dheepan regia di Jacques Audiard Francia 2015
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dheepan (2015)

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locandina del film DHEEPAN

Titolo Originale: DHEEPAN

RegiaJacques Audiard

InterpretiJesuthasan Antonythasan, Kalieaswari Srinivasan, Vincent Rottiers, Marc Zinga, Claudine Vinasithamby

Durata: h 1.49
NazionalitàFrancia 2015
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 2015

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Trama del film Dheepan

Per sfuggire alla guerra civile in Sri Lanka, un ex soldato, una giovane donna e una bambina si fanno passare come una famiglia. Finiscono per stabilirsi in un alloggio al di fuori di Parigi. A malapena si conoscono, ma cercano di costruire una vita insieme.

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Voto Visitatori:   6,89 / 10 (9 voti)6,89Grafico
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Voti e commenti su Dheepan, 9 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Thorondir  @  03/05/2022 15:56:18
   6½ / 10
Si scappa dallo Sri Lanka dilaniato dalla guerra civile. Ma la violenza, seppur in forma diversa, è elemento costante anche nella periferia parigina in cui riescono a "rifugiarsi" i tre protagonisti della storia.
Con questo film Audiard ha vinto la Palma d'oro e si può capire anche il perchè: un dramma sull'emigrazione, la difficoltà di ambientarsi, l'impatto con cultura, società e mondi diversi. Eppure questo film del regista francese non riesce a scrollarsi di dosso un certo didascalismo: è fin troppo evidente e banale che il tema della violenza e delle sue conseguenze si ripresenterà per i protagonisti nel nuovo luogo in cui sono andati a vivere. Come se Audiard volesse disilludere sulla presunta superiorità morale del mondo occidentale: "vi siete lasciati dietro la guerra ma qui non è poi tanto diverso". Il film finisce così per fossilizzarsi troppo sul ritorno di paure che si credevano (momentaneamente) accantonate e lascia da parte il tema della costruzione della famiglia, del possibile incontrarsi dei tre personaggi principali (il film è un'opera sul doppio ambientamento: da un lato quello nel nuovo paese e dall'altro quello dei tri rifugiati che fanno finta di essere una famiglia ma che devono ancora conoscersi e imparare ad amarsi). Quando questo arriva, nel finale, è tutto dovuto al tema della violenza piuttosto che ad una scrittura in grado di far veramente comprendere come si sono evoluti i rapporti tra i tre. Un po' un peccato, perchè sono i temi che nelle mani di Audiard potevano raggiungere una grande potenza cinematografica.

Juza21  @  07/05/2017 19:00:12
   5½ / 10
A parte che con qualche sottotitolo in italiano sarebbe stato meglio..comuqnue sia non mi è particolarmente piaciuto, per il fatto che l'ho trovato un pò statico..

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR 1819  @  10/06/2016 11:22:42
   7½ / 10
Forte drammatico sul tema della migrazione. Visione non scontata, che consiglio.

TheLegend  @  18/05/2016 13:27:35
   7½ / 10
Un film sincero e intenso che merita sicuramente gli elogi ricevuti.
Audiard conferma tutto il suo talento.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  21/03/2016 17:55:56
   7 / 10
Come nel Profeta, in Dheepan si assiste ad un processo di adattamento ad una nuova realtà ed ad una nuova identità. Capacità di adattarsi alle circostanze che si presentano per avere maggiori possibilità di sopravvivenza. Contrariamente al Profeta, dove il protagonista è letteralmente un'argilla da modellare, un personaggio senza un passato, in Dheepan conosciamo sia la vera identità d'origine oltre a quella fittizia. Il suo è un passaggio da una guerra all'altra, dove non ci sono regole sia nel conflitto governo/tamil come tra bande delle banlieu parigine, prive di ogni legge e che si definiscono secondo codici propri.
E' proprio il passato doloroso del personaggio di Dheepan ad accompagnarlo in questo suo ritorno da guerrigliero, dove la paura per sè stesso e per la sua nuova e fittizia famiglia lo risucchia in una nuova spirale di violenza. Ci sono molte tracce di cinema di genere in questo bel lavoro di Audillard, belle sequenze ed una regia sicura dei propri ampi mezzi. Non ha la forza del Profeta, ma un film di tutto rispetto.

alucarda  @  06/11/2015 22:18:56
   7½ / 10
L'epilogo è un po' infelice - dal climax mal gestito all'happy ending, superfluo e poco credibile. Il resto però è d'altissimo livello: diretto e recitato in modo magistrale, scritto ammodo e dotato di immagini e figure fantastiche.. con picchi emotivi notevoli [ndr. il 'simbolico' elefante]. La dicotomia sull'integrazione interna/esterna è tra l'altro davvero ben trattata.
Audiard avrà dato di meglio in passato.. ma questa pellicola rimane ottima e da vedere.

david briar  @  28/10/2015 12:14:18
   6 / 10
Non mi ha fatto impazzire.Audiard è sicuramente tecnicamente bravo e produce immagini simboliche interessanti,in primis quella dell'elefante,e sicuramente le scene di violenza,soprattutto verso la fine,sono girate con molto efficacia.
Ma a parte questo e un po di ironia intelligente sulle diversità culturali,il film non entra mai nel cuore,accenna tutto e non incide quasi mai.Sono d'accordo con la rece di Donzelli in Coming soon,ma anche con quella di Niola su Badtaste,sull'urgenza di raccontare per forza questo tema,e sul rappresentare simboli più che personaggi in carne e ossa.Non vale proprio per tutte le figure del film,ma per buona parte.
Un film a volte interessante e anche ambiguo nel messaggio finale,ma essenzialmente poco sentito.Palma d'oro comprensibile,comunque,visto il tema..

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  27/10/2015 14:58:59
   7½ / 10
Un film che colpisce visivamente e non solo. Una storia forte ben raccontata e soprattutto molto ben interpretata. Ho apprezzato il fatto che non sia stato totalmente doppiato.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  23/10/2015 01:27:16
   7 / 10
Il codice dell'appartenenza, funestato da una nuova, apparente Societa' Civile dove la sopraffazione ha un "sapore di ruggine e guerra", per parafrasare il titolo del penultimo, stupendo film di Audiard. A volte, si, e' ruggine, perche' gli avvenimenti mondiali sono davvero cosi rapidi che si fatica a rendere contemporanee le tensioni nelle banlieu o ricordare la guerra civile nello Sri Lanka. Vincitore anche e soprattutto Morale all'ultimo Festival di Cannes, il nuovo Audiard lascia addosso un forte retrogusto amaro ma anche un senso di insoddisfazione. Non siamo di fronte a un Capolavoro come "Il profeta", anche se le barriere sono i nuovi/vecchi quartieri francesi, e il viaggio ha quel senso di inequivocabile fuga e identita' che si rispecchia in un'altro carcere, quello della vita, oltre le
frontiere, al di la' della fuga. E' un film visivamente splendido, e lo resta nel senso oppressivo di quelle scale, quegli appartamenti lugubri dove le etnie vivono e allontanano tensioni, dove la complicita' della convivenza e' ora drammatica ora blandamente allentata, come in un film di Ken Loach. Gli interpreti sono sublimi corpo mente e ragione viaggiano all'unisono, tra umanita' espiazione/sottomissione e imbelle rabbia. Il problema nasce quando implode questa violenza incontrollata che sembra artificiosa anche per chi come me ha sempre amato questo cineasta. Nel suo Cane di Paglia Audiard oscura la Morte Civile al servizio di un'impotenza mentale che fa di un uomo libero uno schiavo di se stesso. Ha ragione chi vede troppa carne al fuoco nel film, che tuttavia riesce a coinvolgere
empaticamente grazie all'uso della Lingua Madre, simbolo di un'indecifrabile abnegazione etnica. E' questa capacita' di rendere poco agevole, e per questo piu' realistico il film, che fa dell'ultimo Audiard un'opera forse meno incisiva del solito, ma comunque avvincente

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