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Un film schizzato e forse schizofrenico, totalmente anarchico nei tempi e negli atti, un film che vuole arrivare alla violenza come vuole lui e che, di fatto, finisce per compiere una strana danza mai vista prima. 3-4X JUGATSU (Boiling Point) è un film di yakuza dai tratti pedagogici che, con lentezza, parte dimostrando una sensibilità pacifica per poi sciogliersi al calore della follia. La violenza e la morte che Takeshi Kitano ha in mente sono di un'incredibile naturalezza e, accettandole, riesce a dare una definizione di vita amara, passiva ma sconsapevole. Ma la pellicola non brilla certo per la sua visione del mondo, trasmessa solo in via indiretta attraverso l'esperienza che il regista regala con le sue inquadrature statiche, sensate ed emblematiche, che colpiscono per la loro nettezza.
Questo film di Kitano anticipa molti dei temi e dei toni del suo cinema successivo. Inevitabile dire che è un film ancora incompiuto, "sperimentale" nel suo minimalismo e nella commedia umana e grottesca che ritroveremo nel Kitano dei lavori seguenti. È un work in progress, un film un po' aleatorio a livello di scrittura, nonostante sia divertente ed abbia qualche grande trovata qua e là. Paradossalmente una delle cose che funzionano meno è proprio il personaggio di Kitano, che arriva a metà film quasi a mettere insieme tutte quelle caratteristiche che poi ritroveremo nei suoi due lavori successivi, di ben altra fattura. Un tassello kitanesco non imprescindibile ma godibile.
Eccessivo e spassosissimo il gangster psicopatico interpretato da Kitano. Peccato che entri in azione solo da metà film. Per il resto nulla di che, ma si intravedono già tutti gli stilemi che caratterizzeranno la successiva carriera del grande regista giapponese. Finale enigmatico.
Stile totalmente diverso dall'esordio, cresciuto per scelte registiche, ma che mi ha impressionato meno, risultando a tratti confusionario e ripetitivo. Finale da interpretare.
Altro bel film di Kitano,conosco troppo poco questo autore per poter paragonare questo suo lavoro ad altre opere,dico solo che mi è sembrato un gradino superiore a Violent Cop (che già non era male ),grottesco,sperimentale e violento, con un finale che mi ricordato quello di C'era una volta in america. Da vedere.
Lento, prolisso nella prima parte, risolutivo e secco nella seconda. Boiling Point è decisamente meno incisivo e più grezzo dei suoi successori del Maestro Takeshi, ma non ha il difetto di prender meno lo spettatore, anzi. Scene grottesche e per noi quasi surreali, ma che risultano quasi sacrali. Bello.
Sperimentale e rozzo, Boiling Point è il secondo film di Kitano e, se si distacca da Violent Cop per i temi trattati, anticipa invece quella che sarà la sua poetica della violenza nel mondo yakuza e dell'ironia dissacrante presente in modo più pregnante a partire da Sonatine. Con quest'ultimo ha in comune anche quell'elemento ludico che stempera i toni e la crudezza di certe immagini.
A tratti è noioso ma per la maggior parte del tempo divertente soprattutto grazie al personaggio di Uehara, un mafioso pazzo impersonato da Kitano stesso, che ruba ai propri capi, matratta la sua donna, uccide a casaccio. Nonostante proceda con una struttura poco lineare, Boiling Point, una sorta racconto di formazione sgangherato, ha il suo sporco fascino e si lascia guardare fino al finale spiazzante. Da notare l'assenza di accopagnamento musicale, come a non voler trasmettere nessun pathos.
Boiling point sia pure non una delle pellicole migliori del regista giapponese, racchiude in sé molti elementi del suo cinema: la violenza degli yakuza movie dove lo stesso Kitano si ritaglia una parte di un affiliato psicopatico, un protagonista stralunato e decisamente emarginato, di pochissime parole come tanti suoi personaggi e non mancano situazioni paradossali e comiche, anche dissacratorie se consideriamo come inizia e come finisce il film. Alterna momenti geniali a sequenze dilatate oltremisura, ma Kitano è appena al suo secondo film.
Anni luce avanti rispetto al cinema di allora, e assai diverso anche dal cinema giapponese contemporaneo, il secondo film di Kitano è sicuramente lontano dalla compattezza dei suoi capolavori, ma si rimane davvero meravigliati davanti ad immagini così forti, secche, crudeli eppure struggenti.
La regia di Kitano non lascia nulla al caso, lavora sul montaggio e anche quando la trama si sfilaccia un po' riesce sempre a sorprendere.
Scusate, non vorrei sembrare pedante (e di solito non lo sono mai, limitandomi a buttare giù commenti terra terra come si farebbe tra amici al bar), ma devo dire che in molti non hanno affatto capito la genialità di questo film, e visto quanto sia di nicchia lo trovo strano ... sono abituato a vedere commenti ridicoli a film spudoratamente commerciali e sta più che bene ma non capisco come sia possibile per il 2° lavoro di Kitano, visto quindi probabilmente da gente a cui piace il regista o comunque apprezza un certo tipo di cinema. Innanzitutto è sicuramente un salto in avanti rispetto al primo film, carino e con un buon finale ma lineare e "di genere", un semplice poliziesco con tinte un po' noir. Qui Kitano compie un passo da gigante, entrando praticamente nel cinema d'autore, moderno, con una trama fortemente anomala, piena di ellissi, di marche d'autore che lo accompagneranno per tutta la carriera: mi riferisco al tema del mare, ai fiori, al mondo della yakuza. Diventa palesemente un Kitano artisticamente maturo e pronto a sfornare i successivi capolavori.
La narrazione non solo non è lineare per come strutturata, visto che sembra essere tutto solo un film mentale fatto dal protagonista nel momento della cag@#a, ma non lo è nemmeno durante questo "sogno", dato che 1) è piena di salti temporali e 2) c'è un bel flashforward sul futuro di Beat Takeshi, accompagnato tra l'altro da un'inclinazione della macchina (praticamente ha sfornato le 2 cose più rare del linguaggio cinematografico nel giro di 10 secondi ...)
Poi come detto è pieno di momenti da puro "cinema dello sguardo", di inquadrature che durano più del dovuto e di scene tipicamente takeshiane (da qui in poi) come quelle del gioco sul mare e nel campo di fiori, pause visive di calma, di divertimento e forse di riflessione tra eventi totalmente estranei a quei luoghi e legati quasi ad un destino invisibile, che aleggia sempre sopra i personaggi di Kitano.
il finale potrebbe essere una citazione di "C'era una volta in america" all'incontrario, e come tale può essere ciò che appare ma anche no. In C'era una volta in America si ha l'impressione dopo aver assistito allo svolgersi a balzi della trama di aver visto la storia di Noodles attraverso diversi flashback e flashforward, ma viene un dubbio: potrebbe aver immaginato tutto in quella fumeria d'oppio. Qui la prima cosa che salta alla mente è che il ragazzo si sia immaginato tutto, ma può anche essere (benissimo) che lo spettatore abbia appena assistito ad un'enorme flashforward su ciò che sta per avvenire.
Quindi tanto di cappello a Kitano, diventato quasi il mio regista preferito, perlomeno recente, a cui rimprovero un po' solo quei due "Brother" e "Zatoichi" ... 2° prova ottima, complimenti ...
A me è piaciuto. E' chiaro che per apprezzarlo bisogna essere favorevoli ad un certo tipo di cinema, in questo caso quello di Takeshi Kitano; fatto di lunghi silenzi, dialoghi essenziali, poesia, impennate di violenza ed improvvise virate di "follia", ironia o, perchè no?, addirittura comicità. Questo è Boiling Point: una visionaria storia d'amore e d'amicizia, ma anche di morte e distruzione. La recitazione è tipicamente orientaleggiante ed in questo senso i protagonisti non se la cavano male; inutile dire che, tra tutti, colui che spicca maggiormente è proprio l'ormai mitico "beat" Takeshi. Personalmente ho spesso delle difficoltà nel distinguere l'uno dall'altro i volti dai tratti asiatici e questo mi rende problematica anche una chiara ed immediata comprensione del film, ma mi auguro, per esso, che questa sia una questione esclusivamente mia ;-)
Rispetto al lungometraggio d'esordio il secondo lavoro di Kitano è molto più radicale e coraggioso ma in ogni caso meno riuscito. Non so,ho come la sensazione di aver visto una specie di oggetto estraneo difficilissimo se non impossibile da catalogare: è un viaggio folle di indottrinamento di un ragazzo goffo e sfigatello amante del baseball; nulla lascia presagire quello che poi accadrà nella parte centrale,ovvero dall'entrata in scena di Takeshi in un ruolo di certo indimenticabile per pazzia,irrazionalità e violenza. Ma a voler essere precisi sin dall'inizio a momenti di calma e di normalità Kitano fa contrapporre scoppi di violenza feroce ed insensata. Se poi interamente questa volta il film non è del tutto riuscito se non a sprazzi di certo ciò non vuol dire che non meriti una visione,anche per l'ottimo finale spiazzante e per la filosofia nichilista e votata al sacrificio (ancora una volta) che fa da perno a un lavoro complesso sotto i termini di significato e di non facile visione. Una cosa è certa: impossibile trovare qualcosa che gli somigli e anche per questo è un buon film.
Certo si parla di un Kitano minore, alla sua seconda opera dietro la macchina da presa, ma si tratta cmq di un film carino. Memorabile il personaggio psicopatico interpreato da Kitano, davvero forte in alcune scene. Non credo sia l'opera peggiore di Kitano, ma certo non è da annoverare tra i suoi capolavori.
Un ottimo Kitano, sicuramente migliore del sopravvalutato "Violent Cop", ma lungi da capolavori come "Dolls", o restando in tema di yakuza-eiga "Hana- Bi". Ancora incredibile la sua regia, in grado di essere fredda e distaccata anche nei momenti di estrema violenza. Quasi ad anticipare le inquadrature scioccanti del capolavoro "Cure" di Kurosawa. In contrapposizione i soliti interventi umoristici del maestro e una bella fotografia colorata, ma non saturata.
Recitazione perfetta. La trama, debolissima e insignificante, è se non altro sorretta dall'ottimo ritmo e dalla tecnica innegabile di un Kitano in punta di piedi.
Gran bel film, peccato per la presenza di Takeshi nel film più diluita rispetto alla maggior parte delle altre sue pellicole, comunque la sua apparizione caratterizza bene il film presentandolo in una veste come sempre diversa. Non il mio preferito di Takeshi, comunque un ottimo film.
Un Kitano tutto sommato sufficiente. Film trai i più ironici del regista,pieno di silenzi e senza colonna sonora. La violenza è molto presente,spesso senza un motivo logico;avvenimenti molto strani si susseguono per tutta la durata del film e trovano una "spiegazione" solo nel finale...
L'attimo di ribellione di un giovane sfig.atello dà il via ad una reazione a catena di violenze e crimini, in un rincorrersi di situazioni paradossali e di personaggi buffi, cupi e grotteschi, in specie quello interpretato da Kitano. Non mi ha convinto fino in fondo questo secondo film di Takeshi, a differenza del primo Violent Cop che era un ottimo noir e che già tracciava il percorso che il regista seguirà in futuro. Anche questo film prova a farlo, ma risulta caratterizzato da silenzi che a mio parere mancano della giusta intensità emotiva e non riescono a riempire il vuoto lasciato dalla mancanza di una colonna sonora, ma sembrano più dovuti ad idee poco chiare che ad un tentativo poetico (o forse sarà che Kitano mi ha abituato troppo bene nelle sue successive opere). Un film pieno di sano e divertente cinismo che rende più digeribile la violenza di una realtà che assume i connotati del sogno, e che si rivela in un finale che torna al punto di partenza e, sinceramente, poteva essere migliore.
un kitano minore ma pur sempre kitano, con scene di violenza folle e un personaggio istrionico molto divertente, per quanto caricaturale. non ha certo la profondità di un Hana-bi, è più che altro divertente.
Uno dei film più sperimentali di Kitano, privo di una vera compiutezza narrativa e senza colonna sonora. Rispetto alle opere successive più mature, la violenza prevale sulla poesia. Con la sua regia stralunata, tuttavia, Kitano riesce a rendere divertenti anche le scene più crude.
Grottesca la parte di Kitano in questo film, quando prende a sberle la sua donna è davvero molto buffo. Tuttavia non mi sembra affatto un capolavoro, anche questo film, come Violent Cop, ha finito per annoiarmi senza trasmettermi il minimo "pathos".
...probabilmente il film di Kitano più ironico che mi è capitato di vedere... Alcune scene fanno veramente sorridere... Un film bello nel suo complesso, ma come in Sonatine nn mi soddisfa pienamente... Sarebbe stato un 7, ma un finale più che buono risolleva, almeno di mezzo punto, il film...