the lost city (2005)

Niente da dire film piacevole e buona sorpresa di Garcia alla regia.
Alla luce della visione contemporanea della storia che stiamo vivendo e delle crisi ad essa connesse perr quanto riguarda il vero volto del castrismo non è a mio parere un problema di capitalismo, post-industrialismo, democrazia impazzita, socialismo reale o chissà cos'altro, il problema è la convergenza di due mega-fenomeni, quello della tecnocrazia infernale occidentale e quello del collasso ambientale.
Non scomodo nemmeno le cause economiche visto che il fenomeno economico è limitato al modello ultra mega finto dell'emissione della moneta a gestione privata (poche famiglie di banchieri massoni in occidente hanno in mano la facoltà di creazione di moneta debito), il punto centrale è quello ambientale: Cuba, pur sottoposta a pressioni enormi politiche ed economiche dagli U.S.A che sperava di aver ragione dell'isola dopo il crollo del muro di Berlino e per l'improvvisa assenza di aiuti da parte dell'ex URSS, ha resistito proprio poggiando sull'evidente assenza di tecnologia di massa diffusa (cellulari, tecnocrazia finanziaria, ecc) e per la relativa migliore condizione ambientale. Sostanzialmente ha usato una differente ricchezza, sempre materiale, ma non basata sugli oggetti di consumo.
Crollerà prima l'occidente di Cuba, Aloha

Ha voluto fare le cose in grande Andy Garcia, per il suo esordio da regista: cast di stelle (lo stesso Garcia, Murray, Hoffmann, Sastre, Milian), sceneggiatura scritta da uno dei più noti scrittori cubani e anticastristi, musiche trascinanti composte da Garcia stesso... insomma, ingredienti di altissimo interesse.
Ciò che salva "The lost city" dalla mediocrità è proprio la voglia che ha Andy Garcia di esprimere il rimpianto di una città perduta per una causa causa persa (parafrasando la frase più felice e bella della pellicola): la sua è una vera e propria distruzione del mito della rivoluzione cubana castrista che fa cozzare contro lo scoglio di mille contraddizioni morali e politiche. Che Guevara è ritratto come un borioso e strafòttente figlio di pùttana, Castro è inavvicinabile e lontano, la presa del potere da parte di questi diviene una asfissiante prevaricazione tirannica lontana dalla tanto millantata democrazia.
C'è di che far girare tranquillamente le scatole a tanta sinistra ancora bloccata al mito cubano, cosa che personalmente trovo ridicola.
Al di là delle personali vendette private di Garcia contro il regime, vicenda che sconfina nell'autobiografia come tutto il film in fondo, è innegabile che la prima parte sia macchinosa e lentissima, a differenza della seconda che riabilita del tutto il lavoro del regista/attore.
Ciò che non funziona, oltre a qualche svarione perdonabile per un esordiente alla regia, è una sceneggiatura che vorrebbe contenere troppe cose e dire tanto dietro la cornice consueta della saga familiare ma non vi riesce del tutto. Perché c'è troppo da dire, appunto, e solo la seconda parte arriva ad una chiarezza espressiva inequivocabile dalla presa del potere di Fidel e il rovesciamento di Batista.
Ciononostante va dato merito a Garcia di aver creduto fino in fondo ad un sogno covato per anni con amore e questa sincerità di fondo la si avverte sempre per tutta la durata, ingenuità o meno. Ed è un bell'omaggio ad una città perduta che forse non esiste più, che Garcia ha conservato in qualche meandro dei suoi ricordi di bambino e Cabrera Infante ha reinventato da capo come nei suoi romanzi.

In un numero di Sandman tra i più famosi, intitolato Ramadan, il califfo di Baghdad Harun Al Rashid propose un patto a Morfeo, Re dei sogni: gli avrebbe ceduto la sua meravigliosa città, la più splendente e bella del mondo, purché fosse durata in eterno. Morfeo accettò. Al risveglio il sultano si ritrovò in una città che di splendente non aveva più nulla; sulla via del palazzo trovò un mercante (Morfeo) con una città in bottiglia e Harun si innamorò di essa. Chiese il prezzo ma il mercante gli disse che non era in vendita. La storia a questo punto si interrompe bruscamente e ci riporta in una Baghdad moderna, dilaniata dalle bombe e dalle macerie, con un ragazzino che chiede al vecchio che gli stava raccontando la storia come avesse funzionato il patto. Il vecchio non rispose. E' implicito che narrando il mito più e più volte questa città sia entrata nel mito anche se mai esistita, come questa storia, presa da un fumetto.
Questa storia la si può estendere anche a Cuba, direi, patria di scrittori, spiagge, tramonti e musica. Che non esiste e chissà se è mai esistita.

un cast straordinario di attori per un buon film...non un capolavoro secondo me per la regia...diciamo che andy è più bravo come attore che come regista però vale la pena apprezzare lo sforzo notevole che ha fatto per un film molto impegnativo.

bel film, forse un pò troppo pesante. Comunque grandioso Tomas Milian, come sempre!

Recitazione ottima.
Fotografia Ottima.
Trama piacevole ed interessante.
Tanti attori importanti.
Tra i tanti: Da notare e ricordare Tomas Miliam (per i meno esperti: noto attore in Italia per i film del polizioto Girardi con Bombolo).
Da vedere.

Un abbraccio nostalgico alla natia Cuba, ecco cos'è "The lost city" per Andy Garcia che dirige e produce questo film stilisticamente perfetto.
La fotografia è molto glamour, la scenografia accattivante e i costumi perfetti, soprattutto quelli di Inés Sastre. La musica è parte integrante del film che a volte però risulta invasiva. La regia di Garcia è inizialmente ingenua per poi rivelarsi più intima e apprezzabile nella seconda parte.
Il film racconta in maniera malinconica la storia di una famiglia benestante scissa tra figli rivoluzionari e padre e un figlio che invece temeno tale rivoluzione. Lo spunto è interessante ma inutilmente appesantito da dialoghi retorici. La lunghezza del film non ne agevola poi la visione.
Il cast di prim'ordine è impeccabile. Sarcastico e divertente Bill Murray.

Esordio alla regia per Andy Garcia in un film da lui fortemente pensato e voluto. L'attore (e regista) cubano si avvale di un ottimo cast per raccontare una Cuba fine anni '50 in piena rivoluzione. Un lavoro realizzato bene sotto il profilo visivo; la fotografia, gli ambienti ed i costumi sono curati ottimamente, così come la musica tipica (presente forse in maniera troppo massiccia per i miei gustii) e le atmosfere danno quel tocco in più. Purtroppo però, dal punto di vista del coinvolgimento il film non mi ha preso del tutto, complice anche un ritmo non sempre all'altezza ed alcuni personaggi davvero irritanti (quello di Ines Sastre per esempio)
A parere mio è un lavoro ben congeniato sotto alcuni aspetti che però non riesce ad essere totalmente appagante.

stupendo , non ci sono parole per descriverlo bisogna vederlo e basta! stupendi i dialoghi, stupendi gli attori e soprattutto la scena finale, solo per quello merita di essere visto...

Ottimo film, l'ho trovato "caloroso".
Garcia dietro la macchina da presa si cimenta con un bel soggetto, il punto dei vista dei benestanti di Cuba durante l'ingresso in scena di Castro all'inizio degli anni 60, e il film si lascia guardare - eccome - forte della discreta qualità complessiva tra cui spiccano fotografia e tanta musica(davvero fantastica).
Interessanti i filmati d'epoca inseriti qua e là, tra gli interpreti spicca Bill Murray che sfodera una caratterizzazione di uno svitato degna di nota.

Ottimo film per trascorrere una serata in casa.Garcia e la Sastre interpretano bene i loro ruoli i una una trama che racconta la Cuba a cavallo dei 50/60;
il carattere di Fico(Garcia) che soffe tutta la vita pur di rimanere coerente rispetto alla famiglia,al suo cuore alla sua patria. Musiche,costumi e fotografia stupendi.

Gran bel film,musiche molto belle che ti trasportano nell'atmosfera cubana,bella la storia che ci vuol far capire che la rivoluzione ha avuto anke lati violenti gratuiti,grande Garcia,ottima interpretazione

Bello ma veramente bello... film impegnato un magistrale andy e una stupenda ines sastre tema interessante attuale e profondo uno dei film migliori degli ultimi anni lo consiglio subito a tutti

Secondo me questo è un ottimo film.
Stupenda la Cuba di Batista, Garcia sempre super bravo, lo adoro. Il film è lento, ma è quasi un documentario, è come leggere un libro, scoprirlo piano piano, vivere la storia insieme a Garcia e chiudere con forte malinconia per i colori dell'Avana.
Lo consiglio.

Noioso, noioso, noioso! Il film + noioso che mi sia passato davanti agli occhi negli ultimi anni! La fine pareva non arrivare mai, con mio sommo dispiacere.


Non riesce a farsi piacere e non suscita nessun sentimento.

Da evitare!

Ritratto di Cuba delineato da un Andy Garcia che in questo film si cimenta in maniera efficace anche dietro la macchina da presa. Ottimi interpreti (su tutti un magnifico Bill Murray) e qualche dialogo fuori luogo che appesantisce il tutto infierendo sulla valutazione finale....poteva essere un gran film e invece solo un prodotto sufficente.

Intensa, appassionata e nostalgica dichiarazione d'amore di un uomo per la propria terra natale. La regia dell'esordiente Garcia, non priva di alcune ingenuità e di difetti, si rivela, soprattutto nella seconda parte del film, interessante e piuttosto personale.
La storia di un amore impossibile fra un uomo e una donna è l'evidente metafora dell'amore, anch'esso impossibile, fra quello stesso uomo e la sua terra.
Ottimo l'epilogo.
Per un'analisi più approfondita vedi recensione.

Il film è un omaggio a Cuba, alla sua musica, alle sue tradizioni, alla sua storia ma soprattutto alla sua gente. La regia di un esordiente Garcia non è certo il massimo, ci sono molti punti da rivedere, ma resta cmq una buona prova. Da attore è come sempre molto equilibrato e calato nella parte, cosi come buone sono le prove di tutti gli altri semi protagonisti. Una menzione particolare merita pero la prova di tomas milian: non lo avevo riconosciuto, recita davvero davvero bene!
Per quanto rigurada il film in se io l'ho trovato davvero bello: è un film storico, ma di una storia vista con gli occhi di gente che era al di fuori della stessa, e che si incontra via via con i vari Baptista, Fidel Castro o Che guevara (a proposito, la somiglianza dell'attore era davvero tanta...) cercando di capire, di lottare e poi di fuggira da una realtà che non li contraddistingue piu.
Dietro quindi la grande Storia di Cuba c'è quindi quella di una singola famiglia, che partecipa in maniera piu o meno diretta a vari accadimenti di portata mondiale e che vive sempre con maggiore difficolta il proprio quotidiano (emblematiche le scene della cena delle 6...).
E poi la musica: un grande trionfo di musica cubana ceh ci accompagna per tutto il film...a chi piace non potra certo dispiacere!

Insomma, un buon film , con tanti piccoli difetti di "gioventu", ma sempre un film di classe.

Polpettone in stile sceneggiato televisivo... sembra più una sfilata di moda anni '50, studiata per mettere in risalto la bellezza di I. Sastre, che un vero film. Sceneggiatura da sbadigli continui.
Insulso.