nazarin regia di Luis Buñuel Messico 1958
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nazarin (1958)

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locandina del film NAZARIN

Titolo Originale: NAZARIN

RegiaLuis Buñuel

InterpretiLuis Aceves Castaneda, Ignacio Lopez Tarso, Jesus Fernandez, Francisco Rabal, Ofelia Guilmain, Rosenda Monteros, Rita Macedo, Marga Lopez

Durata: h 1.36
NazionalitàMessico 1958
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1958

•  Altri film di Luis Buñuel

Trama del film Nazarin

Dal romanzo (1895) di Benito Pérez Galdos: intorno al 1900 nel Messico feudale del dittatore Porfirio Diaz, Nazarin è un giovane sacerdote che vive povero tra i poveri, praticando fino all'eroismo la lezione evangelica. Le virtù che pratica, però, si rivoltano contro sé stesso e contro il suo prossimo.

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Voto Visitatori:   8,68 / 10 (19 voti)8,68Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
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Voti e commenti su Nazarin, 19 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  11/06/2009 11:10:12
   7 / 10
Una storia che ricorda nelle intenzioni la venuta di Cristo. Il protagonista sembra avere amore per il prossimo e predica saggiamente (Come un buon cristiano dovrebbe fare) ma gli si rivolta tutto contro quando si scontra con l'umanità, come nella storia di Gesù, appunto. Uno dei migliori film di questo regista dedito al surrealismo e alla critica sulla religione. Discorsi taglienti e sinceri. Lo preferisco a "Viridiana", di gran lunga.

4 risposte al commento
Ultima risposta 11/06/2009 13.43.41
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  30/12/2008 20:40:05
   10 / 10
Non metto i voti a caso, evidentemente i film me li scelgo bene. Un altro capolavoro di Luis Bunuel, una fotografia mai vista prima. Si spiega il B/N per "Simon del Deserto", Nazarin è un personaggio cinematografico molto simile a Simon, lo anticipa. I due film si differenziano per il fatto che questo non è altrettanto blasfemo, anche se la figura del prete è continuamente a contatto con delle prostitute. Il talento surrealista di questo autore sta nel fatto di mostrare una cosa fuori dall' ordinario, e renderla normale; ed è così che si tramuta in un effetto nel nostro inconscio. Non è surreale vedere entrare ed uscire delle persone attraverso una finestra?. Eppure sembrerebbe quasi normale. Mah difficile da spiegare. Nazarin è un Gesù di Nazaret di fine Ottocento, a cavallo tra ingenuità e superstizione, la storia di un uomo prostato (chissà se si dice) alla Fede e a D.io, tanto che "cammina a piedi nudi come Cristo". Il punto è che sembra tutto così inutile..

2 risposte al commento
Ultima risposta 31/12/2008 12.46.06
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  02/05/2008 23:16:46
   10 / 10
“GRAZIE A D.IO SONO ATEO”.

Niente di meglio che questa frase può riassumere l’atteggiamento di Bunuel verso la “fede”, cioè verso quel sistema di valori morali, comportamenti sociali e credenze metafisico/immaginarie che va sotto il nome di “Dio” o dogma religioso. La prima parte di questa frase ci dice che Bunuel, come Kant, è convinto che nel mondo umano esista un sistema di valori che dovrebbe dirigerne l’esistenza presente, passata e futura. La seconda parte ci dice invece che in base a questo sistema di valori (sintetizzato nella parola “D.io”) è arrivato a rifiutare qualsiasi pratica e forma ISTITUZIONALE che si richiami al concetto di “D.io”. In poche parole rifiuta la Chiesa, non lo spirito e le convinzioni che ci stanno dietro.
Bunuel prova quasi simpatia e pietà per il povero sarcedote Nazarin. Nel film è rappresentato in maniera dignitosa e positiva. Se c’è qualcosa che non va non è Nazarin ma tutto il mondo che lo circonda. L’errore di Nazarin è quello di non capire che le FORME che ha scelto che svolgere il suo “compito” non sono in sintonia con il compito stesso, o almeno hanno degli effetti totalmente opposti a quelli da lui desiderati. Essere povero fra poveri? Ma cosa vuoi che gliene freghi a un povero dell’aiuto di un altro povero. A quel livello ci si sgomita, ci si calpesta, mors tua vita mea; figuriamoci se si può fare appello al “buon cuore” o alla “coscienza” di chi deve lottare per la sopravvivenza. Ci vuol ben altro che la carità! (Tema ripreso anche in “Viridiana”). Le autorità e le gerarchie? Loro vivono solo per mantenere se stesse al vertice della società. A loro interessa l’ordine e l’ubbidienza, non il riscatto sociale dei più bisognosi. La semplice fede popolare? Solo superstizione e pregiudizio. Nazarin lo sperimenta sulla sua pelle quando il suo presunto “miracolo” viene trasformato in una specie di festa pagana. La semplicità e castità dei costumi? Una costrizione ipocrita e perbenista che imprigiona la passione umana, la quale alla prima occasione rompe l’involucro fittizio e prorompe fuori più forte e accesa di prima. L’aiuto ai bisognosi? Siamo sicuri che quelli abbiamo proprio bisogno di quel tipo di aiuto che gli vogliamo dare? Non è che lo facciamo solo per tacitare un nostro bisogno interiore? (vedi l’episodio dell’appestata che voleva le cure di suo marito, non le cure di Nazarin). La propagazione della fede? Ma chi ci dà l’autorità di dire agli altri quello che devono fare? Chi siamo noi per dire: “tu fai questo”, “tu fai quest’altro”? Chi ci dice che noi siamo i portatori del giusto e che gli altri sbagliano? Nazarin in carcere è salvato da un tentativo di stupro grazie all’intervento di un delinquente assassino. Lo ringrazia ma non può esimersi da fargli la predica. L’altro gli risponde a tono come dire; chi credi d’essere tu, sei meglio di me? E effettivamente alla luce di quello che ha fatto prima non ha tutti i torti. In definitiva c’è un fondo di SUPERBIA nell’essere prete o sarcedote: loro sono quelli che dispensano aiuto e fede, gli altri sono quelli che peccano e che sono semplici oggetti della pratica religiosa. E questo pensiero passa come un lampo nella testa di Nazarin nello splendido finale.

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Quindi, non è il concetto di “aiuto” (la fede nel miglioramento della società umana) che è in questione, ma il modo con il quale si deve realizzare. Pochi film come questo hanno avuto il coraggio di andare a fondo nell’analisi della religione. Pochi film sono così diretti, così veri, così reali. Ci sono le cose come stanno, non come vorremmo che fossero.
E’ un Film poi molto affascinante nella scenografia, nelle riprese; gli attori sono bravissimi (soprattutto Rabal). Un film”povero” ma fra i più ricchi di contenuto che siano mai stati realizzati. CAPOLAVORO.

4 risposte al commento
Ultima risposta 25/09/2010 15.29.38
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benzo24  @  19/05/2005 20:10:14
   8 / 10
Bel film di Bunel, sull'indifferenza e la falsità della gente e sull'immobilità della vita. tutto s muove...in realtà tutto è fermo.

2 risposte al commento
Ultima risposta 09/09/2005 14.36.51
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