La vita dell'imprenditore italiano che ha dato il nome alle celeberrime automobili di lusso, in un biopic che si concentra più sulla sua figura di uomo, dal punto di vista privato, che su quella pubblica.
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Sorvoliamo sul fastidio per la mancanza di cura nella scrittura delle battute di praticamente tutti i personaggi non principali, ma anche nella loro scelta di casting e nell'eventuale scelta di non doppiarli, cosa che a questo punto riapre in parte il discorso sugli americani che fanno film italiani... FERRARI è un film biografico che funziona in quanto tale ed è tutto merito del personaggio protagonista e di quello di sua moglie, scritti bene fino a renderli controversi e contraddittori (cioè fino ad ottenere due personaggi ottimali) e interpretati in maniera sostanziale da Adam Driver e in maniera pressoché straordinaria da Penelope Cruz. La ricostruzione storica di questo periodo avanguardistico, in cui persino l'Italia passava dalla borghesia all'imprenditoria, è di buon mestiere. La modellazione, anche quando avviene attraverso gli effetti speciali, delle auto e delle corse è mirabile e sempre credibile, nonché piacevole, essendo accompagnata anche da un ottimo sonoro. E' proprio per questi aspetti sani e positivi che lasciano increduli alcune scene, principalmente nella prima parte, per i dialoghi, come già detto, o per delle scelte di montaggio, come nel caso dell'incidente e della morte del primo pilota, che porterà de Portago sulla sella del Cavallino. Accade anche questo quando un progetto attraversa un periodo di gestazione così lungo e tormentato. Per il resto Michael Mann decide di diventare trasparente spesso e volentieri, utilizzando delle inquadrature sempre stabili, eppure emoziona tantissimo anche quando decide di apparire con i suoi piccoli zoom e le sue inquadrature più introspettive.