Il Libanese, il Freddo, il Dandi, sono i capi della banda della Magliana, che per 15 anni ha sparso il terrore in Italia. Durante questo periodo, attraverso tutte le vicende italiane come il terrorismo degli anni '80 e Mani Pulite, il commissario Scialoja si mette alla caccia della banda.
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Tratto dal libro più significativo dell'ex magistrato Giancarlo De Cataldo che racconta la nascita e la storia della "Banda della Magliana", l'organizzazione criminale più potente che abbia mai agito nella capitale, collegata secondo fonti storiche alle principali cosche mafiose italiane quali Cosa Nostra e la Camorra ma anche ad esponenti del mondo politico, ai servizi segreti, Vaticano, loggia P2 ed estrema destra. Michele Placido cerca di condensare un periodo di quasi quindici anni in un film di due ore e mezzo, riuscendo in parte nel suo progetto ambizioso ma cadendo nell'errore di non caratterizzare al meglio gli altri personaggi oltre i tre protagonisti, inserendo parti di telegiornali e immagini di repertorio in maniera maldestra e non sempre adatti al contesto e saltando troppo velocemente e didascalicamente da un "fattaccio" all'altro. Peccato perchè "Romanzo Criminale" scorre bene, grazie al cast che riesce a far passare sopra ai difettucci della pellicola di Placido. Pierfrancesco Favino il "Libanese", Kim Rossi Stuart il "Freddo" e Claudio Santamaria il "Dandi", si equivalgono a livello di bravura mentre meno intenso Stefano Accorsi ed il suo commissario "Scialoja". Il linguaggio romanesco può causare problemi di comprensione a chi non lo conosce ma il suo utilizzo era essenziale. Un'opera non perfetta con i suoi pregi e i suoi difetti che regge benissimo la sua durata. L'eccellente serie televisiva diretta da Stefano Sollima, colma le lacune ed i particolari sfuggiti e dona la giusta caratterizzazione dei personaggi mancante nel film.