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Disturbante , coraggioso e affascinante corto di Jaume Balaguerò , che sembra ispirarsi palesemente a maestri come Bunuel , Lynch e Tsukamoto. Il corto è un concentrato di puro wired , girato in un tetro bianco e nero sembra fare il verso , oltre ai già citati mostri sacri , anche al più recente (per l'epoca) "Begotten" , opera molto più vicina alla videoarte che non al cinema comune. Visivamente "Alice" è spaventoso per il disagio e l'inquietudine che riesce a trasmettere grazie a delle scene eccessive fra feticismo e sodomia , ad una location indefinita e alienante e ad una non definita chiarezza nel messaggio che strania non poco. Per quanto riguarda proprio i messaggi forse Balaguerò voleva rappresentare , in modo estremo ed eccentrico , la scoperta delle pulsioni sessuali e la conseguente repressione della società e della religione che porta l'uomo in una condizione di frustrazione straziante e malsana. Comunque siamo davanti ad un'opera particolare e non per tutti , adatta maggiormente agli amanti del cinema di nicchia.