la proprieta' non e' piu' un furto regia di Elio Petri Italia 1973
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la proprieta' non e' piu' un furto (1973)

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locandina del film LA PROPRIETA' NON E' PIU' UN FURTO

Titolo Originale: LA PROPRIETA' NON E' PIU' UN FURTO

RegiaElio Petri

InterpretiMario Scaccia, Ugo Tognazzi, Flavio Bucci, Daria Nicolodi

Durata: h 2.06
NazionalitàItalia 1973
Generecommedia
Al cinema nel Luglio 1973

•  Altri film di Elio Petri

Trama del film La proprieta' non e' piu' un furto

Il giovane bancario Total (F. Bucci), marxista-mandrakista e allergico al denaro, si licenzia e decide di colpire un ricco macellaio (U. Tognazzi), prototipo del ladrocinio organizzato, in quel che ha di più caro: la proprietà che, oltre a essere un furto, è una malattia. Dopo avergli inutilmente spiegato che i ladri veri e i ladri del commercio sono i due pilastri su cui poggia l'umano consorzio e che abolirli vorrebbe dire l'anarchia, il macellaio lo strangola.

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Voto Visitatori:   8,00 / 10 (16 voti)8,00Grafico
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Voti e commenti su La proprieta' non e' piu' un furto, 16 opinioni inserite

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Oskarsson88  @  14/10/2024 09:04:51
   8 / 10
Petri è un genio, i monologhi dei personaggi sono spaziali, i volti estremamente caratteristici e inquietanti, la trama più sul grottesco che sulla commedia, semmai c'è tanta ironia. Anche la fotografia è bellissima e la pellicola è molto sfrontata con scene di nudo e terminologia molto volgare. Tutto questo a inquadrare la tematica della proprietà e del denaro, dell'avere invece che dell'essere, in una società malata e ingiusta. Non un capolavoro, ma comunque bellissimo...

Goldust  @  04/09/2023 16:09:37
   7 / 10
Introdotto dalla potenza visiva dei quadri di Mario Vespignani, l'ennesimo riuscito apologo di Petri sulla complessità dell'animo umano e sulla brama del possesso, sulle devianze sessuali dell'allora uomo moderno e ai sentimenti sempre sottovalutati, in quanto a potenza sommessa, dell'odio e dell'invidia. Ne esce un quadro distorto e grottesco di un'Italia dominata da bassi istinti, rappresentata con una girandola di personaggi quasi tutti sgradevoli. Bucci ( alla prova della vita ) interpreta Total, il classico marxista che vorrebbe rivoluzionare le dinamiche capitalistiche sociali ma che vi rimane intrappolato; Tognazzi ( anche lui eccellente, a parte l'accento romano inascoltabile ) è il macellaio preso di mira, un insopportabile borghese arricchito che pensa di risolvere tutto con il potere del soldo. Ecco forse le figure principali antagoniste sono fin troppo schematiche, ma l'intento del regista resta chiaro nonostante qualche caduta di tono e qualche passaggio volutamente teatrale in cui si da del tu allo spettatore con un dialogo privo di filtri. La dirò grossa ma per me non è inferiore a "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto".

mrmassori  @  11/02/2022 11:40:25
   9½ / 10
IMMENSO, GENIALE, CAPOLAVORO. Sono questi gli attributi che calzano pefettamente a questo gioello del grandissimo Elio Petri. Non è semplicemente un film, ma è proprio un'opera d'arte, un manifesto delle deviazioni umane e delle sue afflizioni esistenziali più insite dell'essere umano: prevaricatore, egoista, materialista e cinico come nessun altro essere vivente. Chi dice che è il film più debole della trilogia della nevrosi, sicuramente non l'ha compreso e non ha capito le innumerevoli genialate, gli spunti interessanti la messa in scena grittesca per risaltare la verità delle cose, e le profonde analisi che Il grande regista ha messo in luce nella sua opera. Un film magistrale che dovrebbe essere tramandato a chiunque e mostrato nelle scuole con orgoglio.

Thorondir  @  10/08/2019 12:09:18
   7 / 10
Mi accodo a chi dice che è il più debole del trittico sulla nevrosi: il film sembra incompiuto, talmente grottesco a criptico in alcuni suoi passaggi che si fa capire a comprenderne il filo. Resta la verve e la satira politica di Petri contro il potere costituito e la solita grandiosa regia e messa in scena. Meraviglioso Tognazzi.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  13/03/2019 18:15:39
   6½ / 10
il più debole della trilogia della nevrosi , forse per la quantità di discussioni aperte e non totalmente sviluppate .
Grandi Bucci e Tognazzi .. Comunque un buon film anche se molto cerebrale,astratto e a suo modo visionario .

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  14/02/2015 02:12:27
   6½ / 10
Mi è piaciuto molto meno dell'Indagine e Di la classa operaia va in paradiso. Come al solito la critica sociale di petri non è mai sterile.

DogDayAfternoon  @  12/01/2015 20:49:21
   6 / 10
Qualche monologo e dialogo ben riuscito ma nel complesso un film abbastanza dimenticabile per i miei gusti. Nella cosiddetta trilogia della nevrosi è indubbiamente il capitolo più debole, troppo grottesco, polemico e politico: alla lunga rischia di stancare. Nell'ultima parte del film poi è tutto uno schiamazzo, abbastanza fastidioso devo dire.

Buone le interpretazioni soprattutto quella di Ugo Tognazzi, musiche di Morricone molto cupe.

Qualche frase estrapolata qua e là fa ancora il suo bell'effetto ma nel complesso non mi ha detto più di tanto come film.

Vegetable man  @  24/09/2014 22:56:44
   9 / 10
Rivisto un'altra volta di recente, non posso che accodarmi ai seguaci della poetica di Elio Petri, che ne meriterebbe una schiera assai piú folta. Impietoso il confronto con il "capitale umano" di Virzí, visto appena prima. Non serve (basta?) essere realistici per cogliere l'essenza della realtá sociale.

Invia una mail all'autore del commento ciaco63  @  09/07/2014 16:43:55
   8½ / 10
Era proprio di Elio Petri interrogarsi, attraverso i suoi film, sui tormenti e le contraddizioni su cui poggia la nostra società, sin dal suo primo bellissimo film "L'assassino" (1961).
Il film "La proprietà non è più un furto" non smentisce la capacità di analisi esistenziale e sociale del suo autore: analisi che non vuole fornire delle risposte e delle soluzioni, ma accendere una luce su un modo diverso di guardare, per poterli giudicare, i veri mali della nostra realtà.
Ecco perchè manca oggi un autore come Petri nel panorama del cinema mondiale.

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  09/04/2014 12:48:51
   7½ / 10
Ultima collaborazione con Pirro, sempre la nevrosi è il filo conduttore di queste 3 opere in successione, siamo in pieno periodo caustico di Petri, talmente veemente nella sua critica esplicita da perdere qualcosa in fatto di costruzione, si sentirà ancor di più la macchinosità e prolissità in 'Todo modo'.
Dietro la scorza di una narrazione irregolare, nella quale sguazza in alcune fiammate trash, c'è una corrosiva metafora sul sistema economico della nostra società, volutamente didascalico nel dispiegare il concetto di proprietà, la separazione tra essere e avere, una sorta di fattoria orwelliana senza fare riferimenti a personaggi reali, quello lo farà, ma in 'Todo modo'.

demarch  @  24/02/2014 17:30:01
   9 / 10
Una volta si faceva davvero cinema. Adesso molti filmetti. Un film che è molto di più di un film, è un un isegnamento. Dovrebbero farlo vedere a scuola.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  07/05/2013 16:42:35
   8 / 10
Titolo che fa il verso al celebre pronunciamento di Proudhon, ottima opera di Petri. Grottesco, surreale e a tratti onirico. Attualissimo dopo quarant'anni, oggi che il denaro è l'unico metro di valutazione.
Ultimo capitolo della cosiddetta "Trilogia della nevrosi" dopo "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" e "La classe operaia va in paradiso".
Il cinema di Petri dovrebbe essere senz'altro recuperato.

baskettaro00  @  09/04/2012 12:06:32
   8 / 10
una denuncia grottesca,fuori dalle righe e metaforica(tognazzi che ritira i soldi in manette),che fa rifletter sul mondo capitalista,sul mondo delle banche(che"prestan solo a chi ha soldi")e con un eccezionale monologo iniziale:"l'uomo è uguale nei suoi bisogni,diverso nel loro soddisfacimento".
due ore che volan,mi ha infastidito solo l'odioso accento romano del protagonista.

Delfina  @  22/01/2011 20:43:45
   10 / 10
Capolavoro misconosciuto, molto teatrale ma viscerale, dominato dalle magnifiche interpretazioni di Bucci e Tognazzi, retto da una sceneggiatura di alto livello e accompagnato da una straordinaria colonna sonora di Morricone, questo film grottesco, drammatico eppure molto contemporaneo, ci colpisce cancellando in un lampo i quasi quarant'anni che lo distanziano da noi.

La vicenda del protagonista, il ragionier "marxista-mandrakista" interpretato da Flavio Bucci, contiene la disfatta ideologica di intere generazioni, arrivando a prefigurare con estrema chiaroveggenza l'attuale condizione del mondo del lavoro e della società capitalista, ritratta con una tragica, grottesca, ma al tempo steso felice, ferocia beckettiana.

merdman  @  23/10/2010 02:53:12
   10 / 10
[...Rubare più che un delitto è un' errore... Tutto ciò che distingue una cosa dall' altra è la proprietà...]
La malattia del ragionier Total è l' incapacità patologica di essere propietario, cioè di avere cose di sua proprietà acquistate con denaro. Una malattia socialmente debilitante la cui sintomatologia si presenta con l' impossibilità psicofisica di maneggiare denaro, e una repulsione allergica, che gli provoca attacchi di orticaria al solo nominarlo.
La scena della coniugazione del verbo "Avere" fatta dal padre (Salvo Randone) del nostro eroe, è chiarificatrice e geniale nella sua semplicità.
Petri, tra una gag e l' altra, esplica la prima legge ontologica di esistenza dell' uomo nella società liquido-moderna (cfr Z. Bauman). Condicio sine qua non

Avere è Essere

Un film che non è soltanto attuale dopo quasi 40 anni, ma che ci è contemporaneo.
Come molti altri film di Petri, nascosto e dimenticato per lo più.
Dimenticato anche su cotesto sito che sembri "pulluli" di grandi esperti di cinema e/o cinofili!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  13/10/2010 23:59:12
   7½ / 10
"La proprietà più che un furto è una malattia. Essere o avere. Io vorrei essere e avere, ma so che è impossibile...è questa la malattia".

Il film di Petri è un cortocircuito dei ruoli della nostra società, non più odio di classe, ma invidia della classe. Un cortocircuito delle nostre percezioni rispetto gli altri, in cui la morte di Albertone, ladro doc, rappresenta la fine di tutte le figure definite.
Va molto sopra le righe, come nello stile personale del regista, ma come per altre sue pellicole molti sono i temi che affronta e non tutti con la stessa profondità.
C'è da dire che contiene molte intuizioni che non lo invecchiano affatto malgrado i quasi 40 anni di distanza.

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