Recensione il cammino per santiago regia di Emilio Estevez USA, Spagna 2010
al cinemain tvanteprimearchivioserie tvblogtrailerclassifichespecialiregistiattorirecensioniforumfeedmy
Skin Filmscoop in bianco Filmscoop nostalgia
Ciao Paul!
Ricerca veloce:       ricerca avanzatabeta

Recensione il cammino per santiago (2010)

Voto Visitatori:   7,06 / 10 (31 voti)7,06Grafico
Dimensione testo: caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi

locandina del film IL CAMMINO PER SANTIAGO

Immagine tratta dal film IL CAMMINO PER SANTIAGO

Immagine tratta dal film IL CAMMINO PER SANTIAGO

Immagine tratta dal film IL CAMMINO PER SANTIAGO

Immagine tratta dal film IL CAMMINO PER SANTIAGO

Immagine tratta dal film IL CAMMINO PER SANTIAGO
 

"Toh, un americano senza un'opinione! Fategli una foto".

Ci sono vari modi per raccontare una storia, ma quando ci si approccia a una storia che ha come tema principale, o quantomeno come sfondo, cornice e ambientazione il Cammino di Santiago ogni regola della complessa arte del raccontare rischia di essere sovvertita e occorre una sana dose di coraggio per continuare a scrivere o meglio a girare.

"Ma è la strada sbagliata quella che mi spaventa! Quella che temo di aver imboccato..."

Thomas Avery (Martin Sheen), oftalmologo statunitense sull'orlo del pensionamento ("ma che ancora può fotterci tutti"), è un posato e sarcastico signore da country club e high class yankee, vedovo e padre di un unico figlio che sappiamo fin da subito morirà alla prima tappa del pellegrinaggio più famoso al mondo: la strada per il santuario di Santiago de Compostela, che parte dai piedi dei Pirenei e giunge fino alla capitale della Galizia, nella Spagna nord-occidentale. Daniel Avery (Emilio Estevez, regista del film) è il contrario di suo padre, attivo, energico, inquieto, per nulla rassegnato alla carriera borghese e annoiata da dottorati alla Berkley che il padre ha scelto per lui. Vuole vedere e conoscere il mondo e rimane vittima, appena quarantenne, di una tempesta sul giogo montano che segna il confine tra la penisola iberica e il continente europeo: una rarità, ma una rarità possibile (lo documentano le poche, ma tristi sepolture che si trovano lungo il percorso). Il rapporto tra padre e figlio è come quasi sempre succede problematico e ai limiti dell'incomunicabile, tuttavia, come altrettanto spesso accade, segnato da una sotterranea e profondissima benevolenza: Thomas infatti, lungi dall'essere lo yankee (o il "boomer") che appare a prima vista, deciderà di condurre eroicamente le ceneri del figlio con sé sul cammino che non è riuscito a terminare, quasi a iniziare. Un signore di sessant'anni che passa dai serafici e artificiali campi da golf dell'America-bene alle privazioni e alle casualità degli 800 km più solcati della storia dell'uomo.

La storia è tutta qua. Quello che avviene nei restanti 100 minuti della pellicola sono nient'altro che un viaggio, un particolare road-movie didascalico che unisce agli strepitosi paesaggi di Pirenei, Navarra, Aragona, Castiglia e Galizia una sceneggiatura tutt'altro che banale, anzi incredibilmente matura, profonda e affascinante. È letteralmente impossibile non rimanere incantati dalla dolente e complessa umanità dello sparuto gruppo di personaggi che interpreta la storia, come, a dir di chi scrive, è impossibile non rimanere stregati dalla magnetica magia del pellegrinaggio. Il film è infatti nato dalla duplice intenzione di raccontare la storia di una paternità e di una redenzione (non solo una, come vedremo) e quella di rendere al cinema l'esperienza di Santiago, al fine anche di promuovere turisticamente questo secolare percorso (il che non appare fuori luogo, essendo note anche le immense difficoltà in cui versa la nazione spagnola, che dal Cammino trae una non piccola fonte di sostentamento economico).

La tragedia greca vietava, per motivi tutt'altro che chiari, alla messa in scena teatrale la rappresentazione della morte. Era considerato un sacrilegio mostrare il suicidio di Aiace, il matricidio di Oreste, o il cannibalismo di Tieste. Si immaginava che questo tipo di scene potessero disturbare il dio dello spirito tragico, ossia Dioniso, cui era dedicato il seggio principale del teatro (ovviamente vuoto). A un dio perennemente giovane e ubriaco e privo di qualsiasi tipo di preoccupazione umana (ma non di sensibilità umana) non doveva capitare di assistere a cose così brutte della vita, del dolore che incarna il senso stesso della letteratura.
Ciò che forse i Greci lasciavano sottointeso è quanto fosse difficile rappresentare la morte in un'opera artistica, in un'opera cinetica quanto quella teatrale. La morte, assenza di vita e sensibilità, assenza di male, assenza di uomo, tappa ultima di un viaggio o di un racconto, poco si confaceva a una narrazione che volesse essere istruttiva e interessante allo stesso tempo, per la collettività, per noi uomini di ogni epoca.
La scommessa (vinta) di Estevez, regista non inesperto (ma forse non eccelso) è stata quella di intrecciare alla vitalità speranzosa, mistica, spirituale, esistenziale, umanitaria del Cammino di Santiago, l'esperienza corrosiva, insensata e tragica della morte. Ha gettato sulla bellezza di un viaggio intriso di religiosità, sacralità e storia umana l'ombra complessa e destabilizzante della morte. Della morte eroica, ma sprecata di un giovane ragazzo pieno di speranze e voglia di conoscenza. E ha fatto il passo fatale aggiungendo un vero e proprio fantasma alla sua narrazione visiva (una cosa che in pochi hanno avuto il coraggio di fare), rischiando tantissimo, ma vincendo tantissimo. Daniel è infatti il quinto, scomodo e silenzioso pellegrino che impariamo a conoscere in questo film, insieme a Yorick dall'Olanda, Deborah dal Canada, Jack dall'Irlanda e ovviamente insieme all'immenso protagonista, Thomas Avery, dall'America.
La scelta delle nazioni non è casuale: la profonda esigenza di realismo che informa questo splendido lavoro ha portato il regista, che ovviamente ha percorso il Cammino, a scegliere località profondamente diverse tra loro, ma accomunate dal parlare perfettamente la stessa lingua (la dimensione insospettabilmente più importante dell'intera esperienza): il Canada, bilingue, è perfetto per rappresentare a livello macroscopico la complessa conflittualità tra Deborah e Thomas, noti i difficili rapporti tra i due immensi paesi americani. L'Olanda, paese di intelligente edonismo, è famoso per la perfetta padronanza dei suoi abitanti della lingua inglese. L'Irlanda, irriverente e chiassosa, ma sfregiata da una storia di prevaricazione e dolore, è l'anello mancante di un quartetto difficile da dimenticare e perfettamente amalgamato: due paesi europei e due paesi americani a confronto, in un percorso che attira a sé persone e dunque storie da ogni angolo del nostro mondo.

Occorre ora precisare che esistono due modi di guardare questo film: quello di chi non ha compiuto il Cammino di Santiago, e quello di chi invece l'ha fatto. Obiettivo di un lavoro critico dovrebbe essere una democratica comprensione di ciò di cui si sta scrivendo, tuttavia questo film e ciò di cui racconta preclude ogni istanza di questo tipo e inevitabilmente parlare delle due cose diventa una necessità, più che una contingenza. Si sconsiglia inoltre di continuare a leggere, qualora non si fosse ancora presa visione del film.

Il rischio di "The Way" è che cada nel sentimentalismo misticheggiante di chi riscontra (e sono tanti) nell'esperienza del Cammino significati trascendenti e sensazionalistici, e in secondo luogo che ricada nel genere della narrativa "geografica", di "viaggio" (ed è significativo che Jack, lo scrittore divorato dal tipico "blocco", sia un rappresentante di questo sottofilone letterario). Non che sia di per sé un male accodarsi a questa linea compositiva, tuttavia ci si sarebbe potuto legittimamente chiedere se ce ne fosse davvero bisogno. Esiste una letteratura divulgativa sterminata sul Cammino, ma ciò che manca (ed è la lacuna che Estevez ha colmato) è una vera storia. "Racconta com'è andata Jack, racconta la verità", dice Thomas a metà film. Esperienze personali su carta non mancavano, se si pensa all'opera prima di Paulo Coelho, ma mancava che fosse l'occhio di una cinepresa a restituire agli spettatori di tutto il mondo ciò che è davvero il Cammino.

E allora ci si può chiedere: è davvero come Estevez lo racconta? È davvero così? È fedele alla verità dei fatti, di quel complesso di relazioni, luoghi, emozioni, inconvenienti che costituiscono l'esperienza condivisa di milioni di persone da secoli e generazioni? Per chi, come chi scrive, ha camminato sulla via per Santiago la risposta è affermativa. Il film è una letterale rivisitazione di ciò che si è vissuto nel mese di durata del pellegrinaggio. Lo scrupolo filologico si nota fin da subito, fin dall'accenno alla mitica prima tappa, quella che va dall'ultima cittadina francese Saint-Jean Pied-de-port alla prima roccaforte spagnola Roncisvalle. Quella da cui parte il Cammino e da cui parte il vero film di Estevez.

La domanda che si sente fare più spesso sul Cammino è: "perché sei qui?". È attorno a questa domanda che ruota la parabola dei quattro protagonisti di questa bella storia. Esaurire con una recensione la gamma di profondi sentimenti che Estevez è riuscito a tratteggiare sarebbe sbagliato. Nel loro inquieto e intimo dolore, è più bello seguire il faticoso emergere di essi durante le tappe del viaggio. In questo sta uno dei pregi maggiori del film: non avere fretta, non mettere troppa carne al fuoco. L'incomunicabilità che dapprima si erge tra i protagonisti sfuma poco a poco, fino a trasformarsi in apertura totale e catartica. L'incomunicabilità, che prima ci disturbava tanto in quanto unica parete artificiale in mezzo alla sterminata e aperta vastità dei paesaggi spagnoli, diventa il motivo per cui arriviamo ad amare questi fragili adulti che sperano nel tanto sospirato miracolo di San Giacomo. "I miracoli scarseggiano di questi tempi, Jack", dice il più lucido, ma anche il più solitario pellegrino del film. Un papà che ha appena perso un figlio.

Thomas emerge grazie all'aiuto di pellegrini come lui. Si detesta e per una strana, ma comune forma di osmosi esistenziale detesta gli altri suoi simili. Ma Thomas sa anche che da soli il Cammino è molto più difficile. E da solo suo figlio è anche morto. Lo vediamo arrancare nel tentativo di salvare lo zaino che stupidamente ha lasciato cadere in un torrente. Lo vediamo dormire all'aperto, lo vediamo camminare a tappe forzate, come se scappasse da qualcosa o avesse fretta di arrivare alla meta. Lo vediamo spargere le ceneri di Daniel lungo il cammino, cercando goffamente di nascondere il suo bellissimo gesto a Yorick e poi agli altri. Ma, a dispetto delle pallide argomentazioni soteriche del gendarme cattolico che informa Thomas della perdita del figlio, quello che ci chiediamo (forse insieme allo stesso Thomas) è: a cosa serve tutta questa mistica gestualità? A chi serve soprattutto. Se a Daniel, che in silenzio segue le orme del padre, con uno sguardo enigmatico, ma sereno, quasi ironico. Se a nessuno. Oppure se solo a Thomas che per un po' o per sempre non ce la fa a tornare al suo golf e alla cura degli occhi della gente. Il mestiere del protagonista ha una discreta rilevanza per i suoi compagni: "Quindi aiuti la gente a vedere meglio il mondo?", gli domanda Deborah. A giudicare dal finale, è la stessa, intera persona a cambiare. Thomas, carismatico e scorbutico leader del gruppo di pellegrini aiuta tutti a "vederci meglio", non più come oftalmologo, ma come uomo in mezzo agli uomini. Il suo è un moralismo umano, sommesso, dolente, che però fa presa sui suoi nuovi figli. "Non è che ora mi diventi uno strizzacervelli?", dice sempre Deborah. L'occasione del Cammino diventa l'occasione per cambiare vita, per cambiare l'occhio con cui si guarda alle cose. All'inizio del film, quando Thomas è uno spavaldo yankee con la battuta pronta, che cerca di farsi piacere la vita che si è "scelto", dice una frase che suona intonata solo alla fine della sua vicenda umana: "L'occhio è l'organo più importante del corpo umano".

Ma è il Cammino a permettere tutto ciò? A far sì che questo bellissimo cambiamento avvenga?

La risposta viene da Jack. L'ultimo e più strano protagonista. Jack, a differenza degli altri, è colui che fin da subito ha ben chiaro il motivo per cui ha intrapreso la difficile strada di San Giacomo. Addirittura, nella sua megalomania, è partito da Parigi aggiungendo più o meno altri 800 km. Deve superare il blocco dello scrittore, deve trovare una storia, esattamente come ha fatto Coelho. Ma è chiassoso, fastidioso e un poco violento. Eppure Jack è il primo a introdurre la spinosissima questione di cosa renda un cammino il Cammino. Di cosa lo renda "spirituale", in sintonia col primitivismo che l'idea comune di un pellegrinaggio presupporrebbe. Ma Jack sbaglia tutto, partendo da un punto di vista culturale (memorabile il suo rifarsi alla prima, medievale guida del perfetto pellegrino), piuttosto che da uno prettamente umano. Non è però ciò che dice Deborah, ancora legata a sentimenti di prevaricazione sul genere maschile (poco dopo colpirà Thomas con un pugno), a centrare esattamente il problema. La risposta a questo difficile quesito non verrà ovviamente data, se non in maniera indiretta. Basterà solo dire che fintantoché i nostri protagonisti spingeranno sul pedale del "ti insegno io com'è che si cammina quaggiù" non approderanno mai alla vera meta del viaggio: capire come essere pellegrini, ovvero uomini, migliori. Perché al di là delle motivazioni che possono indurci a intraprendere questo doloroso percorso, ciò che è realmente importante è la palestra di umana condivisione che si è costretti a fare nel mese che ci separa da Santiago. Fintantoché si rimane chiusi nella spocchia da uomini vissuti, da uomini ancora rinchiusi nei confini geografici del proprio paese, non si sarà mai aperti a quella nazione globale che è il microcosmo del Cammino. Fintantoché ciò sarà, Thomas sarà rinchiuso in galera (indimenticabile lo sguardo di Daniel che scuote la testa, come se fosse diventato lui il padre di suo padre), Yorick continuerà a ingozzarsi di cibo e bevande, Deborah picchierà i suoi amici e Jack sarà invadente e maleducato, col suo libretto degli appunti.

Le cose cambieranno finalmente a Burgos, una delle città maggiori del Cammino. L'episodio di Ismail e del figlio che ruba lo zaino con le ceneri di Daniel servirà ai quattro uomini a capire quanto siano aleatori i confini umani delle nazioni e dei popoli. Saggiamente il regista sceglie il mondo degli zingari, il più detestato dalla gente "civile" per raffigurare la società nomade, multietnica e quantitativamente numerosa ("Una cena con pochi intimi eh?", "Ai nostri matrimoni arriviamo finanche a quattromila invitati") del Cammino. Gli zingari danno ai sofisticatissimi pellegrini della nostra storia ("Ho un cellulare. E ho anche l'Ipod") una lezione di umanità notevole, a partire dalla condivisione gratuita dei beni ("Con quante carte di credito hai pagato questo vino?") fino alla rispettosa venerazione per i morti di una famiglia (a dispetto del comportamento indiscreto e insensibile del gaudente Yorick che, tra uno spinello e l'altro, mette sulla piazza la vicenda di Thomas e di Daniel).

Le cose infine cambieranno del tutto quando i quattro si concederanno una giornata da signori in un hotel a cinque stelle, invece che nel solito ostello dove i letti sono senza cuscini e la doccia è condivisa. E sarà proprio il più chiuso di loro a offrire il soggiorno: Thomas. L'ultimo nodo, quello dello "spirituale", è sciolto. Se si è insieme, se si è amici, se si è pellegrini del viaggio che è la vita, se si sa condividere un liquore antichissimo e due chiacchere sul divano, non importa in che luogo lo si faccia. Non esiste nessuno spirito autentico del Cammino. La paupertas medievale dei flagellanti (non è un caso che Estevez li inserisca), il purismo rigorista degli esaltati è sconfitto dalla grandezza di ciò che questi quattro sconosciuti hanno costruito insieme, in pochissimi giorni. Da questo momento la via per Santiago è in discesa e in men che non si dica Thomas, Yorick, Deborah, Jack e Daniel sono arrivati alla splendida Cattedrale di Compostela. E anche oltre, fino a Finisterrae, passando per il santuario di Muxìa, gli ultimi 100 km prima dell'Oceano Atlantico.

In piedi, davanti ai marosi, ognuno fa i conti con se stesso e arriva a una conclusione che solo l'interiorità può evocare a se stessa. Infatti non sapremo mai davvero cosa ha spinto i pellegrini di questa storia a intraprendere un cammino così assurdo e complesso, dove non sono solo i piedi e il fisico a essere messi in gioco, ma tutta la loro umanità. In omaggio a un antichissima simbologia, che vede la tradizione di bruciare i vestiti che si sono usati durante il viaggio per diventare uomini nuovi, Yorick dirà la frase che ci è sembrata più significativa e autentica, a riassumere il senso del film e di tutta l'esperienza del Cammino:

"Avevo bisogno di un vestito nuovo".

ULTREYA!

Commenta la recensione di IL CAMMINO PER SANTIAGO sul forum

Condividi su Facebook Condividi recensione su Facebook


Recensione a cura di Terry Malloy - aggiornata al 20/07/2012 18.00.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

In programmazione

Ordine elenco: Data   Media voti   Commenti   Alfabetico

200% lupoall we imagine as light - amore a mumbaianime sbullonateanora
 R
anywhere anytimeapocalisse z - inizio della fineappartamento 7abambi: the reckoningbeetlejuice beetlejuiceberlinguer. la grande ambizionebestiari, erbari, lapidariblitz (2024)buffalo kidscaddo lakecampo di battagliacarry-onclean up crew - specialisti in lavori sporchicloud
 NEW
conclavecriaturedesire' (2024)
 NEW
diamantidisclaimerdo not expect too much from the end of the worlddon't moveeterno visionariofamiliafinalementfino alla fine (2024)flow - un mondo da salvarefrancesca cabrinifrancesco guccini - fra la via emilia e il westfreud - l'ultima analisigiurato numero 2goodbye juliagrand tourhalloween parkhayao miyazaki e l'aironehey joeidduil buco - capitolo 2il corpo (2024)il giorno dell'incontroil gladiatore iiil maestro che promise il mareil magico mondo di haroldil monaco che vinse l'apocalisseil ragazzo dai pantaloni rosail robot selvaggioil sogno dei pastoriil tempo che ci vuoleindagine di famigliainter. due stelle sul cuoreinterstella 5555
 NEW
io e te dobbiamo parlareio sono un po' matto... e tu?italo calvino nelle citta'joker: folie a deuxjuniper - un bicchiere di ginkraven - il cacciatorela bambina segretala banda di don chisciotte - missione mulini a ventola bocca dell'animala cosa migliorela gita scolasticala misura del dubbiola nostra terra (2024)la scommessa - una notte in corsiala stanza accantola storia del frank e della ninala storia di souleymanela testimone - shahedl'amore e altre seghe mentalil'amore secondo kafkale deluge - gli ultimi giorni di maria antoniettale linci selvaggeleggere lolita a teheranlimonovlinda e il polloll grande natale degli animalilonglegsl'orchestra stonatalove lies bleedingl'ultima settimana di settembrel'ultimo drinkmadame clicquotmaking ofmaria montessori - la nouvelle femmeme contro te: cattivissimi a natalemodi - tre giorni sulle ali della follia
 NEW
mufasa: il re leonenapad - la rapinanapoli - new yorknasty - more than just tennisnever let go - a un passo dal malenon dirmi che hai pauranon sono quello che sonooceania 2ops! e' gia' nataleoutsideoverlord: il film - capitolo del santo regnoozi - la voce della forestapaolo vivepapmusic - animation for fashionparthenopeper il mio benepeter rabidpiccole cose come questepiece by pieceping pong - il ritornorebel ridgericomincio da taaacsalem's lot (2024)saturday nightshakespea re di napolismile 2snot e splash - il mistero dei buchi scomparsisolo leveling reawakeningsolo per una nottespeak no evil - non parlare con gli sconosciutisqualistella e' innamoratastranger eyessulla terra leggerisuper/man: the christopher reeve storytaxi monamourterrifier 3the apprentice - alle origini di trumpthe bad guy - stagione 2the beast (2024)the conciergethe dead don't hurt - i morti non soffronothe devil's baththe killer (2024)the redthe shadow straysthe strangers: capitolo 1the substancethe sweet eastthelma (2024)this time next year - cosa fai a capodanno?timor - finche' c'e' morte c'e' speranza
 NEW
tofu in japan. la ricetta segreta del signor takanotransformers onetrifole - le radici dimenticateuna madre
 NEW
una notte a new yorkuna terapia di gruppoun'avventura spaziale - un film dei looney tunesuno rossovenom: the last dancevermigliovittoriavolonte' - l'uomo dai mille voltiwickedwolfs - lupi solitariwoman of the hour

1056831 commenti su 51536 film
Feed RSS film in programmazione

Ultimi film inseriti in archivio

ALIEN INTRUDERARI-CASSAMORTARIASSASSINI SILENZIOSIBLUE LOCK IL FILM: EPISODIO NAGIBOUDICA - LA REGINA GUERRIERABOY KILLS WORLDCOME E' UMANO LUICOMPAGNE NUDECONSUMEDDANGEROUS WATERSDEAD WISHPERGLI AMICI DEGLI AMICI HANNO SAPUTOHAIKYU!! BATTAGLIA ALL'ULTIMO RIFIUTOHERETICHOLD YOUR BREATHHOUSE OF SPOILS - IL SAPORE DEL MALEI CALDI AMORI DI UNA MINORENNEIL RAGAZZO E LA TIGREINQUIETUDINEL'ARTE DELLA GIOIALATENCYLE AVVENTURE DI JIM BOTTONEL'UNICA LEGGE IN CUI CREDOMALABESTIAMASCARIANATALE A BILTMORENATALE AI CARAIBINESSUNO MI CREDENIGHTFORCEPECCATI DI UNA GIOVANE MOGLIE DI CAMPAGNAPLACE OF BONESROBO VAMPIRE 2: DEVIL'S DYNAMITEROBO VAMPIRE 3: THE VAMPIRE IS STILL ALIVESULLE CANZONI SCONCE GIAPPONESISVANITI NELLA NOTTETHE AMBUSHTHE DELIVERANCE - LA REDENZIONETHE HYPERBOREANTHE LAST BREATHTHE PEEPING TOMTRAPPED - IDENTITA' NASCOSTEUN NATALE MOLTO SCOZZESEYOKAI MONSTERS: ALONG WITH GHOSTS

Ultimo film commentato

Ultimo post blog

Speciali

Speciale SHOKUZAISpeciale SHOKUZAI
A cura di The Gaunt

Ultime recensioni inserite

in sala


ANYWHERE ANYTIME
Locandina del film ANYWHERE ANYTIME Regia: Milad Tangshir
Interpreti: Ibrahima Sambou, Moussa Dicko Diango, Success Edemakhiota
Genere: drammatico

Recensione a cura di The Gaunt

HIT MAN - KILLER PER CASO
Locandina del film HIT MAN - KILLER PER CASO Regia: Richard Linklater
Interpreti: Glen Powell, Adria Arjona, Austin Amelio, Retta, Sanjay Rao, Molly Bernard, Evan Holtzman, Gralen Bryant Banks, Mike Markoff, Bryant Carroll, Enrique Bush, Bri Myles, Kate Adair, Martin Bats Bradford, Morgana Shaw, Ritchie Montgomery, Richard Robichaux, Jo-Ann Robinson, Jonas Lerway, Kim Baptiste, Sara Osi Scott, Anthony Michael Frederick, Duffy Austin, Jordan Joseph, Garrison Allen, Beth Bartley, Jordan Salloum, John Raley, Tre Styles, Donna DuPlantier, Michele Jang, Stephanie Hong
Genere: azione

Recensione a cura di The Gaunt

archivio


LA ZONA D'INTERESSE
Locandina del film LA ZONA D'INTERESSE Regia: Jonathan Glazer
Interpreti: Christian Friedel, Sandra Hüller, Medusa Knopf, Daniel Holzberg, Ralph Herforth, Maximilian Beck, Sascha Maaz, Wolfgang Lampl, Johann Karthaus, Freya Kreutzkam, Lilli Falk, Nele Ahrensmeier, Stephanie Petrowitz, Marie Rosa Tietjen, Ralf Zillmann, Imogen Kogge, Zuzanna Kobiela, Julia Polaczek, Luis Noah Witte, Christopher Manavi, Kalman Wilson, Martyna Poznanski, Anastazja Drobniak, Cecylia Pekala, Andrey Isaev
Genere: drammatico

Recensione a cura di Gabriele Nasisi

MARILYN HA GLI OCCHI NERI
Locandina del film MARILYN HA GLI OCCHI NERI Regia: Simone Godano
Interpreti: Miriam Leone, Stefano Accorsi, Thomas Trabacchi, Mario Pirrello, Orietta Notari, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Valentina Oteri, Ariella Reggio, Astrid Meloni, Giulia Patrignani, Vanessa Compagnucci, Lucio Patané, Agnese Brighittini
Genere: commedia

Recensione a cura di Severino Faccin

Ultima biografia inserita

Casualmente dall'archivio

Novità e Recensioni

Iscriviti alla newsletter di Filmscoop.it per essere sempre aggiornarto su nuove uscite, novità, classifiche direttamente nella tua email!

Novità e recensioni
 

Site powered by www.webngo.net