vivere e morire a los angeles regia di William Friedkin USA 1985
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vivere e morire a los angeles (1985)

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locandina del film VIVERE E MORIRE A LOS ANGELES

Titolo Originale: TO LIVE AND DIE IN LA

RegiaWilliam Friedkin

InterpretiWillem Dafoe, William L. Petersen, Dean Stockwell, John Pankow, Robert Downey Sr., John Turturro, Debra Feuer, Darlanne Fluegel

Durata: h 1.56
NazionalitàUSA 1985
Genereazione
Al cinema nel Settembre 1985

•  Altri film di William Friedkin

Trama del film Vivere e morire a los angeles

Per vendicare la morte di un collega anziano in gergo: il suo 'gemello' l'agente federale Chance (W.L. Peterson) dà la caccia al pittore falsario Masters (W. Dafoe), aiutato dal nuovo 'gemello' Vucovich (J. Pankow), seguendo una sola regola: quando ti hanno ammazzato il migliore amico, non esistono regole.

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Voto Visitatori:   8,16 / 10 (101 voti)8,16Grafico
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Voti e commenti su Vivere e morire a los angeles, 101 opinioni inserite

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hghgg  @  04/12/2014 11:39:06
   9 / 10
Ci voleva William Friedkin per girare uno dei più grandi polizieschi nella storia del cinema, ci voleva lui per dirigere uno dei film più moderni, rivoluzionari, crudi e spietati dell'intero genere. Un film che adoro incondizionatamente sotto tutti i punti di vista e lo adoro soprattutto perché ad ogni visione mi stupisco di come Friedkin sia riuscito a coniugare tanto bene l'intrattenimento totale e il divertimento insieme con una tale cupezza, con un simile pessimismo e con colpi di scena tanto devastanti.

Ne esce un film eccezionale, solido nel montaggio, nell'uso delle musiche, con grandi prove degli attori e una regia strepitosa, una grandissima fotografia e con una sceneggiatura a volte un po' traballante ma che si regge in piedi grazie ad invenzioni e colpi di scena tra i più rivoluzionari nella storia del genere.

"To Live and Die in LA" è assolutamente un film senza speranza, senza vie d'uscita, senza salvezza e redenzione, senza legge e senza giustizia (il finale, strepitoso, la dice lunga su questo), crudo e realista nei temi e nella storia; eppure Friedkin riesce a sviluppare il tutto mettendoci dentro anche un lato il più "tamarro" possibile, il lato "tamarro" dei più plasticosi anni '80 ben identificati dalla storica soundtrack di Wang Chung e davvero io non ho mai sentito pezzi "Synth-plastic" tanto ben valorizzati come in questo film. Già solo i titoli di testa, con l'ottimo lavoro di montaggio e la grande sequenza che mostra il processo con cui vengono creati e stampati dollari falsi, accompagnata dalle incalzanti note di Chung, vale il prezzo di due biglietti.

Risultato ? Un capolavoro che riesce ad essere drammatico, pessimista, divertente e sopra le righe tutto al tempo stesso e con equilibrio perfetto. Certo il lato "nero" del film è quello più importante, quello seminale per il genere e quello che colpisce di più, fin dalla morte del vecchio collega e "gemello" del protagonista, elemento scatenante della personale caccia all'uomo di Chance contro il falsario e assassino Masters; impossibile però prevedere cosa succederà nel finale, impossibile non rimanere interdetti dal colpo di scena (e di fucile) ad una quindicina di minuti prima del termine. Più prevedibile la scena nel magazzino incendiato, ma comunque strepitosa per effetto, emotività e per l'abilità di Friedkin alla regia. Il finale vero e proprio, come detto, l'ho sempre trovato straordinario.

Ma è tutto il film che non ha momenti di cali e così seguiamo la discesa del vendicativo protagonista nell'illegalità; agire al di fuori della legge per aiutare la legge e fare giustizia, rubare denaro (con risvolti ancora una volta imprevedibili e problematici) per pagare la commissione di denaro falso e incastrare un assassino. La sete di vendetta e il vortice di illegalità in cui il protagonista cade trascinando il collega e in parallelo le azioni del "cattivo" ( tra virgolette perché alla fine qui dentro sono tutti, TUTTI, pezzi di mèrda, non se ne salva mezzo) ci trascinano in un vortice nero (ma ritmato da dio e divertentissimo) senza fine, stracolmo di sequenze e dialoghi da antologia, scene memorabili a go-go e pessimismo senza fine per poi sfociare in quei 15-20 minuti finali che da soli potrebbero valere una carriera e che probabilmente hanno cambiato un genere.

E poi c'è la scena tamarrona che assieme è una scena registicamente straordinaria, grande cinema e scena action del càzzo tutto assieme, quella corsa folle, quella fuga a tutta velocità contromano sulle strade trafficate di Los Angeles rimarrà giustamente nella storia del cinema, la regia di Friedkin qui riesce letteralmente a farti entrare con loro nel veicolo, grazie alle riprese spesso in soggettiva, il che rende tutto decisamente più emozionante. Tensione e cagàta in mano dei due che diventano più che palpabili e coinvolgimento mio a +9000, si insomma c'avevo i capelli tutti dritti sulla testa finita questa (lunga) sequenza ansiogena... (Minghia la parte del treno, minghia quando arrivano sull'autostrada...). Immenso Friedkin.

Ma ribadisco, la parte migliore sta in quei 15 minuti finali anzi sta in quei 2 improvvisi secondi in cui



Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER.

Realismo appalla, da questo punto di vista, e un bel po' di crudezza.

E poi c'è il finalissimo, l'altro momento migliore, con quel secco "tu adesso lavori per me" che è uno spettacolare riassunto di tutta l'ineluttabile crudeltà del film, un eterno ritorno del pessimismo e del cinismo, sono TUTTI del figli di pùttana e anche il buon Vucovich non ci mette tanto a dimostrarlo, per fregare un'altra delle figlie di pùttana che popolano il film. E son tutti personaggi complessi eh, non è che sono strònzi e via, sono strònzi o per scelta o per sopravvivenza e sono tutti caratterizzati molto bene, con un ottimo approfondimento psicologico e tutti proprio tutti i personaggi finiscono con l'essere memorabili se non indimenticabili.

Per finire un plauso ad un giovane e impressionante Willem Defoe in una delle sue interpretazioni più convincenti, grande e indimenticabile falsario-psicopatico e assassino. E bravissimo William Petersen che con questo e poi con "Man-Hunter" di Mann in due anni si è guadagnato un posto nella storia del cinema poliziesco, con merito. Bravo anche John Pankow e così anche una bellissima e convincente Darlanne Fluegel ("C'era una volta in America" c'era anche lei in quel film monumento), entrambi ben capaci di sviluppare le psicologie dei loro personaggi e il finalissimo di cui parlavo è tutto loro, lei "vittima" e lui "carnefice" (a proposito, Pankow è fantastico nell'ultima scena e a dire il vero pure lei). C'è anche una memorabile Debra Feuer e una grande interpretazione in una piccola parte per John Turturro, all'epoca attore in fasce ma già talentuoso.

Che dire per me è il capolavoro assoluto di William Friedkin, uno dei migliori polizieschi di sempre, un pozzo nero in cui sarò affondato una decina di volte ormai. Strepitoso.

5 risposte al commento
Ultima risposta 18/06/2018 17.16.14
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