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E' risaputo che il nostro paese negli anni '70 era la patria del thriller; tuttavia non tutte le ciambelle riuscivano col buco. Mi dispiace dirlo ma questa pellicola di Bido è solo piena di buona volontà, l'atmosfera non manca ed il cast è di tutto rispetto; tuttavia la sceneggiatura è priva di mordente, troppo lunga e si perde in scene che ammazzano letteralmente il ritmo. Le parti cruente latitano, gli omicidi non colpiscono, l'ambientazione lagunare non è sfruttata al meglio. Avrebbero potuto imbastire qualcosa di originale e di stimolante e invece gli autori sembrano voler campare di rendita sul successo di film precedenti che qui vengono più o meno richiamati, come Profondo Rosso o La casa dalle finestre che ridono. Il colpo di scena finale, sebbene interessante, non riesce a cancellare la piattezza di tutto il resto della pellicola. Non lascia niente.
Un discreto thriller che ha come punti di forza una trama ben congeniata e delle musiche, eseguite dai Goblin, appropriate. Ci sono riferimenti ad Argento ( la scena dell'omicidio della medium intravisto dalla finestra ricorda "Profondo rosso" ), a Pupi Avati de "La casa dalle finestre che ridono" e non solo per la presenza di Capolicchio ma anche per l'insolita ambientazione ( per Avati la pianura padana, qui Venezia e dintorni: una Venezia però che così priva di persone esiste solo nei film di fantascienza, non nei gialli… ), ad Hitchcock.
( il suicidio del prete ricorda ovviamente il finale di "Vertigo"… )
Ho trovato, per contro, sia la recitazione che soprattutto la sceneggiatura un poco statiche, scolastiche ed inoltre in diverse scene il ritmo cala troppo. Nelle scene degli omicidi, invece, la suspance è resa abbastanza efficacemente. Chi sia l'assassino