la mia droga si chiama julie regia di Francois Truffaut Francia 1969
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la mia droga si chiama julie (1969)

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locandina del film LA MIA DROGA SI CHIAMA JULIE

Titolo Originale: LA SIRÈNE DU MISSISSIPPI

RegiaFrancois Truffaut

InterpretiCatherine Deneuve, Jean-Paul Belmondo, Nelly Borgeaud

Durata: h 2.00
NazionalitàFrancia 1969
Generedrammatico
Tratto dal libro "Waltz Into Darkness" di Cornell Woolrich
Al cinema nel Maggio 1969

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Trama del film La mia droga si chiama julie

Louis Mahé (Jean-Paul Belmondo) vive nell'isola di Réunion e ha sposato Julie (Catherine Deneuve), dopo averla conosciuta per corrispondenza. Lei è molto più bella che nelle fotografie e si giustifica dicendo di avergli mandato quelle di una vicina, per metterlo alla prova. In realtà è una truffatrice e assassina di nome Marion che, dopo aver dato fondo al conto in banca di Louis, fugge. Ma l'uomo ormai è innamorato di lei. La fuga di Louis e di Julie/Marion è anche una fuga senza compromessi dalla civiltà e dalle sue regole e giustamente non si chiude sull'ultimo fotogramma: alla fantasia dello spettatore viene lasciato il compito di immaginarsi una conclusione.

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Voto Visitatori:   7,59 / 10 (16 voti)7,59Grafico
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Voti e commenti su La mia droga si chiama julie, 16 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  14/01/2022 18:27:04
   7 / 10
Truffaut, in uno dei suoi film di minor successo, racconta una storia d'amore fuori dal comune. Un uomo che ama una donna a tal punto di perdonarle furti e tentativi di omicidio...nei suoi confronti!

L'uomo preferisce avvicinarsi allo status di criminale che cercare di distogliere la ragazza dai suoi misfatti e in questo senso la traduzione italiana del titolo ha qualche senso.

Forse in effetti la parte "amorosa" sovrasta troppo quella del dramma che avrebbe meritato piu' spazio.

Due attori superbi per un film particolare e non per tutti.

Oskarsson88  @  04/04/2021 08:42:29
   6½ / 10
Nonostante gli ottimi presupposti con una trama sulla carta intrigante e la presenza di due attori straordinari, lo sviluppo della storia è piuttosto piatto e le scene sentimentali prendono troppo spazio dando poco respiro alla trama vera e propria. Alla fine si dà quindi più rilevanza al lato sentimentale piuttosto che a quello Thriller. Quindi a parte qualche sprazzo più incisivo se rimane per la maggior parte della pellicola un po' interdetti, con un finale che non ho apprezzato.

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7219415  @  03/04/2021 23:52:07
   7 / 10
Buoni gli attori, ma un po' troppo lento

Invia una mail all'autore del commento nocturnokarma  @  19/01/2013 17:27:05
   8½ / 10
Intramontabile saggio di un un amore totalitario, totalizzante eppur struggente. Il canovaccio non è certo nuovo ed è stato poi imitato alla nausea. Ma qui c'è la grazia di Truffaut, la cura dei particolari e una coppia d'attori stupefacente.
Finale indimenticabile.
La mia droga si chiama Cathetine Deneuve!

JOKER1926  @  30/08/2012 03:24:30
   7 / 10
Dal celebre regista francese della "Nuova ondata" a finire degli anni sessanta (1969) prende conformazione ed essenza un film di risonanza, "La mia droga si chiama Julie".
Francois Truffaut è un regista che allega alle sue formidabili esposizioni visive anche un contenuto non indifferente. "Non indifferente" come nel frangente con "La mia droga si chiama Julie". In questo prodotto cinematografico il fulcro concettuale e dinamico naviga nel corpo, nell'anima, nelle sensazioni di un uomo ricco che cerca l'amore attraverso lettere, insomma cerca la donna della propria vita senza conoscerla (conoscenza per corrispondenza)…
Ad interpretare il ricco un buonissimo Jean Paul Belmondo, nella parte dell'ambigua e cinica Julie troviamo Catherine Deneuve. In pratica gli attori adoperati dalla regia sono in grado di dare al prodotto un qualcosa di veramente sostanzioso. Coppia affiatata. Gli altri attori svolgono (giustamente) funzioni satellite lasciando, doverosamente, lo spazio ai due amanti.
Su questa scia, a questo punto, da annoverare nella fattispecie tecnica anche la bellissima fotografia composta da colori vivissimi. Alcune sequenze, come quella del vestito in vetrina, sono una totale esplosione di colori, nel frangente il rosso, detta le regole di un gioco di colori che poggia, spesso e volentieri, su un irresistibile contrasto colorato. Lavoro incommensurabile.
A convincere anche tutte le ambientazioni e le atmosfere del film.

"La mia droga si chiama Julie" espone fin da subito, in effetti sin dal titolo, la sua concettualità. Truffaut mette in mostra una storia di amore "trasversale" ove le regole sono manipolate dalla mente impura di una donna che, a più riprese, cerca di sterminare economicamente il suo amato, suo marito.
La narrazione impiegata dal regista è dinamica e varia, certamente non complessa. Vien fuori un film non statico in cui il ritmo non è basso. Anche se questa ultima peculiarità forse non era quella primaria per la regia di Truffaut.
Le sequenze hanno grande organicità e pian piano il film si addensa di dinamiche quasi thriller da apprezzare sicuramente.

L'amore ai tempi delle nuove generazioni

Parlando della regia in considerazione alle volte, o meglio, quasi sempre, si collega il tutto alle Nouvelle Vague. Nelle caratteristiche di questi film, oltre il non sempre cronico "standard" tecnico, si registravano delle cose abbastanza precise. Questi erano, e sono, quei lavori cinematografici dediti completamente a rappresentare la generazione del tempo. Nell'ottica, nella condizione de "La mia droga si chiama Julie" i riflettori poggiano le luci su un pessimismo e su una freddezza criminale collimante nell'amore di un uomo per una donna.
"Amore" che vaga fra tante parole e fra tanti inesorabili bluff ove il pubblico, giustamente, è messo a dura prova. Si soffre insieme al protagonista. L'enfasi del progetto si nutre di splendore verso la fine (la scena in cui Belmondo non "rimpiange"), attraverso dialoghi di formidabile impatto traspare l'arte di amare estrema paragonabile, sotto delicati aspetti, a quella che chiedeva Marlon Brando alla sua amata ne "L'ultimo tango a Parigi". In entrambi i casi si parla di rapporti difficili da gestire…
La regia francese all'altezza della situazione.

Invia una mail all'autore del commento anthonyf  @  25/06/2012 12:23:33
   8 / 10
Un film di Truffaut originale e poetico, molto complesso e difficile da giudicare, in quanto si discosta completamente dagli schemi narrativi del melo-dramma o ancor più del giallo classico, mantenendo, tuttavia, punti di contatto con il movimento culturale e cinematografico della Nouvelle Vague, di cui Truffaut, assieme a Resnais, Chabrol e Godard, ne è stato il maestro. Una delle tante particolarità del film che salta subito agli occhi è l'ambientazione: tralasciando la Francia, molto tipica e cara a Truffaut, notiamo che nella prima parte, la storia si snoda nell'isola di Réunion, dove Louis Mahé, il protagonista, possiede una fabbrica di tabacco coltivato. Da segnalare è anche la presenza di uno straordinario Belmondo, tuttavia in una interpretazione riuscita, ma MAI VISTA PRIMA. Lo abbiamo apprezzato nei ruoli ironici da duro, come in "Borsalino" oppure in quegli più ambigui e spietati, in stile "Lo Spione", o ancor più in quelli tenebrosi ed affascinanti, come in "Mare matto" di Castellani, ma Truffaut riesce a infondere nella sua recitazione, quella calma, nonostante la drammaticità degli avvenimenti, quella pacatezza, semplicemente unica. Molto brava e sensuale é la Deneuve, nei panni della 'femme fatale' di turno, apparentemente senza pietà. Strepitosa anche la prova recitativa di Michel Boquet, un grande artista dalla formidabile forza espressiva.
La storia si segue tranquillamente, nonostante la sua originalità, tipicamente della "Nuova Arte", e l'epilogo sulla neve, omaggio a "Tirate sul pianista", è molto poetico.
Truffaut dimostra ancora di essere un grande regista, di notevole talento e poesia... se poi ha a disposizione un Belmondo in una performance mai vista e sconosciuta al pubblico e una Deneuve bellissima e al tempo stesso ambigua nel suo personaggio, ancor meglio.

Goldust  @  24/04/2012 11:39:31
   6 / 10
Alla base del film ci sarebbe un plot giallo abbastanza pretestuso e non privo di diverse leggerezze

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, per fortuna che l'interesse primario di Truffaut è tratteggiare un nuovo, disperato rapporto uomo - donna, una storia d'amore insano che brucia l'anima e che rende dipendenti. A mio avviso vi riesce parzialmente: pur non discutendo l'abilità registica del Maestro francese ho trovato il tutto abbastanza freddo e distaccato. Il tira e molla Belmondo - Deneuve ( bellissima bionda-fatale alla Hitchcock, un caso? ) ricorda sommariamente quello altrettanto tragico tra Stewart e la Novak ne La donna che visse due volte, ma forse c'è qualcosa anche di Marnie..
Finale autocitazionista

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gianni1969  @  28/03/2012 01:14:44
   8½ / 10
non amo truffaut,la novelle vague,etc etc,ma da amante del noir,l'ho trovato interessante.le tematiche sono quelle classiche,con un belmondo intrappolato da un amore impossibile,piu' grande dell'amore stesso,e una deneuve molto femme e parecchio fatale. cmq grande prova dei due attori. splendida la scena finale in mezzo alla neve.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  07/08/2011 02:09:40
   7½ / 10
Sicuramente il film che meno mi ha entusiasmato di Truffaut. Ma rimane un'ottima prova di Cinema.
Il film riprende le tematiche care al cineasta francese: l'effetto devastante dell'Amore, l'ossessione, la passione per la Francia (numerosi gli spostamenti, nei luoghi più suggestivi del Paese). Un film che viene inevitabilmente influenzato, come accadrà per L'Ultimo Metrò, dalla folgorante e magnetica presenza della stupenda Deneuve, un volto indimenticabile che rende al meglio la doppiezza compassata e quasi rassegnata del personaggio di Marion (così si chiamerà anche la protagonista del film del 1980). Belmondo è straordinario nel suo ruolo maschio.
Un film forse non del tutto riuscito, ma dalla realizzazione tecnica superlativa. Ritorna il paesaggio nevoso, sfondo del dramma umano, che avevamo ammirato in Tirate Sul Pianista, ed è indimenticabile quel fotogramma finale che rimpicciolisce i due innamorati e sembra suggerire la piccolezza dell'essere umano di fronte alla potenza naturale, forse di un sentimento naturale e animale, quello dell'Amore.
"Forse è così, fa forse male l'Amore?" "Sì fa male". E il dialogo si conclude come si concluderà il dramma di Marion e Bernard:
"Guardarti è una sofferenza" "eppure ieri sera dicevi che è una gioia" "è una gioia e una sofferenza".

forzalube  @  26/05/2009 16:29:18
   8 / 10
Mi sembra che Truffaut proponga una visione dell'amore e del rapporto di coppia eccessivamente drammatica e pessimistica, ma il film è molto bello e praticamente perfetto nella sceneggiatura e nei dialoghi. Meno convincenti il montaggio e la colonna sonora. Nello spoiler quelle che ritengo 2 piccole sbavature all'interno del film.

Catherine Deneuve est vraiment adorable.

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1 risposta al commento
Ultima risposta 07/08/2011 01.58.09
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castelvetro  @  15/05/2009 20:49:16
   10 / 10
Non fate caso ai commenti precedenti, questo film è da 10!
Interpretato magistralmente dalla splendida Deneuve e dal grandioso Belmondo,
questo film regala 2 ore di pura suspence, azione, amore e divertimento.
Sensazionale! Non mi aspettavo che un film di Truffaut potesse arrivare a tanto!
Ho visto: i 400 colpi, la sposa in nero, jules e jim e diversi altri, ma questo
va ben oltre tutti gli altri!
Truffaut, si sà era un grande stimatore di Hitchcock e penso che qui
come non mai la sua vena "gialla" si senta, gli intrecci amorosi e la sceneggiatura
poi sono davvero eccelsi... Per non parlare poi della fotografia e di quei bellissimi
colori...

SCENE DA RICORDARE: TROPPE!
Correte a vederlo!

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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  02/04/2007 16:26:50
   7 / 10
Buon film di Truffaut che alterna bene il dramma e il noir. Il titolo italiano chiarisce fin troppo bene il senso del film.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR frine  @  04/11/2006 02:12:58
   7 / 10
Ma come ci si può innamorare perdutamente di una donna orribile come Julie/Marion? Truffaut mette le mani avanti: Julie è una 'droga', un artificioso e pernicioso antidoto per i gravi problemi psichici del protagonista, obbligato a pesanti terapie farmacologiche. All'inizio il film incuriosisce e intriga, ma nella seconda parte lo spettatore rischia di irritarsi, e non arriva all'esasperazione solo perché il regista, con l'abilità che nessuno può disconoscergli, ricorre ad un finale 'aperto'.
Elegante, algida e raffinata, la Deneuve non sembra pienamente adatta al ruolo, che avrebbe richiesto un'attrice di più immediata e prorompente sensualità. Paradossalmente, la Deneuve funziona meglio in "Bella di giorno" di Bunuel, dove la freddezza della donna alto-borghese rivela retroscena insospettati.
Certo, non si può non apprezzare la maestria con cui Truffaut affronta l'antipatica vicenda...ma il film lascia comunque qualche perplessità.

Crimson  @  25/04/2006 23:36:59
   6½ / 10
La prima parte è entusiasmante, molto intrigante. Poi, da quando i due protagonisti si ritrovano, trovo il film sempre meno coinvolgente. Il compiacimento ridondante nell'estremizzare l'ossessione della coppia (specie di Louis) prende il sopravvento sulla vicenda e scade in un finale che mi ha lasciato ben poco. Insomma l'insieme di noir e storia di passione estrema non mi ha particolarmente coinvolto.

2 risposte al commento
Ultima risposta 07/08/2011 01.59.23
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benzo24  @  08/07/2005 12:34:25
   7 / 10
Altro titolo impoertante nella filmografia del grande regista francese, anche se questo lo trovo di poco inferiore agli altri.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  15/04/2005 21:03:16
   10 / 10
Uno dei migliori film di Truffaut.
"La mia droga si chiama Julie" è un film molto cinefilo e affascinante, misto tra un melò su un'ossessione amorosa alla Sirk e un giallo noir alla Hitchcock, pieno di citazioni e rimandi, e dominato da una coppia di attori superbi.

Di fronte a un film del genere nessun remake merita di essere visto.

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