tar regia di Todd Field USA 2022
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tar (2022)

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locandina del film TAR

Titolo Originale: TÁR

RegiaTodd Field

InterpretiCate Blanchett, Noémie Merlant, Nina Hoss, Sophie Kauer, Julian Glover, Allan Corduner, Mark Strong

Durata: h 2.38
NazionalitàUSA 2022
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2023

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Trama del film Tar

La storia di Lydia Tár, universalmente considerata una delle maggiori compositrici e direttrici d'orchestra al mondo, ma anche la prima donna in assoluto ad aver ricoperto il ruolo in un'orchestra tedesca.

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Voto Visitatori:   5,81 / 10 (13 voti)5,81Grafico
Miglior attrice in un film drammatico (Cate Blanchett)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior attrice in un film drammatico (Cate Blanchett)
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Voti e commenti su Tar, 13 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Thorondir  @  13/02/2023 12:42:54
   8½ / 10
Lydia Tár è arrivata dove è arrivata grazie alla sua bravura, al merito e (il film ce lo fa capire) anche grazie ad una glacialità opportunistica che spesso si accompagna ai ruoli di potere: perché a ben vedere questo "TÁR" di Todd Field è un film sul potere, sulle possibilità che esso apre all'arbitrio umano, su come il potere finisce per gerarchizzare gli esseri umani, tanto più quando inseriti in una realtà così iper-selettiva e competitiva come quella descritta nel film. Field mette su un film-fiume che non ha primariamente l'obiettivo di raccontarci in tutto e per tutto la protagonista (una Cate Blanchett che se esce senza statuina si che può veramente picchiare tutti): quello che il regista/sceneggiatore fa è costruire un piccolo puzzle con cui disvelare l'animo più profondo di Lydia nella sua quotidianità a dominanza lavorativa (raramente il film esula da questa dinamica e quando lo fa, come nella scena in cui invita la bambina a non importunare più Petra, ne viene fuori comunque un ritratto ambiguo e chiaroscurale). Con questo lento dipanarsi (forse si, anche verboso) veniamo quindi condotti all'interno del non-mondo di Lydia, a ben guardare un ritratto contemporaneo di chi è arrivato al vertice: vita dominata dal lavoro (in tutti gli aspetti, finanche quello affettivo), paranoie e paure, sradicamento continuo dello spazio (bisognerebbe contare e analizzare quante volte la vediamo districarsi tra varie abitazioni e hotel, fino a tornare alla casa d'infanzia dove gli rimangono familiari gli oggetti, meno gli esseri umani). Una vita figlia della contemporaneità delle "celebrities" e che quindi non può sfuggire al nostro tempo: le accuse di molestie e arbitrarietà arrivano a terremotare una testa già dolorante (e non solo perchè sbattuta a terra) e a insinuare il dubbio nello spettatore: infatti, un po' come per le storie che riguardano i nomi famosi degli ultimi anni, non veniamo messi a conoscenza dell'effettività di tali abusi. Ma, come diceva già Vinterberg, basta "il sospetto". Colpevole o meno (e il film è certosino nel seminare indizi senza mai rivelare) si regredisce, si perde tutto, e si riparte dallo stadio iniziale, "primitivo" (gli spettatori del finale, vestiti in modo opposto agli abiti freddissimi e alto-borghesi dell'Europa elitaria).

Tutto ciò (e molto altro di cui si potrebbe discutere) viene messo in scena con una regia semplicemente straordinaria, che costruisce singola inquadratura per singola inquadratura, che monumentalizza gli ambienti ma li rende freddissimi (quasi a sottolineare il personaggio-madre che è praticamente sempre in scena e a sottolinearne carattere e modi). Lavoro che viene ulteriormente esaltato sia dal sonoro sia dalla fotografia di Hoffmeister. Ma per comprendere la grandezza del film e quella del lavoro registico basterebbe un momento su tutti: il lunghissimo piano sequenza della lezione, girato per rendere quel momento nel suo tempo reale e per dare le informazioni così come si sono prodotte in quel frangente. Stesso momento che poi vedremo de-costruito e rimontato per dare a quel momento un aspetto e un significato completamente diversi (la stessa Lydia, metacinematograficamente, noterà gli errori nel controcampo di quel video). Perché alla fine tutto sta nello sguardo e nella sua forza manipolativa, cinematografica e non. Cinema a livelli molto molto alti.

2 risposte al commento
Ultima risposta 13/02/2023 17.23.33
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Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  12/02/2023 08:58:38
   5½ / 10
Allora io proprio non capisco il senso di certi film, né perché siano incensati dalla critica. Questo è un finto biopic su una direttrice d'orchestra fittizia ma presentata come fosse un personaggio reale, Lydia Tàr. Bene, per la prima ora (UN'ORA INTERA!) il film consiste in Lydia Tàr che para con una serie di persone o giornalisti che le dicono che è un genio. Nessun passo avanti della storia, nulla: letteralmente, un'ora di conversazioni sulla musica classica e sulla genialità di Lydia Tàr.

Poi si iniziano a scoprire gli altarini, e salta fuori che Lydia Tàr oltre ad essere un genio era anche una predatrice. Solo che nell'ora e 40 di film che rimane (UN'ORA E QUARANTA!) forse appena 10 minuti sono dedicati allo sprofondamento agli inferi della Tàr, unica cosa che sarebbe potuta essere interessante.

E quindi alla fine della fiera si tratta di un film di 2 ore e 40 (DUE ORE E QUARANTA!) di dialoghi e conversazioni tra Lydia Tàr e altra gente, prevalentemente ripresi a camera fissa da una regia mediocre, fredda e senza personalità (inspiegabilmente candidata all'oscar al posto di quel trionfo di virtuosismi e tecnica che è Babylon). Una storia potenzialmente interessante scritta malissimo e diretta peggio.

Per fortuna c'è Cate Blanchett che, come al solito, è semplicemente perfetta: miglior attrice della sua generazione a mani basse, assieme a Kate Winslet. Si porta a spasso sulle spalle il film per tutto il tempo, e le basta un'alzata di sopracciglia per trasmettere un'intera gamma di emozioni. Straordinaria, troppo grande per un film così piccolo che, immagino, tra 2 mesi non ricorderà più assolutamente nessuno.

4 risposte al commento
Ultima risposta 13/02/2023 07.52.52
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