Tre donne si trovano nella stessa stanza di una clinica ginecologica: la prima a seguito di un aborto, le altre due, una felicemente sposata, l'altra ragazza madre, in procinto di partorire. Si instaurano tra le tre donne compagne di camerata dinamiche di solidarietà, soprattutto dopo la morte di uno dei nascituri.
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VINCITORE DI 2 PREMI AL FESTIVAL DI CANNES: Miglior regia (Ingmar Bergman), Miglior attrice (Bibi Andersson, Eva Dahlbeck, Ingrid Thulin, Barbro Hiort af Ornäs)
Il film parte in "media res" e si intreccia tra le diverse esperienze di queste tre donne, le loro asspetative i loro desideri danno ad ognuna di esse un valore unico. I personaggi come in tutti i film di Bergman sono lungi dall'essere stereotipi e riescono ad acquisire un personalità propria attraverso una sola scena tanto che personaggi che sembrano chiave per il film poi scompaiono e ci si accorge come in realtà in quella scena abbiano svolto tutto il loro compito, detto ciò che dovevano dire e fatto ciò che dovevano fare. Tutto ciò fa di questo film, un film immediato, sintetico. Perchè protrarre personaggi che non hanno più niente da dire o dilungarsi sul prima e sul dopo? La fluidità che ne deriva non può non essere apprezzata. Il messaggio e i temi,poi, sono sempre attuali e degni di riflessione. A mio parere un ottimo film.
Ho visto questo film in svedese sottotitolato in inglese e se pur conoscendo l'Inglese in modo alquanto approsimativo la maniera in cui sono esposti i temi e si svolge la storia te lo fa apprezzare lo stesso. Penso che solo per questo si meriti 9.