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Segue la stessa falsariga di un American Beauty ma spinge sul versante commedia. La sceneggiatura risulta piena di belle trovate, certo, anche se stereotipata troppa e gioca fin troppo sul versante commedia scorretta che gioca a trattare tematiche serissime. Evan Rachel Wood è bravissima da fare impressione già a quell'età. Nel ruolo della zoccòletta adolescente che manipola un mondo di cui comprende i meccanismi, niente da dire, è bravissima. Però nel finale il film si sgonfia clamorosamente e regala un epilogo impostato su un tono serio e per di più prevedibilissimo. Spiace solo per questo, e ovviamente per un uso del grottesco che personalmente mi infastidisce a tratti (il personaggio dell'avvocato difensore, quello dell'araba... bah). Tanta carne al fuoco, saporita ma non come avrebbe potuto essere. American Beauty è un'altra cosa, cosi come il fu Alan Ball dell'epoca (Six Feet Under, come mi manca).
interessantissimo film di marcos siega, molto sottovalutato. praticamente un american beauty molto, molto più semplice. il valore alto della pellicola, anche ben interpretata, per l'inquadrare il mondo americano e per due vicende, quella della piccola araba, peraltro bravissima e quella della protagonista, annichilita nell'inconscio da un padre orribile ( interpretato da un famoso che vi raccomando) e che pertanto segue un'idea di distruzione. Sino alla fine il film appare valido, valide inquadrature, interpretazioni e altro, ma la vetta del valore intrinseco, stupefacente, la raggiunge per il finale, per l'ultima scena che svela l'interiorità, la problematica della protagonista, avendo avuto il pregio di rappresentare già nel corso della visione contorni, società, altre vite; ma il finale praticamente rende il valore del film molto, molto alto. Outsider consiglierà la visione solo a chi desideri sostanza, arte e verità.