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Acronimo di ALL COPS ARE BASTARDS, espressione mutuata dal gruppo inglese anni ottanta skinhead The 4-skins, il film di Stefano Sollima (sua la fiction tratta dal film Romanzo Criminale), si ispira al romanzo di Carlo Bonini, giornalista di Repubblica.
Protagonisti a tutto tondo un gruppo di celerini romani, poliziotti estremi, vittime e carnefici di un mondo cupo e violento che sembra non avere spiragli di bontà.
Girato con il ritmo di un videoclip, musica martellante e primi piani ravvicinati, "ACAB" è un colpo allo stomaco e al cuore: immersi quotidianamente nella violenza, i protagonisti della storia reagiscono con un forte spirito di corpo. La vicenda può essere letta come un' ennesima storia di amicizia virile, i personaggi Negro, Cobra, Mazinga, noti con il loro nome di battaglia e non con il nome proprio, a dimostrazione di una totale appartenenza, sanno di poter contare solo su se stessi e sui loro "fratelli" come si definiscono tra loro.
Chi non entra nella logica del "branco" rischia l'isolamento o peggio resta fuori, come rischia la giovane recluta Adriano Costantini, coatto, entrato in polizia per avere un lavoro onesto, ma nonostante sia visto dagli altri come una speranza, malgrado la protezione ricevuta dai compagni, non riesce a comprendere fino in fondo il senso del suo essere un celerino.
L'impressione è che il film sia una "descente à l'enfer"; i protagonisti sono coinvolti in maniera totalizzante dalle vicende che quotidianamente sono costretti ad affrontare, senza potersi aggrappare a una vita privata felice o perlomeno serena: Negro ha sposato una ballerina cubana che lo ha mollato senza tanti complimenti, quando si è accorta di non riuscire a far quadrare il bilancio con il magro stipendio del marito, togliendogli la possibilità di vedere l'amata figlioletta; Mazinga ha un figlio di estrema destra spesso nei guai; Cobra, single affascinato dalla figura del Duce, vive con i suoi fantasmi; sul giovane Adriano incombe l'incubo dello sfratto esecutivo.
Il turbine di Roma e Italia violente continua senza sosta: la morte dell'agente Filippo Raciti, quella di Gabriele Sandri, l'assassinio di Giovanna Reggiani, le proteste del SIULP e l'impressione che nessuno può salvare nessuno.
Il giovane politico pidiellino a cui Adriano si rivolge puzza di bluff dalla sua prima apparizione.
Finale forse aperto, sospiro di sollievo, dopo novanta minuti vissuti di corsa insieme ai protagonisti. Bravissimi come sempre Favino, in grado di interpretare praticamente qualsiasi personaggio, Giallini, faccia scolpita, caratterista non celeberrimo ma di ottima scuola, Nigro, padre dolente.
Per palati forti, per comprendere le ragioni degli uni e degli altri. Consigliato.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 27/01/2012 15.44.00
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