kitchen stories - racconti di cucina (2003)

La Svezia sembra appartenere a quell'attimo (s)fuggente dove il cinema si plasma in un contatto domestico - ambientale quando lo spettatore cerca in simbiosi con la natura incontaminata e fredda del nord quella dimensione minimalista surreale che si rispecchia nel film Sembra Atomic Cafè, o anche una versione nordica di "delikatessen" Film indubbiamente delizioso, anche se di difficile lettura (e talvolta inesorabile nella sua lentezza, esige realmente una forte predisposizione d'animo) ha il merito di celebrare una mediazione temporale effettiva in uno scenario (contrasto) ambientale/fotografico molto scarno dove il tempo è negato. L'affetto del vecchio solitario per il cavallo rivela peraltro inconsuete memorie Bessoniane (Au Hazard Balthazar) Insomma non certo un film per tutti. Ma se si guarda con il giusto spirito, di rara intelligenza. Capace di osservare le relazioni e i rapporti in relazione all'ambiente, a paventare l'ingresso dei media sempre più massiccio anche in una società impensabile e tutt'altro che "maccartista" come quella del nord europa, ammiccando a quel bisogno di dare e ricevere che nessuna società puo' negare Stupisce che l'unico ricorso alla modernità sia nella terminologia della parola "single" (come "solitari"?) ma ne esce un'acuta radiografia dell'umanità che non puo' esteriorizzarsi oltre la dimensione della cucina - psicologicamente - che paradosso - la stanza atta alle relazioni umane - tra una cena modesta e un caffè Piccole cose che invitano a certi interrogativi: quanto è irreversibile la dimensione locale dell'uomo? E fino a che punto l'imposizione sociale reclama l'uso e l'abuso dello spazio entro certe ortodossie? Alienazione affatto rassicurante immagine di una regressione dell'estabilishment ai primordi di una degenerazione mediatica sempre più corriva. Tocca nervi scoperti, questo film. Ma non è certo l'invito a trascorrere il tempo con spensierata ludicità