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Faenza esordisce nel mondo del cinema con una pellicola fortemente figlia del suo tempo, psichedelica e virante verso un grottesco esasperato che consente comunque alcune stoccate di critica sociale sia contro la società capitalistica sia contro chi la criticava con tanto fervore. Attraente dal punto di vista visivo con il suo design che trasuda di pop art anni 60 e con un cast ben sfruttato nel quale emerge la gelida Auger. Cinema sessantottino,trova un po' il tempo che trova risultando a tratti un po' bislacco e disomogeneo,anche in questo caso è un prodotto che merita più per la sua bizzarria che per chissà quali meriti artistici.