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Jan Svankmajer rappresenta, in modo eloquente, uno stile di far Cinema, spesso attraverso i cortometraggi, surreale e affascinante. Dietro l'immagine, come detto più volte, si cela un qualcosa in più. Svankmajer è un regista psicologo, in scena quindi sono riportate dinamiche di ogni genere inerenti, dopotutto, a ciò che realmente ed inconsciamente produce la mente, specie la mente di un bambino. "Down to the cellar" è il "viaggio" di una bambina in una cantina, probabilmente commissionato da uno dei genitori, per riempire un cesto di patate. Gli ostacoli per la piccola si verificano subito, già sulle scale. I personaggi incontrati dalla bambina stimolano l'innocenza e quindi la timidezza fanciullesca. Il succo del prodotto Svankmajeriano si registra ovviamente nella cantina, luogo oscuro e bizzarro. I personaggi tetri sono persone, animali ed oggetti.
"Down to the cellar", impostato sulle ormai tipiche caratteristiche della regia , è orfano di parole, nel contesto la scena è presa a pieno dal caos acustico, rumori vari e mugolii di un gatto aggressivo. Le sequenze, insomma, rispecchiano quanto mai il mondo psicologico infantile fatto di introversione e diffidenza, l'esempio è perfetto; esso richiama la mente del critico, da bambini tutti, grosso modo, passano per le stesse strade. Altro dipinto psicologico di una regia brillante.