cosmopolis regia di David Cronenberg Francia, Canada, Portogallo, Italia 2012
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cosmopolis (2012)

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locandina del film COSMOPOLIS

Titolo Originale: COSMOPOLIS

RegiaDavid Cronenberg

InterpretiRobert Pattinson, Paul Giamatti, Jay Baruchel, Kevin Durand, Juliette Binoche, Emily Hampshire, Mathieu Amalric, Sarah Gadon, Jadyn Wong, Samantha Morton

Durata: h 1.45
NazionalitàFrancia, Canada, Portogallo, Italia 2012
Generedrammatico
Tratto dal libro "Cosmopolis" di Don DeLillo
Al cinema nel Maggio 2012

•  Altri film di David Cronenberg

Trama del film Cosmopolis

Cosmopolis racconta la storia di un giovane manager multimiliardario, Eric Packer, che attraversa New York nella sua limousine, deciso ad andare nel suo vecchio quartiere per farsi tagliare i capelli. Nella sua auto superaccessoriata e computerizzata in costante contatto coi mercati azionari, l'uomo fa riunioni di affari, si sottopone ad approfondite visite mediche, costantemente protetto da guardie del corpo che sanno che uno stalker potrebbe ucciderlo.

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Voto Visitatori:   5,83 / 10 (104 voti)5,83Grafico
Voto Recensore:   8,50 / 10  8,50
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Voti e commenti su Cosmopolis, 104 opinioni inserite

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Mpo1  @  01/06/2012 01:04:34
   8½ / 10
Dopo 3 film non del tutto soddisfacenti, o comunque lontani da quello che era il miglior Cronenberg, il regista canadese torna agli alti livelli del passato con un film che lascerà il segno, un'opera originale e spiazzante che già divide tra detrattori ed entusiasti. Tratto piuttosto fedelmente dall'omonimo romanzo di Don DeLillo, il film è un'odissea, un viaggio attraverso New York che è anche un viaggio nel mondo moderno e nella mente del protagonista Eric Packer, che incarna il capitalismo più estremo. Film apocalittico, glaciale, claustrofobico, pieno di dialoghi spesso criptici ma affascinanti, "Cosmopolis" è un'opera che fa e farà discutere, che racconta l'oggi meglio di tanti filmetti "realistici" che infestano gli schermi (soprattutto in Italia). Possiamo notare molti punti in comune con il capolavoro del 1996 "Crash": quest'ultimo aveva nel desiderio sessuale e in quello di morte i suoi poli principali, e ciò che sembra guidare Eric, al di là del soddisfacimento dei momentanei bisogni, è proprio un forte desiderio di autodistruzione; in entrambi i film il rapporto tra uomo e tecnologia, e in particolare tra uomo e automobile, è essenziale, tanto che la bianca limousine di Eric diventa quasi un'estensione del suo corpo, o una sua rappresentazione. La tensione verso un'impossibile perfezione porta Eric a scontrarsi con l'imperfezione che è già dentro di noi… Tra i molti momenti da ricordare: la visita medica, gli incontri con la moglie e ovviamente il finale. Molto bella anche la colonna sonora, in particolare il brano sui titoli di coda ("Long to Live" dei Metric). Di questo film si potrebbe dire tantissimo, e nuove visioni sono sicuramente necessarie…
Prevedibili e scontate le critiche… ma il vero Cinema NON è intrattenimento, non tutti i film si possono guardare distrattamente sgranocchiando popcorn, il cinema è una forma d'arte, di cultura, deve provocare, far riflettere… davanti a un film dobbiamo usare il cervello, non dimenticarci di averlo. Invece di insultare il film, non sarebbe meglio ammettere semplicemente che non ci si arriva?

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Ultima risposta 22/02/2020 22.25.50
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Gruppo COLLABORATORI atticus  @  31/05/2012 23:46:46
   7 / 10
Il regista della psiche e della carne, a solo un anno dall'incompreso "A dangerous method" (si vede che C. con il magma della parola ci ha preso gusto) imbastisce un apologo di sconcertante cripticità sulla devastazione sociale prodotta dal potere economico. Lo fa attraverso un protagonista, novello Ulisse, bulimico di sensazioni forti e incapace di vivere il reale, tormentato da sé (asimmetria della prostata, del taglio di capelli) e dal microcosmo che lo protegge (la limousine, le guardie del corpo).
L'impressione di minaccia costante si fa sempre più carica, così come aumenta l'inquietudine legata ad una metropoli devastata in cui i ratti sono divenuti la più preziosa merce di scambio.
L'universo Cronenberg è strabiliante come sempre, anche se meno originale di quanto ci si sarebbe potuti attendere; le sue ossessioni carnal-techno-psico-sessuali si fondono alla perfezione in un'atmosfera di degenere esaltazione che richiama al precedente "Crash" ma anche a "Strange days" di Katryn Bygelow.
D'altra parte però, il livello di fruizione del film è oltremodo minimale: neppure con "Il pasto nudo" tratto da Burroghs il regista era arrivato ad un tale grado di inaudita difficoltà. Dialoghi rispettati anche alla lettera dal referente letterario, accumulati senza sosta e senza pietà in un delirante vaneggiamento divinatorio su una fine tanto imminente quanto auspicata.
Piuttosto complesso non lasciarsi esasperare dalla verbosità dei trattati filosofici dei personaggi e dall'insopportabile rigidità interpretativa di Robert Pattinson, attore per caso affatto efficace nel ricoprire un ruolo di notevole astrusità, alter ego luciferino del vampiro fiabesco fin'ora affrontato.
L'impressione è che C. abbia peccato di riserbo d'interpretazione, demandando alla fiumana concettosa di DeLillo il compito di parlare di una nuova apocalisse. Visivamente suggestivo e inquietante, acusticamente demoralizzante, profondamente frustrante.
Alla fine ci si ritrova stremati e irritati ma con la sensazione di aver assistito a un film che si farà ripensare a lungo.
Non se ne può fare una colpa agli scettici: non è la sacerdotessa Morton a dire proprio: "Più è visionaria l'idea e più le persone rimarranno indietro"?

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Ultima risposta 04/06/2012 19.50.17
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  31/05/2012 23:04:40
   8 / 10
Indifferente, distaccato, senza cuore né rimorso. Dalla sua Torre di Babele lasciata impunita dalla collera di Dio, Eric Packer contempla la setticemia del Capitale. Come un moderno Kane compra aerei o cappelle/pinacoteche per il solo gusto di possederle e nutrire il proprio individualismo. Dominatore del mondo e schiavo delle stesse infrastrutture da lui stesso create.
Cosmopolis è un viaggio a ritroso alla riscoperta della propria carnalità, odori e sensazioni. E' la demolizione di un ostentato equilibrio interiore, attraverso l'accettazione dell'imperferzione e della disarmonia a cominciare dalla propria (asimmetria della prostata) in un faccia a faccia drammatico con un grandissimo Giamatti, coscienza stessa del protagonista. La fine del viaggio di Eric Pecker è la trasmutazione completa da virus del sistema all'anticorpo di quello stesso sistema. Una nuova carne.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  31/05/2012 22:49:37
   8½ / 10
Continua Cronenberg a trasportare sul grande schermo i romanzi intraducibili del '900: lo fece con il delirante Pasto Nudo (uno dei suoi capolavori), poi Crash e adesso questo criticatissimo Cosmopolis. Scritto da uno dei maestri della letteratura americana, quel Don De Lillo di cui tanti si prodigano ad elogiare i romanzi ma che a conti fatti è anche uno di quegli scrittori che è durissima leggere, principalmente per lo stile in cui la parola predomina sull'azione fino all'eccesso cerebrale. E non tragga in inganno l'elogio costante della critica, De Lillo è uno scrittore che ha spaccato a metà un pò tutti e solo per questo andrebbe menzionato come autore di assoluto valore.
Cosmopolis di David Cronenberg nasceva quindi per dividere, soprattutto se il canadese decideva di partire dal Verbo, dalla pagina scritta, trasportando di fatto tutto il romanzo sul grande schermo cosi com'è o come dovrebbe essere cinematograficamente. E allora, si chiedono in molti? E ALLORA?
Qualcuno provi a leggere lo stile ostico di De Lillo, il tempo narrativo che si fonde in un continuum al di fuori del tempo stesso tra presente, futuro e passato, il delirio razionale dei suoi personaggi e gli scatti di follia (?) improvvisa. Cronenberg ce l'ha fatta, senza scendere in compromessi ha fatto del Cosmopolis letterario un film di difficilissima visione, noioso per i più, certamente cerebrale e verboso fino allo sfinimento.
Ciò che di fatto non mi va giù sono le critiche di non cinema che questo film si porterà dietro per tantissimo tempo da parte di alcuni detrattori; la parola per molti non è appannaggio della cinematografia dove tutto parte dall'immagine. Ma a me sembra si sia incappati in un grosso equivoco: in Cosmopolis Cronenberg privilegia l'aspetto verboso rispetto a quello dell'azione ma di fatto crea un'atmosfera apocalittica e schizoide ma sempre glaciale e "ragionata"; il suo cinema sembra lontano ma in realtà Cosmopolis ne è impregnato nei temi, non solo da quegli scatti lontani di grottesco sessuale, violenza ostentata o momenti puramente assurdi (i terroristi dei topi e quello della crema pasticciera). Certo, perché Cronenberg è rimasto fuori dalla limousine.
Al di là di questo, il film ha un montaggio molto veloce e i continui scambi sembrano atrofizzare lo spettatore che non se ne rende conto: Cronenberg segue i dettagli, a volte ossessivamente, non si è ovviamente limitato a scrivere la sceneggiatura in sei giorni; che poi ovviamente tutto è già nell'opera letteraria, perché bisognerebbe aggiungere dialoghi o temi che non centrerebbero nulla? Cronenberg rimane comunque un maestro quando riesce a creare all'interno di scambi verbosi un angoscia crescente, che sembra lì lì per esplodere ma in realtà implode in sé stessa lasciando sgomenti. Salvo poi scattare in episodi di incredibile violenza, tanto veloci quanto sconvolgenti.

Cosmopolis è l'odissea (riferimento non casuale) di uno spettro che ha in mano il mondo, nell'immenso palco delle strade di New York dove incontra altri spettri, residui di una vita implosa; come se non bastasse, profetizza il presente in un certo senso.
Il problema è questo: lo spettatore non è più disposto all'ascolto, non più o forse non lo è mai stato. Ci sta la noia, ci può stare. Ma è un vero peccato non riuscire a cogliere tutti i suggerimenti di quello che è uno dei film più interessanti e controversi degli ultimi anni, che lo si ami o lo si odi.

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Ultima risposta 08/10/2012 19.26.14
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  31/05/2012 18:29:21
   9 / 10
Tutto previsto, ovvio, ma per me è stato un'inesauribile colpo al cuore: esco dal cinema e provo la stessa impossibilità di "barricarmi", epicentro del mio controllo mentale e corporeo è e si sente vulnerabile. Mi tornano in mente quelle parole "tu dovevi salvarci...". Perchè? La lobby economica prevede forse di arricchire i suoi schiavi o l'unica cosa che conti è tentare di farli sopravvivere? Il cerchio si chiude, indistintamente. Mi faccio un sacco di grasse risate pensando alla faccia contrariata delle ragazzine davanti al Patterson post-saga: se fossi nel film, direi che il disprezzo per il pessimo gusto altrui non fa che liberare (oh che goduria) la mia anarchica cattiveria... al diavolo i vampironi romantici stampati nelle foto dei diari scolastici, ma forse la scelta di P. non è casuale. L'Icona pop (star) che testimonia l'altro vampirismo,quello sociale, allettante e altrettanto diabolico.Il tutto incapsulato in questo magma visivo dove l'identità umana, dopo la febbre dell'oro, assiste sconsolata al funerale collettivo di un'intero sistema - il sesso privo di vita come in Shame di McQueen, l'incontro con personaggi di altre epoche e vite come in After Hours di Scorsese - il Q. I. una massa cerebrale di dati che vanifica ogni substrato (contatto) di vita (con)terrena. Se il Capitale non ha piu' alcuna possibilità di difendersi, la minaccia di ferite ancora aperte sposta l'obiettivo su mondi vilipesi da altre paure ("Sparano ancora ai presidenti?Ci sono persone piu' interessanti di loro"). Il film questo Naked Lunch della generazione Zero, questo 1984 dei carnefici diventati vittime, è un vero e proprio CAPOLAVORO.
L'asettico spettatore non vi troverà la zavorra necessaria per affrontarlo fino alla fine ma si sbaglia: correte a vedere la storia di quel musicista alla ricerca vana di una spiritualità interiore... lasciate quel barbiere rincorrere il sogno schiavista di un passato da tassista iperattivo "morto dentro" quella professione dolcemente logorante... lasciate a un'immenso Paul Giamatti, che sembra uscìto da un film di fantascienza, il compìto di esaudire o meno la nostra (voglia di) vendetta... magari c'è solo un'eccesso di pragmatismo letterario, anche se suggerisco a chi diffida che Don De Lillo è e rimane uno dei piu' grandi letterati americani contemporanei, insomma non uno qualunque
Forse il sangue versato da Cronenberg a differenza di quello di Twilight non sarà mai inutile

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Ultima risposta 10/10/2012 00.22.21
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marcodinamo  @  31/05/2012 17:31:55
   6½ / 10
Originale ma sicuramente troppo ostico.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  31/05/2012 13:09:58
   7½ / 10
Chissà se "Cosmopolis" potrebbe mai candidarsi a "capolavoro mancato" di Cronenberg. Forse sono troppo severo.
Leggendo "Cosmopolis" di DeLillo non si tarda a comprendere come mai il regista abbia provato un irresistibile richiamo: sembra condensare la sua poetica.
Desiderio della carne a contaminarsi con la tecnologia, che si fa tensione del nostro grado di civilizzazione a svaporare dalla materia, tradursi inanemente in mera astrazione, numero che domina asetticamente. Fantasma che si aggira. Fantasma che si protegge, insieme a tutti i propri liquidi corporei, nell'abitacolo ermeticamente chiuso.
Pattinson (a mio avviso efficace, nel ruolo di un individuo ermeticamente chiuso) entra in conflitto con il vuoto pneumatico della propria prigione: i conti non tornano più, la tentazione della materia è troppo forte.
Ecco che l'ultima sequenza, la meno risolta nonostante un Paul Giamatti in stato di grazia, ci riconduce ad ambientazioni putride e fatiscenti quali ce ne sono un'infinità nel cinema di Cronenberg (dai primissimi film a EXistenZ).
Il putridume della carne (anche fisicamente giamatti incarna bene l'antitesi di Pattinson) è una tentazione vertiginosa, che per questo personaggio che implode non può che rappresentare la negazione del proprio estremismo.
Non ci può essere rinascita, un buco nero lo attende.

Ma nel film c'è qualcosa di non perfettamente risolto: sarà probabilmente il fatto che il fascino della prosa di DeLillo è nella parola e non nella narrazione; in questo senso non è filmabile, e Cronenberg dimostra invece una incredibile fedeltà all'autore (pare abbia scritto la sceneggiatura in 6 giorni; è plausibile, dacché riporta interi passi del romanzo), in questa sua più recente propensione per la verbosità.
E' come se attraverso la parola Cronenberg volesse costruire una ulteriore gabbia, claustrofobica, in cui rinchiudere (e sotto il cui peso schiacciare) il suo personaggio, che pure con le parole si muove insolitamente bene.

Mi attendevo uno scatto visivo rispetto alla pagina, una più marcata "cronenberghizzazione" del soggetto (già però, come detto, troppo cronenberghiano in partenza, forse), e in questo sono rimasto perplesso. Anche se devo dire che l'ambientazione algida e robotica nella limousine resta impressa. Così come il procedere lento, quasi a ralenti, dell'auto.
Tuttavia, almeno a una prima visione, il film accusa tutta la propria cerebralità, il proprio essere studiato a tavolino, il proprio aggiungere tutto sommato poco alla poetica dell'autore (aggiornata al capitalismo finanziario post-industriale del XXI secolo).
L'epoca in cui il topo è divenuta l'unità monetaria.

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Ultima risposta 02/06/2012 12.36.46
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Invia una mail all'autore del commento INAMOTO89  @  31/05/2012 12:55:57
   5 / 10
Non ho mai amato Cronemberg,anzi l'ho sempre reputato un regista sopravvalutato ed eccezion fatta x Dead Ringers non ho mai reputato nessun suo film un capolavoro, quindi non posso dire di esser rimasto deluso da Cosmopolis, ma spiazzato quello si.

NOn mi vergogno di dire ( ma penso di non essere l'unico ) che non ci ho capito UNA SEGA, ma a differenza di altri film in cui il non capire niente è affascinante ( gozu, eraserhead, inland empire) qui il presunto nonsense riesce solo a rendere il tutto piu' lento e snervante, e la presenza dell odiosissimo pattinson rende tutto ancora + indigeribile.

Il film è un alternarsi di soliti luoghi, solite situazioni, solite frasi senza senso.
IN sala eravamo si e no una ventina di persone e alla milionesima tirata in ballo della prostata asimmetrica ci sono state fragorose risate di scherno senza contare gli applausi ironici a fine proiezione.
NOn nego io stesso di essermi sentito preso x il cul0, sembra il classico film fatto esclusivamente per pseudointellettuali che gongolano nel vedere deliri senza senso per potersi vantare di averli capiti a discapito di noi poveri ignoranti !
A livello di pesantezza e incomprensibilita' direi che è un misto fra THE ATROCITY EXIBITHION e un film a caso di jodorowsi, do' 5 perche' non so se è davvero un film di m***** oppure sono io che non ho le conoscenze necessarie per apprezzarlo, in ogni caso l'impressione che cronemberg abbia ****** fuori dal vaso è molto forte...

Manticora  @  31/05/2012 12:40:15
   8 / 10
Cosmopolis ovvero come girare un film incomprensibile per il pubblico, rendere il tutto insopportabilmente verboso, ma anche terribilmente reale e soprattutto legato al libro di Don De Lillo, che nessuno ha letto...
Cronemberg è un regista che non è stato mai lineare nella trasposizione dei suoi film, ha attraversato i generi con la stessa disinvoltura di chi passa dal mestiere di bagnino a quello di macellaio. Però il suo è un film necessario, per quello che rappresenta, perchè nella sua inperfezione ci sono dei semi di verità. Il capitalismo è un fantasma, profezia della crisi finanziaria e sociale che sta sconvolgendo la nostra normalità. Cos'è la normalità? Spendere un milione di dollari? comprare un bombardiere russo che non può volare per mancanza di pezzi di ricambio e andare a contemplarlo in un capannone? Voler comprare una cappella, con tele di rotko alle pareti? Avere due ascensori che diffondono entrambi musica, ma differente?
La normalità del capitale è la sua stessa follia, perchè senza follia il capitalismo non può esistere, prendere così tanto e dare così poco, fino a che non saranno i topi scaraventati nelle tavole calde o le torte in faccia a cambiare la situazione. Ma se cavi gli occhi ai dirigenti e ai miliaridari forse non potranno più godere di questo senso di onnipotenza, di cinismo e mancanza di empatia con la GENTE.
La gente si parla addosso, la critica idem, le banche falliscono, qualcuno si dà fuoco, le guardie del corpo fanno il loro lavoro, in mezzo il fantasma del capitale scorrazza ancora per il mondo. Sono un grande enigma per me stesso dice Eric, perchè non sà cosa vuole, forse fottersi la moglie, forse uccidere qualcuno, forse farsi tagliare i capelli, o forse semplicemente morire.
Tutto è asimmetrico, non si può prevedere la fine del capitale, quando sarà, be le limusine non serviranno più a niente, perchè il mondo non è dentro quell'archetipo di bunker semovente, che separa l'avere dall'essere, ma nelle strade che attraversa....
Nota negativa, robert Pattison come attore non convince, assolutamente, Colin Farrell o Edward Norton sarebbero stati perfetti, Il resto degli attori è al servizio della storia, dalla Binonche a Paul Giamatti, appunto per gli aspiranti spettatori, questo non è un film che tutti possono capire, quindi se non siete sintonizzati su ciò che il film vuol essere, se vi aspettate che Pattison diventi un vampiro, o se non avete idee, be vi consiglio spasionatamente di EVITARE DI VEDERLO.

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Ultima risposta 01/06/2012 22.47.44
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Clint Eastwood  @  30/05/2012 21:50:36
   4 / 10
COSMOPOLIS intravede alcuni buoni argomenti, molto attuali tra cui l'irrefrenabile desiderio di controllare tutto, essere al corrente di tutto e mai perdere la giusta concentrazione. Vede questo giovane miliardario ossessionato da un mondo lontano dalla normale realtà. Un pivello che ha paura della sua ombra ma allo stesso tempo è anche un personaggio molto influente. Un giorno però vedrà crollare una parte del suo impero, allora si deciderà di mettersi in gioco e in prima persona scatenando il delirio, il suo.
"Che significato ha per te spendere 1 dollaro, un milione ?" è stata la frase che mi ha portato al cinema e lì per lì sembrava interessante come pure l'inizio del film. Senza dar credito al libro da cui è tratto purtroppo stavolta ammetto di aver difficoltà a valutare un film che non mi ha lasciato assolutamente niente se non belle immagini. Cronenberg lascia troppo spazio alla parola, ai dialoghi, alcuni di non facile suggestione. Il ritmo è sostenuto ma la noia persiste da far addormentare il più sveglio degli spettatori. Il finale che doveva esplodere nella sua rabbia porta inevitabilmente al sonno nonostante Giamatti in gran forma, Pattison invece non tiene il ruolo ma è il ruolo che tiene lui completamente fuoriluogo. In questo COSMOPOLIS è un film di buone vedute ma mai portate ad una degna conclusione. Inguardabile.

Goldust  @  30/05/2012 12:23:01
   3½ / 10
Dispiace bocciare sonoramente Cronenberg, ma questa sua ultima fatica è più che deludente; tra una trama insulsa, attori modesti e dei dialoghi inutilmente prolissi ed a tratti involontariamente deliranti anche il più inguaribile ottimista ci troverebbe poco da salvare, anche perchè la noia fa capolino dopo poche battute. Un aborto di film da evitare.

donfabios  @  29/05/2012 21:04:52
   4½ / 10
bisogna trovare i ******** per dire che questo film di Cronenberg NON HA SENSO. Alcuni dialoghi interessanti... ma c'è il buio oltre la siepe .
Non andate a vederlo

tritech  @  29/05/2012 16:01:27
   3 / 10
Signori, uno può anche chiamarsi Cronenberg ma se fa una cag_ata bisogna avere l'onestà e il coraggio di ammetterlo: questo film è, appunto, una cag_ata !!
Incollare le scene una dietro l'altra farcendole di noia e dialoghi insulsi non signfica essere bravi registi, signfica voler far buttare tempo e soldi a chi si prende la briga di andar a vedere queste pellicole tanto pubblicizzate quanto deludenti.
Mi dispiace per i soliti fanatici delle pellicole firmate da grandi nomi, ma mettete a freno la vostra schizzofrenia cinematografica ed imparate ad accettare con serenità le opinioni della maggior parte del pubblico.

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Ultima risposta 02/06/2012 10.02.59
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scottlumber  @  28/05/2012 17:04:29
   3½ / 10
Un film che semplicemente non avrebbe dovuto essere realizzato.
Da nessuna parte sta scritto che un romanzo possa sempre essere portato su grande schermo.
Cosmopolis è interamente basato sui dialoghi del folle e giovane miliardario con i suoi collaboratori. Alcuni scambi sono godibili, soprattutto all'inizio, ma dopo un po' viene a noia l'artificio retorico sulle prime interessante per cui nessuno risponde mai a nessuno ma continuamente rilancia la discussione per apparire più brillante dell'interlocutore. Anche l'entrata e l'uscita di scena dei vari personaggi è troppo artificiosa, mi ha dato l'idea di non funzionare mai, soprattutto la ragnatela di incontri casuali con il personaggio della moglie.
Il resto è poca roba. Con l'evoluzione emotiva del protagonista che appare appena abbozzata e che comunque non giustifica il dipanarsi degli eventi per come questi ci sono mostrati nel lungo (ed estenuante) finale.
Ultima scena da spararsi.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  28/05/2012 12:18:49
   9 / 10
"La libertà assoluta trova la propria negazione solo nella morte degli altri." Hegel

Il cinema di Cosmopolis non risiede nella consequenzialità dei dialoghi, David Cronenberg stacca ogni USB e attua una sorta di Cut-Up cinematografico applicato al SUO cinema sorvolando sul rapporto causa-effetto e squarciando l'immobilismo voluto dell'intera pellicola con silenzi al limite del "RUMORE bianco" e voragini di corpi con abissi narrativi tanto quanto rivelano e possano rivelare perfettamente l'inconsistenza totale del reale, sempre in bilico tra l'essenziale estremo e l'inessenziale estremo, dando totalmente possibilità allo spettatore di cogliere il punto di svolta della sua asimmetria in ogni potere immaginifico della paranoia.

"Qualunque cosa facciamo la dismisura serberà sempre il suo posto entro il cuore dell'uomo, nel luogo della solitudine. Tutti portiamo in noi il nostro ergastolo, i nostri delitti e le nostre devastazioni." Albert Camus, L'uomo in Rivolta

Altamente profetico ["La logica evoluzione degli affari è l'omicidio" - Don DeLillo, Cosmopolis], profondamente radicato in quell'oggi che è già assente e presente e che risiede nell'assassinio del domani e pertanto nell'irreale tanto quanto la realtà non è altro che una frattura scomposta di se stessa, irriverente e asymmetrical nel proporre e nel proporsi, altamente trapiantato violentemente nel hic et nunc dello STRANIAMENTO tanto quanto il collasso della cyborg finanza e la morte del futuro, già auspicata da Ballard in Crash.

"L'ho viste in America, e oggi, ogni domenica nel mio quartiere, a Parigi, durantre i matrimoni cinesi. Sono completamente in sintonia con i nostri tempi: insieme vistose e di cattivo gusto. Sembrano belle dall'esterno, ma all'interno danno la stessa sensazione triste che un hotel frequentato da prostitute. In qualche modo mi toccano, però. Sono obsolete, come vecchi giocattoli futuristi. Penso che segnino la fine di un'era, l'era delle grandi macchine. Queste vetture sono diventate il cuore del film – il suo motore. Le ho immaginate come navi che trasportano gli esseri umani durante i loro ultimi viaggi, le loro ultime missioni. Il film è una sorta di opera di science-fiction, in cui esseri umani, animali e macchine sono in via di estinzione – "motori sacri" collegati tra loro da un destino comune, schiavi di un mondo sempre più virtuale. Un universo dal quale le macchine, le esperienze reali e le azioni stanno gradualmente scomparendo". Carax sulle Limousine (from / for "Holy Motors")

E allora queste bare bianche a cielo chiuso asettiche ed erotiche, totalmente insonorizzate, diventano i carri armati blindati per la protezione in-cosciente dell'alienazione che ride di se stessa nel vuoto Imperante del Caos che non può essere confinato con un finestrino alzato perché fiction di un mondo interiore come un Caronte Bianco di Carne Metallica Dilaniata. I nomi smettono di avere il loro significato, e l'essere nel suo "essere" umano è solo una scelta nell'infinito gioco delle possibilità. Come tutti i "Ciò in cui Credo" ogni mente è lucidamente offuscata dalla ricerca della distruzione rifuggendo il concetto romantico secondo cui dalle ceneri della distruzione nasca ogni arte e che la creazione non sia altro che giustificata collisione di energia nata dalla distruzione. La distruzione imperiale del capitalismo di Cosmopolis non è che lo specchio della metamorfosi (ancora Cronenberg) del concetto stesso del denaro: topo, topi, uomini-topi, marxismo a cinque stelle. Un valore concettuale portato al paradosso dove campeggia il trionfo dell'apocalisse dello spirito: "facciamo sesso", che non è altro che il testamento "f.uck" kubrickiano di Eyes Wide Shut, l'implosione dell'inibizione, la morte del dialogo, il fottìo della logica, una pallottola che trapassa la mano, la morte del sentimento totalmente in linea con il concetto di corpi-manichini imposto dalla nostra Società al Cerone di Morte annegata dalle lacrime di ogni equazione che asservita alla corrispondenza più non è, la determinazione a non schivare MAI la collisione nella totale ricerca dell'imperfezione per contrapposizione al non aver mai considerato ogni possibilità di errore, ogni tentativo di soverchiamento, ogni gambizzazione di programmazione da diagramma. E l'opera si chiude proprio sulla frattura Umano contro dis-Umano [«L'ultima questione è sapere se dal fondo delle tenebre un essere può brillare.» Karl Jaspers], una frattura solo fasulla, perché basata sul fraintendimento e il totale allineamento (e del suo viceversa) del solo apparentemente Umano, del solo apparentemente Disumano, nell'incertezza prepotente di DOVE siamo, di ciò che siamo, di CHI siamo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  28/05/2012 11:51:23
   5½ / 10
Vabbè dai, ci ho pensato parecchio da quando l'ho visto, ma non funziona.

Potrei scrivere dell' idea - interessante, questo si - di rendere una banale giornata vissuta nel traffico come una metafora della società moderna, come una critica al capitalismo e quant'altro, ma preferisco ribadire quanto Cosmopolis sia una delle visioni più ostiche e difficili che mi sia mai capitato di affrontare. L'unica cosa che mi ha positivamente colpito è il senso di oppressione, di angoscia e di fine imminente che l'opera di Cronenberg emana lungo tutta la durata della pellicola, ma i pregi per quanto mi riguarda finiscono qui.

Troppi personaggi risultano del tutto indecifrabili o addirittura irritanti - la moglie in primis - nonostante un certo fascino nel meccanismo con cui entrano ed escono dalla scena. Peccato che il film, a conti fatti, risulti prolisso oltre ogni limite, lento fino all'esasperazione, con un Pattinson secondo me non all'altezza di un ruolo così difficile. Cronenberg a dispetto di quanto letto in giro, la prima scommessa la perde proprio nella scelta - assurda - del suo protagonista. Uno che vedrei bene al reparto lavatrici di Media World.

Vale un punto più solo per la presenza di un Giamatti allucinato come non mai, in un finale dove la tensione sale notevolmente. Ci arrivi a pezzi eh, ma un piccolo brivido te lo regala.

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Ultima risposta 30/05/2012 02.11.42
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SicilianBoy  @  28/05/2012 11:31:31
   1 / 10
e' stato seriamente il film peggiore che abbia mai visto nella mia vita! non c'e' assolutamente nulla da salvare e soprattutto nn avevo mai visto cosi' tanta gente che durante lo spettacolo si alzassero e se ne andassero via e parliamo anche dopo soli venti minuti dall'inizio del film! durante la pausa poi la sala si e' completamente svuotata lasciando qualke scemo(tra cui io) che sperava in una improvvisa impennata di questa ciofeca di film!(cosa che ovviamente nn e' avvenuta!) EVITATELO COME LA PESTE,DATE I SOLDI IN BENEFICENZA MA NON ENTRATE A VEDERLO!!!!!!!!!!!!!!

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Ultima risposta 31/05/2012 18.32.40
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jiko  @  27/05/2012 12:32:48
   2 / 10
Insopportabile.
Dopo 15 minuti capisco che si tratta di uno di quei film che ti frantumano i maroni dall'inizio alla fine. Intendiamoci: molti dei film di Cronenberg mi sono piaciuti, me ne vengono in mente molti e non faccio l'elenco. Compresi quelli più recenti. Ma qui siamo di fronte a un film basato su dialoghi deliranti e incomprensibili, divagazioni pseudo-intellettuali insopportabili, teorie economiche di non facile comprensione ("il cyber capitale, i flussi di informazione economica..."). Ci ho provato a seguire i dialoghi, molto spesso non ci ho capito una mazza, solo alla fine del film sono riuscito a tirare le fila di tutto, però che fatica ragazzi.

Ci tengo a dirlo: capisco che ci possono essere film che richiedono uno sforzo intellettuale maggiore (ben vengano) oppure l'abbandono di schemi predefiniti (come nei film di David Lynch o Lars Von Trier, che apprezzo e vedo volentieri), ma qui c'è solo un fiume di dialoghi e parole in libertà, difficile stargli dietro e seguire il senso dei discorsi. Si arriva alla fine del film stremati, cercando di dare un senso al tutto ma senza essere sicuri di esserci riusciti. Mah. Come già detto da qualcuno i libri di Don De Lillo non sono adattabili al grande schermo, inutile tentare una trasposizione cinematografica, e questo film ne è la conferma. La tentazione di lasciare la sala era fortissima, ma volevo arrivare alla fine per vedere dove andava a parare. Che fatica, però.

kerkyra  @  27/05/2012 11:24:01
   3½ / 10
assolutamente improbabile, con dialoghi marinettiani e involontariamnete ridicoli. peccato!!

Charlie88  @  26/05/2012 17:57:39
   2 / 10
Quello che avevo da dire su questo film, l'ho scritto sul commento di Aleboy... Film che penso poteva avere anche un buon contenuto di base ma che purtroppo non spicca...Mi dispiace davvero perchè il trailer mi aveva davvero incuriosita. Ripeto: a prescindere dalla filmografia del signor Robert Pattinson commentate il film e la sua interpretazione per quello che è,non perchè lui sia l'idolo delle teenager.

Invia una mail all'autore del commento tnx_hitman  @  26/05/2012 16:11:10
   6 / 10
Cosmopolis..andiamo con ordine.

Un'unione azzardata quella di Cronenberg con l'acchiappa teenagers Pattinson,tanto incuriosito da questo duo che mi sono precipitato in sala,pronto a sbavare nel vedere rappresentato un'universo in rivolta(una possibile microesplosione di rabbia,sfinimento e disperazione da parte di chi è arrivato solo ad opporsi al sistema con la forza,che puó accadere in futuro in maniera catastrofica ad esempio nel nostro paese),un piccolo mondo gestito dal nulla nella quale tutti possono impazzire da un momento all'altro..i ricchi ancora ancora pensano di essere un faro nell'oscurità,tutto quello che è rimasto di buono in una società spazzatura impazzita,ma non possono fare altro che venire risucchiati dall'anarchia totale.Pensano di riuscire a proteggersi creando regole proprie per differenziarsi dagli altri e fantasticando con filosofie e pensieri da quattro soldi per poi distruggersi da soli.

Ecco..universo rappresentato visivamente al meglio.Ambientazione scioccante,da brividi,quasi da esclamare a metà visione"non riuscirei mai a vivere in una topaia gigantesca e decadente simile".

Ecco,pregi finiti.
Come ho fatto a comprendere qualcosa in tutto il film visto che ho provato a mettere giù una bozza di trama e chiave di lettura del film all'inizio?
Facile,ho tanta fantasia.Riesco a fotografare squarci di locations e visioni registiche per ricostruirmi la storia nella testa.La sceneggiatura peró è un qualcosa di improponibile,di inaccettabile in una sala cinematografica.Ogni 5 minuti inserimenti di espedienti per mettere in diffcoltà lo spettatore che non si ricorderà che cosa proponeva lo script nei 5 minuti precedenti.Un esercizio di stile di scrittura che vuole stupire invece doveva essere più diretto e sintetico che avrei apprezzato molto di più.

Interpretazioni...ehm..cavolo d'accordo con un utente che Giamatti ruba la scena a tutti anche se per poco peró è stato un personaggio che mi ha riattivato le energie necessarie per seguire ancora un'oretta di film.
Il resto del cast decisamente sottotono,quasi messi li gli attori per fare bella presenza e senza lasciare il segno.
Capitolo a parte,un Pattinson che mi aveva convinto con Bel Amì,ma un film di questo genere proprio non lo riesce a reggere sulle proprie spalle,sembra un mastino napoletano liberato senza più mettergli la museruola per la miseria..che pena.

Cronenberg rimandato come Burton..ha realizzato solo un sufficiente sguardo oltre la bolla in cui siamo imprigionati col governo che ci prende per le palle...e meno male che ho capito dove voleva arrivare alla fine perchè ragazzi,seguire una sceneggiatura non è mai stato così difficile...

giro88  @  26/05/2012 14:56:47
   1 / 10
A questo film daremo 1 altrimenti se si poteva dare il voto 0 non ci avrei pensato 2 volte a dargli 0 XD il film e' noiosissimo, e' quasi più bello il trailer che il film stesso. Quasi tutto il film si svolge in una limusine, niente azione, niente movimento una palla mortale non vedevo l'ora che finisse(mi sono anche addormentato). Comunque si guardi il trailer e pensi... Si potrebbe essere bello, e invece un noiosissimo film! Pessimo!!! Sconsigliatissimo!

Gruppo COLLABORATORI Aenima  @  26/05/2012 13:33:02
   3 / 10
Non é possibile...***** ma neanche a impegnarsi è possibile fare una roba del genere. L'unica spiegazione che riesco a dare è che Cronenberg abbia voluto massacrare le milioni di teenagers fans di Pattinson con un film che spappola il cervello grazie a dialoghi che manco Lynch in "Rabbits" per 2 interminabili ore di primi piani.

Veniamo al film.
REGIA:
La Limousine é un ambiente sicuro, protetto...Le scene girate all'interno della vettura creano sicurezza nello spettatore (anche quando fuori impazza la rivolta degli anarchici). Ma appena Packer abbandona la vettura l'angoscia ti assale.
FINE DEGLI ASPETTI REGISTICI POSITIVI DI COSMOPOLIS (giuro)

RECITAZIONE:
David opta per scelte recitative "nulle" al fine di dar enfasi ai postulati filosofici di DeLillo -e lo dico senza ironia-.
C. chiede agli attori di non recitare...Poi arriva Giamatti.

SCENOGRAFIA:
Cosmopolis é un polpettone di 2 ore piattissimo dove l'universo è compresso in un microcosmo ipertecnologico (paradosso del villaggio globale) che delimita lo spazio personale a pochi, selezionatissimi e casuali rapporti umani.

FOTOGRAFIA:
Niente da dire. Molto "scolastica" e per certi versi molto classica (Cronenberg rifiuta la moderna grammatica della narrativa per immagini e i suoi dipendenti si adeguano...Niente macchina a mano, niente "invenzioni" stilistiche...Ma questo non é certo un male).

SCENEGGIATURA:
DeLillo è un genio...Scrive libri "intraducibili" perché nell'infinita lentezza della narrazione fanno montare l'angoscia e lo sconforto nel lettore. Tradurli al cinema: impresa folle.

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32 risposte al commento
Ultima risposta 27/05/2012 20.50.32
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narko80  @  26/05/2012 01:31:21
   8 / 10
Bhe Cronenberg è uno di quei registi che divide a metà. A me piace molto, quindi anche questo film m'è garbato parecchio. Ottimo Pattinson. Ci sono alcune frasi, alcuni silenzi, alcune espressioni che mi sono rimasti impressi. Film critico. Film molto consigliato.

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