l'ospite - un viaggio sui divani degli altri (2018)

L'equilibrio di una coppia è giocato di questi tempi sulla precarietà, fra due individui e fra le poche opportunità che vengno presentate ad onuno di loro. Una genrazione quella dei trentenni "inoltrati" un po' tagliata fuori da un futuro di prospettive positive. Nel loro intimo Guido e Chiara sanno che la loro storia è finita, ma non sanno come finirla per paura di ferire l'altro oppure per quella rara opportunità lavorativa che immancabilmente costringerebbe la coppia a sfaldarsi sulla spinta delle legittime ambizioni personali. Guido, Il protagonista, osserva in questo suo peregrinare quanto anche le altre coppie che conosce, genitori compresi, siano sempre alle prese con equlibri fragili e facili a rompersi. Il film non è che presenta tematiche nuove o con punti di vista particolarmente originali, ma la scrittura è solida, mai banale e soprattutto c'è onesta nell'esposizione. Personalmente l'ho apprezzato.

Sufficiente. Commedia gradevole che gira e rigira succedono sempre le stesse cose.

Potrebbe essere lo spaccato di vita di chiunque quello raccontato da Chiarini ne L'OSPITE. Una vita ordinaria, fatta di alti e bassi (forse più bassi che alti) tra un amore che finisce, una famiglia che preoccupa, malattie e stress, problemi lavorativi e la continua ricerca di sè stessi, crescita e perdita, figli forse voluti ma non cercati, amicizia e tradimento. Insomma, la vita nella sua quotidianità.
A sopperire la mancanza di originalità c'è il garbo e l'eleganza emotiva del racconto, attraverso gli occhi del protagonista che condivide con il pubblico le sue paure, le emozioni e le incertezze, sotto una regia pulita, un ritmo narrativo lineare e una discreta prova attoriale.
Non il massimo in ambito dramedy, ma pellicola meritevole di attenzione.

Commedia ben calibrata, intelligente e ben scritta.
La cosa che non mi ha conquistata è il protagonista, oltre ad essere bruttino e triste risulta irritante; così come il personaggio di Chiara.

Mi è piaciuto davvero tanto, questo film, nonostante un sottotitolo che si poteva tranquillamente evitare. Verrebbe voglia di citare due canzoni ("Cara ti amo... Mi sento confusa... Voglio stare un po' da sola" di Elio e le storie tese e/o "Siamo così è difficile spiegare certe giornate amare" di Fiorella Mannoia) e Rispecchia pienamente una realtà dove le donne sono spesso un poco str... e e i maschi smidollati e talvolta c......i. Il protagonista, che ricorda lo stralunato amico di Nanni Moretti in "Ecce bombo" passa dalla ragione al torto. E proprio al cinema del primo Moretti è del primo Troisi (con i borghesetti che vanno a vedere i Pearl Jam) deve qualcosa questo film, giocato su una "leggerezza" che invero è più profonda di quanto si creda. Vedi le lacrime consumate di una separazione in una scena breve ma alquanto toccante Dire cose semplici senza scadere nella banalità è difficile, e proprio il cinema italiano ci riesce molto di rado. Il regista qui invece ci è riuscito, e per questo merita di essere segnalato