Questa č la storia di un uomo in caduta libera. Sulla strada verso la redenzione, l'oscuritŕ illumina la sua via. In comunicazione con la vita nell'aldilŕ, Uxbal č un eroe tragico e padre di due figli che sente il pericolo della morte, lotta contro una realtŕ corrotta e un destino che lavora contro di lui per perdonare, per amare e per sempre.
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Non a tutti č dato di sapere come si scrive, quel termine cosě impossibile; chi se l'č dimenticato, chi non l'ha mai saputo. E brutta č Barcellona, brutto il tempo, brutto il mare, brutta la luce. Messi da parte certi meccanismi narrativi, l'ultima di Inarritu č un'opera sofferta, torbida che pare di seguire il tutto attraverso un finestrino subacqueo, toglie sonoro e ossigeno dove piů si sprofonda. Il cancro del padre č ciň che un cancro č: sangue nelle urine, nausea, incontinenza, vomito, ma anche, nella mente che implode di realtŕ e memoria, un acuirsi improvviso di sensi. Sveglia la morte ovunque. Fa aggallare cadaveri dal sottosuolo. Li porta in superficie, li dissemina sulle rive delle spiagge. Vuole liberarli, ma li schiaccia su ruvidi soffitti in ombra. Tanta paura di lasciare i propri figli alla mercé di una madre instabile. Tanta disperazione da affidarsi ad amuleti e fantasmi, e provare, o meglio subire, una difficile comunicazione tra vivi e morti. Il nulla indurito in un diamante. "Biutiful" anche quello? Impossibile. "Cosa c'č di lŕ?" Guarda di qua. C'č il brutto, lo so. Ma di lŕ non c'č niente. Come quella vacanza progettata che non si realizza, tra i boschi rigidi e innevati che aprono e chiudono il racconto.