Voto Visitatori: | 7,00 / 10 (120 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 6,00 / 10 | ||
Di film che cadono nel dimenticatoio ce ne sono una marea. Magari ci sono grandi storie che non trovano il giusto talento per essere raccontate, e si ritrovano appiattite da regie inconsistenti e interpretazioni ridicole. Oppure il contrario: film da enormi budget, grandi effetti speciali, attori fighissimi, belle regie, ma quando vai alla sostanza, senti solo un lontano frinire di grilli. Beh, "Smetto Quando Voglio" non rientra in nessuna di queste categorie, perché non è un film che dimentichi dieci minuti dopo averlo visto: ha una fortissima personalità, tante belle idee, tante belle trovate, ma anche tante e tante ingenuità, alcune così plateali da farti cascare le braccia.
La storia è quella di un gruppo di ricercatori che, stanchi di vivere come falliti e frustrati dal quotidiano spreco del loro talento, decidono di intraprendere una carriera estrema. Decidono così di sintetizzare una nuova droga e di proporla sul mercato di sostanze stupefacenti. Il bizzarro team è composto da: Alberto, chimico lavapiatti di un ristorante cinese; Mattia e Giorgio, folli latinisti benzinai alle dipendenza di un bengalese; Bartolomeo, economista irremovibilmente convinto che sia possibile contare le carte a poker; Andrea, antropologo e aspirante meccanico; infine Arturo, un archeologo timido ed erudito.
Il gruppo è capitanato da Pietro, un neurobiologo sfortunatamente interpretato da Edoardo Leo, alla disperata ricerca di un finanziamento per i suoi studi, che si ritrova in situazioni surreali con un rettore che millanta varie conoscenze tra la Prima e la Seconda Repubblica e un gruppetto di svogliati adolescenti a cui dà ripetizioni nel tempo libero, ma da cui non vede un soldo.
Convive con Giulia, la sua rigida e sospettosa fidanzata che lavora in un centro sociale per il recupero di tossicodipendenti.
E questa è la prima parte del film: La presentazione di tutti i personaggi, l'idea di una nuova droga, e lo spaccio di questa: praticamente la prima stagione di "Breaking Bad". Nella seconda, naturalmente, ci sono tutti i casini che derivano dalle loro scelte pericolose e disperate. La malavita che si accorge della loro impresa, e la reazione di Pietro.
Chiunque abbia letto un po' qua e un po' là su questo film sa che gli accenni a "Breaking Bad" si sprecano (la regia è ripresa pari pari), ma il perno di "Smetto Quando Voglio" sta nel fatto che cerca di veicolare le situazioni al limite di "Breaking Bad" con la graffiante satira della serie di Boris. Il che è una grande trovata. Di quelle rare. Per farvi un esempio, è quello che fa Tarantino quando in "Death Proof" racconta un giallo hitchcockiano con la grammatica del b-movie statunitense.
L'idea di partenza è ottima, quasi geniale. Ne scaturisce una trama abbastanza buona, ma questa non viene servita da una sceneggiatura sufficientemente consapevole, e quest'ultima letteralmente soffoca in un'ora e quaranta di pellicola. Il film accelera in alcuni punti in maniera del tutto innaturale e butta giù un finale così arronzato e in maniera talmente sciatta che rischia di farti scordare tutto il buono che c'era. Potrebbe trattarsi anche di un problema di produzione più che di scrittura, ma il risultato è questo.
Ma la parte più interessante della scrittura è quella dei personaggi. Ognuno di loro ha una bella caratterizzazione, spesso buoni interpreti ma con troppo poco spazio per brillare come dovrebbero. E inoltre c'è Edoardo Leo che non ne ha azzeccata una: il suo personaggio, il protagonista, subisce una radicale trasformazione che la sua interpretazione non trasmette, perché probabilmente Leo non è in grado di cambiare gestualità. Non ha saputo rendere una menzogna senza farla sembrare da cinepanettone o interpretare l'insicurezza della precarietà professionale o l'arroganza della rivalsa. Un fiasco totale decorato da un regia che ha esaltato i suoi difetti invece di nasconderli.
In ogni caso "Smetto Quando Voglio" rimane un film molto divertente, con ottime trovate e tante idee brillanti. Se non si è in cerca di forti emozioni, ma di un'oretta e mezza di leggere risate, va più che bene. Certo è che il cinema italiano si è del tutto appiattito su questo tipo di pubblico, ma questa è un'altra storia. E bisogna anche dire che per un esordiente, per giunta giovane, non è nemmeno un lavoro da poco. Che dire, speriamo che la prossima volta Sydney Sibilia sappia dare la giusta forma alle sue idee. E comunque fa davvero piacere che il cinema nostrano si apra a questo tipo di sperimentazione.
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Recensione a cura di alexava - aggiornata al 21/02/2014 14.28.00
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