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Gente (che torna ad essere) interessante

Pubblicato il 27/09/2012 08:45:20 da K.S.T.D.E.D.


Leggere il nome di J.J. Abrams affianco ad un prodotto televisivo, ad oggi, scatena necessariamente una crisi di panico. Il fu grande (per una serie di coincidenze) JJ, infatti, dopo essersi proposto per il ruolo di Re Mida e averlo quasi ottenuto, non ha più potuto nascondere ulteriormente i suoi limiti e ha mostrato il volto meno affascinante della sua creatività. Dalla terza stagione di “Lost ” in poi, al nuovo prodotto presentato in pompa magna, “Fringe”, fino al più recente “Alcatraz”, che incredibilmente annoia già nel corso della prima puntata e che non riesce infatti a riconfermarsi nemmeno per una seconda stagione. Quando, pertanto, viene annunciato “Person of Interest”, nuovo prodotto con il suo nome tra gli ideatori, lo sconforto è grande e le difese vengono potenziate fino al loro livello più alto. E stando ai primissimi minuti sembra che l'atteggiamento sia pienamente giustificato, salvo scoprire più avanti che forse Jonathan Nolan (co-sceneggiatore della serie) ha capito come imbrigliare la creatività di JJ al punto di evitarne quel tipico sfarfallamento che fino a prima di “POI” rovinava quanto di buono partoriva inizialmente. Sembra, ad onor del vero, riuscirci davvero bene. Sì, perché i presupposti per una sciocchezza caciarona alla Abrams c'erano tutti – il potere occulto, LA macchina, gente che sa, Ben Linus – e la struttura potenzialmente molto pericolosa degli episodi autoconclusivi non faceva sperare in nulla di buono, ma solo in un'infinità di puntate strutturate con colpi di scena continui e improbabili. E invece no, fortunatamente accade l'esatto contrario. Tutto appare curato nel dettaglio. Ancor prima che nella resa tecnica e scenica, nella sceneggiatura. Nelle prime battute si ha sempre infatti la sensazione che il colpo di scena da serie b possa sbucare da un momento all'altro con la faccia di JJ che ti ischerza dicendoti che sei un deficiente e che ci sei cascato di nuovo, ciononostante non arriva mai, o perlomeno non in maniera eccessiva, al massimo con il giusto compromesso tra credibilità e spettacolo. Dopo un certo numero di puntate, anzi, diviene chiaro che “POI” sa perfettamente come restare sui binari della qualità senza deragliare verso quei luoghi di villeggiatura in cui Bishop Jr. beve cocktail con simpatici ombrellini tutto il giorno, Hauser prende il sole ogni mattina sul lettino e Jacob fuma continuamente sigari dal fumo nero, respirandoli, perché è notoriamente scemo. Questa volta si preferisce fare sul serio e i risultati sono lampanti. Anche dal punto di vista scenico, si scriveva. La fotografia, mai troppo accesa e spesso livida ricrea una sorta di vena malinconica che nei flashback svela tutta la sua potenza, conferendo di riflesso anche al presente narrato un animo del tutto simile; insieme ad una colonna sonora eufemisticamente indovinata che, un esempio su tutti, rende con “Lonely soul” degli Unkle (feat. Richard Ashcroft) il finale della ventesima puntata di questa prima stagione davvero notevole.
E degli attori vogliamo parlarne? Sì, vogliamo farlo. Perché se Emerson in prodotti televisivi si era già visto e aveva dimostrato di sapere come si interpreta un personaggio, Caviezel si presenta semplicemente smettendo di essere Caviezel e diventando John Reese. La sua prova è perfetta, non ci sono “ma” che tengano. Fa del magnetismo la caratteristica principale del suo personaggio ed è impossibile non farselo piacere; se si ha qualche dubbio qua e là, lui entra in scena da non si sa dove con una frase (ancor prima di comparire fisicamente) tipo “your coffee is gettin' cold, detective”, con quel suo tono quanto meno basso e quel timbro ormai riconoscibilissimo, e lo spazza via, facendo tornare lo spettatore ad amarlo. Nelle prime battute sembra invero un personaggio un po' troppo caricato, eccessivamente gigione, poi però ci si rende conto che ad essere calibrate sono anche le sue espressioni, quel tanto che basta per mantenerlo figo-ma-non-troppo. Anche i dialoghi, ovvio, giocano in questo senso un ruolo di primo piano, essendo a loro volta assai validi e aderenti ad un ritmo serrato che tiene incollati allo schermo.

Certo, “Lost” ha mostrato le sue abissali lacune solo dopo la terza stagione, e qui siamo appena alla prima, tuttavia è lecito sperare, anche grazie alla puntata conclusiva, che di sorprese ne promette abbastanza. Forse troppo caricato il colpo di scena? Sticazzi, è il finale di stagione.

Commenti: 16, ultimo il 03/10/2012 alle 17.49.23 - Inserisci un commento

La mia odissea è peggio della tua.

Pubblicato il 26/09/2012 08:38:13 da cash




Le cose vanno così; si trascorre una serata normale fra amici/delinquenti/conoscenti/futuri amici/future mogli/futuri figli, solite cose. Ad un certo punto, quello che si è più rotto le palle tira fuori l'indecente evergreen: film preferiti. A me inizia a formarsi la gocciolina di sudore sulla fronte; l'ascella mi si chiazza, vanificando in un solo istante di puro terrore il certosino lavoro dell'equipe che ha così diligentemente lavorato allo stick Neutro Roberts (gli sta bene - checchè ne dicano, macchia gli indumenti). Tocca a me. Non so se mentire o meno, ma solitamente non mento. Gioco a carte scoperte: "2001".
Silenzio. Sguardi. Corvi che volano, lancette dell'orologio che si moltiplicano in una frenetica corsa per raggiungersi, ma al rallentatore. Balle di fieno, il vento che fende gli atomi (di vento, suppongo). E' come se qualcosa, di indefinito ma potentissimo, tratteggiasse una netta linea di demarcazione tra me e gli altri. Tipo Lost, solo che io in quel momento sono Jacob. Si può proprio vedere. Le potenze hanno deciso, e tu (io, noi, voi, essi) non puoi farci nulla. Sei la preda. Il sudore, ormai un oceano di goccioline sulla fronte, non fa in tempo a solcare un sopracciglio che già uno degli altri ti chiede (la Domanda con la D in maiuscolo): "Ma perchè ti piace quella stronzata?".
E io (tu, noi, voi, essi) non so che dire. Parte la derisione e il perculamento generale. Il sudore si asciuga dal calore delle grasse risate che ti si rivolgono contro. C'è pure uno che sai che la pensa come te, ma è un vigliacco, e ti piglia per culo peggio degli altri. Tenti di razionalizzare, e ti parte pure un pensierino alla Ghezzi (perchè tra i tanti, in quel momento ti sovviene un arzigogolo di Ghezzi su 2001, e nemmeno tu hai mai capito che cazzo volesse dire). Tenti di accennare una mezza spiegazione, in una lingua antica e sconosciuta – e ti vengono pure la esse di pezza e la erre moscia. I decibel della risata aumentano, tu capisci che per quanto i tuoi sentimenti siano nobili e puri, non puoi combattere l'orda. Non riuscirai mai a metterli in riga. Sei tu il mondo brutto, sei l'ultimo vampiro di "Io sono leggenda" (il libro - non la cagata del film). Il problema è che tu mostri l'astronave, l'orda vede l'osso. Consapevole dell'immensità della propria missione, fallisci e desisti. Sei stato vinto. Pazienza.
La prossima volta, risponderò: "Mio film preferito? Ma Stalker di Tarkovsky!"
Poi è solo Morte e Distruzione.

Categorie: Varie sciocchezze

Commenti: 5, ultimo il 26/09/2012 alle 21.24.24 - Inserisci un commento

This must be the empty

Pubblicato il 25/09/2012 08:53:36 da cash


Questione di percorsi, gente che trovi, gente che lasci. Prendete Sorrentino; partito bene, proseguito meglio. Poi ha trasceso, destinazione non pervenuta. Difficile portare gli spettatori con te quando vai troppo in alto. Manca ossigeno, gira la testa. E allora tanto vale girarla qui a terra e guardare altro. Ma, volendo, uno può ostinarsi e perdere due ore della propria vita, cercando di comprendere non tanto il senso di ciò che ha visto, ma perché abbia sprecato due ore.
Perché bisogna rifletterci su, uno mica può dire subito che Sorrentino ha fatto un film di merda. Quindi ti senti in colpa due volte; non solo hai perso tempo, ma stai gettando discredito su un intoccabile che ci fa fare bella figura all'estero. E allora parte il listone riparatore, ovvero i motivi per cui il film non ti è piaciuto, ma non era sbagliato lui; sei sbagliato tu. Le autoanalisi circostanziate sono impietose, magari emergono dettagli finora sepolti che qualche smorfia di Sean Penn ha rievocato, e ti senti inadeguato e sterile, assolutamente immaturo per comprendere ciò che hai visto. E quasi ritelefoni al tuo primo amore, per ripartire da dove tutto è andato storto, da quando avevi ancora lo zaino dell'Invicta con le toppe.
Poi, per fortuna, vai a dormire.
La ricompensa del cervello che stacca è impagabile.

Categorie: Cinema registi

Commenti: 18, ultimo il 26/09/2012 alle 17.55.03 - Inserisci un commento

I nazisti e Dracula al contrario

Pubblicato il 24/09/2012 10:05:11 da Zero00


"Hellsing: Ultimate" è una serie di OVA tratta dal quasi omonimo manga scritto e disegnato da Kōta Hirano, “Hellsing (ヘルシング, Herushingu). “Ultimate” perché si distingue dalla serie anime "classica" di 13 episodi che, dopo aver seguito fedelmente i primi due volumi del manga, se ne distacca prendendo una strada completamente differente. La serie OVA, invece, è fedelissima all'opera cartacea in tutto e per tutto, a partire dalla storia per arrivare ai disegni. E' tuttora in corso di pubblicazione (si aspetta il decimo e ultimo episodio di 60', a Novembre), famosa per i contenuti violenti e le alte dosi di splatter che la rendono una action/horror in tutto e per tutto.

La storia è quella dei “Royal Knights of Protestant Order, casato di Londra conosciuto come Istituto Hellsing che al servizio di sua maestà la Regina combatte contro le creature sovrannaturali che minano la pace dell'Inghilterra protestante. Al comando dell'ordine c'è Integra Fairbrook Wingates Hellsing discendente del primo Lord Hellsing, cacciatore di vampiri famoso per aver sconfitto Dracula.
A fianco della ragazza c'è Alucard, arma segreta dell'organizzazione, potentissimo vampiro assoggettato al volere della famiglia che attraverso esperimenti misteriosi ne ha accresciuto i poteri, rendendolo quasi invincibile.

Disegnato da Ryoji Nakamori e diretto da vari registi che si alternano al timone degli episodi, “Hellsing: Ultimate” è una serie cupa e violenta, adulta sia per i contenuti che per le tematiche. Caratterizzata da colori scuri, che virano violentemente sul rosso di sangue e fuoco, è un concentrato di cattiveria e stile a partire dai personaggi principali, Alucard e Integra, per passare ai vari comprimari (vampiri, licantropi, killer e preti assassini) e agli antagonisti, su cui svetta il Maggiore a capo dell'organizzazione Millennium, gruppo di nazisti che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale cerca il riscatto sugli antichi nemici del Terzo Reich e, soprattutto, sui cieli di Londra, città/obiettivo mai raggiunto.
La storia raccontata da questo anime è complessa e ben articolata, le carte messe in tavola portano in un'unica direzione e le pedine in campo si rivelano eterogenee pur mantenendo un filo conduttore ben preciso, diverse per intenti ma con un obiettivo comune, ovvero l'affermazione del sogno che agisce da spinta ideale per ognuna di loro.

Se superficialmente “Hellsing: Ultimate appare come un'opera priva di spessore, più impegnata a mettere in mostra arti mozzati e azioni di guerra cruente e fantasiose fa emergere, man mano che la storia progredisce, diverse tematiche di spessore, che variano dal senso della guerra vista non più come lotta per l'egemonia dei vincitori sui vinti ma come condizione essenziale dell'umanità, che attraverso questa si mette alla prova nel tentativo di attuare un'affermazione individuale (visione distorta che non porta ad altro che all'autoannientamento), al senso ultimo della vita, intesa come sogno da cui siamo destinati a svegliarci per poi ritrovarci a tu per tu con la dura realtà: nulla è per sempre, c'è sempre una fine per quanto lontana possa sembrare. E dopo la fine non c'è altro.
Di questo si è reso conto già da tempo Alucard (che non è altri poi che Dracula, sconfitto da Van Hellsing e asservito al suo casato in qualità di arma definitiva), immortale che non crede nell'immortalità, uomo non più uomo che rimpiange la propria umanità, vista come requisito fondamentale per il progresso personale. In qualità di non-morto Alucard è un mostro destinato alla sconfitta proprio per la sua impossibilità a rinnovarsi e consapevole del proprio ruolo che lo rende estemporaneo alla Storia, un boia vittima di se stesso. Gli fa da controaltare il Maggiore, anche lui imprigionato in un ruolo dal quale non può uscire, volontariamente però, per scelta personale. Lui sì uomo e mostro allo stesso tempo, cosa che lo rende persino più pericoloso di Alucard.

Nel mezzo ci sono vampiri e umani, c'è Seras Victoria - umana divenuta vampiro che non riesce ad accettare la sua nuova natura - e Pip Bernadotte, mercenario anch'egli vittima del proprio ruolo ma di cui si riuscirà a liberare in un ultimo atto d'amore estremo. C'è Maxwell, il capo della Sezione Iscariota XIII alle dipendenze del Vaticano, che vede nel potere l'unica possibilità per non essere più solo, e Padre Anderson, che sceglierà di diventare un mostro solo per proteggere i suoi ideali e le persone che ama. C'è anche Walter, il maggiordomo e lo shinigami, che combatte contro il tempo che passa e non lascia scampo e infine lei, Integra, la donna e il Master, forte ma pervasa dai dubbi, fragile ma che non vuole arrendersi, che ricerca nella propria esistenza un senso al proprio ruolo e non il contrario.
Tutti questi personaggi amano, si muovono e desiderano, cercano ma non sempre trovano. Alla fine arriverà l'alba a illuminare la lunga notte in cui si sono trovati imprigionati, il sole che sovrasterà le macerie con cui tutti dovranno fare i conti.

Parliamo quindi non di un semplice anime d'intrattenimento ma di un'opera che porta con sé riflessioni e sentimento, senza dimenticare l'azione che comunque fa da padrona (e una massiccia dose di humor e comicità, in tipico stile nipponico).
Da una costola di “Hellsing” è nata "Hellsing: The Down", in cui si narrano le vicende della spedizione in Polonia di Hellsing contro Il Millennium, durante la seconda Guerra Mondiale. Lo scopo de Il Millennium, già da allora, era infatti creare un esercito di ghoul.
Hellsing è un anime consigliato ad un pubblico adulto ma soprattutto maturo. E' bello, con personaggi uberfighi. C'è la Regina d'Inghilterra, ci sono i nazisti sui dirigibili, c'è sangue e c'è Dracula. Per gli amanti del genere è imperdibile, per tutti gli altri è comunque da vedere.



(il pezzo è presente anche sul blog dell'autore: http://combinazionecasuale.blogspot.it/2012/07/jappoanime-he llsing-ultimate.html)

Categorie: Generi horror, Generi animazione

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Scusi, c’è qui un tipo che ha un film...

Pubblicato il 21/09/2012 08:36:14 da cash
Ieri, per caso, ma per puro caso, ho ri-visto "Professione Reporter". Attentissimo a ogni particolare, occhi puntati sullo schermo come un fuciliere scelto la sua preda (quanto precede è un anacoluto). Ho dato fondo a tutta la mia tantrica calma, trattenendo la pipì per non andare in bagno. No, niente pausa; non si interrompe un'emozione, mi hanno insegnato. Il film è finito. Ho spento, con calma, e sono finalmente andato a rilasciare tutta la mia urina. Ho fatto anche una puzza nel mentre, e so, dopo aver visto "Shameless", che è normale e mentre si piscia lo fanno tutti (i maschi - forse le donne vomitano il cibo e restano taglia 24). Ho bevuto un bicchiere d'acqua, controllato le mail, Facebook e robe simili. Spento il computer, luci, sotto il letto, buio, occhi chiusi. Senza sapere cos'avevo fatto nelle due ore precedenti, ignaro, inconsapevole. Black out, buco nero.
E' la magia del cinema di Antonioni, quel cinema che non c'è.
Lo ringrazio per non avermi fatto perdere tempo.
Ma non so perché.

Categorie: Cinema registi

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