voglio la testa di garcia regia di Sam Peckinpah USA, Messico 1974
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voglio la testa di garcia (1974)

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locandina del film VOGLIO LA TESTA DI GARCIA

Titolo Originale: BRING ME THE HEAD OF ALFREDO GARCIA

RegiaSam Peckinpah

InterpretiHelmut Dantine, Warren Oates, Gig Young, Kris Kristofferson, Robert Webber, Isela Vega

Durata: h 1.52
NazionalitàUSA, Messico 1974
Generewestern
Al cinema nell'Agosto 1974

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Trama del film Voglio la testa di garcia

Un ricco messicano offre un milione di pesos a chi gli porterà la testa dell'uomo che gli ha messo incinta la figlia. Ma Alfredo Garcia è morto. Pianista fallito decapita il cadavere già seppellito.

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Voto Visitatori:   7,99 / 10 (38 voti)7,99Grafico
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Voti e commenti su Voglio la testa di garcia, 38 opinioni inserite

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DogDayAfternoon  @  29/04/2014 20:20:48
   6 / 10
Western anacronistico (sono rimasto stupito dopo le prime scene di vedere aerei e automobili, ero convinto si trattasse della classica ambientazione western con calessi e cavalli) con un soggetto molto interessante ma di difficile assimilazione, come di consueto per i film di Peckinpah. Sempre molto arduo affrontare i suoi lavori, diciamo che il ritmo non è proprio il suo forte: nonostante la trama sia intrigante infatti il film si porta avanti in maniera molto lenta, è facile cadere nel sonno e nella noia e le sparatorie che ogni tanto fanno tener svegli in realtà sono fatte veramente male. E' un film del 1974 ma dimostra come minimo dieci anni di più. Però alla fine il 6 glielo do, perché comunque la storia è pur sempre interessante e si vuole arrivare (a fatica) alla fine per vedere come si conclude la vicenda; bravo Oates ma non così eccezionale.

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Ultima risposta 30/04/2014 19.55.40
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JOKER1926  @  20/05/2013 16:52:26
   7 / 10
Sam Peckinpah rappresenta una regia acuta e famosa, tale regista nel 1971, ad esempio, è stato il padre del film "Cane di paglia". I connotati, a questo punto, iniziano sensibilmente a circoscriversi, in modo netto.
"Voglio la testa di Garcia" (1974) è un altro esempio di ruvidità scenica, praticamente un western moderno.
Il plot parla chiaro fin da subito; il prodotto si addensa in una storia di vendetta e di un losco business per il (sadico) recupero della testa di Garcia, un uomo "ingrato".
Traspare quindi, immediatamente, nel film quella rozzezza e quel mascolinità massiccia che porta i personaggi a vivere in circuiti di massima violenza, in tutto ciò vien fuori una valanga di maschilismo con le donne vittime, allo stato puro, di un sistema antico ma, visibilmente, molto efficace.
Oltre il grande lavoro di cristallizzazione di copione emerge con Sam Peckinpah un buonissimo lavoro per quanto concerne la scelta degli attori e per lo stile, fra inquadrature, ambientazioni ed atmosfere.

"Voglio la testa di Garcia" si conferma come prodotto tremendamente poliedrico, oltre i contesti western si evidenziano trame collimanti in vicende sentimentali, di rancore e di tattica (criminale). Film che non fa suo un genere e spazia fra l'essere un on the road e un gangster! Grandi apprezzamenti per un finale esplosivo che sembra quasi il preludio a ciò che nel 1983 combinerà De Palma con il munifico "Scarface".

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Ultima risposta 17/06/2015 12.33.26
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dobel  @  10/06/2010 09:29:34
   10 / 10
Il film maledetto di Peckinpah! Un film di morte, di degrado, di autodistruzione: la quintessenza della poetica del genio di Fresno. La testa di Garcia... tutti abbiamo una testa di Garcia da portarci dietro in ogni istante. E' il fardello con cui siamo costretti a vivere e per cui il prossimo ci attacca. Gli sconfitti qui si ritrovano in massa nel protagonista interpretato in modo superbo da Warren Oates (pare che Oates facesse ne più ne meno che l'imitazione di Peckinpah); qui l'autore del film diviene la propria opera trasfigurando se stesso non in modo banalmente autobiografico, bensì inserendosi moralmente nella storia. E' un film maledetto (nell'accezione truffautiana del termine): un film eccessivo, nel quale si è voluto raccontare tutto l'essere peckinpahniano. E' geniale e irritante allo stesso tempo, un'opera unica che non credo abbia paragoni: può solo essere citata, ma non imitata. In un momento nel quale il cinema sembra stia ripensando se stesso, e vivendo di citazioni più o meno interessanti (si pensi appunto a Tarantino), un film di Peckinpah è una boccata di ossigeno creativo. Negli ultimi anni ci siamo abituati ad un cinema (parlo soprattutto di quello americano) che sta facendo i conti col passato; un cinema che fa fatica a voltare pagina; un cinema cinefilo che vive di autoreferenza. Il cinema di Peckinpah è l'opposto: è una pagina di diario, una biografia interiore, un istante di vita vissuta, una tappa in più nel viaggio alla ricerca di se stessi.

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Ultima risposta 20/02/2011 18.38.58
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Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  25/10/2009 14:48:51
   9 / 10
Bellissimo film d'amore e autodistruzione, di violenza e di vendetta.
Peckinpah ai massimi livelli, senza dubbio uno dei suoi film migliori, trascinato da un Oates con occhi coperti da scurissimi occhiali da sole ma in grado comunque di far trasparire tutte le sue emozioni. In bilico fra road movie e western, un viaggio negli inferi dove ormai nemmeno più il denaro ha valore se non c'è una persona con cui condividerlo, o se non c'è più un traguardo da raggiungere.

Gustosissimi i monologhi in macchina del protagonista insieme alla testa del ricercato da tutti e amato da pochi Alfredo Garcia. Tarantino poi lo citerà nell'unica scena da lui girata in "Sin city".

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Ultima risposta 25/12/2009 13.30.52
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