la pista degli elefanti (1954)

Film che sa di compitino scolastico, guardabile ma dimenticabile. Guardandolo mi ha fatto venire in mente un film simile addirittra dello stesso anno, Furia bianca: stessa ambientazione esotica, coppia in crisi, catastrofe incombente, riconciliazione finale dopo il disastro. Siam lì, lo schemino di base, poco fantasioso, è proprio lo stesso.

Bellissima e diligente la Taylor, giovanissima ma già splendente.

Il Mogambo firmato Dieterle, che a onor del vero da offrire ha ben poco, tranne l'ambientazione esotica, la bellezza radiante della Taylor e l'ultima sequenza apocalittica degli elefanti. Inconsapevolmente Dieterle allestisce un set che sarà teatro di un tradimento e in seguito di uno dei più clamorosi divorzi di Hollywood, una Leigh che non si capisce che attrattiva abbia avuto dal copione -lei che soleva scegliersi le parti con scrupolo- consuma una relazione adulterina con Finch, la quale gli causerà un esaurimento nervoso, principio di quello che diverrà poi una fase traumatica nella splendida carriera dell'attrice.
Parte che per un'attrice navigata come lei è quasi un'offesa anche solo proporla, per la Taylor alla soglia dei vent'anni è comunque esperienza da non buttare anche se a momenti ci perdeva l'occhio, la direzione dimostratasi scolastica già l'anno prima con 'Salomé' è in balia di una sceneggiatura vuota che per la prima ora utilizza il pretesto della location come triangolo amoroso trito e ritrito reticente anche ad osare, proprio come in 'Salomé' il meglio arriva alla fine, lì un ballo succinto della Hayworth, qui una pregevole sequenza in cui gli elefanti assaltano il palazzo.