piove (2022)

Parte come a Piedi scarzi della Fanelli in chiave Horror, col solito racconto stra-abusato della periferia romana (possibile che non ci sono altri scenari da raccontare in Italia?), si conclude con una seconda parte decisamente più riuscita in cui i due (ottimi) protagonisti Rongione e Gheghi vengono completamente messi a nudo, senza esclusione di colpi, e l'orrore monta in maniera sorprendente sia nella città che nella piccola famiglia.


SPOILER

Non sarà Carpenter, ma il film è assolutamente godurioso se si supera quella prima parte più clichettosa. Bravi i due protagonisti ma Cristina Dell'Anna si ruba la scena con le sue piccole apparizione. È nata una Scream Queen.

Dopo l'ottimo "A classic horror story" il regista Paolo Strippoli dirige da solo un horror che abbandona i luoghi aperti dei boschi per entrare nelle dinamiche domestiche.

Il regista prova, utilizzando appunto il genere horror, a dare una spiegazione alle tragedie domestiche che accadono ogni giorno. Questa melma vaporosa è un po' come il demonio che all'improvviso fa perdere il lume della ragione a chi commette questi crimini.

Il film segue le vicende di una famiglia che ha dovuto da poco superare un terribile lutto. Il protagonista, deve superare questo lutto e il rapporto difficile con il padre.

Un horror sociale che piu' che terrorizzare lo spettatore, come il precedente film, lo porta a riflettere.

Strippoli promette bene.

Dopo una prima parte interessante ma che fatica a carburare, poi la pellicola di Strippoli pian piano comincia a coinvolgere e a mettere i tasselli al loro posto. Un horror metaforico generalmente riuscito, al contrario del precedente "A Classic Horror Story" che non avevo apprezzato perchè lo avevo trovato un mix già visto di altri film. Bisogna spingerli questi prodotti, perchè il cinema italiano se vuole rinascere lo deve fare anche dal cinema di genere.

Lo possiamo vedere nella cronaca quotidiana. L'orrore che nasce dentro le mura domestiche, una convivenza sempre più difficile, una società moderna sempre più in preda alla rabbia. La pioggia in questo film non ha un caratterizzazione purificatrice bensì funge da detonatore per dolore e sensi di colpa che spezzano l'equilibrioo fragile dei personaggi principali per precipitarli nella follia. Una vicenda mnimalista che riesce ad essere lo specchio di una città come Roma, anonima e lugubre. Strippoli dimostra di conoscere i classici dell'horror (Cronenberg, Carpenter e Romero) ma ha la capacità di non rimanerne prigioniero e grazie ad un cast di attori molto indovinato confeziona un horror particolare e molto bello. Segno che se vogliamo, qui in Italia i film di genere sappiamo ancora farli. Il rammarico? Lo hanno visto in pochi, penalizzato anche da un divieto assurdo a 18 anni. Il film merita e Strippoli dopo il buon esordio (con De Feo) di A classic Horror Story è un nome da tenere presente, specie per il futuro.

PIOVE è un dramma famigliare dove si scatenano rabbia, sensi di colpa, incomunicabilità, lutto e dolore.
Il cast se la cava bene, la regia non sembra avere dei demeriti evidenti se non nella scelta della colonna sonora, davvero oscena.
La storia possiede delle dinamiche inizialmente poco chiare ma che poi cominciano a prendere forma man mano che si va avanti, i personaggi sono caratterizzati bene ma in maniera troppo canonica e con poca originalità, il livello tensivo e l'elemento scatenante della "nebbia" rimangono piuttosto anonimi e vanno intesi più come una sorta di metafora di quella parte cinica e rabbiosa dell'essere umano che a volte viene fuori in maniera inaspettata.
Strippoli firma un prodotto lontano dall'essere fresco e originale ma riesce a interessare quel tanto che basta per ambire a una sufficienza abbastanza agevole.