le armonie di werckmeister regia di Bela Tarr Ungheria 2000
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le armonie di werckmeister (2000)

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locandina del film LE ARMONIE DI WERCKMEISTER

Titolo Originale: WERCKMEISTER HARMONIAK

RegiaBela Tarr

InterpretiLars Rudolph, Peter Fitz, Hanna Schygulla, János Derzsi, Djoko Rosic, Tamás Wichmann

Durata: h 2.25
NazionalitàUngheria 2000
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 2000

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Trama del film Le armonie di werckmeister

L'attrazione del paese, una piccola cittadina delle pianure ungheresi caratterizzata solamente dal freddo pungente e dalla brina perennemente presente, č una gigante balena imbalsamata che č posta nella piazza principale. Arriva gente da tutta la cittŕ e non solo per vedere l'animale

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Voto Visitatori:   8,38 / 10 (13 voti)8,38Grafico
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Voti e commenti su Le armonie di werckmeister, 13 opinioni inserite

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pinhead88  @  31/07/2013 23:15:00
   7 / 10
COMMENTO SPOILERANTE

Primo lungometraggio dell'ungherese Tarr che guardo e osservo attentamente.
Che dire, ancora non capisco se mi è piaciuto o meno, mi sono andato a spulciare qualche frammento di recensione in rete per comprendere almeno un minimo di questo regista e del suo cinema allegorico, e nel frattempo dopo aver visionato il film per circa un'ora e dopo averci filosofeggiato su un bel po', sono andato anche a leggermi qualche commento al film in questione e sul suo possibile significato.
Devo dire la verità, da solo non ci sarei mai arrivato a meno che non lo avrei visto una seconda volta, ma lungi da me solo l'idea di riprovarci.
Ho apprezzato moltissimo alcune sequenze suggestive, il b/n, l'inizio vorticoso quasi surreale, la folla in mezzo alla piazza, la nebbia, quei silenzi ipnotici che mettono a disagio, per non parlare poi della figura mistica della balena che rievoca un Dio prigioniero ma morto e straziato ormai da tempo indefinito ridotto ad un fenomeno da baraccone da un nano invisibile. Questa figura sembra essere l'oggetto di un incubo, come tutto il film del resto può apparire.

Una cittadina che vive all'ombra del crepuscolo, in una sorta di purgatorio dove non batte mai il sole, (il b/n qui ovviamente gioca un ruolo fondamentale) c'è una fitta nebbia che ogni tanto pervade l'atmosfera, uno stuolo di strambi personaggi grotteschi di cui ognuno sembra non avere un'anima, che attende un segnale, un qualcosa che non si sa che cosa, sempre davanti alla carcassa della balena che nasconde anche una figura ancor più misteriosa: Il Principe, ovvero il nano che non si vede mai, oppure il diavolo(per come la vedo io).
Personalmente dopo aver letto alcune cose a riguardo, ho una mia visione personale della metafora intrinseca, ma niente di così profondo come alcuni geni cinefili avranno intuito.
Questa piccolo luogo indefinito è un luogo come tanti altri, non importa dove ne quando, rappresenta il mondo o forse meglio dire la fine del mondo.
La mastodontica balena imbalsamata è una delle meraviglie dell'universo che racchiude in sè tutta l'armonia e la poesia della natura, come la musica raffinata qui presente, e come tale può avvicinarsi agli dèi, come afferma anche il dottor Eszter in un monologo del film.
Tutto può avvicinarsi agli dèi tranne l'uomo, privo di armonia, il cancro dell'universo, l'aborto della natura. Una nullità nel grande disegno divino, come un figlio non voluto e lasciato all'oblio.
La balena quindi più che un Dio è un martire, una creatura angelica che rapprensenta la bellezza, la perfezione di un disegno armonico, lasciata nuda e fragile in mezzo a una folla di maiali putridi. Per fare un esempio, come un bellissimo elfo in mezzo agli orchi.
Il principe la tiene prigioniera come un trofeo infernale, un esempio che incita la razza umana ormai persa e abbandonata a riscattarsi.
L'emblematica figura del principe invece può accostarsi ad un demone, o al diavolo in persona, non si vede mai perchè è un mostro, annuncia l'apocalisse attraverso la rinascita con la distruzione di ogni cosa bella, misericordiosa e per questo accostabile a Dio(la sequenza dei malati nell'ospedale che vengono massacrati)
Una rivincita dei dimenticati. Avrei preferito però che il nano si vedesse, sicuramente il tutto avrebbe acquistato più fascino.
Questa riflessione è molto semplice, ma davvero non ci ho visto altro e ci ho anche riflettuto ieri notte che non riuscivo a dormire, e si sa che la notte è la miglior compagna di riflessioni.
Una delle poche cose che non ho digerito è lo stile antinarrativo di Tarr, piani sequenza infiniti, un ritmo lentissimo e a volte insostenibile per godere a pieno di questa magnifica opera in cui la poesia di alcune immagini si tramuta immediatamente in una grigia noia che rende totalmente incapaci di pensare.
Un plot del genere, metafisico e autoriale quanto volete, poteva benissimo durare la canonica ora e trenta senza quelle inutili brodaglie narrative che ristagnano senza trasmettere nulla. Capisco che è cinema d'autore, ma porca miseria sfido chiunque a non pensare ad altro durante un piano sequenza di dieci minuti.
Nonostante abbia apprezzato la metafisicità del messaggio, non riesco ancora a farmelo piacere nell'insieme per via di quel ritmo spezzettato tra noia micidiale e favolose immagini.
Credo che Tarr l'abbia fatto apposta per prendere per il cùlo, seppur bonariamente, una certa tipologia di cinefili che se la cantano e se la suonano nel loro vizioso circolo di autocompiacimento, stessa cosa che dissi con Jodorowsky. Oppure semplicemente lo ha fatto di sua spontanea volontà tanto per allungare il film inutilmente così da farlo apparire di maggiore importanza.

6 risposte al commento
Ultima risposta 07/08/2013 19.44.51
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