le armonie di werckmeister regia di Bela Tarr Ungheria 2000
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le armonie di werckmeister (2000)

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locandina del film LE ARMONIE DI WERCKMEISTER

Titolo Originale: WERCKMEISTER HARMONIAK

RegiaBela Tarr

InterpretiLars Rudolph, Peter Fitz, Hanna Schygulla, János Derzsi, Djoko Rosic, Tamás Wichmann

Durata: h 2.25
NazionalitàUngheria 2000
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 2000

•  Altri film di Bela Tarr

Trama del film Le armonie di werckmeister

L'attrazione del paese, una piccola cittadina delle pianure ungheresi caratterizzata solamente dal freddo pungente e dalla brina perennemente presente, č una gigante balena imbalsamata che č posta nella piazza principale. Arriva gente da tutta la cittŕ e non solo per vedere l'animale

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Voto Visitatori:   8,42 / 10 (12 voti)8,42Grafico
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Voti e commenti su Le armonie di werckmeister, 12 opinioni inserite

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Filman  @  02/06/2023 10:05:42
   9 / 10
La proposta artistica di WERCKMEISTER HARMONIAK (Le Armonie di Werkmeister) non è solo ungherese e non è solo cinematografica. Le poche sequenze coincidono con l'importanza che ne viene data al fine di renderle quasi bibliche nel loro voler raccontare qualcosa che, dimensionalmente, parli del nostro mondo andando oltre allo stesso, come se l'apocalisse avesse spazzato via l'anima degli uomini e raccontandocelo con un'epicità concettuale.
Esperimenti minimali, come quelli del tema musicale, individuano l'importanza degli stessi elementi all'interno del film, individuando la perfetta differenza che la loro presenza o la loro assenza crea.
Sensorialmente e surrealisticamente, questo film trafigge e riempie lo spettatore come anche altri film dello stesso Bela Tarr non sono riusciti a fare, ed è semplicemente questa cosa, non descrivibile razionalmente, a renderlo un capolavoro.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  13/05/2023 14:26:35
   8 / 10
Una città desolata ed inquieta. Si nota molto presto una rabbia sorda sotto il freddo bianco e nero di questi luoghi. Un gigantesco cetaceo portato da un non meglio precisato circo e chiuso in un rimorchio da camion per essere ammirato solo dal protagonista testimone di questa discesa verso la barbarie istigata da un nano dalle parole velenose. Una insurrezione fine a se stessa verso un governo inefficente e senza volto. Rabbia verso i diversi ed i deboli, nessuna base ideologica, solo bestialità e barbarie. Bela Tarr costruisce un gioiello precisissimo di lunghi piani sequenza scortato dal postino Janos, uomo dallo sguardo puro che perderà la propria innocenza di fronte alla brutalità. Uno dei film migliori del regista ungherese.

Gianarca  @  16/07/2017 15:58:40
   7 / 10
Credo di aver intuito che la volontà profonda del regista sia stata in questo film quella di affermare che nella purezza, nella destrutturazione, perfino nella rivolta, si possono trovare delle certezze. Tutto ciò che è costruito dall'uomo è menzogna, come le armonie di Werckmeister. Anche a livello tecnico la regia è destrutturata, non c'è la benché minima volontà di conformarsi a norme cinematografiche convenzionali. Anche la bellezza, la manifestazione della forza "creatrice" divina, la balena, è distrutta, abbandonata (è chiaro nella sequenza finale del film). Non è un invito ad attuare rivolte, è un invito a togliere gli orpelli, a ritrovare l'essenzialità. Solo ritrovando questa condizione, forse, si potranno cambiare le cose. Ma il regista lascia la porta aperta su uno scenario desolato in cui l'unico personaggio rimane la balena, la bellezza: silenziosa testimone di un'umanità fuori di testa.

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Danae77  @  30/10/2015 12:28:16
   9 / 10
Nei soui occhi risiede la dimora, il mentore di un lento e meticoloso viaggio alla deriva. Disfatto e ubriaco, alla presenza degli antichi fasti di un gigante. Dio è morto o Stato supremo...caos assoluto. Logica razionale, bavaglio di pianoforti malaccordati. Inquietudine, frustrazione, degrado di individui non più tali, ma corpi come legna ammassata. Il principe deforme, pastore degli animi incrudeliti e dritti ad un approdo. Colpevoli, innocenti, tutti vittime dell'ennesima implosione che risorge sulle macerie del passato e plasma mattoni con la stessa cenere. Dopo l'eclissi la luce, fino a quando l'universo smetterà di girare.

AndersMarx  @  04/08/2014 01:43:11
   9½ / 10
Poesia dolente e pura, come l'occhio vitreo della balena impagliata, testimone delle efferatezze del populismo.
Un "principe" che ricorda da vicino i sobillatori di folle di ieri e d'oggi. Un poeta mite che si autoesilia da una violenza insostenibile.
Tecnicamente ineccepibile, con lunghi e necessari piani sequenza e musiche che toccano l'anima.
Da vedere, rivedere, meditare.

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Ultima risposta 09/03/2017 06.47.08
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Ciaby  @  26/10/2013 13:53:29
   8½ / 10
La profezia del caos e dell'apocalisse sotto il rigore desolato di Bela Tàrr. Impressionante.

7219415  @  09/08/2013 19:16:51
   6½ / 10
Fotografia bellissima...pero' e' veramente troppo lento per i miei gusti...

pinhead88  @  31/07/2013 23:15:00
   7 / 10
COMMENTO SPOILERANTE

Primo lungometraggio dell'ungherese Tarr che guardo e osservo attentamente.
Che dire, ancora non capisco se mi è piaciuto o meno, mi sono andato a spulciare qualche frammento di recensione in rete per comprendere almeno un minimo di questo regista e del suo cinema allegorico, e nel frattempo dopo aver visionato il film per circa un'ora e dopo averci filosofeggiato su un bel po', sono andato anche a leggermi qualche commento al film in questione e sul suo possibile significato.
Devo dire la verità, da solo non ci sarei mai arrivato a meno che non lo avrei visto una seconda volta, ma lungi da me solo l'idea di riprovarci.
Ho apprezzato moltissimo alcune sequenze suggestive, il b/n, l'inizio vorticoso quasi surreale, la folla in mezzo alla piazza, la nebbia, quei silenzi ipnotici che mettono a disagio, per non parlare poi della figura mistica della balena che rievoca un Dio prigioniero ma morto e straziato ormai da tempo indefinito ridotto ad un fenomeno da baraccone da un nano invisibile. Questa figura sembra essere l'oggetto di un incubo, come tutto il film del resto può apparire.

Una cittadina che vive all'ombra del crepuscolo, in una sorta di purgatorio dove non batte mai il sole, (il b/n qui ovviamente gioca un ruolo fondamentale) c'è una fitta nebbia che ogni tanto pervade l'atmosfera, uno stuolo di strambi personaggi grotteschi di cui ognuno sembra non avere un'anima, che attende un segnale, un qualcosa che non si sa che cosa, sempre davanti alla carcassa della balena che nasconde anche una figura ancor più misteriosa: Il Principe, ovvero il nano che non si vede mai, oppure il diavolo(per come la vedo io).
Personalmente dopo aver letto alcune cose a riguardo, ho una mia visione personale della metafora intrinseca, ma niente di così profondo come alcuni geni cinefili avranno intuito.
Questa piccolo luogo indefinito è un luogo come tanti altri, non importa dove ne quando, rappresenta il mondo o forse meglio dire la fine del mondo.
La mastodontica balena imbalsamata è una delle meraviglie dell'universo che racchiude in sè tutta l'armonia e la poesia della natura, come la musica raffinata qui presente, e come tale può avvicinarsi agli dèi, come afferma anche il dottor Eszter in un monologo del film.
Tutto può avvicinarsi agli dèi tranne l'uomo, privo di armonia, il cancro dell'universo, l'aborto della natura. Una nullità nel grande disegno divino, come un figlio non voluto e lasciato all'oblio.
La balena quindi più che un Dio è un martire, una creatura angelica che rapprensenta la bellezza, la perfezione di un disegno armonico, lasciata nuda e fragile in mezzo a una folla di maiali putridi. Per fare un esempio, come un bellissimo elfo in mezzo agli orchi.
Il principe la tiene prigioniera come un trofeo infernale, un esempio che incita la razza umana ormai persa e abbandonata a riscattarsi.
L'emblematica figura del principe invece può accostarsi ad un demone, o al diavolo in persona, non si vede mai perchè è un mostro, annuncia l'apocalisse attraverso la rinascita con la distruzione di ogni cosa bella, misericordiosa e per questo accostabile a Dio(la sequenza dei malati nell'ospedale che vengono massacrati)
Una rivincita dei dimenticati. Avrei preferito però che il nano si vedesse, sicuramente il tutto avrebbe acquistato più fascino.
Questa riflessione è molto semplice, ma davvero non ci ho visto altro e ci ho anche riflettuto ieri notte che non riuscivo a dormire, e si sa che la notte è la miglior compagna di riflessioni.
Una delle poche cose che non ho digerito è lo stile antinarrativo di Tarr, piani sequenza infiniti, un ritmo lentissimo e a volte insostenibile per godere a pieno di questa magnifica opera in cui la poesia di alcune immagini si tramuta immediatamente in una grigia noia che rende totalmente incapaci di pensare.
Un plot del genere, metafisico e autoriale quanto volete, poteva benissimo durare la canonica ora e trenta senza quelle inutili brodaglie narrative che ristagnano senza trasmettere nulla. Capisco che è cinema d'autore, ma porca miseria sfido chiunque a non pensare ad altro durante un piano sequenza di dieci minuti.
Nonostante abbia apprezzato la metafisicità del messaggio, non riesco ancora a farmelo piacere nell'insieme per via di quel ritmo spezzettato tra noia micidiale e favolose immagini.
Credo che Tarr l'abbia fatto apposta per prendere per il cùlo, seppur bonariamente, una certa tipologia di cinefili che se la cantano e se la suonano nel loro vizioso circolo di autocompiacimento, stessa cosa che dissi con Jodorowsky. Oppure semplicemente lo ha fatto di sua spontanea volontà tanto per allungare il film inutilmente così da farlo apparire di maggiore importanza.

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Ultima risposta 07/08/2013 19.44.51
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  23/01/2013 16:26:12
   9 / 10
Indescrivibile il cinema di Bela Tarr che in questo caso mi ha completamente annientato. Ho visto quasi tutte le sue opere precedenti, alcune bellissime ma sempre estenuanti. Persino Satantango nella sua bellezza mi aveva lasciato un pò freddo.
Le Armonie di Werckmeister invece credo sia un capolavoro, ad oggi l'opera più riuscita del maestro ungherese.
Forse il suo cinema in bianco e nero delle lande desolate, dell'umanità distrutta, qui raggiunge picchi drammatici mai visti grazie anche alle musiche di Mihàli Vìg.
Senza rinunciare alla forma-limite del suo cinema fatta di lunghi pianisequenza e recitazioni deliranti, ipnotico come una ninnananna diabolica, Tarr riempie di un messaggio fortissimo il suo cinema antinarrativo per eccellenza, messaggio che in questo caso è chiaro pur nella molteplicità ambigua della metafora.
Cos'è la balena, cos'è il nano? Forse la prima è l'idea incarnata in animale (anzi, nella carcassa) del Dìo morto di nietzscheana memoria. L'occhio è l'abisso che non risponde, l'imponderabile. La carcassa è ciò che gli uomini temono e contro cui si ribellano allo stesso tempo.
Il nano non ci viene mostrato se non una sua ombra, le sue parole straniere tradotte in slogan di sovversione e caos. Potere, appunto.
La balena alla fine è abbandonata alla vista di tutti, ma tutti chi? Oramai tutti sono spariti, perfino chi ci credeva in Dìo e nella costruzione dell'ordine (il protagonista che nella sequenza iniziale costruisce un'armonia universale utilizzando ubriaconi). La nebbia mangia tutto. L'oblio. Su tutta l'umanità.

Non esagero se dico che "Le armonie di Werckmeister" contiene alcune delle scene più belle e forti della storia recente del cinema. Quasi dei climax di tensione che si risolvono in immagini semplici, scarne, come quella di un vecchio malato nudo e scheletrico, indifeso. A ripensarci gli occhi si riempiono di lacrime. Quelli della balena guardano, da un altro mondo.

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Ultima risposta 17/11/2017 01.45.25
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Lucignolo90  @  09/11/2012 19:42:03
   9½ / 10
E' ancora una volta un paesino della pianura magiara, luogo imprecisato e fuori dal tempo, il palcoscenico di vita quotidiana che Tarr fa suo per i film. Un luogo anonimo, dove la ripetitività degli eventi è norma, accettata passivamente dagli umili cittadini in vesti rurali che vi dimorano.
E' il trionfo dell'armonia terrena: armonia terrena che è riflesso diretto di quella celestiale come vuole farci capire chiaramente Janos Valuska, postino del luogo, nel balletto degli ubriachi che impersonano i pianeti, nella magnifica scena ad inizio film, che trova il suo culmine nell'eclissi solare, prova della perfezione dovuta alle leggi precostituite della magnifica opera del Signore.
Ma come spesso accade, e la Storia stà a testimoniarlo, l'uomo non riesce a vivere per molto tempo in uno stato di pace e serenità, che vede invece come sintomo di staticità e limitazione. E così basta un inverno più freddo del solito, l'elettricità fuori uso per molto tempo e la momentanea carenza di servizi per rompere tragicamente la tolleranza reciproca che tacitamente mandava avanti l'intero paese. E la fiamma che brucia le polveri in questo caso è incarnata in 2 curiose figure appena arrivate in paese come attrazioni circensi: una carcassa di una gigantesca balena, e un fantomatico uomo deforme (che Tarr non mostra mai) che si fà chiamare il principe. E proprio come un principe che parla ai suoi sudditi (o peggio ancora, come un dittatore al popolo) il buffo figuro aizza la folla, spingendola ad agire per scatenare un'improvvisa rivoluzione che sino al giorno prima sarebbe apparsa insensata prima ancora che deplorevole.
Tarr non ha mai detto nulla riguardo ciò, come non spiega nulla dei suoi film, ma appare chiaro ed evidente che possiamo associare la figura del principe all'idea di totalitarismo e di tutti i danni che hanno conseguito voler seguire queste ideologie, mentre la balena è accomunata al capitalismo, che Tarr vede eloquentemente come un sistema socio-economico oramai morto e in piena putrefazione.
L'unico a cercare di riportare le cose com'erano in origine prima degli eventi è proprio Janos, l'uomo che conosce per filo e per segno la città che attraversa giorno e notte senza sosta, pronto ad aiutare tutti quelli che gli chiedono un favore, primo fra tutti il professor Gyuri, studioso musicale e convinto assertore di un ritorno alla purezza del suono prima delle teorie del XVIII secolo enunciate dal teorico musicale Andreas Werckmeister.
Gyuri che verrà chiamato da Tunda, la sua ex moglie e ora a capo di un comitato che vuole sedare le rivolte, a farsi intermediario come figura carismatica riconosciuta e riconoscibile da tutti fra i riottosi.



Inutile che ripeti quella che ormai è una (felice) litania sullo stile di Tarr che ben conoscete: 145 minuti, 38 piani sequenza. Tarr è alla ricerca [i]del tempo[/i] che la singola bobina da 11 minuti non può dare, la sua ricerca dei momenti di stasi e ancor di più, del diritto di poterli protrarre a piacimento, annullando ogni forma che lui ritiene limitante e fin troppo accettata nel cinema, tutto questo nei suoi film E' BEN PIU' IMPORTANTE della storia stessa.
Note di merito agli attori, primo fra tutti l'evangelico Lans Rudolph (Janos) e al compositore-collaboratore di Tarr, Mihaly Vag, penso di poter dire che questo è il film del regista ungherese dalla migliore colonna sonora.
Comunque a parte questo uno tra i suoi primissimi film, lo metto poco poco sopra Damnation (9+ tiè) e dopo l'immortale e irripetibile Satantango (100 e lode perchè il 10 sarebbe limitante....... un pò come gli 11 minuti delle bobine Kodak)

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Ultima risposta 09/11/2012 21.04.16
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WongKarWai  @  12/03/2011 13:22:41
   9 / 10
In attesa di vedere Satantango, ho iniziato la mia conoscenza del regista ungherese con questo film. L'inizio è folgorante con uno dei tanti piano-sequenza fotografati splendidamente, una mdp che sembra danzare insieme ai personaggi. Siamo in un villaggio indefinito in Ungheria, un microcosmo che può rappresentare il mondo, che viene sconvolto dall'arrivo di una balena gigante imbalsamata e soprattutto del "Principe", un nano che rimane nell'ombra ma che è in grado di muovere le masse con i suoi discorsi rivoluzionari.
"L'armonia musicale, quella magia insuperabile fatta di assonanze e accordi, di fatto si basa semplicemente su un inganno"
Di fronte all'inganno della vita civile, della società, alla massa "che pensa perchè spaventata" bastano i discorsi anche di soggetti spregevoli per manifestare il proprio disgusto e la propria frustrazione. Fantastica la fotografia, così come l'atmosfera del film che ci porta in un mondo lontano da tutto eppure così vicino al nostro.

Gruppo REDAZIONE K.S.T.D.E.D.  @  19/03/2010 16:46:23
   9 / 10
Altro capolavoro di Béla Tarr, "Le armonie di Werckmeister" è una pellicola in cui quel realismo surreale tutto suo(non riuscirei a non usare un ossimoro per descrivere questa sua caratteristica) tocca livelli altissimi, regalando allo spettatore delle sequenze incredibilmente affascinanti e di forte impatto. Già solo la sequenza d'apertura, connubio perfetto di musica e immagini, sprigiona un senso di irrealtà che prima disorienta e allontana lo spettatore e poi lo trascina nell'universo tarriano.
I protagonisti, inquadrati da una regia impeccabile, sono sempre gli stessi, ossia indivui alla deriva, o individui che vivono in una società alla deriva, una società, come in questo caso, sull'orlo della distruzione e dell'autodistruzione, così vuota da scegliere di farsi riempire dalla prima voce più alta ed anche solo leggermente diversa delle altre(tema già presente in Satantango). altre due scene, a tal proposito, degne di nota sono quella magnetica ed inquietante della città in fiamme alle spalle del protagonista in fuga dalla stessa - scena in cui, peraltro, viene valoriazzata la gelida e al tempo stesso stupenda fotografia, altra costante imprescindibile del cinema di Béla Tarr. - e quella della distruzione dell'ospedale, girata in un unico piano-sequenza di quasi 8 minuti.

Pellicola tra le più mature e rappresentative del regista ungherese.

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