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Riccardo Freda è stato , assieme a Mario Bava, colui che ha avuto il merito di aver portato in Italia il genere horror. Se le opere di Bava sono poco conosciute dal grosso pubblico, quelle orrorifiche di Freda lo sono ancora meno. Questa pellicola dal titolo più chilometrico del solito (rispetto alla media già alta tipica del decennio) è probabilmente il prodotto meno noto di Freda e questo si dica a malincuore. Nonostante il fuorviante nome, questa co-produzione italo-spagnola si mantiene in bilico tra il giallo di derivazione argentiana,furoreggiante all'epoca, e l'horror di stampo gotico, più congeniale all'autore di piccoli gioielli come LO SPETTRO. Il film ,pur annoverando tra gli interpreti tre volti maschili che definire stoccafissi è ben poca cosa, gode però della presenza filiforme ed ammiccante della splendida Camille Keaton (già in COSA AVATE FATTO A SOLANGE?) oltre a quella graditissima di caratteristi come l'austero "maledetto" Luigi Pistilli e la fulva Luciana Paluzzi. Lasciando da parte le evidenti lacune di sceneggiatura e una certa irregolarità stilistica ,forse dovuta dal fatto che parte del film fosse stata girata dal mediocre Filippo Ratti (LA NOTTE DEI DEMONI,I VIZI MORBOSI DI UNA GOVERNANTE), l'opera in se risulta gradevole e stuzzicante e resiste anche a ripetute visioni. Indimenticabile la scena della messa nera nei sotterranei della villa,culminante in un massacro esplosivo di inaudita violenza : e qui Carlo Rambaldi ci serve sul piatto un tripudio splatter in cui naturalmente non mancano neanche le sue proverbiali decapitazioni! Bellissima poi rimane la sequenza in cui la Keaton scende in stato sonnambolico nella cripta del castello : i barocchi cromatismi,la note pianistiche avvolgenti di Cipriani e gli svolazzi delle tende e della sottoveste dell'attrice ne fanno una vera e propria discesa agli Inferi degna di Fussli. E' strano come questo film si apra con una canzone dal testo grottescamente funereo e si chiuda con il delirante vaneggiamento teoretico di un grande Paul Muller , psichiatra totalmente perso nei fumi delle sue folli elucubrazioni...da restarci a bocca aperta! ESTRATTO DAGLI ARCHIVI va preso per quello che è : un'opera a tratti dozzinale ma indiscutibilmente ammantata di un fascino naif di alto artigianato.