metropolis (1927) regia di Fritz Lang Germania 1927
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metropolis (1927)

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locandina del film METROPOLIS (1927)

Titolo Originale: METROPOLIS

RegiaFritz Lang

InterpretiAlfred Abel, Gustav Fröhlich, Brigitte Helm

Durata: h 2.27
NazionalitàGermania 1927
Generefantascienza
Al cinema nel Settembre 1927

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Trama del film Metropolis (1927)

Nel 2026 in una megalopoli a due livelli gli operai che lavorano come schiavi nei sotterranei sono incitati alla rivolta da un robot femmineo che riproduce le fattezze di una di loro, la mite e pia Maria. L'ha costruito uno scienziato al servizio dei padroni che vuole vendicarsi del potente John Fredersen, dominatore della città. La rivolta provoca un'inondazione che colpisce i quartieri operai finché, sollecitato da Maria, Freder, figlio di Fredersen, fa da mediatore tra padroni e operai.

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Voto Visitatori:   8,79 / 10 (89 voti)8,79Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
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Voti e commenti su Metropolis (1927), 89 opinioni inserite

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Dom Cobb  @  08/10/2017 14:58:53
   8 / 10
Nella gigantesca metropoli di un distopico futuro, la società è divisa fra i ricchi che abitano nell'alto dei palazzi e gli operai, che invece risiedono nei bassifondi e sono ridotti a delle marionette prive di volontà costrette a lavorare fino a spezzarsi la schiena. Lo status quo inizia ad incrinarsi quando Johann Fredersen, figlio del più potente uomo della città, si innamora della giovane ed umile Maria...
Quando ci si trova di fronte a uno dei capolavori dichiarati della filmografia mondiale, spesso il rischio è quello di rimanere delusi, perché le aspettative sono così alte da rendere impossibile per il film eguagliarle o superarle. Senza dilungarmi, dirò che è proprio quel che è successo con questo lungometraggio di Fritz Lang: da una parte capisco l'impatto che Metropolis ha avuto, soprattutto a livello tecnico e nel modo in cui ha stabilito il genere della fantascienza al cinema come genere mainstream, ma a livello puramente di storia non mi ha veramente convinto.
Per prima cosa bisogna mettere da parte gli elementi, di per sé limitanti, che il film eredita dall'epoca in cui è stato fatto, ossia tutte le caratteristiche ben note del cinema muto: l'assenza di dialoghi e le performances costantemente sopra le righe di buona parte del cast al giorno d'oggi fanno sorridere come minimo, ma quelli sono aspetti che definire problemi sarebbe ingiusto, visto che il cinema in quegli anni era fatto così, anche con i primi esempi di film sonori che già iniziavano a far capolino nel corso di quei mesi ("The Jazz Singer" su tutti). Tolto questo, il lato tecnico è quello che rimane più impresso: l'uso di modellini, tecniche innovative come l'effetto Schuefftan (un sistema basato sulla rifrazione delle immagini su specchi per inserire gli attori in set finti, poi sostituito dal matte painting), effetti speciali all'avanguardia e una grande sapienza nell'uso delle immagini a scopo simbolico rendono la visione affascinante abbastanza da non far risultare le oltre due ore di durata pesanti.


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Purtroppo, com'è il caso per tanti, troppi film, è la storia a rappresentare la parte meno interessante: per quanto sia chiaro che Metropolis sia uno dei vari capostipiti nel trattamento di temi caratteristici della fantascienza, dopo averli visti affrontati e declinati in così tanti modi nel corso degli anni è difficile guardare a questo film senza trovare l'impostazione della storia alquanto semplicistico. Il tema della disparità delle classi è lampante e privo di qualsiasi sottigliezza, figlio dell'inefficienza della Repubblica di Weimar il cui scontento nei suoi confronti avrebbe permesso la facile ascesa del nasizmo, mentre il tentativo di risoluzione tramite la collaborazione, di per sé ammirevole e valido, viene mostrato in maniera sentimentale e ottimista, manco fosse un prodotto Disney, a prescindere dai vari richiami religiosi di cui il film è pregno. Quel che resta, alla fine, è una serie di soggezioni visive che tengono insieme una storia dalla premessa intrigante, ma dallo svolgimento prevedibile, dove a spiccare sono alcune singole scene e soprattutto somiglianze con film usciti molto tempo dopo.


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Fra i personaggi, ben pochi si lasciano ricordare: fra la stereotipata coppia di eroi piccioncini e la solita, severa figura paterna, a distinguersi è soltanto lo squilibrato inventore Rotwang, distorta evoluzione di figure come Caligari, affascinante nella sua ossessione per la vita e la morte e unica figura dove l'interpretazione sopra le righe rappresenta un valore aggiunto.
In definitiva, a novant'anni di distanza, uno dei più grandi capolavori del cinema di tutti i tempi rimane un film importante per l'impatto che ha avuto e per una serie di aspetti tecnici che ancora oggi lasciano a bocca aperta; ma la semplicità e la superficialità con cui tratta i suoi temi e personaggi che non vanno oltre lo stereotipo gli impediscono di essere qualcosa di più. Un must sicuro, ma valido più come documento storico che come completo prodotto d'intrattenimento intelligente. Almeno per me.

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