Amedeo Nazzari è proprietario di una cava, Yvonne Sanson una dipendente. L'amore è ostacolato dalle differenze di classe e quando lei partorisce un figlio interviene la madre di lui a sottrarglielo. Alla povera Sanson non rimane allora che chiudersi in convento.
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L'esagerazione e l'esasperazione dei sentimenti che Matarazzo metteva nei suoi melodrammi rischiano di urtare un po' chi non è abituato a questo genere. Ne I FIGLI DI NESSUNO questa esasperazione risulta piuttosto evidente, oltre che fastidiosa, forse per colpa di un montaggio poco calibrato che fa assumere alla storia momenti troppo inverosimili, facendola cadere in contraddizione e portandola, in alcuni frangenti, a girare a vuoto. Fortunatamente le parti drammatiche si rivelano più interessanti, calamitando l'attenzione dello spettatore e coinvolgendolo con caratterizzazioni di personaggi davvero negativi, e per questo la visione risulta più fluida. Non conosco il film del 1921 ma, a mio avviso, questo rifacimento di Matarazzo è un po' troppo sopra le righe per i miei gusti, anche se mi rendo conto che questo è un genere che necessita di connotati forti e ben definiti. Il seguito, L'ANGELO BIANCO, si mantiene sugli stessi livelli.