il responsabile delle risorse umane regia di Eran Riklis Israele, Germania, Francia 2010
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il responsabile delle risorse umane (2010)

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locandina del film IL RESPONSABILE DELLE RISORSE UMANE

Titolo Originale: THE MISSION OF THE HUMAN RESOURCES MANAGER

RegiaEran Riklis

InterpretiMark Ivanir, Guri Alfi, Julian Negulesco, Bogdan Stanoevitch

Durata: h 1.43
NazionalitàIsraele, Germania, Francia 2010
Generedrammatico
Tratto dal libro "Il responsabile delle risorse umane" di Abraham Yehoshua
Al cinema nel Dicembre 2010

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Trama del film Il responsabile delle risorse umane

Licenziamenti e assunzioni all'ordine del giorno. Il mestiere del responsabile delle risorse umane sta tutto lì: conoscere i candidati, sottoporli a colloquio e infine accettarli o rimandarli a casa alla ricerca di un'altra opportunità. Semplice, chiaro e diretto. Talmente meccanico da ridurre al minimo le implicazioni umane degli incontri e ampliare al massimo quelle utilitaristiche. Può capitare quindi di scordarsi volti e nomi dei propri dipendenti, così come accade al protagonista del film, accusato da un giornalista d'assalto di non essersi interessato alla morte tragica di una ex dipendente, rimasta uccisa in un attentato terroristico a Israele. Nessun parente reclama il suo corpo e il manager, messo alle strette dal senso di colpa, decide di partire per un lungo viaggio verso il paese natale della ragazza, un villaggio sperduto nella fredda Russia, alla ricerca di un parente disponibile a fare il riconoscimento. Lontano da casa e dagli affetti, troverà l'occasione per riflettere su se stesso.

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Voto Visitatori:   6,81 / 10 (13 voti)6,81Grafico
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Voti e commenti su Il responsabile delle risorse umane, 13 opinioni inserite

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DarkRareMirko  @  27/02/2019 22:47:13
   7½ / 10
Riklis fa film parafiabeschi, con tutti i pregi e difetti di tale cosa; a me è piaciuto più Il giardino di limoni, ma quest'altro film ha comunque una discreta attrattiva nel suo essere imprevedibile ed improbabile (il tank, il bunker, ecc.).

Buona anche l'inaspettata componente da road movie.

Carino ed apprezzabile nel suo voler essere umano (l'azienda menefreghista che cerca di riparare un torto).

Invia una mail all'autore del commento albatros70  @  05/03/2015 14:31:54
   6 / 10
Non mi aspettavo di trovarmi davanti ad un road movie. Il film a tratti è davvero disturbante, lento, però narra di vicende di morte, vita e riscatto per quello che non si è riuscito a fare prima in un modo tale che una visione la merita.

Fabbro75  @  01/03/2013 14:29:44
   5 / 10
Il classico film che mi irrita. La trama è un pretesto, i personaggi insipidi ed è fastidiosamente buonista. Dal titolo mai mi sarei aspettato di approdare ad un road movie, senza alcun fascino oltretutto.
Bah...

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  04/08/2012 09:57:17
   7 / 10
Fin dal titolo si può intuire il senso stesso del film. Più che un viaggio di maturazione di un uomo è il ritrovare il senso di responsabilità delle cose. Ciò che avviene è il prendersi carico di doveri che altri, protagonista incluso, scansano in un gioco di scaricabarile individuale e collettivo. Una fredda e a volte assurda burocrazia è lo scudo di mediocrità che si trovano durante questo viaggio. Il tono del film è fondamentalmente drammatico, ma proprio da situazioni ai limiti dell'assurdità non mancano pizzichi di ironia che non stonano affatto con la pellicola ed anzi danno un senso d'umanità ai personaggi ed alla storia.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  27/06/2012 14:23:26
   4½ / 10
Ancora una volta il viaggio come mezzo per simboleggiare un accrescimento morale che da Israele porta ad una tetra Romania il responsabile delle risorse umane di un panificio.
L'uomo è un capro espiatorio creato ad hoc dall'azienda lesta a scaricare le colpe per non essersi accorta della morte di una dipendente avvenuta a seguito di un attentato,lasciando per giorni la sventurata in obitorio.
Discorso abusato ma purtroppo sempre attuale quello del sistema lavorativo basato sullo sfruttamento selvaggio,in questo caso esposto senza profondità da un regista solitamente tutt'altro che frivolo. Metafore e simbolismi insipidi,personaggi forzatamente eccentrici e quindi falsi,un protagonista definito in modo rudimentale nei passaggi chiave della pellicola,addirittura elementare nella sua presa di coscienza e talmente assuefatto all'insensibilità da essere incapace di donare affetto alla propria famiglia,in parole povere un'insopportabile fiera dello stereotipo camuffata da film d'autore.
Riklis vorrebbe commuovere e allo stesso tempo strappare qualche sorriso mediante un tono quasi surreale,denotando però inadeguatezza nel voler menare danze tragicomiche con tempistiche soporifere buone giuste per eleggere la pellicola tra i road-movie più noiosi e scialbi degli ultimi anni.
Nemmeno lontanamente paragonabili tornano alla mente il bellissimo "Ogni cosa è illuminata" e "Simon Konianski",altro viaggio nell'Est Europa non proprio riuscito comunque vincente con largo distacco l'ipotetico confronto.
Intenti lodevoli col voler porre l'accento sugli spietati ingranaggi produttivi nell'epoca della globalizzazione,peccato che della giusta umanità siano sprovvisti anche i personaggi di questo filmetto,affossati da una mediocrità che demolisce ogni elogiabile aspirazione.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  18/05/2012 00:31:45
   7½ / 10
Se non lo nominavano all'oscar probabilmente non l'avrei visto perche spesso,sbagliando come in questo caso, sottovaluto il giovane cinema Israeliano...
Questo film è una piacevole sorpresa in un periodo dove le idee al cinema sembrano scarseggiare...
Un viaggio on-the-road con tanto di cadavere,ex-marito,figlio difficile e soprattutto LUI...il protagonista della storia!
Quell'uomo costretto a fare il viaggio solo per tenere alta l'immagine della sua azienda quando in realta' non è stato capace di svolgere bene il suo lavoro,visto che neanche conosceva la giovane ragazza Romena.
L'immagine emblematica è quella della bara sopra il carroarmato,penso che bene identifichi il valore del film creando un immagine difficilmente cancellabile dai nostri ricordi...
Un piccolo grande film...

charles  @  21/01/2012 17:09:54
   7 / 10
Film ben riuscito, la trasposizione cinematografica delle opere di Yehoshua di certo non è facile.
La semplificazione forzata dei dialoghi interiori è compensata da una buona recitazione e l'ambientazione è suggestiva, anche grazie all'ottima fotografia.
Un film che fa riflettere, come il romanzo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  31/05/2011 23:43:50
   7½ / 10
Film disturbante emotivamente coinvolgente.
Eran Riklis ci regala un film che fa riflettere sulla vita, la morte, la conoscenza degli altri e di noi stessi. Un road-movie che lascia il segno e spesso irrita.
Molto bravo il protagonista.

Jumpy  @  01/04/2011 02:28:46
   6½ / 10
Un film molto delicato e pieno di valori e di umanità, ma cinematograficamente non mi ha convinto del tutto.
Si alternano toni drammatici a momenti amaramente ironici o comici, poi si trasforma in un road-movie sui generis... ma la trama, nel complesso è decisamente lineare ed intuibile.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  12/03/2011 12:29:16
   7 / 10
Quanto cinema delicato che viene dall'Israele! Un viaggio allegorico alla scoperta del proprio io e per la coscienza delle proprie, appunto, responsabilità. A volte commovente, a volte ironico, è un road movie abbastanza classico ma diretto e interpretato bene.

zeta  @  03/01/2011 11:56:35
   7 / 10
Un marito e una moglie, un padre e una figlia, un padre e un figlio, due nemici, due terre diverse e lontane. Nonostante i limiti quasi inevitabili di una trasposizione cinematografica di un libro, questo film, che racconta la risoluzione contemporanea e intrecciata di dualismi che sembravano inestricabili emoziona e coinvolge nella sua semplicità. Non ci sono molti virtuosismi in regia, ma una buona fotografia e attori credibili superano qualche sbavatura nella sceneggiatura e nel ritmo e rendono "il responsabile delle risorse umane" un film delicato, affascinante e, a tratti, inaspettato che omaggia uno dei grandi della letteratura contemporanea.

marcodinamo  @  23/12/2010 18:35:50
   8 / 10
sorprendentemente efficace. Da non perdere

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  18/12/2010 20:19:50
   8 / 10
Forse quel carrarmato che trasporta la bara di un'illustre sconosciuta è l'immagine simbolica più forte, deviante e memorabile dell'ultima stagione di cinema. Il mezzo cinematografico può offrire davvero l'"alternativa" visiva e visionaria all'espressione letteraria più emotiva (cfr. il romanzo di Yehoshua)
Me lo porterò a lungo con me, insieme ai soldati-burla di "Le cose che restano", ai frati di "Uomini di Dio", e al noir metafisico di Monte Hellman, sicuramente il più bel film della recente mostra del cinema di Venezia.
Questo è un film che turba, spiazza, e a volte può irritare. Non sempre perfettamente calibrato tra l'amarezza della vicenda e una forzata ironia (v. il personaggio del petulante reporter).
Quindi, 7 1/2, eppure anche nei momenti più grotteschi il regista dimostra di possedere un senso ineffabile di misura, una forza che scandisce le profondità.
Il protagonista è di quegli attori che riescono a entrare nel nostro immaginario con una spontaneità sorprendente. Le immagini seguono un ritmo ora cadenzato ora riflessivo una sospensione lirica à la Anghelopolus diciamo, ma spesso e volentieri collimano con uno spirito "gitano" degno del Kusturika d'annata.
L'odissea di Julia, un corpo che non si vede, che esprime l'immortalità dello sguardo nella foto di un cellulare, parla esclusivamente di un mondo alienato, senza origini, senza nazione, come quella "specie di ritorno a casa", per dirla con gli U2.
Il film - per quanto ricco di contrasti - trova la sua forza proprio in quella "terra di nessuno" che è il racconto di tanta gente, la loro vita lontana, e la loro morte, vicina.
Certo che i cinepanettoni invitano a sollevare i piedi da terra - e non solo quelli - ma davanti all'atavica profondità di un bunker (v. film) noi ritroviamo tutta la perdìta, la distanza siderale tra noi e quell'"altro mondo" di kamikazen e tensioni, dove anche la morte diventa "strumento politico".

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Ultima risposta 20/12/2010 17.36.02
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