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E' passato ormai più di un decennio da quando lessi della strage del carcere di Carandiru e ne rimasi colpitissimo. Tutto merito del brano straordinario dei brasiliani Sepultura 'Manifest', del 1993, che con un testo essenziale e scarno, quanto aderente poi ai veri fatti di cronaca, raccontava la strage attraverso una voce narrante a mò di bollettino radio. Il film di Babenco invece, pur vivendo di sequenze ben riuscite come quella finale, è davvero troppo prolisso e romanzato. Si perde in particolari superflui che distolgono troppe volte l'attenzione dai problemi rilevanti e gravissimi che animavano (per fortuna dal 2002 si può parlarne al passato..) quell'inferno. Tubercolosi, aids e mostruoso sovraffollamento sono denunciati sì, ma in forma troppo poco documentaristica rispetto a quanto avrei voluto vedere. Non viene citata la lebbra, e gli stessi detenuti che raccontano le loro storie sembrano concentrarsi maggiormente sul loro passato fuori dal carcere, piuttosto che sul malessere di vivere in quella situazione allucinante. Il limite appare proprio quello di non saper disgustare e rabbrividire più di tanto, e da spettatore mi sono sentito piuttosto distaccato e poco coinvolto. Un'occasione persa insomma, visto che nella parte finale il film si concentra esclusivamente sui fatti e l'esplosione della protesta e l'irruzione omicida della polizia sono ben rappresentati. Motivo di rammarico dunque, visto che i mezzi per farne un film migliore c'erano. Buona comunque la prova di tutto il cast.