fata morgana regia di Werner Herzog Germania 1971
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fata morgana (1971)

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locandina del film FATA MORGANA

Titolo Originale: FATA MORGANA

RegiaWerner Herzog

Interpreti: -

Durata: h 1.18
NazionalitàGermania 1971
Generedocumentario
Al cinema nel Giugno 1971

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Trama del film Fata morgana

Werner Herzog in viaggio nell'Africa sahariana, Kenia, Tanzania, Guinea e Canarie, cattura con la cinepresa le immagini di un mondo che può essere considerato come metafora dello sviluppo della vita (e della morte) sulla crosta terrestre. Il regista tedesco, per girare questo singolare documentario, si ispira al testo sacro di alcuni indios del Guatemala, il "Popul Vuh", dividendolo, come quello, in tre sezioni: "La creazione", "Il paradiso" e "L'età dell'oro".

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Voto Visitatori:   7,41 / 10 (11 voti)7,41Grafico
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Voti e commenti su Fata morgana, 11 opinioni inserite

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Oskarsson88  @  11/07/2020 21:56:36
   6 / 10
Molto misterioso, mi ha ricordato un po' il migliore documentario sulla Guerra del Golfo, lo stile è abbastanza simile, anche se qui siamo in un ambito molto più filosofico. Belle alcune immagini, però non mi ha preso più di troppo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  05/03/2018 10:49:26
   6½ / 10
Contrapposizione di parole e immagini con voce narrante ad illustrare una vecchia leggenda guatemalteca in cui si riferisce della creazione del mondo, luogo imperfetto perché abitato dall'uomo come suggerito impietosamente dalla mdp di Herzog.
Riprese di stampo documentaristico su distese aride in cui regna sovrana la povertà e le tracce di una violenza che fu sono facilmente ravvisabili. Si sottolinea la mancata creazione dell'armonia tra natura e uomo, il fallimento di esso inserito in un contesto col quale entra in malata simbiosi mentre il racconto si dipana ipnotico raggiungendo toni grotteschi nella seconda parte, dove l'illusione si fa concreta dando forma al fenomeno Fata Morgana, per l' appunto un miraggio di cosa potevamo essere in conflitto col cosa siamo diventati.
Il fallimento aderisce a scenari simbolici, specchi desolati in cui non basta l' innocente presenza dei bambini a indurre la pur minima speranza, il messaggio disilluso investe tutto e tutti in una visione pessimista in cui le musiche -come da tradizione del regista- abbondano, fomentando una visione surreale, quasi onirica, tuttavia non priva di parecchi momenti superflui in cui l'ambizione del grande regista chiede un eccessivo sforzo alla pazienza di chi guarda.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  30/06/2014 20:47:42
   6½ / 10
Opera inclassificabile. Oscuro l'intento di Herzog e il senso, se mai ve ne sia, o ve ne debba essere, uno. Resta una pellicola interessante nella grande filmografia di Herzog.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  06/04/2013 18:34:41
   7 / 10
Gia' bellissima la locandina del film che chiarisce molto del significato inserito in questo lavoro di Herzog.
Il titolo a chiare lettere compare davanti ad uno sfondo Naturalistico che da solo porta serenita' a chi lo guarda, la sua proezione (come il miraggio "fata Morgana") appare davanti ad uno sfondo triste e in bianco e nero.
Il cosiddetto "inferno" è abitato da uomini e donne ai margini della societa' che costruiscono le loro baracche in un deserto sotto un caldo insopportabile e attorniati da carcasse di animali.
Il loro sorriso rivolto alle telecamere non basta a consolare il nostro sguardo inorridito dalle immagini di morte del deserto Africano.
C'è da dire che il documentario propone una serie di carrellate su paesaggi freddi e ripetitivi in maniera quasi ossessiva rendendo il film molto lento e tedioso.

Badu D. Lynch  @  04/02/2013 21:22:19
   9 / 10
Fata Morgana è un'opera meravigliosa.. Suggestiva come poche altre.. Mi piace l'omogeneità alienante che si crea tra la storia che racconta il narratore e le immagini (tremendamente reali e "fredde").. Ma ho notato una cosa che mi è capitata con pochissime altre pellicole (vedi Lynch) : La mia percezione di ciò che avveniva sullo schermo si spostava, anche, verso un piano onirico e quasi allucinatorio.. E' come se riuscissi a vedere delle immagini che sullo schermo non c'erano.. Penso sia merito della storia/racconto narrato fuso con le immagini suggestive di desolazione esplicita ed implicita.. Ovviamente sto tralasciando il discorso (importantissimo) relativo al brutale passaggio dell'uomo occidentale e occidentalizzato. CAPOLAVORO.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  30/10/2009 00:00:32
   6½ / 10
Tutto si puo dire di Herzog ma non che gli manchi il coraggio. Questo documentario (e gia chiamarlo cosi sminuisce l'opera che non è proprio un documentario)è profondo e interessante oltre che molto particolare. Prevalgono gli ambienti desertici africani,la sabbia,le ossa,le case povere,il tutto accompagnato da musiche meravigliose,su tutte quelle di Cohen. Un film profondo e anche pessimista sull'uomo,dove ad un inizio in cui viene narrata la storia della creazione attraverso le parole della credenza degli indios del Guatemala fa da contrapposizione la sezione finale,con l'uomo che spiega cose ovvie,l'uomo che contamina e distrugge. Non dico che sa un capolavoro,anzi più volte durante la visione mi sono ahimè distratto,ma non si ouo proprio dare meno di 6. Difatti do 6 e mezzo,mi è piaciuto,non molto ma abbastanza.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  29/09/2009 23:00:57
   8 / 10
La perdita dell'armonia della creazione, l'uomo dapprima custode poi distruttore di ogni equilibrio esistente. Herzog in questo racconto per immagini riflette sulla sulla condizione umana, incapace di trovare armonia ed equilibrio. La bellezza sfolgorante di tutta la prima parte lascia il posto ad un ironia amarissima fatta di paradisi ed età dell'oro artificiali, ingannevoli come il fenomeno della Fata morgana. Originale ed affascinante grazie anche ad una colonna sonora molto efficace come contrappunto alle immagini.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  22/05/2008 23:23:08
   7½ / 10
Nell’opera di Herzog, oltre ai grandi film di stile “tradizionale”, dove si rappresenta con grande chiarezza la visione pessimista che ha Herzog della civiltà umana, ce ne sono altri in cui questo tema viene svolto con uno stile più originale e particolare. Oddio, anche i film più “convenzionali” sono comunque un po’ speciali e hanno caratteristiche tutto sommato insolite: ad esempio, quasi tutti hanno una trama poco conseguente, con storie che procedono con scene esplicative temporalmente poco legate fra di loro; spesso poi ci sono scene simboliche o di significato surrealista; c’è soprattutto un continuo confronto fra pensiero/comportamento umano e la presenza determinante e dominante della natura.
Queste caratteristice tematiche e stilistiche sono rappresentate nella loro purezza in “Fata Morgana”, un’opera giovanile di Herzog, uscita nel 1971 quasi controvoglia rispetto alle intenzioni di Herzog. Era il frutto di peregrinazioni del regista e del suo operatore (una troupe quindi di sole 2 persone) nell’Africa subsahariana. Un’esperienza allucinante (povertà, degrado, fame, malattie, brutalità dei regimi) che segnerà per sempre Herzog. Quello che ha voluto fare però l’autore è più un’operazione filosofica-riflessiva che attualistica-sociale-politica. La sua riflessione è di carattere universale e riguarda l’intera essenza della civiltà umana e il suo significato sul pianeta Terra. A fronte di una natura maestosa, potentissima, affascinante per forza e grandiosità, sta l’Uomo piccolo, debole, il quale se opera nella natura, arriva a rovinarla, a distruggerla. Insomma non ha combinato niente di buono, di positivo dal punto di vista della Natura, a partire dalla sua comparsa sul pianeta.
Ecco pronto quindi questo film quasi documentario, quasi trattato filosofico per immagini e bellissima musica. Una dietro l’altra, senza apparente nesso logico, scorrono carrellate di splendidi o desolati paesaggi desertici, miraggi, quasi a inscenare una specie di mega visione mistica. Qua e là appare qualche sperduto villaggio di gente povera o carcasse di animali morti. Su questo sfondo visivo in movimento si recita il testo sacro Maya (il Popol Vuh) che racconta della Creazione. In questo racconto tutto procede per il meglio nel mondo, fino a che gli Dei non decidono di creare un custode della Creazione, cioè l’Uomo. Quest’ultima opera viene male perché questa creatura non ha né sentimento né giudizio e finisce per autodistruggersi e rovinare l’armonia del creato.
La seconda parte del film è chiaramente ironica e si divide in “Il Paradiso” e “L’età dell’oro”. Quello che vediamo sono solo scene mediocri o di follia umana, sempre in un contesto di solitudine, isolamento e desolazione. Insomma, per Herzog, l’Uomo e la sua “civiltà” rappresentano un fallimento all’interno del sistema della Natura.
Sono idee molto importanti e che vengono fuori non proprio in maniera diretta da quello che si vede. Occorre una certa partecipazione intellettiva da parte dello spettatore. Visto così, senza tante pretese, può apparire un interessante documentario dal ritmo molto lento e quasi soporifero. Questo per mettere in guardia chi si accinge alla visione. Chi ama l’originalità è invece premiato: vale la pena.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  06/05/2007 15:23:09
   8 / 10
Uno dei primi lavori di Herzog, dopo "Segni di vita" e "Anche i nani hanno incominciato da piccoli".
Qui il regista tedesco di "Aguirre" va in trasferta in Africa e fa un singolare documentario di immagini che racconta i versi del testo sacro degli Indios del Guatemala e mostra una natura, distrutta dall'industrializzazione e dalla civilta. Carcasse di aerei, di camion, pozzi in fiamme ecc, dal sapore apocalittico, che ritorneranno venti anni dopo nel Kuwait dopo la guerra del golfo in "Apocalisse nel deserto", quest'ultimo meno complesso e ancora + inquietante.

Comunque un gran lavoro sperimentale , classificato generalmente come "documentario", anche se questa definizione è piuttosto superficiale.

Beefheart  @  20/02/2006 15:37:03
   6½ / 10
Un documentario metafisico, scandito da carrellate panoramiche e riprese aeree di paesaggi per lo più desertici ed ostili, primi piani un po bizzarri di alcuni disparati personaggi, musiche di Mozart, Hendel e Leonard Cohen e voce fuori campo che recita versi sacri degli indios, che ruota intorno al tema uomo/natura/creazione tanto caro al regista. Il tutto, ovviamente, non può che risultare un po lento ed ermetico, ma la combinazione di immagini e musiche è comunque ben riuscita.

benzo24  @  22/08/2005 19:14:19
   10 / 10
Bellissimo film di Herzog, sorprendente e magico sempre in bilico tra la libertà e la morte (ma forse è la stessa cosa). Bellissima la colonna sonora che tre pietre miliari di leonard cohen.

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