frantic regia di Roman Polanski USA 1988
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frantic (1988)

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locandina del film FRANTIC

Titolo Originale: FRANTIC

RegiaRoman Polanski

InterpretiHarrison Ford, Betty Buckley, John Mahoney, Emmanuelle Seigner

Durata: h 1.59
NazionalitàUSA 1988
Generethriller
Al cinema nel Settembre 1988

•  Altri film di Roman Polanski

Trama del film Frantic

Il medico Richard Walker e sua moglie si recano a Parigi per una conferenza scientifica. Mentre Richard è sotto la doccia, la moglie scompare misteriosamente.

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Voti e commenti su Frantic, 89 opinioni inserite

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hghgg  @  18/11/2014 16:46:17
   7 / 10
Una sorta di "Intrigo Internazionale" in versione polanskiana ma non altrettanto riuscito, più drammatico, decisamente meno ironico e molto più banale e forzato ma con all'interno cose interessanti (più che altro un interessante, per noi e per Polanski, debutto davanti alla macchina da presa). "Frantic" fa parte del "periodo di mezzo" di Polanski quello in assoluto meno conosciuto, che presenta alcuni gioielli di assoluto valore ("La morte e la fanciulla" su tutti) e alcuni flop davvero mediocri ("Pirati" in primis); questo si pone un po' a metà sia per tempistica che per risultato, secondo film di Polanski (il primo fu appunto "Pirati" nel 1986) a seguito del suo ritorno al cinema dopo 7 anni di inattività; fu "Tess" (ottimo film in costume per altro) nel 1979 a chiudere la seconda parte della carriera di Polanski (iniziata con "Macbeth"), quella segnata dalla "presenza" costante della memoria di Sharon Tate che in un modo o nell'altro ha accompagnato molti dei film del polacco, "Tess" compreso. "Frantic" fa parte della nuova fase della carriera di Polanski, dove finalmente la presenza della Tate si fa meno forte (ma non la voglia di Polanski di esorcizzare il passato, dopo ci arriverò) e pian piano scompare. La presenza in "Frantic" della 22enne e debuttante Emmanuelle Seigner ad oggi risulta quasi simbolica in fondo, visto che l'anno dopo lei e Polanski si sposeranno (un matrimonio un tantino più fortunato stavolta, visto che va ancora avanti, per fortuna della Seigner) e più di ogni altra cosa l'esordio della splendida francese in questo film quasi simboleggia un vero e proprio nuovo inizio per il genietto franco-polacco, nuova carriera e nuova vita (sentendomi poetico oggi ho volutamente omesso il fatto che nel frattempo Polanski non è che fosse stato esente da relazioni varie, sia sacrosante sia... meno, ehm...). Tornando alla Seigner... Ma 'sto maledetto nanetto malefico di Polanski come fa ? Certo che ne ha di buon gusto, bisogna ammetterlo. Togliendo il sottotesto personale di Polanski comunque ci troviamo di fronte ad un film, come detto, non particolarmente riuscito, valorizzato da alcune cose ma decisamente penalizzato da molte altre.

Certamente questo personale "omaggio" di Polanski allo stile thriller di Hitchcock e in generale al thriller americano non è tra i suoi lavori più belli, soprattutto a livello di scrittura, con una sceneggiatura poco appassionante e convincente nello sviluppo narrativo e negli intrecci e una sceneggiatura solida è la principale condizione per dirigere un gran film di questo genere, se manca quella o se comunque tentenna come in questo caso allora è ovvio che qualcosa nel risultato finale verrà a mancare.

Non c'è nemmeno un protagonista adatto a tappare i buchi perché diciamolo pure Harrison Ford non è certo l'attore del secolo e alla fine si limita a seguire gli alti e bassi della sceneggiatura con la sua espressione unica e imbambolata senza mai regalare qualcosa di suo e limitandosi ad una specie di compitino, ne troppo male ne troppo bene. Ford è uno che va bene quando tutto intorno a lui è perfetto ("Blade Runner") o in commedie avventurose, ironiche e leggere (sappiamo tutti a quali due saghe mi riferisco) ma in film del genere è sempre abbastanza scialbo. "Frantic" è un film non scritto e diretto particolarmente bene che avrebbe necessitato di un attore protagonista tanto abile da dare quel qualcosa in più.

Quel qualcosa in più invece riesce a darlo proprio la nuova coppa Polanski/Seigner, il primo alla regia, la seconda con la prima memorabile interpretazione della sua carriera. Nel primo caso il tocco "europeo" di Polanski riesce a farsi comunque sentire, unendo vaghe atmosfere da cosiddetto "polar" e comunque da thriller-poliziesco extra-americano al contesto appunto americano e/o hitchcockiano del film e regalando con un mestiere proprio dei grandi nei loro momenti meno brillanti alcune scene interessanti e abbastanza coinvolgenti, d'altronde ne classe, ne tecnica sono acqua, per un regista; la regia di Polanski riesce a mantenere il livello d'attenzione discretamente alto e non fa particolarmente annoiare; nel secondo caso, quello della Seigner, troviamo un'attrice al suo debutto che davvero riesce a prendersi la scena, mostrando talento, credibilità e una grande abilità nello sfruttare il suo corpo e la sua (pazzesca) bellezza, facendola divenire un tutt'uno con la sua interpretazione. Davvero brava, nonostante fosse chiusa in un personaggio che poteva e doveva venire meglio approfondito e che lascia alla fine una sensazione di "troppo abbozzato". Certo nella sua bella prova la Seigner è stata aiutata dalla regia e dalla direzione del futuro marito, in assoluto l'unico che abbia davvero saputo far fruttare il suo talento; la carriera della Seigner è infatti indissolubilmente legata a quella di Polanski: se nel resto della sua carriera la Seigner è sempre stata abbastanza "nulla", tutte quelle volte in cui è stata diretta dal marito ha saputo tirar fuori performance notevoli se non assolutamente splendide; insomma una vera e propria creatura forgiata da Roman Polanski. Questo è ovviamente il primo dei quattro film in cui la Seigner ha recitato diretta dal marito ed escludendo il flop totale de "La nona porta" (in cui lei ha ben poche colpe) negli altri tre titoli, "Frantic" compreso, ha sempre fatto vedere grandi cose, migliorando ogni volta di più (la sua interpretazione nel recente "Venere in pelliccia" è da incorniciare e di sicuro è la migliore della sua carriera) e soprattutto riuscendo sempre a dare al film del consorte quel "qualcosa in più" appunto, fondendo insieme talento e bellezza, bravura e presenza scenica, carisma interpretativo e sex-appeal; ogni film di Polanski in cui c'è lei si prende almeno un mezzo punto in più grazie alla sua presenza e alla sua interpretazione e "Frantic" che è il primo della coppia non fa eccezione.

Curioso come Polanski abbia, forse inconsciamente, attuato un vero e proprio passaggio di consegne tra le due consorti, visto che in questo film la Seigner alla fine


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER ed è proprio per questo che parlavo di un'inconscia voglia di esorcizzare il passato, elemento che tornerà in maniera anche più forte nel successivo "Luna di fiele" sempre con la stupenda Emmanuelle grande protagonista.

Particolari a parte, dispiace invece che la sceneggiatura risulti spesso così forzata, banale, priva di mordente soprattutto nella parte finale che dovrebbe essere quella più serrata e invece risulta moscia e ancor peggio banalissima nella soluzione dell'intreccio e della vicenda tutta. Decisamente un lavoro fiacco per la coppia Polanski/Brach che insieme hanno realizzato capolavori di scrittura deviata, inquietante, sperimentale ma solida quali "Repulsion" "Rosemary's Baby" e "L'inquilino del terzo piano".

Un prodotto comunque discreto, valorizzato dal mestiere di Polanski alla regia e dalla sua nuova bellissima musa.

Immancabile e ovvia l'ambientazione parigina, d'altronde parlare di Polanski e Parigi è un po' come parlare di Martin Scorsese e New York o Michael Mann e Los Angeles.

Potenzialmente buono e complessivamente non più che discreto. In fondo però possiamo considerare "Frantic" già come un miglioramento visto che dopo la lunga pausa post-"Tess" la nuova fase della carriera del regista era iniziata con il mediocre "Pirati". Polanski risalirà definitivamente la china nella prima metà degli anni '90 per poi dirigere all'inizio degli anni '00 uno dei suoi più grandi e personali capolavori, confermandosi regista di primissima fascia in fatto di talento.

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