Questa č la storia di un uomo in caduta libera. Sulla strada verso la redenzione, l'oscuritŕ illumina la sua via. In comunicazione con la vita nell'aldilŕ, Uxbal č un eroe tragico e padre di due figli che sente il pericolo della morte, lotta contro una realtŕ corrotta e un destino che lavora contro di lui per perdonare, per amare e per sempre.
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Molti fili in mano ad Inarritu a rischio dispersione, qualche situazione anche superflua, ma come si fa straordinario nel finale quando si richiude sull'intimità della sofferenza di Uxbal. Il grado d'intensità della prova di Bardem fa soprassedere ad una certa sovrabbondanza del racconto, la sua interpretazione è immensa, la sua carezza di una dolcezza lancinante, il suo sguardo alla fine per me vale tutto. Inarritu filma una Barcellona irriconoscibile, dove i barrios pullulano di caos e di vita ai margini e la sopravvivenza conta sulla velocità delle proprie gambe, apre le porte sull'inferno che nessuno vuol vedere e tra tante storie che compongono qualcosa che è più di uno sfondo, quasi un doppio simbolico, prevale quella di uno dei tanti, un padre. E la sua è principalmente una storia di legami familiari, legami che partono da prima della propria nascita e continuano attraverso i propri figli, legami d'amore che un anello nei suoi passaggi saprà simboleggiare nella sua irriducibilità. La sua storia è di un dolore grandissimo, trasmesso senza possibilità di difendersene, ma anche di un amore così infinito da essere eterno. La sua lotta trova una risposta e accende una piccola scintilla di speranza e pace, conforto nella desolazione di un destino che pare intollerabile. Non è un film perfetto, no, ma anche le cose non perfette possono essere bellissime.