star wars: episodio iii - la vendetta dei sith (2005)

38 anni: innamorato da subito (era il 1976?) di guerre stellari e rianalizzato nel corso degli anni con l'aumentare della mia conoscenza del mondo.

episodio III: forse l'apoteosi della fiction, ma non del cinema di fantascienza. siamo ben lontani da messaggi teosofici che spiegano la scienza e la tecnologia del futuro.
qui, piuttosto, ci troviamo di fronte a ad una rivisitazione se non analitica, quantomeno didattica di tutta l'esalogia. qualcuno ha già scritto che ora il ciclo è completo, che il dramma è stato aperto e chiuso, che finalmente si è compiuto il tragico dilemma.

ecco: lucas ci pone davanti alla psicologia del dilemma, di fronte al quale cadono le nostre difese.
come non confrontarci maggiormente con anakin, piuttosto che con luke: nel primo possiamo rivedere
a. l'innocenza dell'infanzia
b. le fratture dell'adolescenza
c. le paure della maturità
d. i contrasti e i dubbi della conoscenza (di nuovo)
e. la caduta della difese della senectus

in fondo, lucas ha proprio voluto, a mio avviso, non riscrivere star wars con i tre prequel, ma farci capire quale può essere la vita, la formazione di ciascuno di noi: una dettagliata analisi neurospicologica del divenire uomo, raccogliendo, ma anche abiurando freud, jung, nietzsche, perrault, duey.

in episodio III vi è un gran numero di azioni che vengono compiute del tutto automaticamente, con scarsissima attenzione, e tuttavia con assoluta sicurezza.

è in questa chiave che va rivisto non solo episodio III, ma tutta la saga.
non dobbiamo valutare le incongruenze (sapete quale è la più grande in a galaxy far far away? che padme, nonostante tutta quella tecnologia, astronavi spaziali, generatori di potenza e via dicendo, non abbia fatto nemmeno una misera ecografia per sapere che she was in pregnancy about twins), i dialoghi mozzati, nuove domande e nessuna risposta, ma "vivere" il genio lucasiano, come una riscoperta del gusto stesso del nostro divenire.