La quindicenne Marina Prandi si illude di essere amata da Alberto, un giovane attore che, invece, cerca solo di arrivare a convincere il padre di lei, un autotrasportatore, a cedere alla compagnia teatrale un furgone
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Anche Leopoldo Trieste, attore molto presente nel nostro cinema dal dopoguerra in poi, gioca la carta della regia. Magari con qualche eco del primo Fellini crea una storia dove la vera protagonista è l'ambientazione: una Roma notturna fatta di artisti, di laboratori teatrali e di salotti di cultura con una pletora di personaggi particolari, quasi surreali...cosa che anticipa di un paio di anni "La dolce vita"! Ma il suo film non si limita a questo, godendo di una sceneggiatura che se apparentemente sembra una storiella d'amore si rivela molto più profonda, con protagonisti che si confrontano con gli altri e con se stessi e con addirittura una riflessione sull'essere genitori ed i rapporti con i figli che crescono, tema per l'epoca molto avanti con i tempi. C'è però anche emozione e pathos fino alla fine per quello che può succedere. Un'opera prima davvero ben scritta e diretta, con Mario Bava alla fotografia e Nino Rota alle musiche...e scusate se è poco. Peccato che sia misconosciuto, secondo me avrebbe meritato molto di più. Da riscoprire.