, idiozie e discorsi buttati qua e là, messinscene degne di un cinepanettone (queste sì sono un omaggio a noi italiani) e Woody Allen che, nel parapiglia generale, cerca di ficcarci qualche battuta delle sue conservata in un vecchio cassetto, con ancora la puzza di naftalina.
Tragedia annunciata quella del doppiaggio di Woody: Leo Gullotta tenta disperatamente di imitare il suo vecchio amico del bagaglino Oreste Lionello, fallendo inevitabilmente. Attori e doppiatori dovrebbero reinterpretare, non interpretare i precedenti interpreti. E' facile a dirsi, lo so, e passi quindi la scusante che il pubblico italiano aveva imparato a conoscere Woody così, con quel fare farfugliante e insicuro; magari qualche spettatore disattento o qualcuno troppo giovane è cascato pure nell'inganno.
Nella devastazione totale diciamo che salvo, con sufficienza, due aspetti:
le sarcastiche osservazioni di Alec Baldwin - inizialmente il personaggio peggio presentato e più arrangiato - sul carattere di Monica; non che Ellen Page sia riuscita a creare un personaggio a tutto tondo, ma ciò che l'architetto dice di lei, quando sussurra i suoi ammonimenti al giovane allievo, rappresenta un succoso campione delle ragazze chic di oggi: le finto-acculturate tuttologhe che mettono bocca su ogni cosa, ma che di ciascuna di esse sanno solo una nozione, la più inflazionata;
Alessandra Mastronardi, di una bellezza semplice, che perlomeno non perde la testa davanti a una telecamera quando deve fare due cose assieme: muoversi e parlare.
Stilando un resoconto generale, possiamo dire, senza vittimismi, che questo ventunesimo secolo non è il periodo dell'Italia: non va bene niente; persino quando si tratta delle sue bellezze millenarie, esse non fanno altro che ispirare a un acclamato regista estero il suo peggior film.

5 risposte al commento
Ultima risposta 17/05/2012 00.57.18
Visualizza / Rispondi al commento
Izivs  @  13/05/2012 15:05:22
   1 / 10
Allen è finito, alla soglia degli ottanta farebbe bene a dedicarsi al altro, come un tizzone arso ha dato tutto quello che poteva dare.....e ora si trascina stanco con queste commedie al limite del patetico.
Il film è un trionfo di banalità, luoghi comuni e sciatterie.
Le battute imbarazzanti che permeano la pellicola fanno rimpiangere i film di Franco e Ciccio, la fotografia (c'era Roma come protagonista!!!) è dilettantesca, la sceneggiatura orribile.
Sprecare Benigni in un ruolo tanto sciocco, poi, un delitto....provavo imbarazzo per lui vedendolo recitare in quel modo.
Che dire di più.....si dovrebbe essere più umili e capire quando è il momento di ritirarsi.

5 risposte al commento
Ultima risposta 18/05/2012 22.24.22
Visualizza / Rispondi al commento
gianni1969  @  09/05/2012 01:13:17
   3½ / 10
a me allen non piace piu' di tanto,mentre la mia ragazza lo adora,quindi ogni tanto mi tocca. mentre quello a parigi non mi era dispiaciuto,questo proprio non lo digerito,a tratti ho anche sonnecchiato. poi vedere recitare scamarcio,e come avere un gatto appeso ai maroni

3 risposte al commento
Ultima risposta 10/05/2012 02.44.09
Visualizza / Rispondi al commento
MarkTheHammer  @  07/05/2012 21:13:01
   5 / 10
Secondo me è il film peggiore di Woody Allen.
Una trama scialba e una recitazione di alcuni degli attori italiani penosa a dir poco.
La storia di Benigni è l'unica decente secondo me, sebbene sia piuttosto monotona dopo un po'; la vicenda "lirica" ha qualche trovata carina ma non mi ha entusiasmato più di molto; le altre vicende sentimentali sono imbarazzanti, specie per la recitazione.
Buona la fotografia; imbarazzantissimo vedere i microfoni spuntare in mezzo alla scena così frequentemente (fa ridere sentire che è colpa del "mascherino": se un microfono è in scena, è in scena.. oltretutto siamo in tanti ad averlo notato). In sostanza, si ride ogni tanto ma lascia pesantemente insoddisfatti.
Nonostante tutto, sono rimasto molto soddisfatto del doppiaggio di Woody: dopo la morte di Lionello ero terrorizzato all'idea di un'altra voce, ma devo dire che Leo Gullotta ha fatto un lavoro fantastico. Mi sono affezionato moltissimo nel corso degli anni a Lionello ma Gullotta è senza dubbio il sostituto migliore.

2 risposte al commento
Ultima risposta 08/05/2012 13.29.01
Visualizza / Rispondi al commento
step850  @  07/05/2012 01:31:55
   8½ / 10
Woody Allen è un genio e questo è un film geniale. Si tratta proprio di quei casi in cui la critica prende una svista e non si accorge di aver di fronte un grande film, grande proprio perché complesso da capire e che ha bisogno di almeno due o tre visioni per essere compreso del tutto. I rimandi sono infiniti, dalla malinconia di Melpomene riguardante la futilità dell'esistenza ai Pagliacci di Leoncavallo. L'esortazione "Ridi, pagliaccio", appunto, sembra rivolta ai personaggi del film, soprattutto Leopoldo/Benigni, come per ricordarci che non può esserci commedia senza tragedia, e questa brillante pellicola del regista newyorkese ha alla base le tragiche note dolenti della nostra società dell'apparire, in cui ognuno ha lo scopo di mettersi in mostra rispetto agli altri e accumulare potere. Molto superficiale l'atteggiamento dei critici a riguardo, e il loro modo di boicottarlo senza preoccuparsi neppure di procedere con un'analisi professionale del contenuto. Grave. Il brutto segno di una decadenza che ormai ha investito tutti i settori, e che ha fatto perdere quell'importante dote che si chiama (auto)ironia.

7 risposte al commento
Ultima risposta 23/05/2012 12.19.25
Visualizza / Rispondi al commento
Invia una mail all'autore del commento devilkiss73  @  06/05/2012 16:23:03
   3 / 10
E' un film? Che senso ha? tanti attori importanti in un film con una fotografia pessima, microfoni che si vedono nelle scene, trama imbarazzante e inutile...
Come si vede che la gente è sopraffatta dal lavaggio del cervello dei media e tutto quello che ci inculcano...

4 risposte al commento
Ultima risposta 07/05/2012 10.45.18
Visualizza / Rispondi al commento
Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  06/05/2012 10:56:27
   3 / 10
Penoso. In tutti i sensi.
Si riesce a salvare davvero poco di questa sciatta fiction ricca solo di cliché e banalità.
Si potrebbe salvare l'episodio con Eisenberg che arriva forse a una stentata sufficienza, ma tutti gli altri brillano solo per mediocrità e inutilità.
Il punto fondamentale è che tutti gli episodi hanno un buon incipit, un'idea carina alle spalle, ma che evidentemente è stata sviluppata (?) malissimo, forse per il poco tempo o la scarsa voglia.
Quello con Benigni è forse l'emblema del film. Tratta il tema della notorietà in modo superficiale e banale, senza neanche far ridere anche perché la trovata che può andar bene per una scena, viene ripetuta per tutto l'episodio. Dopo un po' la logica è chiara, eppure si insiste nel già visto.
L'episodio con Penelope Cruz inizia bene, sembra poter essere una divertente commedia degli equivoci, si perde immediatamente senza neanche strappare un sorriso nonostante gli sforzi di un Albanese mai così fuori parte.
Anche nell'episodio con Allen (ormai una barzelletta di se stesso) ci sono alcuni spunti interessanti, che si perdono inevitabilmente dopo pochissimo. Anche la brillantezza delle battute non è la solita, ma sembra qualcuno che copia il grande Allen degli anni d'oro.
Caliamo infine un velo pietoso sulla regia e su tutto il cast tecnico doppiaggio incluso. Una cosa da far accapponare la pelle
Alla fine resta una vanzinata, una fiction piatta che scimmiotta la peggior commedia all'italiana.
Se questa è la dichiarazione d'amore per Roma, vuol proprio dire che evidentemente all'estero pensano di noi come a dei babbei carini; una cosa del tipo "è italiano, ma gli voglio bene come se fosse normale".

6 risposte al commento
Ultima risposta 16/05/2012 21.36.39
Visualizza / Rispondi al commento
andrea d  @  04/05/2012 05:17:58
   10 / 10
Dopo l'Inghilterra, la Spagna e la Francia, l'Italia è stato il paese che l'ha accolto peggio. Per un malcontento celato dal nostro orgoglio, dalla nostra convinzione di essere gli unici in grado di poter parlare di noi stessi. Se lo "straniero" arriva non può capirci, può solo descriverci come spaghetti e mandolino. Eppure, Allen nel film si sforza dalla prima all'ultima inquadratura di non girare niente di gratuito. Il bel Midnight in Paris di cartoline ne mostrava molte di più. Il personaggio di Alec Baldwin dice a tal proposito: "Non mi diverto a fare il turista, preferisco vagare tra i vicoletti" (ma i critici, troppo occupati a trovare i loghi dei product placement qua e là, non lo hanno sentito). E sono infatti i vicoli a predominare in To Rome with Love, e con loro il senso di caos e di smarrimento che la grande metropoli comporta. Tra i vicoli ci si perde e si fanno incontri casuali, possono nascere storie, e ogni storia non ha la pretesa di essere esemplare ma viaggia su un filo di leggerezza, dovuto alla consapevolezza che questi racconti sono solo quattro tra centinaia e centinaia che il vigile di Piazza Venezia, narratore del prologo, ci può enunciare. Sono la spensieratezza e la casualità le basi di un film che doveva chiamarsi The Bop Decameron, un insieme di racconti briosi, frizzanti, che però possono nel loro piccolo farci riflettere. Non a caso abbiamo un uomo comune e senza doti (Benigni) che diventa improvvisamente famoso senza merito, e dall'altra parte un tenore di grande talento (Armiliato, un'immensa voce) che non è conosciuto da nessuno e riesce a farsi sentire solo nel momento più intimo della giornata. Ma forse delle quattro la storia che ha smosso di più il subconscio degli italiani, per dirla insieme ad Allen-Freud, è quella dei due sposini che commettono "adulterio" (che ricorda Baciami Stupido di Wylder). Forse non vogliamo ammettere che una parte della nostra cultura, anche se nel 2012, veste ancora con abiti anni '50. Ma l'amore del titolo c'è, ed è in ogni inquadratura, in ogni canzone nostalgica (ma è stato deciso che le belle canzoni non possono essere più utilizzate), nel grande omaggio concesso alla nostra lirica e all'archietettura, antica e moderna (vedere la contrapposizione tra le rovine romane e l'auditorium di Renzo Piano). La Roma di Allen non è la vera Roma, ma è filtrata da un immaginario cinematografico, quello dei nostri grandi registi, amati profondamente dal cineasta newyorkese. Quella di Allen è una Roma sospesa nel tempo, nei suoi costumi, nei suoi luoghi e nelle sue luci, splendidamente realizzate dal Darius Khondji di Midnight in Paris, che mette a punto una fotografia di sapore "italiano" nel miglior senso del termine. Perché To Rome with Love è un film italiano, almeno per la sua metà: pensate, Woody è venuto da noi a girare un film parlato al cinquanta per cento con la nostra lingua. E pensate ancora, ha scelto di girare nella zona popolare e tutt'altro che turistica della Garbatella e nel rione Monti, e nelle semisconosciute Villa Gregoriana a Tivoli e Villa dei Quintili sull'Appia. Ce l'ha messa tutta per fotografare luoghi cinematograficamente quasi inesplorati, eppure il risultato è questo: "Tornatene a New York, noi non siamo più così come ci racconti". A questo punto si spera davvero che a New York ci torni, per il bene suo. Io, dal canto mio, gli dico solo: grazie. Perché, come recita la "stereotipata" canzone di Modugno, "Penso che un sogno così non ritorni mai più".

7 risposte al commento
Ultima risposta 16/05/2012 21.42.06
Visualizza / Rispondi al commento
MadMax1992  @  01/05/2012 17:17:47
   4 / 10
Il tour europeo di Allen si conclude nel peggior modo possibile.
Quello che nelle intenzioni doveva essere un atto d'amore nei confronti della capitale, e del bel paese in generale, diventa una carrellata di tutti i peggiori stereotipi che il mondo ha su noi italiani.
Ma non è nemmeno questo il difetto maggiore della pellicola, che al di là della rappresentazione farsesca dell'italia a dir poco irritante, gira a vuoto per una serie di motivi che nulla o quasi hanno a che vedere con il contenuto della pellicola: casting sbagliato tra italiani e non (Albanese; Scamarcio; Mastronard; Pill; Gerwig; Cruz), costumi ridicoli (gli sposini ma chi li ha vestiti ?!?) e una sceneggiatura che non solo non risulta divertente (se non forse per l'idea dell'impresario di pompe funebri che canta l'opera sotto la doccia) ma è anche talmente banale da non sembrare nemmeno di Allen.

Gli episodi che si susseguono sono uno peggio dell'altro (quello di Beningi il peggiore, di una banalità disarmante; l'unico vagamente alleniano è l'episodio "americano" con Baldwin e Eisenberg) e alla fine dei giochi il film riesce ad essere noioso per gran parte della sua durata.

Il film forse non sarà da 4 (anche se poco ci manca) ma la delusione che rimane usciti dalla sala è davvero cocente...

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

2 risposte al commento
Ultima risposta 02/05/2012 19.21.04
Visualizza / Rispondi al commento
Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  30/04/2012 18:50:44
   3 / 10
Il termine "brioso" definisce ormai senza decenza l'approccio "naturale" al piacere visivo e musicale fine a se stesso. E' quel tipo di godimento effimero e irritante che si prova davanti a uno sterile musicante da bar, che suona malissimo la solìta brutta canzone popolare, in una giornata preestiva. "To rome with love" appartiene di fatto a questa categoria. E' un'orrore di film, sorta di matrimonio impossibile (ma a quanto pare si può fare...) tra i Vanzina i Parenti e il marketing dell'industria cinematografica americana. Ogni tanto Allen si ricorda di essere un regista, e lo resta nell'episodio di Benigni dove (si) racconta l'Italiano medio con una vena ironico-amara degna delle pagine di Alberto Moravia. Bastasse Benigni a salvare un film al cui confronto il vecchio Tre soldi nella fontana sembra un raro capolavoro artistico!
A parte il trionfo dei luoghi comuni con una Roma spersonalizzata nel suo clichè turistico (e la battuta di Baldwin sulle tristezza delle "rovine" la dice lunga sull'impatto scellerato degli americani sull'antica europa: ma che ci vengono a fare?) il film è un'accozzaglia di sketches molto deboli sul piano narrativo, di dialoghi spenti e di una sceneggiatura frettolosa dove lo "zio" d'America si diverte oh lui sì a raccontare quest'Italietta da fiction, tutta disincanto e solarità (di questi tempi poi è davvero il colmo).
Ok c'è la solìta penosa comparsata di attori italiani più o meno celebri (con il punto più basso raggiunto da Scamarcio. imbarazzante!!!), improbabile almeno quanto Albanese che fa il divo sciupafemmine (perchè non invertono almeno i ruoli?). Nell'episodio Felliniano della sposina, che è di fatto un remake de "Lo sceicco bianco" solo che sembra diretto da un certo Giovanni Veronesi che magari ha messo qualcosa nel bicchiere di Woody Allen...E se fosse tutto tremendamente vero? Se tra un Modugno e un Pippo Barzizza fosse proprio Allen - dopo il deliziosissimo April in Paris - l'artetifice di tanta m.e.r.d.a fumante? Beh salverei cmq. il Benigni Uomo qualunque che almeno non mi fa scendere a una valutazione ancora più bassa. Sempre meglio di Baldwin "angelo custode" (non si può vedere), una Ricci che mima Diane Keaton con la gamba sinistra (non si può sentire) un'Albanese latin lover con la stazza di un maiale cocainomane (non si può vedere nè sentire), una Penelope Cruz che farebbe faville a Villa Certosa e sicuramente verrebbe pagata bene per altre virtù (si fa vedere si fa vedere). Abbiamo già Monti, la Fornero, la riforma delle pensioni, Imu e irpef, cosa abbiamo fatto di male per meritarci Woody Allen?

8 risposte al commento
Ultima risposta 08/08/2012 01.24.28
Visualizza / Rispondi al commento
Aztek  @  30/04/2012 12:27:14
   4 / 10
Leggendo gli altri commenti non è che mi aspettassi un capolavoro, ma sinceramente neanche questo livello così basso. Sceneggiatura ridicola, sembra la rivisitazione della trama di un qualsiasi cinepanettone di De Sica, non mancano momenti in cui gli intrecci delle varie situazioni confondono lo spettatore. Simpatica la presenza di Benigni, ma nulla più. Una delle pochissime note positive sono le riprese mozzafiato della capitale che tolgono qualsiasi dubbio: Roma è la città più bella del mondo.

1 risposta al commento
Ultima risposta 30/04/2012 12.45.25
Visualizza / Rispondi al commento
Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento agentediviaggi  @  28/04/2012 10:56:04
   4 / 10
Nessuna pietà per un film in cui si vedono i microfoni e le telecamere delle riprese in moltissime scene, manco fosse un super 8 amatoriale, per una trama banalissima e inverosimile, per i soliti stereotipi sugli italiani. Allen non si impegna per niente, non ho visto il film su Parigi, ma ho visto quello su Barcellona e pur non essendo un capolavoro si trattava di una pellicola decente. O siamo noi che ispiriamo kitsch a tutto spiano, o Allen è in preda a demenza senile. Qualcuno del suo staff glielo faccia presente.

2 risposte al commento
Ultima risposta 15/07/2012 22.13.13
Visualizza / Rispondi al commento
the saint  @  24/04/2012 01:25:17
   4 / 10
come direbbe Panariello: VAIA VAIA ..

se questo film l'avessero girato i Vanzina, avrebbe ora la media del 3...!!
solo perchè l'ha girato il Woody sta prendendo qualche voto alto di pseudo- finti intellettualoidi!!!

Woody Allen posa i' fiasco e ritorna a fare FILM!!!

2 risposte al commento
Ultima risposta 26/04/2012 00.35.01
Visualizza / Rispondi al commento
Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  23/04/2012 16:14:01
   7½ / 10
Quant'è difficile raggiungere se stessi, quant'è raro sperimentare la felicità di ciò che è realmente autentico!
Il nuovo Allen è una giostra - sprizzante brio e fantasia da tutti i pori - in cui quattro vicende declinano con diversi toni e sfumature la distanza, rispetto all'autenticità, da parte di ciò che si appare a se stessi, e di ciò che si appare agli altri (o gli altri vorrebbero che noi fossimo).

Il personaggio di Giancarlo Santoli (dove avrà pescato Allen il mio poco comune cognome?), che sa cantare sotto la doccia, è il soggetto-chiave, metafora di colui che non riesce a essere ciò che gli altri vogliono che sia, se non portandosi fin sul palcoscenico la dimensione autentica del proprio talento.
E Allen, suo autore e pigmalione, si concede il vezzo della chiosa autoironica, facendosi dare del mentecatto dalla stampa.

Il film ha il pregio della leggerezza, forse un po' compresso dalla girandola degli episodi, che non gli permettono un respiro disteso. Tuttavia la mancanza di organicità non è un difetto, perché l'idea che Allen ha di Roma e dell'Italia dev'essere un po' questo disordine rapsodico e sincopato ...Bop Decameron.

7 risposte al commento
Ultima risposta 04/05/2012 13.52.09
Visualizza / Rispondi al commento
suzuki71  @  23/04/2012 10:35:17
   8 / 10
E' un piccolo atto d'amore questo film, come descritto nel titolo; assai meglio della inutile leggerezza del precedente e troppo osannato film parigino, o del film barcelloneta dove viene affrontato l'universale dissidio tra ragione e sentimento in amore, questo mancato decamerone ben fotografa con sovrana ironia alcuni malcostumi italiani, denunciandoli con un sorriso: il fenomeno delle escort dalle politiche implicazioni e il pessimo giornalismo addomesticato non potevano avere migliore rappresentazione. Le storie si intrecciano perfette e sono molto divertenti, a tratti geniali: basti pensare alla rappresentazione de "I pagliacci"! Concordo soltanto nel cattivo doppiaggio di Allen, per il resto il film funziona, Benigni è perfetto, così come i camei della ancora bella Ornella Muti o del simpatico Scamarcio. La stampa italiana ne viene fuori (a ragione!!!) veramente male, ma questo non giustifica una immeritata vendetta di giudizio che in realtà ne conferma la mediocrità. Una ennesima lezione di stile, non perdetelo!

2 risposte al commento
Ultima risposta 23/04/2012 11.04.56
Visualizza / Rispondi al commento
ghigo buccilli  @  22/04/2012 17:42:03
   8 / 10
Woody Allen in crescendo, dopo il fiacco Midnight in Paris. Qui la solita girandola di situazioni sessuali funziona: Penelope Cruz è ottima nel ruolo della prostituta, che le riesce benissimo. Scamarcio fa una rapida apparizione, che finisce con il tempo di sollevare il popò sotto le lenzuola per concludere l'azione erotica con la finta santarellina Alessandra Mastronardi, moglie fedifraga, che così pareggia il conto con il marito che si era appartato tra i cespugli con la Cruz (e la Mastronardi è pure fortunata, considerando che al posto di Scamarcio stava per farsi Antonio Albanese). Sprecato il pur bravo Benigni, perché in un film del genere è del tutto fuori contesto, oltre che già vista, la storiella del signor nessuno che diventa divo per un giorno.

5 risposte al commento
Ultima risposta 24/04/2012 23.43.36
Visualizza / Rispondi al commento
  Pagina di 1  

vota e commenta il film       invita un amico

In programmazione

Ordine elenco: Data   Media voti   Commenti   Alfabetico


1049944 commenti su 50709 film
Feed RSS film in programmazione

Ultimi film inseriti in archivio

7 BOXESBLIND WARCACCIA GROSSACHAINED FOR LIFECHIEF OF STATION - VERITA' A TUTTI I COSTICONFESSIONI DI UN ASSASSINOCONTRO 4 BANDIERECUGINE MIEDAREDEVIL - IL CORRIERE DELLA MORTEDAUGHTER OF DARKNESSDISAPPEAR COMPLETELYDOUBLE BLINDGIRL FLU - MI CHIAMANO BIRDGUIDA ALL'OMICIDIO PERFETTOI 27 GIORNI DEL PIANETA SIGMAINTIMITA' PROIBITA DI UNA GIOVANE SPOSALE DIECI LUNE DI MIELE DI BARBABLU'MERCY (2023)NOTTI ROSSEORION E IL BUIOOSCENITA'RAPE IN PUBLIC SEASANGUE CHIAMA SANGUESPECIAL DELIVERYSUSSURRI - IL RESPIRO DEL TERRORETHE BELGIAN WAVETHE DEVIL'S DOORWAYTHE EXECUTIONTHE GLENARMA TAPESTHE PAINTERTHE WAITUNA SECONDA OCCASIONEUNA TORTA DA FAVOLAUN'ESTATE DA RICORDARE (2023)VENDETTA MORTALE (2023)WHAM!

Ultimo film commentato

Ultimo post blog

Speciali

Speciale SHOKUZAISpeciale SHOKUZAI
A cura di The Gaunt

Ultime recensioni inserite

Ultima biografia inserita

Casualmente dall'archivio

Novità e Recensioni

Iscriviti alla newsletter di Filmscoop.it per essere sempre aggiornarto su nuove uscite, novità, classifiche direttamente nella tua email!

Novità e recensioni
 

Site powered by www.webngo.net