una pura formalita' regia di Giuseppe Tornatore Italia, Francia 1994
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una pura formalita' (1994)

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locandina del film UNA PURA FORMALITA'

Titolo Originale: UNA PURA FORMALITA'

RegiaGiuseppe Tornatore

InterpretiTano Cimarosa, Sergio Rubini, Roman Polanski, Gérard Depardieu

Durata: h 1.48
NazionalitàItalia, Francia 1994
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 1994

•  Altri film di Giuseppe Tornatore

Trama del film Una pura formalita'

Un uomo viene arrestato di notte, sotto il diluvio, e portato in un fatiscente commissariato. È sempre più nervoso, ma quando arriva il commissario la tensione si smorza. Interrogatorio. È stato trovato un cadavere e l'uomo (che si qualifica come un celebre scrittore) non riesce a ricostruire le sue ultime ore. All'alba, finita la schermaglia dialettica, tutto sarà divenuto finalmente ""chiaro"".

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Voto Visitatori:   8,52 / 10 (136 voti)8,52Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
Migliore scenografia
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
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Voti e commenti su Una pura formalita', 136 opinioni inserite

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-Uskebasi-  @  13/07/2014 18:17:55
   8 / 10
COMMENTO SPOILEROSO

"Per non morire di angoscia o di vergogna, gli uomini sono eternamente condannati a dimenticare le cose sgradevoli della loro vita"

Onoff l'ha scritto.
Adesso non se lascierà il Punto Improprio fino a quando non tornerà conscio delle proprie azioni. Dovrà ricordarsi di quell'ultima spiacevole sera, poi potrà andarsene e portarsi dietro tutti gli altri bei ricordi vissuti in una vita.
Buon viaggio Maestro.

Ho una lotta interna nel giudicare questo film.
Da una parte non posso che accodarmi a tutti gli altri commenti che parlano di capolavoro. E' evidente che sia realizzato divinamente, da metà in poi soprattutto si rasenta la perfezione. I dialoghi crescono in qualità, la storia prende forma e si rivela molto di più di quello che poteva sembrare, così che, l'inizio con la pistola rivolta verso la telecamera non poteva essere più coerente, e quell'apparentemente banalotto titolo non si riuscirà ad immaginarlo più bello. Anche la canzone dei titoli di coda, cantata da Depardieu, chiude questo splendido cerchio narrativo ed intensifica le emozioni dello spettatore.
C'è però un altro lato, quello che non me lo fa considerare un capolavoro assoluto.
E' che questo limbo nella stazione di polizia è troppo forzato. E' costruito ad hoc per dare più importanza alla storia e queste cose non mi fanno impazzire.
E' fittizzio? Certo direi, è dopo la morte. Ma allora perché il commissario suggerisce che Onoff può prendersi le foto perché tanto nessuno se ne accorgerà? Mezzo e mezzo...
E' universale? Personale non è di certo, dato che nel finale c'è un altro uomo che dovrà ricordare. Ci viene fatto capire che le stesse persone presenti alla stazione siano passate da lì, vivendo l'esperienza di Onoff, ma poi a quanto pare si sono inspiegabilmente fermate in quel luogo.
E' solo per chi ha concluso l'esistenza con un gesto di cui si vergogna e quindi ha dimenticato? Bah... mi sembra tutto troppo comodo e troppo burocratico.

Ciò non toglie che sia un bellissimo film. Un'altra conferma (se proprio ce ne fosse il bisogno) della grandezza di Tornatore.

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Ultima risposta 14/07/2014 00.32.35
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sagara89  @  21/09/2013 23:32:31
   4 / 10
non era il mio genere..forse e' un capolavoro solo per gli amanti del genere..per me era solo noia

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Ultima risposta 12/08/2014 03.09.20
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cicatesta  @  07/09/2013 09:51:20
   8 / 10
Gran bel film di Tornatore, trama semplice ma assai più complessa di quanto possa sembrare, due protagonisti superbi, gran panza di Depardieu.
Meritevole di visione e riflessione a posteriori.

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Ultima risposta 13/12/2013 23.15.00
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anfidromico  @  01/06/2013 01:06:12
   10 / 10
La prima cosa che si assume venendo al mondo è la prima cosa che si beve dopo la dipartita : il latte, candido e puro come l acqua che tutto lava nel fastidio della sua presenza indispensabile per la vita e per la morte. Ciò che è avvenuto è misterioso per chi vede il film per la prima volta, io ho metabolizzato e compreso inconsciamente ma ho rifiutato il gesto estremo tanto da ricordare il film anni dopo con la morte per mano di ONOF della moglie, ho riscoperto la cruda verità, che ho sempre compreso nel mio cuore, solo dopo quando sono diventato grande o piccolino, non so. Capolavoro, non comprendo perchè su di me faccia questo effetto ma è un miracolo, il tema della storia viene assorbito nelle viscere per non uscire più, mai più.

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Ultima risposta 15/06/2018 20.14.33
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outsider  @  16/04/2012 11:12:11
   10 / 10
"Una pura formalità" è un capolavoro. Accidenti bacco, mi son detto ieri quando ho potuto seguire questo meraviglioso frutto di Tornatore, merito di queste reti alla portata del digitale gratuito che propongono film di sicuro interesse.
Il fatto che non lo avessi visto l'ho vissuto come una colpa, più vedevo il film, più mi piaceva, più ero avvolto in quell'atmosphera che resterà negli annali del cinema, più capivo di essere colpevole di non averlo visto.
Il film è un'opera del 1993 in realtà, probabilmente l'uscita nelle sale fu nel 1994.
In realtà, se dovessi commentare l'opera, dovrei scrivere tanto, forse troppo, forse in modo troppo enfatico ed entusiasmante perché la sensazione di soddisfazione, pienezza, commozione, ammirazione mi ha intriso ed ancora adesso, mentre rubo istanti al lavoro, sono permeato da tale sensazione. Alla fine stancherei il lettore e dunque soprassiedo. Mi limiterò a qualche considerazione di tipo tecnico.
Gli attori sono eccellenti, a dire il vero a me piace troppo Polanski e dunque sono attratto dalla sua recitazione come una calamita. In ogni caso qui la validità è indiscutibile. L'ambientazione, il ritmo, la musica, le inquadrature, le componenti ( pioggia – disordine – sudiciume e cose improbabili) non solo fanno da sfondo ma costruiscono la scena. Le dinamiche, come la fuga ed il ritrovamento, i flashback, sono guide mirabili per lo spettatore e, in alcuni particolari, avvicinano chi guarda alla mente di Depardieu ( cosa non torna?). Alla fine tutto torna, ma lo spettatore lo capirà con il protagonista, il senziente vivrà, sentirà la commozione mirabilmente infine riassunta in un brano profondo, di incommensurabile bellezza che chiude i titoli di coda : "Ricordare", in cui un Depardieu, vacillante come un bambino in quell'italiano francesizzato dalla cadenza, ci culla in note e parole splendide dal significato strappalacrime. Significato, questo, che toccò il cuore del vecchio sapiente BaFFo, ammirato dalla visione di un'opera di tal bellezza, in una sera di freddo e piovoso Aprile, accompagnato dal fumo del sigaro, con la copertina sulle gambe.
E dunque, oh pargoli, spingervi alla visione per cultura sarà per me un obbligo. Vi indicherò con indice fermo e sapiente la via della visione et cum voce calda e sicura Vi darò il significato della visione, che risiede nel dovere di conoscere un simil lavoro, se si vuol di cinema parlare.
Pollice su da Outsider.

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Ultima risposta 20/04/2012 19.45.39
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peppe87  @  13/10/2011 23:11:24
   8½ / 10
ATTENZIONE, IL COMMENTO CONTIENE SPOILER
sia il colpevole che la vittima...
intrappolato in un limbo dove alla fine
ognugno puo' trarre un significato diverso.

grande tornatore

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Ultima risposta 14/10/2011 09.56.52
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flender74  @  01/11/2010 09:36:47
   6½ / 10
visto ieri sera,incuriosito dalla media alta,bella la regia bella la sceneggiatura e bella anche l'idea,ma due marroni.....tornatore grande regista ma questi film a parer mio li deve fare chi li sa fare (nessuno in italia).

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Ultima risposta 01/11/2010 10.39.26
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miciopasticcio  @  14/03/2010 13:38:33
   8 / 10
Uno sparo nella notte. Una lunga sequenza in soggettiva mostra un individuo che fugge in un bosco tra la pioggia, mentre gli archi della colonna sonora rendono l’azione ancora più concitata. Il punto di vista diventa esterno e il fuggitivo incontra, in modo apparentemente casuale, delle guardie. Da questo momento in poi ha luogo un lungo interrogatorio all’interno di una questura situata in un luogo indefinito.
Dal punto di vista formale il film di Tornatore adotta la struttura classica del genere poliziesco con tutte le dicotomie tipiche del genere: il racconto “occulto” consiste nella serie di azioni compiute da Onoff prima di essere fermato, mentre il racconto “ investigante” è il tentativo del commissario di portare alla luce tutto ciò che è occulto. Perché questa struttura funzioni deve esserci una forte contrapposizione tra il colpevole, che durante la trama fa di tutto per sviare l’indagine, e l’investigatore, che ha il compito di eliminare ogni traccia di mistero. Coerentemente con questa impostazione, come tutti i polizieschi classici, la conclusione dell’opera è a lieto fine e coincide con il successo dell’indagine.
Tuttavia “Una pura formalità” è molto più di un semplice poliziesco, in quanto nella struttura narrativa tradizionale viene innestata una tematica di tipo psicanalitico: il tema principale del film è, infatti, la rimozione, la cancellazione inconscia di un evento traumatico troppo doloroso per poter rimanere a livello di coscienza. Onoff ha commesso qualcosa di tragico nel suo recente passato, ma per buona parte del film non è chiaro né cosa sia accaduto né se il protagonista nasconda il ricordo volontariamente oppure lo rimuova inconsciamente.
Il commissario è sin dall’inizio convinto della colpevolezza del fuggiasco e l’indagine si trasforma in una sorta di analisi della psiche di Onoff, alla ricerca di quella breccia, di quel punto debole su cui far forza per farlo capitolare. L'umanità dimostrata alla conclusione della vicenda e l’interesse per i meccanismi della mente umana rivelano un notevole affinità tra il personaggio interpretato da Polanski e il Petrovič di Dostoevskij, mentre Depardieu recita la parte del novello Raskolnikov (forse per questo è stato scelto per il suo personaggio il nome Onoff, che richiama nel suono il russo).
A scandire le varie fasi dell’indagine ci sono alcuni simboli:

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Rimane ancora un aspetto da considerare, in quanto con la rivelazione finale si viene a conoscenza della reale natura sia del luogo in cui è ambientata la vicenda sia dello stesso interrogatorio:

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Un colpo di scena coi fiocchi che rende il film ancora più originale e lo avvicina, per lo meno dal punto di vista tematico, al bel Jacob’s ladder di Lyne, di qualche anno precedente.
Una pura formalità è un film con una buona sceneggiatura, due ottimi protagonisti (e un Rubini molto giovane a fare la parte del tenero e imbranato segretario) e dei dialoghi magnifici. Alla fine il coraggio e l’originalità dell’opera fanno chiudere gli occhi su qualche piccola incoerenza e su qualche dubbio che rimane irrisolto

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER che forse un montaggio diverso dei flashback avrebbe potuto spiegare, fornendo qualche elemento in più sugli antecedenti della vicenda.

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Ultima risposta 14/03/2010 13.50.11
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  01/10/2009 00:15:58
   8½ / 10
Tornatore lo conosco e rispetto grazie a film come La leggenda del pianista sull'oceano,Nuovo cinema paradiso e Malena. Quindo pensavo di sapere cosa aspettarmi da questo film e mi sbagliavo clamorosamente. Non posso non dire che durante la visione a volte o avvertito til desiderio che il film finisse in fretta ma più andava avanti più mi appassionavo alla storia e alla fine non ho potuto fare a meno di lodare Una pura formalità.
è un film coraggioso,molto coraggioso e particolare,sicuramente l'esperimento più ardito del regista che ci consegna su un piatto d'argento dettagli metafisici e un ambientazione fissa,quasi claustrofobica,u commissariato squallido in cui piove dentro. Di Morricone non dico nulla perché gia il nome è sinonimo di garanzia e qui non c'è eccezione,mentre Depardieu dimostra di essere il più grande attore degi anni '90 mettenosi a nudo letteralmente. Altra scelta registica da apprezare è stata quella di scegliere Polanski per il ruolo più ambiguo del film. Una pura formalità sembra a tratti propro un film di Polanski,infatti.
Tornatore costruisce una storia basata su amnesie(?),costruzioni e decostruzioni e ci consegna un finale criptico e un film comunque non semplice ma dalodare per la sua indagine su cosa sia reale e cosa non lo sia e per i profondi dilemmi flosofici cui ci mette di fronte. Una pura formaltà è una bellissima sorpresa che però potrebbe non piacere a molti,ma che tutti dovrebbero considerare come ottimo per il coraggio con cui è stato fatto.

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Ultima risposta 14/05/2010 18.07.59
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BlackNight90  @  26/09/2009 03:04:50
   9 / 10
Splendido concentrato di emozioni e tensione, riflessioni esistenziali e rimandi letterari, con una regia eccellente di Tornatore che però in certe sequenze si lascia prendere pretenziosamente la mano come per dimostrare quanto è figo (su tutte l'incipit, le inquadrature dal basso attraverso la macchina da scrivere et similia). Un film dai moltissimi significati, dalle diverse chiavi di lettura che deve essere goduto senza stare a tirarne fuori certe sovrainterpretazioni ridicole (come se ne leggono un po' più sotto), un film che ha lo stesso sapore e lo stesso fascino di un antico libro che rivela, al suo aprirsi, mondi nuovi e realtà illusorie in cui immergersi.
Piccola nota deludente le musiche di Morricone, piuttosto anonime, semplicemente perfetti Polanski (che l'atmosfera del film la conosceva bene da regista) e soprattutto Depardieu.

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Ultima risposta 26/09/2009 14.14.49
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edmond90  @  13/08/2009 11:00:30
   6½ / 10
Non mi ha convinto a pieno questo film.Ambizioso e retorico,pieno di dialoghi fin troppo prolissi,si salva per la grande interpretazione di Polanski e Depardieu.

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Ultima risposta 15/07/2012 17.19.17
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Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  30/05/2009 20:02:18
   6 / 10
Non mi ha convinto proprio per niente. Inizia come un film di Argento, con quella musichetta molto Goblin e poco Morricone e quella carrellata in prima persona priva di mordente ed originalità. Poi va a parare sul thriller psicologico, inizia ad incuriosire ma mai più di tanto, come se il tutto fosse un minestrone riscaldato.
On-off (azz che colpo di genio... meglio del Luis Chyper di "Angel Heart"...) è uno scrittore filosofo che ha conosciuto barboni matematici-filosofi e che si fa interrogativi filosofici sulla natura di D.io, sul disagio della sua vita, sul rapporto con il suo pubblico, sulla concretezza della sua vita. E tutto ciò senza un minimo di approfondimento, troppi argomenti che finiscono per rimanere fatui.

Sembra quasi che Tornatore voglia convincerci di aver fatto un bel film.

La regia è acerba, troppi virtuosismi inutili o mal strutturati: il già citato inizio, i troppi movimenti di macchina che sanno tanto di autocompiacimento (vedi l'iter registico per arrivare ad inquadrare il telefono - senza senso) o le solite due tre immagini del recente passato di Depardieu riproposteci di continuo (il requiem del morto). Ma questa alla fine non è una colpa, vedi Sorrentino.


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Valide le interpretazioni di tutti gli attori con un Depardieu in stato di grazia e un ritmo sostenuto per tutta la sua durata.
Per me rimane un film abbastanza banale ma con qualche spunto interessante, nulla di più (molto meglio "Il sesto senso" dello Sciamano, decisamente più intimistico).

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Ultima risposta 10/08/2009 10.50.01
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento matteo200486  @  29/05/2009 23:13:55
   10 / 10
"Dimenticatemi spesso"

Se mi fossi autoripreso con una telecamera il mio sguardo risultava identico a quello del giovane poliziotto (Sergio Rubini), mentre ascolta incantato le parole del maestro Onoff. Un film estraninate e di una bellezza veramente rara. Coinvolgente e a tratti magico come speciale è il protagonista Onoff, personaggio veramente straordinario. Il riferimento a Dante e al suo purgatorio è assai chiaro e ciò rende ancora più affascinante la pellicola se letta in tale chiave. Un opera grandissima, musiche del maestro Morricone, soggetto, sceneggiatura e regia di un Tornatore in stato di grazia che probabilmente tocca le sue vette di creatività. Roman Polanski e Gérard Depardieu che danno sfoggio di una grande interpretazione.
Se qualcuno si attende qualcosa di convenzionale rimarrà molto sorpreso.
Un film veramente magnifico che scava dentro per restarci.

Nota storica: nel 1994 fu presentato in concorso al festival di Cannes. Non vinse. La palma d'oro se l'aggiudicò un certo Pulp Fiction.

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Ultima risposta 31/05/2009 22.02.18
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Invia una mail all'autore del commento Ødiø Pµrø  @  26/05/2009 21:28:46
   10 / 10
Sono letteralmente folgorato.
Me l'avesse pronosticato qualcuno gl'avrei riso in faccia. E mai mi sarei scusato con lui come in questo caso.

Senza troppi giri di parole, questo è il film più bello che abbia mai visto. E senza alcun dubbio rimarrà tra i migliori anche una volta che avrò considerevolmente ampliato la mia conoscenza in ambito filmico.

È incatenante dal primo all'ultimo fotogramma, è appassionante, è elegante, è sopraffino.
Tutto è grandioso. Riprese, sceneggiatura, interpretazioni, tutto. Tutto è dannatamente per-fet-to.

Ma al diavolo le stramaledette sottigliezze. Una Pura Formalità è UN DIECI SECCO.

21 risposte al commento
Ultima risposta 28/05/2009 13.49.46
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the saint  @  21/04/2009 14:50:42
   4½ / 10
Guardarlo è stata una pura formalità....Già dopo i primi cinque minuti l'istinto era quello di rinchiudermi in bagno!
Lo citerei per plagio nella fase dell'interrogatorio nei confronti del vero capolavoro '' rambo'' .
Commenterei con la ormai celebre frase '' è una cacata pazzesca''...
Per concludere mi chiedo se tale Tano Cimarosa sia stato reclutato durante la festa dell'unità a bologna....
CON QUESTI FILM IL CINEMA VA A ROTOLI!!!!

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Ultima risposta 20/08/2014 21.37.59
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  03/01/2009 16:06:55
   4 / 10
Miseria ma è Tornatore..quello di "La Leggenda del Pianista sull' Oceano", credevo ti partirci, solo prevenuto. Ho sfiorato il tagliarmi le vene, uno di quelle poche volte che a un quarto d' ora dalla fine mi son dovuto mettere a tavola a sgranocchiare qualcosa, non gliela facevo più. Ma davvero vi piace 'sto coso, ma io non capisco la prima mezzora è di un compiacimento strasbordante. Ma sarà la verita? O è solo una verità soggettiva (apprezzamento cinefilo di Delmer Daves di inizio pellicola abbastanza eloquente in questo senso) di un abile romanziere..Ma chissefrega. E' una chiave di lettura obsoleta già per un noir degli anni '60, e non sopporto assolutamente la sintassi gigiona di questo regista, la metafora dell' uomo in braccato come un animale è troppo già se me la mostri una sola volta. Non mi ha convinto per niente la caratterizzazione del commissario interpretato da Polanski, ma forse era Leo Gullotta dai. E Gerarde D.? Del tutto a disagio, ma ve lo ricordate con Truffaut. Il migliore di tutti è Sergio Rubini, che personalmente ho sempre ritenuto un attore al di sopra della media e con un grande talento. In definitiva pessima sceneggiatura e regia di maniera, eccessivamente. I tempi di "Nuovo Cinema Paradiso" -un bellissimo film- sembrano lontani, più di quello che effettivamente sono.

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Ultima risposta 12/12/2012 22.04.24
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JOKER1926  @  28/12/2008 20:27:45
   8 / 10
"Una pura formalità" di Giuseppe Tornatore è un film che trova la sua trionfale, estrema esaltazione nel seguente aggettivo: abisso…

Una trama intrigante trasporterà ben presto lo spettatore in un limbo metafisico ove sarà imponente utopia cercare e trovare una via di uscita…

Il regista prepara tutto alla perfezione, Cast scelto, di prima qualità delizierà per tutto il tempo la massa…
Sontuosa la prova di Gérard Depardieu nei panni del "chimerico" "Onoff" (nome che nasconde una metafora…), Polanski nei panni del commissario da vita ad una delle più convincenti, ciniche, misteriose interpretazioni della Cinematografia di ogni tempo.
Nicola di Pinto e gli altri recitano discretamente, ma non avranno tanto spazio.

"Una pura formalità" è metafora, simbologia…

Onoff è un uomo particolare, enigmatico…
E' stato accusato di omicidio, lui si detiene innocente; il commissario lo attacca (ci sarà una bellissima parte ove si parla dei libri, delle opere di Onoff scrittore francese…) e lo costringe ad un "atto formale" ovvero ad una "chiacchierata" che pone le basi sulle cose fatte nelle ultime ore dal protagonista…
Il tutto si prolunga all'infinito, in pratica ci saranno contraddizioni, Onoff non risponde ma "annebbia" ulteriormente la mente del Commissario…

Tornatore in queste scene introduce saggiamente, oculatamente misteriosi flashback…
Onoff non ricorda niente, i suoi ultimi momenti (ovvero quelli prima dell'arresto) sono stati dimenticati…
Cosa è realmente successo? Questa resta solo una domanda senza risposta (almeno per ora!)…
Ma poi l'illuminazione…
Onoff è vittima e carnefice della sua mente.
Tocca al commissario "ripulire" , "raschiare" la mente del detenuto, fra un discorso e l'altro si scivola nei remoti meandri della mente di Onoff….

Importante è la metafora, concezione delle rette parallele, la fotografia della donna con le braccia dinanzi la faccia rappresentano le due linee immaginare che si incontrano in un determinato punto… Punto Improprio…
Vengono quindi a galla pensieri, concetti legati all'amore, al "perfetto piacere"…
La linea (ovvero la retta parallela) è Onoff che raggiungerà, o meglio aveva raggiunto la sua "Suprema serenità" poi persa malamente, o meglio inconsciamente con il tempo…

Il film a tratti ricorda l'immenso Capolavoro "Allucinazione Perversa" ove la mente dello spettatore è sottoposta ad un processo di "meccanica mentale" con terribili, commoventi, straordinari risvolti.

"Una pura formalità" è l'estremo "resoconto" della vita di un uomo, il contorno è la pioggia che può essere decifrata come il senso di colpa (che pian piano straripa ovunque), la piccola "pentola" è il "repertorio" tutto è "registrato"…
La caserma è uno scenario sporco, ruvido, acuto che ostacola la personalità di Onoff, in essa è difficile trovare serenità, la caserma è un labirinto mentale, una sorta di "schedario" infinito "ornato" dai volti e dalle icone di personaggi insoliti e apparentemente cinici e violenti.

Onoff rielabora il tutto e riuscirà a dimostrare ai "giudici" che è privo oramai di ispirazione, per uno scrittore l'ispirazione è adrenalina…
La scena delle penne riserva al pubblico pesantissime, essenziali concezioni metaforiche…

Onoff ad un certo punto parla della finestra, la osserva per ore…
Questo è il vero concetto della massima desolazione umana…
E' difficile infatti comprendere il tutto, ma Tornatore è perfetto e accompagna, "abbina" ad ogni cosa (dialogo, scena) una simbologia, metafora…
La fuga è una altra scena profonda, Onoff cerca di fuggire…
Ma la fuga è fine a se stessa… si ritorna all'inferno…
Ammanettato e picchiato il protagonista svela le ultime verità della sua vita, contraddizioni e ambiguità giocano una carta "passiva" ma quasi cruciale nella egemonia corale Cinematografica di "Una pura formalità"…

Perle di filosofia si sprecano, il concetto delle fotografie, il libro "dedicato"…
Sono tutti argomenti che trovano la massima esaltazione in chiave metaforica…
Se manca la genialità, la fantasia si scivola verso la morte… Occhio al dialogo delle parole raccolte dal barbone apparentemente senza alcun senso…

Il Mosaico di Tornatore non conosce limiti, Onoff chiama ad una amica…
Ma ormai è tardi, occhio al dialogo del Ministro della cultura…
A questo punto bisogna collegare la concezione, la suprema certezza del commissario che dice (nella prima parte di film) ad Onoff che non esisterà mai, non avverrà mai questo incontro…
Tutto fila alla perfezione, il regista "decora" il tutto con sapienza, "pazza logicità "…
Dai flashback è possibile inoltre "sradicare" le concezioni, gli "umori" di Onoff…

Le atmosfere del film "sporche", oscure fanno rabbrividire la massa spettatrice, la corsa "affannosa" di Onoff all'inizio del film è grazia, eleganza, metafora firmata Tornatore.

Il commissario è sicuramente la "base", il perno incontrastato del film, esso è il giudice, il "crocevia" della sofferenza o della felicità di Onoff…
Secondo interpretazioni complesse e intrecciate il commissario potrebbe addirittura essere Di.o…
A lui infatti tocca giudicare, "disciplinare" i comportamenti dell'uomo…
Ma allo stesso tempo potrebbe essere una sorta di "intermediario" tra il terreno e il divino…
Esso risulta spesso essere non perfetto (ma cio si deduce dalle sue parole… parole veritiere?), ma paradossalmente, fantasticamente risulta essere magnifico e dunque perfetto nelle sue azioni, ritorna utile il concetto delle fotografie (il concetto trova nesso strabiliante anche sul piano tecnico, matematico)…

Il finale è accademia, Onoff (Febbraio Biagio) è in viaggio verso una nuova vita, il futuro è indecifrabile, ma nelle pillole "emanate" nel commissariato (sia da parte del commissario che da Onoff) si riesce (almeno in parte) a capire che il viaggio porta verso una " nuova era personale" ovvero verso la tanta aspettata, odiata, immaginabile, fantomatica "quarta dimensione"…

La caserma è un "luogo" fantasmagorico, quasi macabro ove l'uomo (o meglio la coscienza umana) dedica "attimi" di tempo non decifrabili, ovvero siamo quasi o forse interamente in un'altra dimensione (dimensione non conosciuta), il commissario si complimenta con lo scrittore e parla del libro… (dialogo perfetto, magari anche un po' retorico…)

Siamo all'apice della logica, dei canoni del raziocinio, dietro l'angolo c'è il delirio e l'incertezza…

Scenario ottimo, fotografia buona, attori eccezionali sono i punti fermi dell' Opera…

"Una pura formalità" è un film che presenta un ritmo buono (a Mio avviso a tratti molto incalzante), emozioni, delirio, tensione, mistero accompagnano perennemente lo spettatore in un percorso trascendente…

Morricone "armonizza il tutto con una bella, a tratti inquietante colonna sonora composta da improvvise e quasi "macabre" sviolinate…

Tornatore riesce a riportare nel suo "Gioiello" cinematografico sensazioni di morte, di vita, di incertezza e di ambiguità…
Nell'elite della magnifica Cinematografia "Una pura formalità" riesce a stringere discreti piazzamenti…

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Ultima risposta 19/05/2009 02.26.42
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  07/05/2008 14:59:35
   10 / 10
Un film universale, da annoverarsi fra i più grandi capolavori della storia del Cinema. si potrebbe studiare quest'arte sublime solo con questo film poichè riassume tutto ciò che un film dovrebbe essere. ovviamente è tra i miei preferiti in assoluto. Non lo paragonerei agli altri film di Tornatore, si ritaglia un posticino a parte, è un'opera magniloquente, ma intimista, scivola via dotata di una poetica levità ultraterrena che in una geometria assoluta di forte matrice classica assurge ai punti più alti della sensibilità artistica.

In una fortezza bastiani post-litteram, viene recluso un uomo scorbutico e confuso in attesa di un fantomatico commissario.
Il commissario assomiglia all'Ingravallo di Gadda (portato su schermo credibilmente, ma a diversi fini da Germi), il suo lavoro è inanzitutto umano più che sociale/professionale. Deve scoprire casi umani, analizzarli, confrontarli, deve mettere se stesso al centro del caso, non viceversa, è l'umanità del commissario che determina la riuscita del caso. Per questo Onoff si sceglie il commissario come alterego per riuscire nel complicato compito di raccontarsi la Verità prima di passare in chissà che luogo, il commissario (di cui, come per il Volontè di Indagine non sappiamo il nome) non è una figura più elevata rispetto a Onoff, conserva le sue stesse mediocrità, non è un non meglio identificato potere ultraterreno che gli permette di arrivare alle radici del caso, ma il suo lavoro. la dimensione lavorativa è fortemente sentita in questo film poichè è una riflessione bellissima sul ruolo dell'Arte e sul nostro debito con lei.
Mi sono quasi commosso (amo molto questo regista) quando ho visto la meravigliosa scena in cui guarda tutte le foto...fino ad allora ero entusiasta, ma non vi riconoscevo la mano del regista di un film divers come Nuovo Cinema Paradiso...poi quella sequenza magica mi ha ricordato quella finale dei baci nel film suddetto, dove il regista affermato mette insieme tutti i pezzi tagliati nei '50. e lì c'è stato il contatto, le due anime di Tornatore si sono toccate ed è stato fantastico.

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Ultima risposta 08/05/2008 14.34.45
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR kubrickforever  @  26/02/2008 16:59:41
   9 / 10
Uno dei migliori film, se non il migliore, di Tornatore. Una pura formalità è un capolavoro a tutti gli effetti: dalla regia di Tornatore(geniali le sue inquadrature), passando per le musiche sempre perfette di Morricone, all'eccellente prova di tutto il cast. Da sottolineare anche il doppiaggio, perfetto. Pieno di simbolismi e metafore, richiede più di una visione per essere compreso in pieno, nonostante, come è avvenuto al sottoscritto, basti quella per apprezzarne il valore.

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Ultima risposta 27/02/2008 11.34.54
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  17/02/2008 17:41:24
   9 / 10
Teso e vibrante dramma dell'identità in mano a due interpreti e un regista al loro meglio. Fotografia perfetta.

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Ultima risposta 18/02/2008 08.01.09
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Gruppo STAFF, Moderatore priss  @  29/10/2007 16:13:44
   10 / 10
una notte lunghissima che si dipana in travaglio spezzato, fra ricordi e ammissioni, il miglior film di Tornatore.

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Ultima risposta 09/10/2009 19.04.31
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Gruppo REDAZIONE K.S.T.D.E.D.  @  04/06/2007 20:25:52
   9 / 10
Anni ‘90 e bagliori noir. L’uso(abuso) del termine si spreca ormai ad una cadenza inversamente proporzionale a quella in cui realmente risulta calzante. Uno di quei rari casi è, appunto, “Una Pura Formalità”.
Che la direzione presa da Tornatore sia questa è cosa abbastanza chiara considerando il subitaneo omaggio, dapprima solo intravisto ma palese poco più tardi, ad uno dei noir più citati, “La Fuga” di D.Daves. Questo è famoso anche e soprattutto per la ripresa in soggettiva a cui il regista ricorre per quasi metà film, ed è proprio con una ripresa in soggettiva che UPF si apre.. e fin qui; una manciata di minuti più tardi, però, Onoff dice “potete dirmi che ora è? O devo aspettare Humphrey Bogart”, protagonista, quest’ultimo, proprio del noir suddetto; a tal punto, quindi, lo spettatore non può non rendersi conto del genere a cui la pellicola, almeno inizialmente, vuol far riferimento.
La prima metà, infatti, ricalca fedelmente tutti i caratteri del genere; riesce a ricreare a quasi 50 anni di distanza le stesse atmosfere cupe e pesanti come un macigno; vengono ristabiliti i ruoli principali dell’investigatore e del sospettato; viene riproposto un forte pessimismo attraverso un’ambientazione quanto mai claustrofobica; viene dato un ruolo primario all’aspetto psicologico (elemento tipico dei neri di Lang), e viene posto l’accento su particolari fortemente caratterizzanti come la tipica lampada da interrogatorio che illumina il viso del sospetto.

Tuttavia, con l’andare del film il regista, senza troppa fretta, inizia a spargere semi di surrealismo su un terreno tanto fertile da farli crescere fino al punto che l’intera pellicola, ad un tratto, si libera completamente dell’ancora arpionata a quel realismo tipicamente noir e finisce per sfociare in un atipico giallo psicologico dal finale ultraterreno, annunciato, quest’ultimo, da un colpo di scena praticamente perfetto. Perfetto, come tutto il resto:
L’uso delle luci è impeccabile, l’illuminazione scava nei volti dei protagonisti, di Onoff in particolare, a volte travolgendoli con un ampio fascio di luce proveniente da una lampada posta su un tavolo a pochi centimetri, altre volte aggredendoli attraverso quella luce sinistra ed inquietante sprigionata da un temporale così presente da sembrare parte attiva della storia. La regia è anch’essa di altissimo livello, T. alterna riprese soffocanti sui protagonisti a mirabili piani-sequenza, come quello che vede la telecamera spostarsi dalla disperazione cantata di Onoff e affacciarsi dal balcone interno su “L. da Vinci” che, a sua volta dal piano inferiore, rivolge un compassionevole sguardo d’attesa verso l’alto, verso l’obiettivo, verso Onoff. Meraviglioso.

Quanto a Depardieu e Polanski, nient’altro che un esempio perfetto di capacità interpretativa. Buona la prova di Rubini e ottima quella di Cimarosa.

Insomma, a mio modesto parere, un film grandioso.


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Ultima risposta 05/06/2007 18.41.37
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento thohà  @  11/05/2007 13:40:33
   9 / 10
Una pioggia srosciante, uno sparo ed una corsa affannosa tra lampi e tuoni.
Un uomo corre disperatamente fino ad essere fermato ad un posto di blocco. Non ha documenti, ansima, tossisce, quasi non si regge in piedi.
Viene accompagnato in un fatiscente commissariato. Viene trattato con gentilezza, ma lui è molto nervoso e reagisce con veemenza persino ad un'offerta di una tazza di latte caldo.
Deve aspettare perché è sera inoltrata ed il commissario deve arrivare.
Lui è insofferente, vuole telefonare, ma non gli è concesso. Finalmente i poliziotti si fanno sentire: "Si segga! E stia zitto!".
Lui cerca di scaldarsi come può. Per tutta la stanza sono sparsi contenitori per raccogliere le gocce d'acqua che filtrano ovunque dal soffitto.
Arriva il commissario. Anche lui sembra fatiscente in quell'ambiente spoglio ed, al contempo, stipato di faldoni, libri, scrivanie ingombre.
L'uomo dice il proprio nome al commissario: "Sono Onoff", il commissario lo deride: "E io sono Leonardo Da Vinci".
Onoff è uno scrittore di chiara fama, insigne e di enorme successo.

Gerard Depardieu è sublime nella parte che interpreta e Polanski regge bene.
Ma anche tutti i comprimari sono all'altezza dei loro ruoli.
Certe volte il film sembra in bianco e nero, tanto è squallido l'ambiente in cui si svolge. I dialoghi sono serrati ed assolutamente avvincenti.
"Lei non è degno di quello che ha scritto!".
"Se gli scrittori sapessero in che bocche andranno a finire i loro scritti, si taglierebbero le mani".
Da vedere assolutamente. E' (forse) la migliore interpretazione di Depardieu.

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Ultima risposta 22/08/2009 14.10.00
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sweetyy  @  02/01/2007 19:08:11
   6 / 10
Appena finito di vedere questo film sono rimasta un pò perplessa,però leggendo la recensione adesso è tutto chiaro.
Un film particolare,pieno di simbolismi e metafore.Sicuramente non è il mio genere però non me la sento di dare un'insufficienza.

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Ultima risposta 03/04/2009 13.58.18
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  @  19/12/2006 09:21:32
   9½ / 10
Un capolavoro, probabilmente il migliore di Tornatore, ingiustamente sottovalutato.
Ambientato praticamente per intero all'interno di una scalcinata stazione di polizia, "Una pura formalità" scorre avvincente ed appassionante, grazie alle
maschere perfette di tutti gli interpreti, protagonisti e comprimari, e ad alcuni dei più bei dialoghi del cinema italiano ("Di0 sarebbe stato un ottimo scrittore, se si fosse limitato a descrivere paesaggi").
Dulcis in fundo, un finale da antologia che spazza via tutto, salvo la soddisfazione dello spettatore.

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Ultima risposta 30/12/2008 12.59.08
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