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Simon e Joe, due giovani ma esperti alpinisti inglesi decidono, nel 1985, di tentare la scalata della Siula Grande, nelle Ande peruviane, impresa mai tentata prima di allora. Riescono, dopo molte difficoltà, a raggiungere la cima, ma, durante la ridiscesa, Joe commette un errore e scivola, rompendosi una gamba. Sono completamente da soli, a migliaia di metri di altezza, in mezzo a tormente di neve e appesi a pareti ripidissime. La situazione è drammatica: Simon tenta di portare in salvo l'amico calandolo con una corda ogni novanta metri e raggiungendolo di volta in volta e continuando in questo modo la discesa, ma durante una di queste manovre, confuso anche da una tormenta di neve, non si accorge di aver calato il compagno ferito oltre un burrone. Joe rimane appeso, senza la possibilità di raggiungere la parete né di riarrampicarsi sulla corda: sopra di lui, Simon non capisce cosa stia succedendo, Joe non gli alleggerisce il peso attaccandosi alla parete e lui sta scivolando. Non riesce più a tenerlo. Dopo un'ora e mezza di straziante attesa, Simon fa l'unica cosa che gli impedirà di cadere nel vuoto: taglia la corda che lo lega all'amico. Convinto che Joe sia morto finisce la discesa e torna al campo base, distrutto dal senso di colpa, ma Joe, in realtà, è miracolosamente sopravvissuto alla caduta e riuscirà, dopo un viaggio infernale, a portarsi in salvo da solo e a ridiscendere il resto della montagna e del ghiacciaio con una gamba spezzata.
Il film è tratto da una storia realmente accaduta ed è basato sul libro autobiografico omonimo che Joe Simpson ha scritto per narrare la vicenda accadutagli e per scagionare l'amico Simon Yates, accusato e criticato dalla comunità degli alpinisti per aver tagliato la corda e averlo fatto precipitare.
Girato dal documentarista Kevin Macdonald (vincitore del premio Oscar nel 2000 per il documentario One day in september), è un interessante esperimento che unisce uno stile asciutto e documentaristico con quello della fiction. Il film è infatti totalmente narrato dalle voci fuori campo dei due protagonisti che raccontano la vicenda, dunque senza dialoghi, lasciando spazio totalmente alle immagini, ma senza rinunciare, comunque, a passaggi che hanno sicuramente il sapore della narrazione cinematografica. La pellicola ha infatti una sua sceneggiatura (scritta dallo stesso Joe Simpson), ha un'evoluzione narrativa ben precisa e, a mio parere, centra in pieno il tentativo, appunto, di miscelare i due generi. Lo spettatore non può che immedesimarsi nel personaggio di Joe e, tra paesaggi e immagini di rara bellezza, vive insieme a lui il senzo di abbandono, la sofferenza e l' immane forza (sia fisica che, soprattutto, psicologica) che lo spingono a trarsi in salvo ad ogni costo, nonostante apparentemente senza speranza.
Il film è stato inoltre una grande sfida: alcune sequenze sono state girate nella vera Siula Grande mentre le scene sulle pareti rocciose sono state filmate sulle Alpi, a reali altitudini non indifferenti ed in mezzo a tantissime difficoltà sia logistiche che climatiche. Questa volontà di realismo, oltre ad essere coerente con gli interessi e lo stile del regista, riesce a dare una forza prorompente alle immagini e riesce a raccontare la vicenda nella maniera migliore possibile e più vicina alla verità, come hanno dichiarato, soddisfatti, i due veri protagonisti dei fatti.
Macdonald non rinuncia, comunque, a tocchi puramente cinematografici, narrandoci anche tramite immagini ritoccate digitalmente in post-produzione e riprese particolari e non convenzionali, i deliri e gli incubi di Joe, ormai stremato e sull'orlo della pazzia.
La morte sospesa uscirà il 18 marzo e sarà distribuito in Italia da Fandango. Auguro a questo film di avere la distribuzione, la visibilità e l'accoglienza di pubblico che merita, anche se si tratta certamente di una pellicola di nicchia. Una bella storia di sopravvivenza estrema, narrata con intelligenza e con immagini bellissime, che non mancherà di far riflettere al termine della visione.
Consigliato!
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Recensione a cura di stefano76 - aggiornata al 18/02/2005
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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