achille e la tartaruga regia di Takeshi Kitano Giappone 2008
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achille e la tartaruga (2008)

 Trailer Trailer ACHILLE E LA TARTARUGA

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locandina del film ACHILLE E LA TARTARUGA

Titolo Originale: AKIRES TO KAME

RegiaTakeshi Kitano

InterpretiTakeshi Kitano, Kanako Higuchi, Kumiko Aso, Yurei Yanagi

Durata: h 1.59
NazionalitàGiappone 2008
Generecommedia
Al cinema nel Giugno 2009

•  Altri film di Takeshi Kitano

Trama del film Achille e la tartaruga

Figlio di un ricco industriale e collezionista d'arte, Machisu sogna di diventare famoso come pittore. Grazie alla sua passione riesce ad affrontare i drammi della vita con sguardo distaccato.

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Voto Visitatori:   8,34 / 10 (19 voti)8,34Grafico
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Voti e commenti su Achille e la tartaruga, 19 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Filman  @  08/09/2023 12:00:12
   7 / 10
Non parliamo certo di un film che non è difettoso, però AKIRES TO KAME (Achille e la Tartaruga) è un film profondo nel parlare di sé e della propria concezione di sé. Se tutta la prima parte, ambientata nel passato, ha un resa molto debole, man mano che si avvicina alla fine lo stile del film si fonde sempre più allo spirito astratto e concettuale dell'arte che vuole immortalare. Takeshi Kitano è un artista e in quanto tale prova ad esprimere non solo ciò che sente dentro e ciò che vorrebbe mettere su una tela bianca ma anche ciò che la creazione conferisce al suo creatore, compreso il senso di insoddisfazione.

TheLegend  @  10/11/2015 20:18:02
   6 / 10
Un Kitano minore a mio avviso;non condivido per niente l'entusiasmo.
Ho apprezzato il suo significato ma non è stato capace di suscitarmi emozioni.

Danae77  @  23/10/2015 16:28:05
   8½ / 10
Fogli bianchi disegnano la vita, segnata dalla bellezza dei colori, tinte senza toni..un dono, un sogno, un'ossessione che dimentica tutto pur di sfondare. Tante tele, tante perdite, troppi rifiuti e la spinta ad andare oltre l'accettabile. Un amore apparente, fuggito o che non può più tornare...tra la spazzatura, un ritorno a casa, in un fuoco di girasoli...La tartaruga è sempre davanti Achille, fino a quando non l'avrà raggiunta. Disarmante.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  18/11/2013 12:38:30
   7 / 10
Spietata commedia-drammatica firmata da quel pessimista di Kitano.
Inizialmente "tortura" un bambino appassionato di disegno che non riesce ad emergere in una societa' che sembra non dare spazio a questo tipo d'arte, piu' occupata all'insegnamento o al lavoro.
Quando il ragazzo cresce e diventa un uomo scopriamo che il suo sogno è stato perseguito malgrado le difficolta' ma è tutt'altro che facile vivere solo di questo. Anche perche sembra che le sue opere siano solo una copia di qualcosa gia' presente che un prodotto originale...messaggio autobiografico?
Il film alterna situazioni grottesche a dramma riuscendo a divertire commiserando il povero malcapitato... come un Fantozzi dei giorni nostri dedito alla pittura...
Prosegue il processo del nuovo Kitano con buoni risultati.

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  01/01/2013 16:59:55
   6 / 10
Non condivido questo entusiasmo. Dei 5 film di Kitano che ho visto questo è il meno bello. La metafora di Achille e della tartaruga in riferimento alla vita di questo sfortunato artista è una buona idea, ma penso che potesse essere sviluppata molto meglio. Peccato.

deadkennedys  @  26/09/2012 13:42:30
   7½ / 10
Ottimo film in cui genio e follia, lentamente, collidono. Che valore ha l'arte? Quello artistico, monetario, che può dare un critico o il valore dei sentimenti che l'artista riversa nell'opera?
Un laborioso scavare dentro sè stessi per estrarre qualcosa che non sia mai stato creato, per focalizzare l'espressione di un concetto innovativo. Ed il continuo scavare non può che far scendere sempre più verso il basso, facendo tabula rasa attorno a sè stessi. Achille piè veloce non dovrebbe mai raggiungere la tartaruga se le cose nella vita non mutassero... ma troppo spesso purtroppo non siamo noi a cambiare le cose, ma sono le cose a cambiare noi.
Tutto sta nel riuscire a capire cosa abbia realmente valore... prima che sia troppo tardi.

senefesi  @  03/04/2012 23:13:55
   7½ / 10
Una vita per l' arte, nonostante tutto e tutti, malgrado le innumerevoli difficoltà, incomprensioni senza compromessi neppure per amore dalla figlia.
Un percorso infinito come un Sisifo moderno che fa della ricerca del significato dell' arte il suo masso da portare per l' eternità.
Unicamente per assecondare gli altri -leggi gallerista- e quindi non per se stesso, il se stesso che da bambino era pienamente appagato dal fare arte, non dal far per compiacere, per adattarsi al concetto di arte della società.
Io lo leggo non come un' uomo che cerca l' arte, ma come un' uomo che cerca l' approvazione da un mondo che non comprende, o meglio che comprende solo alla fine.

_Hollow_  @  03/02/2012 01:31:00
   10 / 10
Il 10 al film è molto soggettivo, poteva essere anche un 1, e spiego perché.

Il film non m'è piaciuto granché, non come altri di Kitano, ma provo un po' di disgusto a pensarlo e soprattutto mi fanno veramente schifo molti commenti di altri utenti, non mi sto riferendo tanto a questo pagina ma in generale sulla rete (e non solo).
Penso a commenti come "Kitano è tornato" o "comicio a risperare" o "lo vedrò ma non mi illudo" eccetera eccetera.
Sembra quasi che il film non l'abbiano visto. Parla dell'arte e di che voglia dire crearla, prima viverla, poi sognarla, poi inseguirla.
Kitano è indubbiamente un artista, ma che vuol dire essere un artista? Bisogna essere originali per l'intera "carriera"? L'arte può essere un lavoro? La si può classificare, votare, criticare? Qual'è il suo valore rispetto ad una famiglia, una madre, una moglie, una figlia, un pezzo di pane? Ha un valore? O questo è soggettivo, unicamente per il proprio autore, che può rallegrarsi nel semplice correre sperando che non diventi una gara paradossale con una tartaruga?
Quindi ripeto, non mi sembra proprio il caso di fare il critico d'arte, che per definizione non è un artista, se mai si può essere artisti o solo cercare d'esserlo, e schifare l'ennesimo film di Takeshi, oppure idolatrarlo. E soprattutto non mi sembra il caso di fare un resoconto della "carriera" di chi cerca di creare.
Questa è una delle ultime fatiche di un uomo giapponese un po' yakuza, un po' comico, un po' attore, un po' regista, un po' niente, un po' tutto. Beccatevela, guardatela e, se suscita emozioni, allora ha fatto il suo lavoro verso lo spettatore.
Ovviamente questo vale per qualsiasi film che non sia solo l'ennesimo ritorno al cinema delle attrazioni. Bisogna almeno dare atto a Kitano di aver fatto bene a ricordarlo.

P.S.: altro merito oggettivo, va detto che il film è sicuramente migliore della semplice somma delle sue parti. Sembra come un buon collage, non solo di generi, ma di vita ... vedere i vari simbolismi sparsi qua e là e certi aforismi sparsi tra i vari personaggi. Potrebbero non voler dire nulla, ma ....

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Ultima risposta 03/02/2012 01.33.17
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  10/01/2012 17:34:51
   9 / 10
Probabilmente ci si deve rassegnare ad un'arte interessante ma mortale, essendo che mai come oggi trasfigurare la realtà è un'operazione tanto effimera. Le mostre sono rigorosamente temporanee, gli artisti sono solo per un giorno. Machisu come tutti ha perso in partenza, il dramma semmai è che non convince la tartaruga a rallentare nemmeno per un istante, è un artigiano e lo è sempre. Ciò non di meno la sua è una vita eccezionale, se non altro perché ogni fallimento commuove, diverte e devasta, come farebbe un capolavoro.
Sarebbe banale e pretestuosa la frase conclusiva, se solo avesse un senso, una sua precisa coerenza. Per come la leggo io, nel finale la metafora si reinventa : Achille è la moglie, lui la tartaruga.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  28/12/2011 00:51:11
   10 / 10
Tipico forse dell'estetica e della sensibilità orientale quella dell'esagerazione. Esagerare il patetico, le morti, il dramma, il comico, il surreale, il concetto. Si forza si forza, ma eppure è tutto misurato. Ho odiato la Yoshimoto di "Kitchen" che proponeva una storia oltre i limiti del sopportabile, ma a quanto pare Kitano ha fatto di peggio, presentandoci una storia senza limiti, una storia che diventa essa stessa un concetto (a partire dal titolo), concetto che per tutto il film si cerca disperatamente nei quadri, ma si trova forse solo in una lattina dal prezzo spropositato.
Trovo questo uno dei più grandi film del Nuovo Millennio e del cinema in generale. L'ho adorato in ogni suo fotogramma, non sapevo come reagire poiché continuamente mi spiazzava in un crescendo di perfezione assoluta e di pazzo coraggio. Un film viscerale, inumano, che riflette i tormenti di una delle maggiori personalità artistiche del cinema contemporaneo, ma che cristallizza questi tormenti in una storia-concetto, in una forma di qualità superiore e in una sorta di atteggiamento spirituale e distaccato con cui guardare a ciò che di tremendo ha da riservarci la vita. Lo "Stalker" di Kitano.

"Più importante dell'opera d'arte è la verità della vita" (A. Tarkovskij)

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  14/12/2011 19:25:33
   8 / 10
Pur essendo nettamente differenti le due parti del film, è presente il filo conduttore tra l'uomo e l'arte. La prima parte l'arte si esprime attraverso un flusso istintivo determinato dalla naturalezza del bambino, in fondo dalla sua semplicità. E' il graduale imporsi di elementi esterni (scuola d'arte e gallerista) che in un certo snaturano l'artista costretto a rinunciare alla sua vitalità interiore per "imitare" in una certa misura l'arte altrui. E' una progressiva rinuncia a sé stesso, alla propria individualità che diventa ossessione, sottolineando, pur nella comicità surreale della seconda parte, la tragicità di un dilemma che colpisce il protagonista, proiezione dello stesso Kitano comico e filmaker.

Invia una mail all'autore del commento Gualty  @  27/09/2011 15:01:49
   8½ / 10
Estenuante.
Il confine tra la passione e l'ossessione, il desiderio dell'affermazione e dell'adorazione che distruggono un uomo e lo portano a trascendere ogni possibile eccesso pur di eccellere.
Onde scoprire che l'arte figurativa è morta, la storia dell'arte si ripiega su sè stessa e non bastano bravura e amore. Non basta la dedizione. E il talento è difficile a riconoscersi.
Cosa resta dunque all'uomo?
Non perdersi.
Un film faticoso, che regala momenti esilaranti e tragici, assurdi e patetici. Un film sincero e sofferto

Invia una mail all'autore del commento Steppenwolf  @  28/08/2010 12:32:55
   9 / 10
Un Kitano che non delude, davvero eccezionale, tra i suoi migliori film in assoluto, il che è tutto dire.
Molto tragico nella prima parte, il film mostra, ribaltando la tesi ultima di "Scarpette Rosse"(da cui pur sempre si parte: si può morire per l'arte?)cosa sia l'ossessione per l'arte, quanto difficoltosa sia la ricerca dell'espressione artistica e ancor più farsi comprendere.
Tutti siamo in fondo artisti - chi più e chi meno - e riusciamo ad esprimere la nostra spiritualità tramite il mezzo chiamato "arte". Il problema è relazionare la nostra intimità artistica a quella altrui, rendere l'arte universale... è questo il dilemma dell'arte.
La ricerca disperata dell'arte da parte del protagonista lo condurrà ad un'alienazione. Appunto: si può morire per l'arte?
La morte dell'artista è la morte di colui che sacrifica se stesso, la propria vita, i propri cari ad un qualcosa di superiore.
L'artista così inteso non è differente da quelli che nelle religioni vengono definiti santi(beninteso, onde evitare accuse di misticismo, ci tengo a precisare che non sono religioso, eh...): in comune vi è la volontà di sacrificare il proprio ego, la propria persona per qualcosa di trascendente.
L'arte come la religione è qualcosa di superiore e spesso le due cose sono infatti unite, vedere Andrej Rublev, per esempio.
Ma Kitano che risposta da a questo dilemma?(ATTENZIONE SPOILER)
La risposta di Kitano è che l'arte, in fondo, è solo all'apparenza una buona causa per morire, ma alla fine è vuota, l'arte non ha valore di per sé. L'arte ha ispirato grandi uomini nel passato, è stata una buona causa per lottare e superare se stessi, sì... ma alla fine cosa si rivela essere?
Un pugno di mosche. L'amore è ciò che conta, non l'arte. L'arte ha valore soltanto nel momento in cui non diviene fine a se stessa(art for art's sake).
L'arte non ci da nulla, anzi porta ad annullare noi stessi e non sempre è una cosa positiva. A contare sono innanzitutto i nostri sentimenti, la ricerca dell'assoluto non porta a nulla, in fondo, se non a negare la nostra intimità.
La condivisibilità della tesi è arbitraria, certo, ma la commozione e la sincerità di Kitano è lodevole e non posso non premiarla.
Io almeno così ho letto il film, che è a mio avviso anche fortmente autobiografico. Kitano eccellente.

Tom24  @  06/05/2010 01:20:55
   8 / 10
Un Kitano DOC con stili e tematiche piuttosto particolari, il film si differenzia dalle precedenti produzioni, sia dagli yakuza movie, sia dall'ermetismo, sia dalla pazzia sperimentale dei due lavori precedenti.

zakfett  @  15/02/2010 11:25:16
   7 / 10
Visto in originale con sub in spagnolo... complimenti ai distributori italiani.

Non facile classificarlo, forse mi ha poco entusiasmato per lo scollegamento evidente tra la 1 e la 2 parte, al punto che quasi sembrano girati a distanza di tempo reale.
Mi è stato fatto notare che è un meraviglioso contenitore vuoto al quale noi attribuiamo personali significati.

Ad ogni modo è un Kitano in piena regola.

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Ultima risposta 28/12/2011 00.32.10
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Tumassa84  @  09/10/2009 08:52:25
   10 / 10
Mi sono avvicinato a questo film senza troppe pretese, visti gli ultimi deludenti lavori di Kitano, ma ne sono stato letteralmente sorpreso. Si tratta di un'opera veramente geniale, in cui il regista torna a dimostrare tutta la sua originalità e la sua validità artistica. Inoltre, penso sia uno dei film più personali e autobiografici di Kitano; e credo proprio che la gran parte dei bellissimi quadri che si vedono siano suoi (non lo so di per certo, ma Kitano è solito inserire i propri quadri nei suoi film, e questo a maggior ragione dovrebbe valere anche per Achille e la Tartaruga). Incredibile e geniale come egli metta insieme praticamente due film in uno, e senza alcun particolare nesso logico: a conti fatti, la struggente storia iniziale serve solo come presupposto per la seconda parte, in cui Kitano Takeshi si appropria del personaggio e lo usa per proporre la sua anima di comico (che rimane la sua principale professione) in varie divertentissime gag (e finalmente si ride veramente, siamo lontani dalla discutibile comicità di Gatting Any). Ma il film chiaramente va molto al di là di questa comicità, e offre anche dei grandi spunti di riflessione sul rapporto tra artista e arte, su cosa sia l'arte al giorno d'oggi e su cosa voglia dire fare dell'arte. La bellezza dei colori e della fotografia fa inoltre di quest'opera un unico, grande, splendido quadro che racchiude tutti quelli mostrati nei 120 minuti della pellicola. Sicuramente tra i film più belli mai girati da Kitano Takeshi.

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Ultima risposta 12/12/2009 18.05.48
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Invia una mail all'autore del commento Banana Pie  @  26/08/2009 21:21:15
   9½ / 10
Film a metà strada fra il concettuale/autobiografico dei primi 2 episodi della trilogia e il cinema classico di Kitano, forse più verso la seconda strada, eppure a uno sguardo attento la lieve follia che alberga in questa pellicola ha i tratti biografici delle prime due opere, bisogna ricordarsi che Kitano è anche pittore.
Poesia e colore, follia e passione... uno dei migliori film di Kitano, anche se non raggiunge in definitiva l'intensità dei suoi capolavori come Hana-Bi e l'estate di Kikujiro.

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Ultima risposta 27/08/2009 19.55.27
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benzo24  @  12/04/2009 18:34:20
   10 / 10
straordinario film di kitano. film che avrebbe meritato il leone d'oro. forse il film più spietato e più vero, più geniale e più poetico che sia mai stato fatto sull'arte e tutto ciò che ci gira intorno

5 risposte al commento
Ultima risposta 01/04/2010 12.35.12
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Ciaby  @  09/04/2009 14:04:37
   10 / 10
è il capolavoro di Kitano, il film dell'assoluzione che aspettavo dall'insuperabile "Dolls". Dimenticate le allucinazioni delirante di film come "Kantoku Banzai" o "Takeshis'", Kitano si getta nella sua poetica più viscerale, riuscendo con incredibile bellezza a confezionare un film degno di "Hana-Bi" e "Dolls": colori pastello, regia struggente, fotografia insuperabile, recitazione malinconica e riuscitissima. Uno dei più grandi film del maestro orientale. Si può morire per l'arte? Si può andare oltre pur di coltivare una propria passione? Da vedere.

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