Un cavaliere torna dal campo di battaglia solo e trova ad attenderlo una terra devastata dalla peste, e la Morte che lo reclama. Riuscirà a prolungare la propria esistenza impegnando la Mietitrice in una lunga partita a scacchi che sa di non poter vincere.
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L'espressione rapita, costernata, angosciata e trasfigurata dalla diperazione e dal terrore, che avvolge il viso della giovane donna, divenuta compagna dello scaltro scudiero Jons, rappresenta l'emblema dell'impotenza umana dinanzi alla finitudine dell'esistenza, sopraffatta dall'oscurità e dall'ignoto della nera morte. Il settimo sigillo può essere sintetizzato in quel mistico volto di fanciulla, rapita, addolorata ed affranta, che al sol guardarla gela il sangue e fa rabbrividire anche i meno pavidi. Allo stesso modo, il tetro, ambiguo ed indecifrabile disegno tracciato dalla morte, investe l'intera opera bergmaniana, coinvolgendo sin dall'origine lo spettatore nel clima desolato del medioevo scandinavo, là dove l'uomo è sopraffatto dall'invincibile morbo pestilenziale, sconvolto e atterrito da una sorte già scritta. Fra processioni di flagellanti, lotte alle streghe, furori di ignoranti e meschini figuri accampati in ambigue locande, si nascondono tetri presagi e mistiche visioni ad occhi aperti, narrate dall'attore girovago, che va di paese in paese con la dolce moglie ed il figlioletto, alla ricerca di un futuro da vivere. Il tutto ruota, però, attorno alle inquietudini e alle domande del cavaliere Block, il protagonista del film, appena rientrato in patria dopo una lunga ed estenuante Crociata. Egli, non appena mette piede sul suolo natio, viene bruscamente chiamato dalla morte, impersonificata da un oscuro personaggio dal lungo manto nero, incappucciato e bianco in volto, a lasciare il mondo terreno. Il cavaliere Block è però abile nell'ottenere una breve dilazione, inviatando la morte ad una partita a scacchi, con in gioco la vita stessa. E sarà proprio durante questa partita, che temporalmente coincide con il viaggio di ritorno del cavaliere verso il proprio castello, che Block cercherà di ritrovare dentro se stesso quella fede che lo aveva quasi abbandonato. Fede che invece non sorregge, neppure per un attimo, i pensieri del fido scudiero Jons, concreto e nichilista sino all'ultimo, convinto della finitudine di ogni cosa e delle false promesse dettate dalla religione. Così, fra episodi di vita medievale mirabilmente tratteggiati, scorrono le ultime ore del cavaliere, anch'egli, tuttavia, impotente e incapace di fermare il triste progetto per lui disegnato. Sarà, tuttavia, un trucco dello stesso Block, furbo nel distrarre per un secondo la morte, ad evitare la sua stessa fine agli attori girovaghi suoi amici, i quali riescono ad allontanarsi e restano, con i loro radiosi progetti ed il loro incrollabile, ingenuo ma sincero amore reciproco, i baluardi per la speranza dell'uomo verso un possible futuro.
Il settimo sigillo è un'operamirabile, profonda e spiazzante, che lascia lo spettatore immobile ed atterrito, coinvolto emotivamente dinanzi ai dubbi radicati nell'umanità, fra finitudine terrena e continua ricerca dell'onnipotente.