Camaleontico ed eclettico, sanguigno e travolgente, vero talento naturale, Robert Carlyle ha saputo diventare una star grazie all'intensa e intelligente fisicità delle sue interpretazioni.
Nato a Glasgow nel 1961, a quattro anni viene abbandonato dalla madre, Elizabeth, che se ne va di casa nel 1965; lasciando il piccolo Robert solo con il padre, Joseph Carlyle, imbianchino decoratore. Cresce un po' a Maryhill, un quartiere di Glasgow, e un po' in giro per la Scozia, abitando nelle 'comuni', conducendo una vita stimolante, un po' nomade e un po' hippie.
A sedici anni lascia la scuola e si mette ad aiutare il padre nel suo lavoro.
Anni dopo, sente la neccesità di una preparazione culturale più approfondita, e si rimette a studiare, frequentando i corsi di inglese, storia e arte in una scuola serale.
Nel 1982, dopo aver letto 'Il crogiolo' di Arthur Miller, viene 'folgorato' dalla passione per il teatro, e, grazie ad una borsa di studio, comincia a frequentare un corso di recitazione presso la Royal Scottish Academy of Music and Drama di Glasgow, e prepararsi, quindi, alla carriera artistica.
Il debutto avviene sul palco del Glasgow Arts Center, poi, nell'85, dà vita, insieme alla sua ragazza di allora, Caroline Paterson, alla Raindog Theatre Company, con la quale può continuare la stimolante esperienza di attore teatrale.
Con questa compagnia, il cui nome deriva da una canzone di Tom Waits, il suo artista preferito, si dedica ad una sorta di teatro sperimentale e anticonformista, tutto basato sull'improvvisazione.
Sul grande schermo debutta nel 1990 con il film di David Hayman, "SILENT SCREAM", ma si rivela al grande pubblico, subito dopo, grazie all'interpretazione, intensa, sentita e sofferta, della tragicommedia proletaria di Kean Loach "RIF RAF - MEGLIO PERDERLI CHE TROVARLI", nel ruolo di Stevie, operaio ed ex galeotto, che lavora, sotto falso nome, in un cantiere edile, insieme ad altri emarginati come lui, sfruttati e senza nessuna garanzia contrattuale.
Seguono una serie di pellicole che, pur non trovando vasta distribuzione, contribuiscono a valorizzare il suo istintivo talento, e a farlo diventare, in patria, molto richiesto dai registi, e popolare tra gli spettatori, anche televisivi, poichè, nella prima metà degli anni 90, lavora molto anche per il piccolo schermo, e sul palcoscenico con la sua compagnia teatrale.
Nel 93 vince il BAFTA inglese come miglior attore televisivo, per l'interpretazione nel serial TV, 'Safe', poi è protagonista della pellicola "LE CINQUE VITE DI HECTOR" di Bill Forsyth, con Robin Williams.
Nel 94 si mette in discussione, con la puntuale interpretazione del giovane omosessuale, di cui si innamora, nella clandestinità, soffocando laceranti sensi di colpa, il nuovo sacerdote di un popolare quartiere di Liverpool, nel drammatico "IL PRETE", di Antonia Bird.
Dopo un ritorno in TV con alcuni serial, nel 95 ci fa vivere il dramma umano della malattia e dell'handicap, con la pellicola di Michael Winterbottom, "GO NOW", in cui, senza cadere nel vittimismo, e senza facili pietismi, vive con coraggio la drammatica quotidianità di un malato di sclerosi multipla.
Nel 96 offre l'ennesima prova di virtuosismo, con il duro e sconcertante "TRAINSPOTTING", di Danny Boyle, in cui interpreta, con estrema, e per certi versi compiaciuta naturalezza, il ruolo del violento, alcolista e psicopatico Begbie, colui che organizza il colpo che dovrebbe cambiare la sua vita, e quella dei suoi altrettanto sballati amici: l'eroinomane EWAN MCGREGOR, lo sbruffone Johnny Lee Miller e il mite Ewen Bremner, tra un finto tentativo di disintossicarsi, un finto tentativo di cercare un lavoro, e un autentico tentativo di correre dietro alle ragazze.
Subito dopo è veramente superlativo nel drammatico "LA CANZONE DI CARLA", di Ken Loach, nel ruolo di George, il conducente d'autobus di Glasgow, che, innamoratosi di una rifugiata nicaraguense, la segue nel suo paese, scoprendo così, la realtà della repressione politica e la forza della rivoluzione sandinista.
Nel 97, inattesi, arrivano il grande successo popolare e la consacrazione a star di livello internazionale, grazie alla commedia prolataria di Peter Cattaneo "FULL MONTY", in cui è uno strepitoso Gaz, l'operaio disoccupato che, insieme ad altri cinque disoccupati come lui, per sbarcare il lunario, organizzano uno settacolo e si esibiscono come spogliarellisti, ottenendo un clamoroso successo tra le casalinghe frustate di Sheffield.
Altra splendita prova d'attore, nel successivo, ancora di Antonia Bird, "FACE", che coniuga il tema del sociale al noir, in cui, nell'Inghilterra tatcheriana, proletario tra proletari, sordo ai consigli della mamma comunista, con un gruppo di complici tenta il colpo che potrebbe cambiargli la vita, ma i soldi sono pochi e l'avidità tanta.
Dopo un altro film TV, girato nel 98, l'anno successivo ritrova Johnny Lee Miller nel picaresco e ironico "PLUNKETT & McLEANE", di Jake Scott (figlio di Ridley), in cui, nel ruolo di uno spavaldo e rude gaglioffo, stringe amicizia e un patto di affari, con un capitano dell'esercito inglese, affinchè gli procuri polli da spellare, nell'alta società londinese di metà settecento, ma su di loro, incombe minacciosa l'ombra della forca.
Immediatamente dopo c'è la quarta prova con Antona Bird, con il truce "L'INSAZIABILE", dove recita a fianco di GUY PEARCE, la storia granguignolesca di un codardo capitano della guerra di secessione, e di un viaggiatore scozzese che si rivelerà un cannibale, nel chiuso claustrofobico di un remoto e sperduto avamposto militare, sulle montagne della Sierra californiana.
Sempre nel 99 fa il cattivissimo terrrorista, che mette nei guai James Bond, nella 19a avventura dell'agente segreto più affascinante del mondo, "007 - IL MONDO NON BASTA", di Michael Apted; e infine, ancora nel 99, è protagonista del drammatico "LE CENERI DI ANGELA", di Alan Parker, un film cupo e greve, dove recita il ruolo di Malachy McCourt, il padre ubriacone di un ragazzo irlandese che, tra lutti e disgrazie, lascia Brooklyn e torna in Irlanda, alla ricerca della sua identità, e il riscatto dalla povertà.
Nel 2000 torna con Danny Boyle per recitare in "THE BEACH", il ruolo di un pazzo drogato, in possesso della mappa segreta di un'isola thailandese; mappa che permette a Leonardo Di Caprio e una coppia di amici, di raggiungerla e trovarvi una comunità di persone, che vive in una specie di paradiso terrestre, lontana dalla civiltà; ma l'arrivo dei nuovi ospiti, il nascere di nuovi amori, l'ostilità degli indigeni, che vogliono coltivare in pace la marijuana, rompe gli equilibri, e rovina irrimediabilmente l'atmosfera idilliaca.
Contemporanea è la favoletta sportiva "JIMMY GRIMBLE", in cui è l'allenatore di una squadra di calcio, dove gioca un ragazzo che ha ricevuto da una maga un paio di scarpe chiodate, che lo fanno diventare un piccolo campione, in grado di portare la squadra nella finale del torneo calcistico.
Nel 2001, dopo "TO END ALL WARS", è protagonista, un po' sopra le righe, e a fianco di Samuel Jackson, del film d'azione "CODICE 51", dove fa il gangster di mezza tacca, alleato con un chimico americano, fuggito a Liverpool con la formula di una nuova droga sintetica.
I suoi ultimi impegni, che paiono non avere più lo spessore di quelli di un tempo, comprendono: "C'ERA UNA VOLTA IN INGHILTERRA", un ironico ritratto del proletariato britannico; e "BLACK AND WHITE".
Nel 2003 ha impersonato il giovane Hitler, alla TV inglese, nel film "HITLER: THE RISE OF DEVIL"; mentre nel 2004 ha recitato nella pellicola "DEAD FISH", accanto a GARY OLDMAN.
Più recentemente ha interpretato "MARILYN HOTCHKISS BALLROOM DANCING AND CHARM SCHOOL", in cui impersona un uomo distrutto dal dolore per la perdita della moglie, che ritrova la gioia di vivere grazie al ballo e a un nuovo amore.
L'attore è sposato, dal dicembre 1997 con la truccatrice Anastasia Shirley, conosciuta nel 1993, sul set del serial 'Safe'
Nonostante il ricco carnet di ruoli da psicopatico, è un grande amante del genere comico, e il suo sogno più grande è quello di poter interpretare un film del genere
Adora Chaplin , Stanlio e Ollio, Peter Seller.
Fondamentale, nella sua carriera, ma anche nella sua vita è stato l'incontro con Ken Loach: 'mi ha insegnato a prosciugare la mia recitazione', dice di lui, Robert.
Preferisce il cinema al teatro, perchè davanti alla cinepresa riesce a concentrarsi perfettamente, mentre il pubblico in sala lo distrae; 'e poi', dice, 'le parti migliori, nei testi classici, sono per attori di 50 - 60 anni, forse a quell'età tornerò sul palcoscenico'.
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Biografia a cura di Mimmot - ultimo aggiornamento 22/03/2005
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