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Yukie contatta l'investigatore dell'incubo Kyoichi Kagenuma perchè perseguitata nei sogni dal pensiero della sua compagna Itsuko, che lei e le sue amiche hanno vessato fino al punto da indurla a non uscire più di casa.
Kyoichi però non è disposto ad occuparsi della faccenda, dal momento che egli stesso è alle prese con sogni spaventosi che riguardano il suo passato. Ma il collegamento tra la malattia di sua madre e lo stato di Itsuko inducono Kyoichi a rivedere la sua posizione.
Il tema dei maltrattamenti a scuola e dei successivi suicidi e/o persecuzioni da parte della vittima è stato ampiamente esplorato nella cinematografia asiatica ma, naturalmente, ogni qualvolta Tsukamoto decide di rappresentare uno stereotipo esso perde di colpo la sua caratteristica principale di già visto e diventa un altro strumento che il maestro usa per raccontare l'angoscia.
Disilluso cantore di molte derive dello spirito, Tsukamoto adotta qui l'ottica della ragazzina, che si accorge troppo tardi di aver provocato qualcosa di più serio di uno spavento alla vittima delle angherie sue e della sua piccola banda.
Il detective dell'incubo, Kyoichi Kagenuma, dapprima rifiuta di aiutarla, impegnato com'è a smaltire le sue angosce personali e a svicolare da quelle degli altri. Ma le assonanze con un problema di famiglia lo spingono ad occuparsi della faccenda.
E da qui in poi l'onirico prende violentemente possesso della scena e crea un'atmosfera di invincibile panico, nei protagonisti e in chi è così incauto da sbirciare attraverso lo spiraglio lasciato perfidamente aperto dal maestro.
La paura, semplice e quotidiana diviene qui panico incontrollato, nella misura in cui sfugge a tutte le definizioni e alla fine si rivela per l'unica realmente invincibile: quella della vita.
Non c'è molto che si può dire a chi teme la vita e le sue incognite, né si può veramente risolvere il problema del panico che sostituisce la normale, se così si può dire, espressione di sgomento e impotenza di chi è alle prese con l'incontrollabile, ma la strategia finale di Kyoichi sarà comunque la sola possibile di fronte a tutto questo: il contatto umano e la condivisione.
Curiosamente la sua prima reazione rispecchia quella di chi non vuole essere invischiato nelle altrui angosce, soprattutto perché gravato dalle proprie, ma naturalmente la condivisione può essere una via di uscita o, nel peggiore dei casi, un sollievo alla solitudine di chi pensa di essere l'unico a patire tali forme di oppressione spirituale.
Tsukamoto esplora ancora una volta l'animo umano con la chirurgica perizia del conoscitore niente affatto casuale.
Le sue riflessioni, come i modi sempre nuovi e potenti con cui le mette in scena, vengono direttamente dal lato ombra di ciascuno di noi e là sarebbero rimaste a far da materiale per gli incubi se Tsukamoto, e il suo detective dell'incubo, non fossero arrivati a rimestare nell'affascinante magma dell'inconscio.
Là dove alberga tutto quello di cui la nostra coscienza farebbe volentieri a meno, Tsukamoto ha costruito la sua casa, e da quel luogo che tutti sperano di avere isolato bene, egli manda con inquietante perizia messaggeri e notizie non del tutto edificanti.
L'anima dei protagonisti, divenuti oggetto dei personali messaggi di Tsukamoto, è un luogo molto umido, trasuda ossessioni e ripropone tutto quello che non è stato mai spiegato, e che quindi finisce per diventare impossibile da metabolizzare.
La novità di questi ultimi resoconti dal luogo angosciante per elezione, però è che forse c'è una via di uscita. Quello che era negato ai protagonisti di capolavori come "Vital" o "Haze", è qui dapprima suggerito e poi addirittura mostrato come possibile.
Verrebbe da pensare a una svolta ottimista, se non fosse Tsukamoto l'oscuro demiurgo dell'intera operazione. Ma trattandosi di lui, l'idea che striscia silenziosamente alle spalle del conoscitore approfondito della sua opera è che il tutto potrebbe essere una trappola, o forse solo un sogno.
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Recensione a cura di Anna Maria Pelella - aggiornata al 03/12/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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